ATP Challenger: a Quimper trionfa Nakashima, Giannessi fermato da un infortunio ad Antalya

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ATP Challenger: a Quimper trionfa Nakashima, Giannessi fermato da un infortunio ad Antalya

Secondo titolo Challenger in carriera per il giovane statunitense. L’azzurro costretto al ritiro nella semifinale di Antalya a causa di un risentimento muscolare: “Avrei rischiato uno stiramento”. Alla fine il titolo lo conquista Taberner

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Brandon Nakashima - US Open 2020 (courtesy of USTA)
 

CHALLENGER 80 ANTALYA 2

La finale del Challenger 80 di Antalya 2 ha proposto un derby iberico tra Jaume Munar (n.103 ATP) e Carlos Taberner (n.144 ATP). Con due spagnoli in campo e per di più sulla terra battuta, la partita è andata com’era prevedibile: servizi totalmente inoffensivi, a rete il meno possibile e lunghi scambi da fondo in attesa di un errore da parte dell’avversario. Errore che spesso toccava in sorte a Munar che, da giocatore di pura opposizione, si trova in difficoltà quando non ha niente cui opporsi. Infatti il 23enne spagnolo se non riesce ad appoggiarsi al gioco dell’avversario tende ad andare in confusione, come se gli sfilassero la sedia da sotto, facendolo rotolare a terra. Il punteggio molto secco (6-4 6-1), è il risultato dei quattro break subiti da Munar contro il solo conquistato. Probabile che entrambi i contendenti, vista anche la giovane età, entreranno quanto prima in top 100, ma siamo anche convinti che sarà molto difficile per loro riuscire ad avvicinarsi ai vertici assoluti.

Chi invece ha giocato al proprio meglio è stato Alessandro Giannessi (n.165 ATP) che ha disputato un ottimo torneo, stoppato in semifinale solo da un malanno fisico, ancor prima che da Munar. Già nei quarti aveva compiuto un mezzo miracolo contro il 23enne cileno Alejandro Tabilo (n.170 ATP) che sul 7-5 5-3 aveva avuto a disposizione due match point. Lo spezzino però non aveva nessuna intenzione di arrendersi, aiutato in questo da Tabilo che confezionava un autentico suicidio con un incredibile doppio fallo sul secondo dei due match point. Punteggio finale a favore di Giannessi 5-7 7-5 6-1. Nell’occasione abbiamo raggiunto telefonicamente Alessandro, innanzitutto per complimentarci. “Grazie, oggi effettivamente è stata una partita difficilissima che a un certo punto sembrava compromessa. Ora contro Munar sarà un incontro complicato anche se la scorsa settimana nei quarti, sempre qui ad Antalya, ho perso in tre set (3-6 6-2 6-0) e quindi non sono lontano. Poi arrivo in fiducia, anche se un po’ stanco.

E in semifinale purtroppo il fattore stanchezza ha prevalso sulle buone sensazioni. Infatti la partita, dopo un’illusoria palla break nel primo gioco, si è messa subito male per Giannessi che, a causa di un risentimento muscolare, offriva un’opposizione sempre più flebile fino a che, sul punteggio di 6-0 2-0, era costretto al ritiro. Come ci ha confermato lui stesso, è stato “un vero peccato che la partita sia finita così ma fin dall’inizio mi si è riacutizzato un risentimento muscolare alla gamba. Conoscendomi so che se avessi continuato avrei rischiato un bello stiramento. Allora meglio rinunciare. Adesso dovremmo rivederlo in campo, gamba permettendo, nel secondo Challenger di Biella, nel tentativo di confermare questo buon inizio di stagione e di risalire in classifica fino a eguagliare, perché no, quel n.84 che nel 2017 fu il suo best ranking.

