Focus
Il servizio di Sascha Zverev ha un problema. Anzi, due
Il servizio di Zverev ha qualcosa che non va, lo sappiamo. Cerchiamo di capire cosa con l’ausilio di Andy Roddick e Paul Annacone

Abbiamo visto che alle ATP Finals Daniil Medvedev ha fissato a 5,51 metri di media il nuovo record di lontananza dalla linea di fondo quando si trovava a ribattere la prima battuta di Alexander Zverev: un po’ più indietro e avrebbe rischiato di violare i limiti della bolla. Quest’oggi è proprio del servizio del tedesco che intendiamo parlare.
Ripartiamo un attimo da Medvedev, prima di arrivare a Sascha. È stato rilevato come in finale contro Thiem la distanza media dalla riga di fondo sia stata decisamente inferiore, precisamente 3,43 metri. Entrando nel dettaglio di quell’incontro, notiamo un’enorme differenza a seconda che Daniil si trovasse a rispondere dal lato della parità o da quello del vantaggio. Sempre riferendoci alla prima battuta, infatti, se a sinistra il moscovita assumeva un posizione complessivamente non dissimile rispetto alla sfida con Zverev, da destra gli impatti avvenivano in punti decisamente più avanzati: circa due metri dietro la riga per i servizi al corpo o alla T e un solo metro per quelli a uscire, quando doveva tagliare il campo per intercettare gli slice esterni prima che la curva li portasse troppo lontano dal corridoio. È chiaro che una posizione di partenza eccessivamente arretrata sui servizi da destra gli avrebbe impedito di raggiungere quegli slice.

Se il servizio di Dominic ha richiesto questo tipo di attenzione da parte del Maestro 2020, peraltro impegnato ancor più nel variare la posizione in risposta nella semifinale contro Nadal, non aver adottato alcun aggiustamento rispondendo alla prima di Zverev sembra suggerire un problema dal lato tedesco del campo. Non che si tratti di notizia straordinaria, tutt’altro, ma ne hanno autorevolmente spiegato le possibili cause su Tennis Channel Andy Roddick e Paul Annacone. La loro analisi, rispettivamente dal punto di vista tecnico e mentale, ci fornisce spunti interessanti – non che ci fossero dubbi in proposito.
“È troppo dritto” inizia Roddick riferendosi alla postura di Sascha. “Tutti grandi battitori sono in grado di girarsi [mima la rotazione delle spalle assumendo la trophy position] e creare la V: vedono la palla a sinistra del braccio che effettua il lancio” prosegue. Zverev è invece un po’ più frontale, la vede a destra del braccio. “Credo che ciò influisca sulla traiettoria, lo renda più inaffidabile; la seconda se ne va…”.
Nella grafica che lo affianca a Pete Sampras, vediamo il braccio-racchetta di Zverev attardarsi in basso e a destra rispetto all’asse verticale del corpo, a riprova di una rotazione delle spalle ancora insufficiente e una posizione troppo frontale. Andy, quinto miglior battitore degli ultimi trent’anni secondo il sistema di valutazione dell’ATP, fa notare che si scorge addirittura il mento di Sascha; mento che, rimarca, spunta dalla “parte sbagliata” del braccio, mentre quello di Pete è ben nascosto.

In definitiva, è una posizione che può comunque andare bene per tirare sassate piatte, ma che limita la possibilità di colpire slice efficaci. Il discorso è anche più vero per quanto riguarda il kick, rotazione che permette alla palla di passare alta sopra la rete e ricadere nel giusto rettangolo, quindi particolarmente utile sulla seconda battuta, a cui si richiedono al contempo sicurezza e aggressività. In ogni caso, il punto di Andy è la lettura relativamente facile del servizio di Sascha da parte del ribattitore che può rimanere indietro per prendersi il tempo necessario a contenere la bordata in arrivo o fare un passo verso destra intuendo la scelta esterna.
A questo è inevitabilmente collegata la direzione del braccio sinistro che, a metà corsa, punta circa verso l’angolo del rovescio avversario, mentre quello di Sampras è praticamente parallelo alla linea di fondo; e quasi lo stesso vale per Roger Federer, un altro che sa mascherare egregiamente le proprie intenzioni. Aggiungiamo che anche il lancio eccessivamente alto contribuisce a rendere il servizio intelligibile – basti pensare all’efficacia sotto questo aspetto della battuta di Kyrgios, con la palla colpita appena inizia la ricaduta. Inoltre, maggiore è la differenza tra l’altezza del lancio e quella dell’impatto con la racchetta, più elevata sarà la velocità della palla che ricade, riducendo la finestra temporale in cui si trova nel punto ottimale per essere colpita e complicando ulteriormente le cose.
Se Jim Courier teme che sia “molto difficile per i tennisti introdurre grossi cambiamenti tecnici a questo punto della carriera”, non possiamo neppure dimenticarci di tutti gli incontri in cui Zverev è stato inavvicinabile nei propri turni di battuta. A volte si è trattato di interi tornei, come Madrid 2018: il tedesco concesse una sola palla break in cinque partite e fu trascinato ai vantaggi appena cinque volte in totale.
Ma arriviamo ora a un’altra candidata al ruolo di causa del… disservizio: il peso delle vicende fuori dal campo che da tempo tormentano il ventitreenne di Amburgo. Ecco dunque l’intervento di Annacone, che concentra la propria attenzione non sulla tecnica bensì sull’approccio mentale, spiegando che Zverev “ha un po’ di yips”. Gli yips sono uno spiacevole fenomeno – verosimilmente di origine psicologica – a causa del quale uno sportivo perde fluidità e naturalezza nell’esecuzione di un’abilità data per acquisita (ne avevamo parlato qui).
Dai 210 doppi falli del 2018, Sascha è arrivato 392 nel 2019 pur giocando meno incontri, passando da una media di 0,23 per turno di servizio a 0,45. Quest’anno, anche se è andata leggermente meglio (0,39), è stato colui che più ne ha commessi. Non dovrebbe essere un’eresia ipotizzare che lo stesso lancio di palla molto alto contribuisca ad aggravare il problema: se manca la fiducia, quel tempo extra richiesto da una preparazione più lunga dà modo di “pensare troppo” all’esecuzione invece di lasciare che accada. Annacone raccomanda allora tre semplici passi: “Innanzitutto, accelerazione, spingere la palla e assicurarsi di creare molta velocità. Dopo di ciò, si costruisce la fiducia. Infine, ci si preoccupa del bersaglio”.
Esempi evidenti di qualcosa che non va arrivano dalle seconde tirate rallentando il braccio laddove è invece indispensabile imprimere una decisa accelerazione alla testa della racchetta . “Pete Sampras colpiva più forte il secondo servizio” dice ancora l’ex coach di Federer. “Generava tantissima rotazione”. Che è poi la chiave di tutto il discorso, giusto per sgombrare il campo da quegli estemporanei tentativi di sorprendere l’avversario con un’altra mazzata piatta dopo aver fallito la prima, null’altro che un liberarsi della palla nella vana speranza di aggirare il problema. “Non c’è alcuna ragione per cui questo ragazzo di 198 cm non debba tirare seconde a 160 km/h al corpo ogni volta e iniziare lo scambio da una situazione neutra, dal momento che ha dei gran colpi da fondo”.
La soluzione proposta è una seconda centrale, carica, difficile da attaccare e che pertanto gli dia fiducia. Perché, nonostante la velocità mostrata sul display già al secondo game attivi riferimenti cinematografici di indiscutibile spessore, mancare il bersaglio con una seconda a 88 miglia orarie non ti proietta nel futuro come protagonista. Un futuro che dichiarazioni come “anche se la mia carriera dovesse finire qui” fanno apparire sempre più incombente ed esigono che ci si faccia trovare pronti.
ATP
ATP Miami: Sinner express, avanza senza problemi su Rublev
Jannik Sinner batte per la terza volta in carriera Andrey Rublev con una prestazione superlativa. Sesta vttoria su un top10 e quarti di finale in grande stile

