Australian Open, Djokovic torna a farsi sentire: "Ho sempre provato a essere d'aiuto"

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Australian Open, Djokovic torna a farsi sentire: “Ho sempre provato a essere d’aiuto”

Con una lunga lettera su Instagram Djokovic prova a raffreddare le ultime polemiche sulle sue richieste a Tiley

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Nuove comunicazioni da Novak Djokovic dopo la lettera di qualche giorno fa destinata a Craig Tiley. Il numero 1 del mondo aveva chiesto ai vertici di Tennis Australia di rivedere le modalità d’isolamento dei 72 colleghi bloccati nelle loro stanze di Melbourne. Tra le varie richieste c’era la possibilità di potersi allenare in seguito a test negativi e richieste di base come un’alimentazione migliore e la fornitura di attrezzi per il fitness. La lettera non era stata ben recepita da Craig Tiley e il governo australiano, che hanno rigettato tutte le richieste. Chi l’aveva vista ancora peggio è l’opinione pubblica australiana e i media, già molto contrari allo svolgimento dello Slam, che hanno accusato il campione serbo di lamentarsi troppo.

Non si è fatta attendere la risposta di Djokovic alle critiche subite da stampa e social media, in questo caso affidata al suo profilo Instagram. Una lunga lettera diretta a chi lo aveva accusato di pensare solamente ai tennisti “viziati” e a chi lo aveva accusato di opportunismo.

Australia,
Alla luce delle recenti critiche da parte dei media e dei social per la mia lettera a Craig Tiley (direttore degli Australian Open), volevo fare chiarezza su delle cose. Le mie buone intenzioni per i miei colleghi a Melbourne sono state fraintese come egoiste, difficili e ingrate. Non potrebbe essere più lontano dalla realtà. Non tutte le azioni sono prese come nelle intenzioni e a volte vedendo le reazioni mi chiedo se ne valga davvero la pena quando potrei benissimo fare finta di niente e godermi i miei vantaggi invece di interessarmi dei problemi degli altri. Però ho sempre cercato di fare qualcosa e di provare a essere d’aiuto nonostante le complicate conseguenze e i vari fraintendimenti.

Tengo sinceramente ai miei colleghi e so anche molto bene come funziona il mondo e chi si prende le cose migliori e perché. Mi sono guadagnato i miei privilegi nel modo più difficile, e per questo motivo, per me è difficile stare fermo ad osservare sapendo quanto hanno contato per me un gesto, una mano o una buona parola quando ero piccolo e insignificante nell’ordine del mondo. Quindi, uso la mia posizione di privilegio per poter aiutare dove e quando è necessario. Ho sempre avuto una buona relazione con Craig (Tiley, ndr), e io rispetto e apprezzo i suoi sforzi nel rendere gli Australian Open un posto dove tornare ogni anno. Nel nostro scambio di mail ho usato l’opportunità per suggerire dei potenziali miglioramenti per la condizione dei tennisti rinchiusi in quarantena a Melbourne. Erano dei suggerimenti ed idee che avevo raccolto da altri tennisti nella nostra chat di gruppo e non c’era nessun danno nel provare ad aiutare.

Novak Djokovic, Melbourne 2015

Sapevo bene che era complicato che anche solo uno dei nostri suggerimenti venisse approvato, come la mia richiesta di fare la quarantena con il mio team a Melbourne e non ad Adelaide, rifiutata prima della partenza a causa delle strette leggi australiane. Dato che non potevo stare con gli altri giocatori a Melbourne ho fatto presente che avrei potuto aiutare se necessario. Mi rendo conto che organizzare eventi internazionali durante una pandemia mette a rischio la salute della popolazione locale e i giocatori stessi. Perciò vorrei ringraziare Tennis Australia, il governo e i cittadini per essersi fatti carico del rischio insieme a noi per amore del gioco e per le opportunità che porta all’economia del paese e a chi ci abita. Siamo onorati e faremo il possibile per seguire i protocolli e le linee guida. Spero che saremo in grado di metterci in forma ed essere pronti quando inizierà la competizione.

Le cose sono andate fuori controllo tra i media e si era creata l’impressione generale che i giocatori sono ingrati, deboli ed egoisti per le loro lamentele sulla quarantena. Mi dispiace essere arrivati a questo perché so quanto sono grati dell’opportunità molti di loro. Tutti noi siamo arrivati in Australia per competere. Non potersi allenare e preparare prima del torneo non è semplice. Nessuno di noi ha mai messo in dubbio i 14 giorni di quarantena, nonostante ciò che viene riportato. Non vedo l’ora di giocare davanti ai tifosi e di prendere parte all’energia di questa città che mi ha portato a tante vittorie. Non vedo l’ora anche di incontrare i miei colleghi a Melbourne. Sono emozionato dai tanti messaggi di supporto e amore che ho ricevuto questi giorni.
Vi auguro il meglio, Novak
“.

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