CHALLENGER 80 QUIMPER 2

La vittoria nel secondo Challenger bretone arride allo statunitense di origini vietnamite Brandon Nakashima (n.157 ATP) che prevale sullo spagnolo Bernabe Zapata Miralles (n.153 ATP) con il punteggio di 6-3 6-4. Il primo set vede lo statunitense più aggressivo e in grado, sulla risposta, di mettere spesso in difficoltà Zapata Miralles che deve fronteggiare diverse palle break. Non gli riesce nel sesto game e il break si rivela decisivo per il 6-3 finale. Nel secondo parziale ancora aggressivo sulla risposta Nakashima che però sull’1-0 non sfrutta ben quattro palle break. Continua in ogni caso a comandare il gioco con bella autorità e lo spagnolo, sulla difensiva, si arrangia come può. L’equilibrio s’interrompe nel settimo gioco quando Nakashima brekka finalmente Zapata Miralles e si porta a condurre 4-3 e servizio. Lo spagnolo ha un ultimo sussulto sul 5-4 per l’avversario, ma non riesce a trasformare due palle break che avrebbero forse potuto riaprire la partita. Nakashima può così alzare le braccia al cielo per festeggiare la sua seconda vittoria Challenger dopo quella di Orlando nel 2020.

Quanto agli italiani, ottimo il torneo di Federico Gaio che si ferma ai quarti (6-3 7-5) contro lo slovacco Lukas Lacko (n.200 ATP ma ex n.44) che si dimostra assolutamente ingiocabile sul proprio servizio (92% di punti sulla prima). Bisogna però dire che il nostro tennista, seppur poco efficace in risposta (solo il 20% di punti realizzati) e sempre in difficoltà sul servizio (solo il 60% sulle prime e ben 8 palle break da difendere), ha comunque sempre lottato con coraggio, senza mai arrendersi come altre volte in passato. Nel primo set Gaio non sfrutta le uniche due palle break che avrà a disposizione in tutto il match, più concreto il suo avversario che sul 3-2, grazie a uno sciagurato doppio fallo di Gaio, si procura una palla break che sfrutta immediatamente. Il secondo set vede il nostro tennista ancora in sofferenza sul proprio servizio, ma sempre molto reattivo e talvolta anche brillante nel rimanere in partita. Si arriva così sul 5-5 quando Gaio finisce i miracoli a disposizione e perde il servizio decisivo. In ogni caso per lui un ottimo risultato (soprattutto per le due belle vittorie nei turni precedenti contro Hugo Gaston e Marc-Andrea Huesler) e buone sensazioni per il prosieguo della stagione.

 

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Al Challenger di Vicenza è stata la giornata di Luca Nardi

Il tennista azzurro vince una sfida drammatica contro Dalibor Svrcina davanti a un pubblico numerosissimo ed entusiasta.

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Luca Nardi - Roma 2023 (foto Francesca Micheli, Ubitennis)
Luca Nardi - Roma 2023 (foto Francesca Micheli, Ubitennis)

La partita di Luca Nardi contro il ceco Dalibro Svrcina è stata una sorta di viaggio agli inferi con il tennista pesarese che ha avuto tutto il tempo di scavare dentro di sé alla ricerca dei propri fantasmi che poi è fortunatamente riuscito ad esorcizzare. Conoscete tutti il non ancora 20enne talento marchigiano, con la sua classe cristallina che si manifesta in una facilità di tocco che non ha eguali. La pallina esce dal suo piatto corde con una fluidità che spesso annichilisce l’avversario, purtroppo alternata a momenti di assenza che portano a svarioni inaspettati. E’ stata un po’ la storia del match di secondo turno contro Dalibor Svrcina, di un anno più grande di lui. Quanto a talento e facilità di tocco non è che il ragazzo ceco sia molto da meno, e anche quanto a distrazioni ha dato vita a una bella gara con l’azzurro. Se poi aggiungiamo che entrambi hanno avuto dei grossi problemi fisici con ripetuti interventi del fisioterapista (due volte per Nardi e una per Svrcina) avrete il quadro di come sia stata drammatica la partita che ha visto Nardi partire lento, perdere il primo set e manifestare fastidio alla coscia sinistra già abbondantemente fasciata. E anche la faccia tradiva un certo disagio, almeno fino a quando un ragazzo, che passava in motorino sulla strada adiacente, non urlava a squarciagola “Forza Nardi!!!”, strappandogli un sorriso. Poi, per quei capovolgimenti di fronte che solo il tennis sa offrire, cambiava improvvisamente lo scenario con l’italiano che cominciava a sbagliare molto meno, passando il testimone all’avversario. Il numerosissimo pubblico si rianimava e sospingeva Nardi a vincere un secondo combattutissimo set e un terzo in cui Svrcina aveva ormai alzato bandiera bianca. Così Nardi col punteggio di 3-6 7-6(5) 6-2 poteva alzare le braccia al cielo dopo quasi tre ore di lotta e consegnarsi ai selfie e alla firma degli autografi.