Da Miami, il nostro inviato
[10] J. Sinner b. [6] A. Rublev 6-2 6-4


Continua senza sosta la marcia di Jannik Sinner verso i piani altissimi della classifica. In un percorso a tappe forzate verso il traguardo finale delle Nitto ATP Finals di Torino, Jannik Sinner è arrivato senza perdere un set ai quarti di finale del Miami Open presented by Itaù, e lo ha fatto sconfiggendo nel suo ultimo incontro Andrey Rublev, numero 6 del seeding e numero 7 del ranking mondiale, che veniva da 10 vittorie negli ultimi 12 incontri sul cemento, compresa la finale nell’ATP 500 di Dubai.
Sinner aveva già battuto Rublev in precedenza, ed era in controllo del punteggio lo scorso anno al Roland Garros quando fu costretto a ritirarsi, ma non l’aveva mai sconfitto in una maniera così dominante e perentoria.
Un match giocato splendidamente dal ragazzo di Sesto Val Pusteria, che ha lasciato solamente sei game al suo avversario senza mai concedere una palla break. E soprattutto ha dimostrato una superiorità quasi schiacciante dalla parte del rovescio, con il quale ha quasi sempre dominato gli scambi mettendo in enorme difficoltà il russo.
PRIMO SET – Inizio della partita con cielo velato e sole che faceva capolino tra le nubi, lascito dei temporali della sera prima che hanno fatto sensibilmente aumentare l’umidità. La partenza di Sinner è a razzo, quella di Rublev un po’ meno travolgente, e il break arriva subito al terzo gioco quando dopo due accelerazioni di rovescio di Sinner il russo si trova 15-40. La prima palla break viene annullata con un diritto vincente, ma sulla seconda un diritto di palleggio finisce in rete.
Sul suo servizio Sinner è una sentenza (saranno solo quattro i punti persi in questo set sulla sua battuta, e due soli in più nel set successivo), e in risposta aggredisce le seconde come lo abbiamo visto fare solo molto di recente. Rublev cancella una palla del doppio break con uno schema servizio-diritto, ma il 4-1 pesante arriva poco dopo: se Sinner riesce a tenere il diritto di Rublev fuori dallo scambio non c’è gara.
Sull’1-5 Rublev muove il punteggio nella sua casella a forza di prime di servizio, ma il set ormai è andato e Sinner perfeziona il 6-2 in 32 minuti.
SECONDO SET – La breve durata del primo set fa si che il consueto esodo di spettatori che vanno a rinfrescarsi alla fine di ogni parziale sia molto meno consistente de solito, anche se la giornata è decisamente calda e l’orologio segna quasi mezzogiorno. Rublev resiste meglio a Sinner di quanto aveva fatto nel primo set, ma sulla battuta dell’altoatesino è sempre traffico a senso unico. Sul 2-2 Andrey recupera da 15-30 con il servizio e con un po’ di fortuna quando un suo recupero di rovescio finisce per diventare una palla corta incrociata sulla riga. Il break arriva due game più tardi, quando Sinner carica in risposta sulla seconda di servizio e Rublev cede la battuta con un altro errore di diritto.
Prima che Sinner serva per il match sul 5-4 il deejay prova a mettere un po’ di pepe nella sfida scegliendo “Hit Me With Your Best Shot” di Pat Benatar come canzone per il cambio di campo, ma Jannik è inscalfibile e chiude il match in un’ora e 12 minuti raggiungendo i quarti di finale a Miami per la terza volta in carriera.
VICINO ALLA TOP 10 – Con questa vittoria Sinner diventa virtualmente n. 10 del ranking mondiale e potrebbe essere superato solamente da Khachanov o Paul nel caso in cui si aggiudicassero il torneo. Per consolidare il suo ritorno nei Top 10 Sinner dovrebbe vincere anche il prossimo match contro chi si qualificherà tra Botic Van de Zandschulp ed Emil Ruusuvuori. Con Ruusuvuori ci sono stati quattro precedenti confronti diretti (più uno a livello Challenger), tutti vinti da Sinner (che invece aveva perso il primo scontro in un Challenger in Australia), ma alcuni con punteggi molto equilibrati come il 10-8 al tie-break del terzo set dello scorso anno qui a Miami. Contro Van de Zandschulp invece sarebbe uno scontro inedito.
ATP
ATP Miami: Sinner e Sonego entrambi agli ottavi come nel 2021
E’ la quinta volta che due italiani raggiungono il quarto turno in un Master 1000 sul veloce. Gli ultimi Sinner e Berrettini ad Indian Wells

