Visita guidata nel mondo Sinner: "Il mio talento non è nei colpi, ma nella testa"

Interviste

Visita guidata nel mondo Sinner: “Il mio talento non è nei colpi, ma nella testa”

L’altoatesino, intervistato da La Stampa, ha parlato di sé dentro e fuori dal campo. “Mi ritengono chiuso? Chi mi conosce sa che fuori dal campo sono aperto e parlo con tutti”

Pubblicato

il

Jannik Sinner - Roland Garros 2020 (via Twitter, @rolandgarros)
 

Una malizia insospettabile. Quella sana, che in alcuni momenti può anche spostare l’equilibrio. “Contro Zverev dovevo inventarmi qualcosa per cambiare la partita – racconta Jannik Sinnermagari lui si poteva innervosire. Non si vince stando in campo e basta, in questo sport ciò che conta è la testa“. Il confronto anche verbale con il tedesco durante la semifinale di Colonia 2 viene raccontato così, dall’altoatesino, nell’intervista concessa a Stefano Semeraro per La Stampa. Il numero 43 del mondo, a 19 anni, è cresciuto anche a livello di personalità. Quella che non gli manca nel definire meglio i contorni del ritratto che superficialmente viene fatto di lui. “Ma la gente cosa sa di me? – risponde a chi lo dipinge come eccessivamente freddo -, in campo entro concentrato al massimo, sto zitto, ma vi assicuro che mi diverto un casino. Invece chi mi conosce fuori dal campo sa che sono aperto, che parlo di tutto con tutti“.

MAI MOLLARE – Poi l’autoanalisi, lucida al punto da individuare limiti, punti di forza e margini di crescita. “La cosa migliore che ho non sono i colpi – racconta – anzi, se parliamo di quelli non credo di avere grande talento. Il mio vero talento è un altro e lo devo alla mia famiglia che mi ha trasmesso il rispetto per il lavoro e insegnato a dare sempre il massimo. Per questo, ogni volta che vado in campo, non importa contro chi, penso sempre di poter vincere. Non lascio mai un punto. Con Simon a Colonia ho perso il secondo set 6-0 ma è durato comunque un’ora e non ho regalato nulla. Così l’altro lo fai pensare, gli fai capire che ci sei e che sei disposto a morire in campo“.

Ci ha provato anche a Parigi, non mostrando alcun timore al cospetto del padrone del giardino. “Quella con Rafa è stata una grande sfida, ho giocato bene nel primo e nel secondo set, mi sentivo pronto a giocare contro di lui e ho avuto l’atteggiamento giusto“. Al punto da riuscire a strappargli nella cavalcata parigina più game di tutti, persino di Djokovic travolto in finale.

RITARDO – Sinner – concetto che aveva già avuto modo di esplicitare di recente – si sente indietro per esperienza di campo rispetto ad altri suoi coetanei. La sua esplosione è stata più recente e, purtroppo, comunque frenata in primavera dallo stop forzato a causa della pandemia. Con le fisiologiche difficoltà scontate nella ripartenza americana. “Avevo in programma di fare molti tornei come l’anno scorso – spiega -, da piccolo non ho giocato così tanto, altri ragazzi della mia stessa età hanno fatto più partite. Io recupero adesso, ma certe situazioni si impara ad affrontarle solo misurandosi ad alto livello. A volte ho troppa fretta di fare il punto, dovrei migliorare la percentuale con il servizio e variare di più i colpi“. Nella scalata, comunque inesorabile, interviene anche la variabile del successo. Dal corteggiamento degli sponsor al conto in banca che lievita, meritatamente. “Ma ai soldi non ci penso – conclude -, adesso che guadagno un pochettino devo stare attento a quello che faccio. Ho persone che mi consigliano ma tutto deve partire da me. E io investo su quello che mi interessa, giocare a tennis“. Tornerà a farlo proprio oggi, a Vienna, dove al primo turno affronterà Casper Ruud attorno alle 15.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement