Il Kyrgios-show per ricordarci cosa sia lo sport con il pubblico (Scanagatta). Kyrgios trionfa tra la gente sul campo amuleto (Mastroluca). La Sarita ritrovata (Cocchi). Rifondazione Errani (Azzolini). «Gli Internazionali devono durare due settimane» (Grilli)

Rassegna stampa

Il Kyrgios-show per ricordarci cosa sia lo sport con il pubblico (Scanagatta). Kyrgios trionfa tra la gente sul campo amuleto (Mastroluca). La Sarita ritrovata (Cocchi). Rifondazione Errani (Azzolini). «Gli Internazionali devono durare due settimane» (Grilli)

La rassegna stampa di giovedì 11 febbraio 2021

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Il Kyrgios-show per ricordarci cosa sia lo sport con il pubblico (Ubaldo Scanagatta, La Nazione)

Che emozione, ieri, per il gioioso salto indietro di un anno all’epoca preCovid, quando nel gennaio scorso c’ero anch’io – 30 anni a Melbourne – a seguire insieme a decine di migliaia di spettatori a volto scoperto le gesta con racchetta dei migliori tennisti del mondo. Quei pochi, in genere orientali, che già portavano quelle insopportabili mascherine non venivano da Wuhan. Erano guardati da molti con sorrisetti ironici. Sembravano tipi strani, un po’ fissati. Quanto è cambiato il mondo, anche attorno agli eventi sportivi disertati per via di sacrosante misure Covid. Rivedere, sia pure solo in tv per il resto del mondo non australiano, immagini di tribune gremite da spettatori gioiosi, plaudenti e festanti, è stato un vero piacere per gli occhi e per il cuore. Si, perché hanno finito per rallegrare tutti quelle migliaia di fan che si sono entusiasmati per la rimonta incredibile del loro istrionico e super talentuoso campione, Nick Kyrgios, ai danni del francesino Ugo Humbert che ha avuto anche due matchpoint sul proprio servizio sul 5-4 del quarto set, ma ha finito per perdere 6-4 al quinto. Kyrgios ha battuto il magrissimo Humbert 57 64 36 76 64 così come l’Australia sembra aver davvero debellato davvero il malefico virus dopo 7 mesi di duro lockdown. Sempre eccessivo, quasi buzzurro, Nick ha vinto dopo aver spaccato una racchetta appena perso il primo set e non senza essere andato in escandescenze sul finire del secondo quando due suoi ace gli sono stati “rubati” dal dispositivo elettronico che segnala i net sul servizio: “Spegnilo!”La palla è passata tanto così sopra al nastro!” ha gridato inviperito all’arbitra serba Marjiana Vejlovic. Poi Kyrgios si è ricomposto e ha vinto quel set. Non è nuovo a queste rimonte pazzesche. Su questo stesso campo aveva compiuto almeno 5 battaglie memorabili. La Errani ha approfittato di un infortunio alla caviglia di Venus Williams per batterla 61 60. Stanotte Sara troverà la “cinese” di Taipei Hsieh che ha sorpreso Andreescu.

Kyrgios trionfa tra la gente sul campo amuleto (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Confuso e felice. Sorpreso da se stesso e dal calore dei tifosi, da troppo tempo assenti e oggi parte centrale del suo show. Nick Kyrgios, ultimo australiano rimasto in tabellone nello Slam di casa, ha acceso la John Cain Arena. Ha salvato match-point e battuto – 5-7 6-4 3-6 7-6(2) 6-4 – Ugo Humbert, uno dei più sottovalutati giovani talenti della nouvelle vague del tennis, con un gioco che sembra piovuto da un’altra epoca. «Oggi lo stadio era mezzo vuoto, ma sembrava stracolmo» ha detto Kyrgios che ha giocato nel “suo” stadio, la John Cain Arena (ex Hisense Arena). Kyrgios chiede sempre di giocare qui, su questo campo, a cui il pubblico accede con il biglietto “ground”. L’ha scelta come la sua casa a Melbourne Park proprio perché è lo stadio per la gente comune. Lo stadio del suo popolo. «Non giocavo da un anno, sentivo grandi aspettative su di me – ha detto in conferenza stampa – Quando mi sono trovato a un punto dalla sconfitta, ho avuto paura di venire qui, di tornare nel mio Airbnb e leggere ancora altre cose negative su di me. Ero con le spalle al muro. È stata forse la partita più incredibile che abbia giocato». Al prossimo turno, lo aspetta Dominic Thiem, finalista l’anno scorso e campione in carica allo US Open. Le condizioni di gioco non piacciono particolarmente all’austriaco, numero tre del mondo. «Se potessi scegliere, preferirei giocare sui campi del 2020. Quest’anno sono davvero veloci, forse i più rapidi che abbia mai trovato in uno Slam» ha detto dopo aver dominato Dominic Koepfer (6-4 6-0 6-2). Dei campi si è lamentato anche il numero 1 del mondo Novak Djokovic, che ha vinto l’altro match copertina di giornata, 6-3 6-7(3) 7-6(2) 6-3 sullo statunitense Frances Tiafoe. «Non so perché gli organizzatori rendano i campi sempre più rapidi – ha detto il serbo in conferenza stampa – non sono mai stati così veloci. E non sono l’unico a pensarlo».