Per Sonego è stata una delle migliori partite della sua carriera. Quella contro l’americano Tiafoe non era per l’italiano una partita con i favori del pronostico. Ma un’ora e due set dopo Lorenzo riesce nell’impresa di vincere una partita forse inattesa per noi, ma assolutamente alla portata per lui. A fine match il nostro Gibertini lo incalza: la migliore partita di sempre? “La migliore qui a Miami, e tra le tre migliori di sempre. Conoscevo l’avversario, sono entrato in campo molto determinato. Si è trattato di una partita quasi perfetta, senza sbavature, ho fatto pochi errori e sono stato molto aggressivo come l’avevamo preparata”.
Nel dettaglio quella contro il semifinalista dello US Open 2022 è stata per Sonego una partita da record. Innanzitutto la percentuale di punti con la prima palla (91%) è la migliore della carriera. Così come i punti vinti con la seconda palla (82%, non era mai andato oltre il 78%). Infine è stata il il 13° match chiuso senza concedere palle break. Considerando il fatto che ha ottenuto tutto questo contro il n.14 del ranking si può affermare che questa rappresenti senza ombra di dubbio una delle vittorie più prestigiose ottenute dal piemontese nel circuito maggiore.
A suggello di questa vittoria abbiamo due italiani negli ottavi di finale di un Master 1000, Sinner e Sonego, come nel 2021. Si tratta della quinta volta in assoluto che questo succede (sul veloce). Prima di loro ci sono stati: Shanghai 2019 (Berrettini/Fognini) ; Miami 21 (Sinner/Sonego); Cincinnati 21 (Berrettini/Sonego) e Indian Wells 22 (Sinner/Berrettini). Sperando di poter spingerci ancora un po’ più in là, possibilmente con gli sfavori del pronostico.
Flash
WTA Miami, Pegula pronta alla sfida con Potapova: “Gioca senza paura”
La statunitense chiude in due set la pratica Linette dopo aver annullato un setpoint. Ai quarti sfida con Potapova

Jessica Pegula si esalta sul cemento di Miami. Arriva ai quarti di finale dopo aver chiuso in due set la pratica Magda Linette. Primo set vinto in scioltezza, secondo portato a casa dopo aver recuperato due break di svantaggio. La polacca va a servire due volte per il match, ma spreca un setpoint e poi va a casa a mani vuote. L’americana, invece, trova l’adrenalina giusta per chiudere in due parziali la contesa senza sprecare ulteriori energie: “E’ stato un match strano in cui ho giocato davvero bene, poi un po’ meno, ma nel complesso sono soddisfatta e credo sia un buon segnale ricevuto”.
A differenza di quanto espresso a Indian Wells, Pegula non è mai stata costretto a dover recuperare partenze ad handicap: “A Miami ho vissuto e mi sono allenato qui per molto tempo. Ho giocato molto bene ed è piacevole il clima che si respira. Fa più caldo, anche se ho giocato in un campo coperto da ombra”.
Poi spiega cosa sia successo sul 5-2: “Era un momento in cui percepivo che stava per cambiare qualcosa. Ho cambiato racchetta perché pensavo che la palla mi arrivasse addosso. Non ero a mio agio. Sono tornata alla racchetta che avevo già usato e ho vinto cinque game di fila. Ho vinto questa piccola battaglia mentale: ero arrabbiata con me stessa perché non riuscivo a giocare meglio. Rispetto al primo set, lei ha alzato il suo livello, io ho fatto un paio di errori e non stavo servendo ottime prime palle. Linette si era abituata al mio ritmo. Sono contenta di averla ribaltata“.
Sfida con Anastasia Potapova ai quarti di finale. La russa appare molto in forma e ha affermato di aver cambiato qualcosa nel suo tennis: “Non mi fa piacere sentirlo, perché l’ultima volta ho vinto a malapena. L’ho vista giocare un po’ questa settimana e sta giocando piuttosto senza paura. I campi qui sono molto più veloci e non so chi ne trarrà un vantaggio. Sarà un’altra dura battaglia in una fase di piena fiducia per lei. Le cose cambiano rapidamente da un giorno all’altro, per cui davvero è impossibile fare pronostici“.
Ci potrà mai essere un WTA a Buffalo? “Mi piacerebbe averne uno lì. Non so dove perché Buffalo non è proprio un paradiso del tennis. Penso che sia sempre stato qualcosa a cui ho pensato, anche dopo la mia carriera, è avere un torneo in quella zona”.