Nei quarti gli toccherà lo spagnolo Pabro Llamas Ruiz (n.22 ATP) che ha eliminato in rimonta uno Stefano Travaglia (4-6 6-1 6-2) troppo impegnato a lamentarsi delle condizioni del campo e a battibeccare con il giudice arbitro per concedere la necessaria concentrazione a un match che si stava complicando. Male anche Franco Agamenone che spreca molto contro l’argentino Roman Andres Burruchagae e finisce per arrendersi 7-6(3) 6-2. A fine partita Franco era piuttosto sconsolato e si lamentava della sua stagione che fin qui gli ha riservato ben poche soddisfazioni. E toccandosi la testa ci diceva che il problema era tutto lì dentro. Come per tutti gli atleti, del resto, sempre alla ricerca di quella convinzione di sé così difficile da trovare e tanto facile da perdere. Adesso si giocherà l’ultima fiche sulla terra del Challenger di Perugia e poi preparerà la stagione sull’erba. Oltre a cercare un nuovo mental coach dopo la separazione da Mirta Iglesias.

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Al Challenger di Skopje è il momento di Valkusz

In un torneo di livello abbastanza modesto, vince l’ungherese Mate Valkusz che rompe così il ghiaccio

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Mate Valkusz vince a Skopje - (foto via Instagram)

Mentre il mondo del tennis si sta apprestando a celebrare il rito del Roland Garros, il circuito Challenger ha lasciato ai suoi migliori protagonisti una settimana off per poter competere nelle qualificazioni dello Slam parigino (a proposito complimenti a Cobolli, Zeppieri e Vavassori che hanno guadagnato un posto nel main draw). Così è rimasto in calendario il solo Challenger 75 di Skopje (Macedonia del Nord, terra battuta) dove le seconde linee hanno sgomitato per conquistarsi un posto al sole. C’è riuscito l’ungherese Mate Valkusz che in finale ha avuto la meglio sull’argentino Francisco Comesana col punteggio di 6-3 6-4, in un match a senso unico che non ha toccato le due ore di gioco. Buon torneo per il quasi 25enne nativo di Budapest che ha un po’ faticato nei primi turni, costretto al terzo sia da Paulson che da Nagal, per poi ingranare le marce alte e volare verso il suo primo successo a livello Challenger. In precedenza era già arrivato due volte in finale, nel 2018 a Cordenons (battuto da Paolo Lorenzi) e un mese fa a Ostrava dove aveva dovuto arrendersi a Zdenek Kolar. Con questo successo Valkusz migliora il proprio best alla posizione n.225 ATP, quarto miglior ungherese in classifica. Comesana ha invece mancato l’appuntamento con la terza vittoria Challenger, dopo le due ottenute nel 2022 (Corrientes e Buenos Aires).

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Boris Becker in visita al Trofeo Bonfiglio

Sotto lo sguardo attento del campione tedesco esce di scena l’ultimo italiano in gara, il pugliese Gabriele Vulpitta

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Boris Becker al trofeo Bonfiglio (ufficio stampa Trofeo Bonfiglio)
Boris Becker al trofeo Bonfiglio (ufficio stampa Trofeo Bonfiglio)

