QUELLI CHE NON CE L’HANNO FATTA
Concludiamo dando un’occhiata ai casi più clamorosi di chi non ce l’ha fatta.
Potremmo iniziare dall’inglese James Baily, che, imponendosi nell’Australian Open del 1993, divenne il primo britannico a vincere un grande Slam Junior dopo ben 28 anni di digiuno (Gerald Battrick al Roland Garros 1965). Ebbe così addosso gli occhi di tutti e quando i giornali inglesi notarono che in quell’albo d’oro junior c’erano giocatori come Rod Laver, Ken Rosewell, John Newcombe e Stefan Edberg le aspettative crebbero a dismisura, fino a schiacciarlo. Il paese scelse di ignorare i tennisti inglesi che avevano vinto da giovani e poi erano scomparsi. Come Stanley Matthews Jr. che vinse Wimbledon 1962 ma fu destinato a rimanere famoso solo per essere il figlio del grande giocatore di calcio. Diciotto mesi dopo Baily avrebbe smesso di giocare.
Alexandre Sidorenko, nato a San Pietroburgo ma naturalizzato francese vinse gli Australian Open nel 2006. Da professionista non giocò mai negli Slam se non due volte al Roland Garros come wildcard (2007 e 2009). Nel 2009 fu battuto al primo turno proprio dal suo idolo Marat Safin. Nel 2015 giocò la serie A2 italiana, poco prima di ritirarsi nel 2017 a soli 29 anni.
Il britannico (nato in Australia) Brydan Klein nel 2007 vinse a Melbourne e sembrò partire col piede giusto perché nello stesso anno vinse il suo primo Futures (ad oggi sono 20, l’ultimo a marzo a Mildura). Nel 2009 superò un turno agli Australian Open ma Wawrinka mise ben presto fine ai suoi sogni. Sempre nel 2009 vinse il suo unico Challenger sempre in Australia. Sembrava l’inizio di una buona carriera e invece ne era l’apice dopo il quale iniziò una lenta e inesorabile discesa. Riuscì perfino a farsi squalificare per sei mesi per insulti razzisti contro Raven Klaasen durante un match terminato con triplo tie-break ad Eastbourne. In questo momento, a 31 anni, possiamo dire che vivacchia al n.385 ATP e che comunque dopo il lockdown non ha ripreso a giocare.
Lo spagnolo Carlos Cuadrado nel 2001 alzò le braccia a Parigi, ma per i suoi trofei da professionista gli è bastata una bacheca molto piccola: un solo Future sempre nel 2001. A 22 anni staccò la spina per fuggire in Australia dove iniziò ad allenare con successo (Daniela Hantuchova, Svetlana Kuznetsova e Anastasia Pavlychenkova) fino a quando l’anno scorso non decise per un radicale cambio di scenario: girare il mondo in barca a vela. Forse non un grande tennista, ma sicuramente un tipo originale.
Clement Morel vinse gli Australian Open 2002 battendo in semifinale Tsonga. Il massimo della sua carriera professionistica furono le vittorie in due Future nel 2006 e 2008, anno in cui prese la cittadinanza del Principato di Monaco per cui giocò due incontri di Coppa Davis. Finite le scorciatoie pensò bene di riprendere gli studi alla Business School di Lione: ora è diventato direttore commerciale (Francia/Belgio) delle racchette Wilson.
Del ceco David Skoch vincitore a Wimbledon 1992 ha mai sentito parlare qualcuno? Forse qualche appassionato di doppio… ma molto appassionato.
Il brasiliano Tiago Fernandes nel 2010 vinceva gli Australian Open chiudendo la stagione al primo posto della classifica junior. Nel 2014 si era già ritirato per concentrarsi sugli studi universitari, dopo aver collezionato un prize-money di 22.000 dollari, sicuramente non sufficienti nemmeno per le tasse universitarie.
Oliver Golding nel 2011 vinse gli Australian Open e da professionista vanta sei Future l’ultimo dei quali nel 2017 a Piombino. Molto più “brillante” la sua carriera da attore dove esordì già da bambino con “Ritorno a casa” (1998), “Kate e Emma” e “Keen Eddie”, tutte serie televisive britanniche. Vabbè, diciamo che non ha raggiunto la vetta in nessuna delle sue attività.
Il bielorusso Uladzimir Ignatik fu protagonista della stagione 2007 quando vinse il Roland Garros e fu finalista a Wimbledon. Il salto di categoria lo ha visto raggiungere un best ranking di n.137. Mai entrato in tabellone negli Slam. Diventò famoso soprattutto per aver subito il servizio più veloce della storia quando nel 2012 lo statunitense Sam Groth gli tirò addosso un missile da 263 km orari.
L’australiano Luke Saville nel 2011 vinse Wimbledon e fece finale in Australia. L’anno successivo vinse gli Australian Open e perse la finale di Wimbledon. Un fenomeno? La sua carriera successiva testimonia il contrario.
Il francese Julien Jeanpierre nel 1998 vinse sia il singolo che il doppio all’Australian Open, e soprattutto battè Federer, Nalbandian e Hewitt. Da professionista non c’è più riuscito, raggranellando comunque tra il 2006 e il 2008 tre titoli Challenger.
Lo svedese Daniel Berta vinse a Parigi nel 2009, battendo tra gli altri Pablo Carreno Busta e il nostro Federico Gaio. Oggi del 28enne vichingo non si sa più nulla. Il sito ATP lo dichiara ufficialmente inattivo.
Sul piedistallo stanno sicuramente Filip Peliwo, Nicolas Pereira e Donald Young.
Il canadese Filip Peliwo dominò la stagione 2012 facendo finale in tutti e 4 gli Slam junior vincendo Wimbledon e US Open e chiudendo l’annata al primo posto in classifica. Da pro ha vinto due future (!) e in altri due ha perso in finale. Adesso a 26 anni vivacchia al n.353 ATP e non ha ripreso a giocare dopo il lockdown.
Il venezuelano Nicolas Pereira aveva dominato la stagione 1988 portando a casa Roland Garros, Wimbledon e US Open quasi uguagliando il record di Edberg. Da professionista riuscì ad arrivare al n.74 ATP con due vittorie ATP. Un’onesta carriera come se ne vedono tante: peccato che dovesse spaccare il mondo.
Un altro che doveva arrivare in cielo era il mancino statunitense Donald Young che nel 2005, a 15 anni e sei mesi, vinse gli Australian Open. Un ineguagliato record di precocità. Nel 2007, non ancora 18enne, trionfò anche a Wimbledon e conquistò i titoli di tutti i giornali. Da troppi anni gli americani aspettavano l’erede di Connors e McEnroe. Il fatto poi che il ragazzo fosse di colore aggiungeva glamour alla narrazione. Non a caso sulla copertina di NewsWeek (Edizione ‘Who’s Next’) la sua foto era vicina a quella di un certo Barack Obama. La sua carriera professionistica è stata più che dignitosa, ha raggiunto come best ranking il n.38, ha vinto 6 Challenger e fatto due finali ATP 250. Non nascondiamoci però che tutti, lui per primo, si aspettavano ben altro.