Ancora sul Roland Garros - Pagina 2 di 4

Al femminile

Ancora sul Roland Garros

Da Sofia Kenin a Martina Trevisan, da Nadia Podoroska a Petra Kvitova e Garbine Muguruza: chi sono state le altre protagoniste dello Slam dominato da Iga Swiatek

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Sofia Kenin - Roland Garros 2020 (via Twitter, @rolandgarros)
 

3. Nadia Podoroska
La presenza di Nadia Podoroska nella semifinale del Roland Garros 2020 rappresenta una enorme sorpresa, come testimoniano i numeri forniti dagli statistici WTA. In tutta l’era Open, mai una qualificata si era spinta così avanti a Parigi. E nemmeno ci era riuscita una giocatrice con un ranking del genere (numero 131). Mentre considerando tutti gli Slam, bisogna risalire al 1999 per ritrovare una qualificata in una semifinale Major: era accaduto a Wimbledon con Alexandra Stevenson (le figlia di “Doctor J”, Julius Erving).

Nata a Rosario (Argentina) il 10 febbraio 1997, Podoroska era una quasi esordiente in un tabellone principale Slam. In carriera vantava infatti soltanto un match nel main draw: US Open 2016, primo turno perso contro Annika Beck. In tutte le altre occasioni in cui aveva avuto la classifica per provarci, non era mai riuscita a superare le qualificazioni. Ultimo dato: prima dell’ultimo Roland Garros, Nadia non aveva mai sconfitto una giocatrice fra le prime 70 della classifica WTA.

Quando, dopo i primi turni, ho cominciato a seguirla nel torneo, ero convinto di non averla mai vista giocare prima. In realtà, studiando meglio le sue stagioni mi sono reso contro che l’avevo “incrociata” in una partita di qualificazione, proprio del Roland Garros. Era il 2017 e aveva perso contro una giovanissima Marketa Vondrousova per 6-0, 6-1. Ma siccome avevo seguito quel match soprattutto per vedere come si sarebbe comportata in uno Slam la fresca vincitrice del torneo di Biel Vondrousova, avevo finito per dimenticare Nadia.

Che però nel frattempo qualcosa fosse cambiato, lo hanno testimoniato i tre match di qualificazione, superati senza perdere un set. Un risultato in continuità con quanto fatto durante questo 2020 dal calendario monco, nel quale Podoroska era comunque riuscita a vincere 30 partite (e due titoli a livello ITF) a fronte di solo 6 sconfitte.

Raggiunto il main draw di Parigi, Podoroska pareva destinata a fermarsi presto, perché il suo tabellone prevedeva al secondo turno Yulia Putinsteva. Storicamente il Roland Garros è sempre stato lo Slam più congeniale al tennis di Yulia, che oltre tutto era data in grande forma, visto che allo US Open si era spinta sino ai quarti di finale.

E invece Nadia è riuscita a rovesciare il pronostico (6-3, 1-6, 6-2), al termine di un match in cui Putinsteva ci ha anche messo del suo (ben 36 errori non forzati a fronte di 31 vincenti), ma nel quale Podoroska ha comunque fatto leva su un bel tennis ordinato, con pochi regali e anche piuttosto coraggioso (36 vincenti a fronte di 25 errori non forzati). In questo modo per la prima volta in carriera ha sconfitto una giocatrice classificata fra le prime 30 del mondo (numero 27). Poi è stata ammirevole nell’approfittare del varco che si era aperto in tabellone con l’uscita a sorpresa di Azarenka, superando Schmiedlova (6-3, 6-2), poi Krejcikova e quindi Svitolina (numero 5 del ranking).

Pretendere di tracciare un quadro tecnico definitivo di una tennista dopo averla osservata in due-tre match, sarebbe non solo presuntuoso, ma anche disonesto. Qui posso solo abbozzare delle impressioni. A me è sembrata una giocatrice che si trova più a suo agio quando può comandare il gioco rispetto a quando è messa sulla difensiva, perché i colpi di contenimento non sono efficaci quanto quelli di attacco. E nel mettere in campo un tennis piuttosto offensivo, l’ho trovata molto lucida tatticamente, con una certa attenzione anche ai movimenti sulla verticale: se il palleggio lo richiedeva, non aveva paura di utilizzare il drop-shot o le discese a rete.

Tutto sommato è riuscita a metterla più in difficoltà Barbora Krejcikova (battuta 2-6, 6-2, 6-3) rispetto alla testa di sere numero 3 Elina Svitolina (sconfitta 6-2, 6-4). Forse a causa di una giornata non straordinaria, Elina non è riuscita ad allungare gli scambi a sufficienza per esaltare le proprie qualità difensive. Krejcikova invece propone un tennis piuttosto inusuale, non basato sulla potenza ma sull’accurato piazzamento delle parabole e sui continui cambi di rotazione. In questo modo per un lungo tratto di match ha dato filo da torcere a Podoroska. Poi sul risultato hanno inciso i troppi gratuiti di Barbora nel finale di match.

Rimaneva il dubbio sull’efficacia di Podoroska di fronte a una giocatrice più spiccatamente offensiva e intraprendente, in grado di toglierle il controllo dello operazioni, obbligandola a molti colpi di contenimento. La verifica l’abbiamo avuta in semifinale contro Swiatek, che ha finito per dominare il match (6-2, 6-1). Sarebbe però ingeneroso rifarsi a questo incontro per ridimensionare Nadia, visto che la Swiatek di Parigi ha lasciato le briciole a tutte le avversarie, incluse Top 10 come Halep e Kenin.

Rispetto alle giocatrici nordamericane o europee, per una sudamericana è piu difficile pianificare la carriera, visto che si cresce alla “periferia” dell’attuale circuito WTA. Ma con la semifinale raggiunta al Roland Garros, Nadia è entrata per la prima volta fra le prime cento del mondo. Anzi, ha addirittura sfondato la barriera delle prime 50, entrando di slancio al numero 48, con un salto di ben 83 posti.

Se a questo aggiungiamo anche i 470 mila dollari guadagnati al Roland Garros, si capisce come si sia costruita la situazione per un 2021 completamente differente rispetto al passato: non più tornei ITF con magri montepremi alternati alle qualificazioni (quando possibile) dei più ricchi tornei WTA, ma una stagione a livello di circuito maggiore con l’ammissione diretta nei tabelloni. Vedremo come andranno le cose l’anno prossimo.

a pagina 3: Petra Kvitova e Martina Trevisan

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