Venerdì è stata soprattutto la giornata di un grande ex, Boris Becker, tornato al Tennis Club Milano Alberto Bonacossa 41 anni dopo la sua apparizione al Trofeo Bonfiglio, per incontrare il suo vecchio amico Stefano Bonfiglio, lontano parente di quell’Antonio Bonfiglio a cui è intitolato il trofeo. “Ricordo bene questo bellissimo circolo – ha commentato il sei volte campione Slam – ma avevo appena 14 anni e sinceramente non ho memoria dei match che ho disputato”. Ce lo ricordiamo noi: correva l’anno 1982 e il tedesco venne sconfitto al secondo turno da un avversario più esperto, l’italiano Corrado Aprili (6-7 7-6 9-7 lo score) in una partita durata oltre quattro ore. Il successo che gli era sempre sfuggito a livello Under 18 sarebbe giunto incredibilmente solo tre anni dopo a Wimbledon, quello vero, quando a soli 17 anni, 7 mesi e 15 giorni Becker divenne il primo minorenne a trionfare ai Championships, stabilendo un record di precocità ancora oggi imbattuto. Il 55enne tedesco, sorridente e in buona forma fisica, si è intrattenuto per un’ora nel pomeriggio guardando i match in programma, concedendosi volentieri alle moltissime richieste di selfie degli appassionati e parlando persino di padel: “Ogni tanto mi diverto a giocarlo”.
Intanto, anche l’ultimo italiano in gara in singolare, Gabriele Vulpitta, ha salutato il torneo nel match dei quarti di finale andato in scena sul campo Tribuna e perso per 6-2 6-2 contro la testa di serie n.1 del torneo Rodrigo Pacheco Mendez. Partito con un evidente timore reverenziale nei confronti di un avversario che occupa la 3ª posizione del ranking mondiale, il 17enne azzurro non è riuscito a esprimere il bel gioco offensivo che lo aveva portato sino a qui. Troppo lontano dalla riga di fondo, i colpi del pugliese non lasciavano il segno, merito certo anche delle qualità di un avversario che frequenta abitualmente il circuito Challenger ed è già n.880 ATP. Dopo un primo set condizionato dai troppi errori, il livello del tarantino si è alzato nel secondo parziale, ma a quel punto l’esperienza del mancino messicano ha fatto la differenza. “Temevo il match di oggi – ha detto il 18enne che vive a Mérida, nello Yucatan – perché giocavo contro un italiano che aveva battuto tre ottimi avversari. Sapevo che sarebbe stata dura e ho cercato di iniziare subito concentrato e solido. Poi, nel secondo set, ho cominciato anche a essere un po’ stanco, ma sono riuscito a controllare il suo ritorno. Tutti sono qui per vincere il torneo e ogni punto, ogni game è importante. Ovviamente ho le mie chance di vincere il Bonfiglio, ma dovrò meritarlo”. Sabato, ad attendere il messicano in semifinale, ci sarà uno dei giocatori più interessanti di questa 63ª edizione dei Campionati Internazionali d’Italia juniores, l’austriaco Joel Schwaerzler. Nell’altra semifinale si affronteranno lo statunitense Williams e il cinese Zhou.
Da un messicano a un’americana di origine spagnola: Kaitlin Quevedo. I due ragazzi sono molto amici, tanto che il primo a bordo campo a festeggiare il successo della 17enne yankee è stato proprio Pacheco Mendez. Opposta alla 16enne bulgara Iva Ivanova (già artefice dell’eliminazione della testa di serie n.1), la giocatrice della Florida, una delle più accreditate pretendenti al titolo, ha rischiato seriamente l’eliminazione. Dopo un primo set chiuso in poco più di un quarto d’ora, il match per la 17enne, già n.526 WTA, si è complicato. “All’inizio ho giocato molto bene – ha detto – ma nel secondo set ho perso l’iniziativa e lei ha lasciato andare il braccio, così il match è diventato molto combattuto. Nel terzo set sono stata brava a resettare la mente e a tornare a essere aggressiva come nel primo parziale”. È finita 6-0 6-7 6-4 in un’ora e 52 minuti. In semifinale, la Quevedo troverà la testa di serie n.6, la giapponese Sayaka Ishii. Gli azzurrini, un po’ deludenti in singolare, si stanno invece facendo onore nel tabellone di doppio con Noemi Basiletti e Gaia Maduzzi che, battendo il duo Jandova/Oved per 6-4 6-0, hanno conquistato la finale dove troveranno la coppia Grant/Oluwadare. Finale anche per Federico Cinà che, in coppia con il giapponese Sakamoto, sfiderà Demin/Pacheco Mendez. Sabato, a partire dalle ore 11, sono in programma gli incontri di semifinale dei singolari. Nel pomeriggio anche le finali dei doppi.

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