È appena arrivata una notizia che potrebbe creare non pochi problemi per lo svolgimento dell’Australian Open, in programma dall’8 febbraio: un dipendente dello Hyatt Hotel, il più rinomato dei tre alberghi dove i partecipanti hanno svolto la quarantena di due settimane, è risultato positivo al coronavirus, come si può leggere in questo comunicato:
Per fortuna, i giocatori sono considerati dei “casual contacts”, una distinzione fondamentale che comporta l’isolamento solo fino alla negatività del tampone. A differenza di chi era entrato in contatto con un positivo sui tre voli da Los Angeles, Doha ed Abu Dhabi, quindi, nessun atleta dovrà isolarsi per 14 giorni, ma solo fino allo svolgimento del test, a meno che non si sia trovato in uno dei luoghi elencati qui sopra nel comunicato contemporaneamente al soggetto positivo. In tal caso l’isolamento di 14 giorni dovrebbe cominciare da subito e addio Australian Open.
Salvo brutte sorprese, quindi, per i giocatori presenti si tratterà al massimo di saltare un allenamento in attesa dei risultati del tampone. Qualora iniziassero a fioccare le positività, però, la rete di contatti ravvicinati potrebbe estendersi a macchia d’olio ad altri partecipanti, e il torneo si troverebbe ad un impasse di difficile risoluzione. Se per adesso non possiamo ipotizzare alcun effetto sull’Australian Open, la notizia già ufficiale è quella della cancellazione di tutti i match previsti a Melbourne Park per la giornata di giovedì. I sei tornei di preparazione attualmente in corso – i due ATP 250, i tre WTA 500 e l’ATP Cup – ripartiranno venerdì.
Per quanto riguarda invece i membri dello staff dell’hotel entrati in contatto con il positivo, non sono stati così fortunati: questi sono considerati “primary close contacts”, il che significa che dovranno isolarsi per due settimane – lo stesso vale per chi ha avuto incontri ravvicinati con questa persona negli ultimi giorni. Il dipendente o la dipendente dell’albergo ha svolto il suo ultimo turno il 29 gennaio, risultando negativo al tampone il giorno stesso (tutti i dipendenti sono testati quotidianamente, ricevendo un tampone anche dopo la fine dell’ultimo turno del proprio contratto). Nei giorni successivi ha iniziato ad avere dei sintomi, sostenendo un nuovo test nella giornata di ieri – questa volta il risultato, giunto in giornata, è stato positivo.
CHI È A RISCHIO?
Mentre non abbiamo una lista precisa dei giocatori che sono stati allo Hyatt, sappiamo che circa 500-600 persone legate al torneo sono state presenti nell’albergo in queste settimane. Come detto all’inizio, inoltre, sappiamo che è l’albergo più lussuoso fra i tre utilizzati per l’isolamento quindicinale di Melbourne (gli altri sono il The View e il Pullman), e questo può far desumere che i migliori giocatori presenti nella città (è quindi esclusa l’enclave di Adelaide con i vari Nadal, Osaka, Serena, Djokovic, Thiem, Barty e Sinner, fra gli altri) si trovassero tutti o quasi tutti lì.
Matteo Berrettini, per esempio, alloggiava proprio allo Hyatt, e per questo abbiamo contattato il suo coach e capitano in ATP Cup, Vincenzo Santopadre, che ci ha detto che il numero uno italiano ha cambiato alloggio il 29 gennaio, proprio il giorno dell’ultimo turno del dipendente risultato positivo; ci ha anche confermato, tuttavia, che diversi giocatori si trovano ancora in questo albergo. Questo potrebbe essere il dato più preoccupante, perché, qualora altri dipendenti presenti in situ dopo il 29 fossero rimasti contagiati, la probabilità di un contagio fra i giocatori inevitabilmente crescerebbe.
Al momento, però, questa è ancora un’eventualità; dovremo aspettare i risultati dei tamponi per iniziare ad avere delle certezze, ma al momento l’eventualità che dei giocatori abbiano contratto il virus è comunque molto bassa.