Volandri: "Sinner e Musetti sono il futuro dell'Italia in Davis"

Interviste

Volandri: “Sinner e Musetti sono il futuro dell’Italia in Davis”

“Giocare la Davis è come fare quattro tornei di fila”. Il nuovo capitano ha raccontato alla Gazzetta come sarà la sua Italia

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Filippo Volandri, nuovo capitano di Coppa Davis dell’Italia, sembra avere già le idee chiare su come vorrà impostare la sua squadra. Intervistato da Federica Cocchi, il semifinalista di Roma 2007 ha stilato il manifesto programmatico della sua nuova gestione, partendo dall’idea di voler coinvolgere più giocatori possibili; questo è infatti il racconto della sua prima notte da capitano, che l’ha visto subito al lavoro: “A dire il vero ho dormito pochissimo, non solo per l’emozione ma soprattutto perché ho voluto parlare con tutti i giocatori. Uno per uno, dai più ‘piccoli’ ai più esperti. Voglio improntare da subito un rapporto di grande unità e franchezza”.

Significa che seguirà gli azzurri in giro per il mondo (quando e se sarà possibile)? “Per ora no, visto che giochiamo a fine stagione. Però ho già in mente di andare io a ‘casa’ loro: voglio coinvolgere gli staff e gli allenatori. Pochi giorni prima che partisse per l’Australia, sono andato a Bordighera da Sinner, poi continuerò il mio ‘tour’ tra i giocatori”. Proprio l’altoatesino sembra destinato ad essere al centro del progetto, un po’ per l’età, un po’ per il suo potenziale, un po’ per la superficie su cui si giocano le finali di Davis: “Jannik ha dimostrato la sua maturità e ha un grande attaccamento al lavoro. Non potrà che crescere ancora”. Ma Volandri sa di avere anche un altro giovane che potrebbe diventare un uomo importante per la squadra: Musetti ha ancora bisogno di un po’ di tempo per il suo tipo di tennis, ma i suoi progressi sono stati straordinari e ne siamo entusiasti”.

In ogni caso, è abbastanza naturale che il livornese voglia un gruppo folto, essendo diventato uno degli uomini di punta della FIT, per la quale svolge l’incarico di Direttore Tecnico Nazionale dal 2018 dopo essere stato fra i coordinatori del progetto Over 18; sa quindi a chi rivolgersi sulla scena nazionale: “Grazie alla federazione sono riuscito a costruirmi una squadra importante di professionisti che hanno già aiutato giocatori come Berrettini, Sonego, Musetti. Parlo, tra gli altri, del tecnico Umberto Rianna, del preparatore Stefano Barzacchi e di tutto il resto del mio staff”.

L’essere un tecnico di ultima generazione lo ha portato a lavorare su più fronti nella preparazione dei giocatori, e anche in nazionale non mancheranno specialisti ormai irrinunciabili, come i mental coach (“Io credo moltissimo nell’importanza dell’aspetto psicologico. Il tasso tecnico dei tennisti, in media, è altissimo, e quello che fa sempre di più la differenza è la tenuta mentale”) e gli esperti di statistiche, essenziali per la crescita del movimento nelle ultime stagioni: “Mi affido molto ai numeri, alle statistiche. Collaboriamo anche con Craig O’Shannessy, lo statistico di Djokovic. Con i dati che ci ha consegnato siamo stati in grado di cambiare completamente il modo di allenare, di vedere il tennis, di preparare le partite. Insomma, una visione molto moderna di questo lavoro“.

Fra nuove metodologie e un’età piuttosto giovane rispetto a quella del capitano precedente, Volandri non si dice preoccupato per eventuali contrasti con i più esperti: “[D]alle loro parole ho capito che ci sarà grande collaborazione: per me è l’ingrediente più importante in una squadra, Capisco che siano ancora legati a Barazzutti, anche io lo sono. È stato lui a farmi esordire e mi ha insegnato moltissimo. In più so bene cosa voglia dire una settimana di Davis: è come giocare quattro tornei di fila…”. Detto questo, avere un progetto ben preciso non può fargli dimenticare l’importanza del nuovo incarico (quasi il contrario, verrebbe da dire): È un compito così importante che a pensarci mi vengono i brividi. È vero che sono stato per tanti anni in Nazionale come giocatore, ma non è minimamente paragonabile a essere capitano. La responsabilità diventa enorme”.

Il concetto di una squadra collaborativa e di ampio respiro sembra essere il leitmotif di questi primi giorni, visto che anche è tornato in chiusura, quando Volandri ha parlato di quale sia la sua ambizione per questo gruppo: “Un’Italia unita. Mi piace che si discuta all’interno della squadra, che ci si confronti anche se alla fine le decisioni e le responsabilità le prendo io. Però, voglio che tutti si sentano protagonisti della Nazionale. Non solo i giocatori ma tutti, dai bambini di sei anni agli anziani di 90. L’Italia di tutti”.

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