La Sarita ritrovata (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Avrebbe preferito battere un’avversaria nel pieno delle forze, ma la vittoria di Sara Errani contro una Venus Williams azzoppata non sminuisce comunque la portata dell’impresa. Sarita, 34 anni tra un paio di mesi, ha conquistato il terzo turno dell’Australian Open arrivando dalle qualificazioni. Un risultato che le mancava da sei anni, dallo Us Open del 2015, e che le permette di sognare gli ottavi. Un traguardo voluto, cercato, ottenuto aggrappandosi al suo desiderio di rivalsa, di rinascita. Il desiderio di non abbandonare una carriera che tanto le ha dato ma molto le ha tolto. Una finale del Roland Garros nel 2012. Nove titoli, il numero 5 al mondo nel 2013, la Errani ha fatto la storia anche e soprattutto in coppia con Roberta Vinci: 25 titoli in doppio tra cui tutti gli Slam. Tanta luce su di lei fino a che, dopo un controllo antidoping il 16 febbraio 2017, non risultò positiva al letrazolo. La Federazione internazionale di tennis (Itf) stabilì che si era trattato di una contaminazione alimentare: la colpa fu dei tortellini preparati dalla mamma, che assumeva un farmaco che conteneva la sostanza proibita. Per questo fu comminata una squalifica di due mesi: dal 3 agosto al 2 ottobre 2017. «Arrabbiata ma in pace con la mia coscienza» si definì Sara via social dopo quella squalifica. Ma il peggio doveva ancora venire: l’11 giugno 2018 il Tas accolse un appello di Nado Italia, l’organizzazione nazionale antidoping, portando la squalifica a 10 mesi, tenendo la Errani fuori dal campi fino al 9 febbraio 2019. A febbraio dello stesso anno l’archiviazione del processo penale per doping da parte del Gip di Ravenna. Una storia a lieto fine ma che ha avuto un impatto psicologico devastante per la Errani. Per trovare la serenità è tornata in Spagna, a Valencia, dov’è cresciuta tennisticamente, di nuovo con coach Pablo Lozano. La passione per il tennis, e un ambiente che l’ha riportata con la mente ai tempi migliori, l’hanno aiutata a tirarsi fuori dall’empasse: «Trovo la motivazione nella passione che ho per il tennis, amo giocare. Tornare in top 100 sarebbe un bel traguardo a breve termine» diceva a inizio anno, prima di affrontare le qualificazioni degli Australian Open a Dubai: ora è a un passo dalla tanto agognata top 100, precisamente numero 106 del ranking: «Voglio godermi la competizione, sentirmi di nuovo a mio agio nella lotta, cosa che non sono riuscita a fare negli ultimi anni. In allenamento stavo bene, ma poi arrivava la partita e soffrivo molto». Il secondo turno con Venus Williams è stato un po’ particolare. Sara ha iniziato benissimo il match, salendo fino al 4-0, complice qualche errore di troppo della sorella maggiore di Serena. Ma sull’1-5 per la Errani la statunitense ha appoggiato male il piede destro procurandosi una distorsione. Tornata in campo dopo un lunghissimo time out per farsi curare, Venus non è quasi più stata in grado di muoversi, ma ha voluto comunque onorare il match portandolo a termine.

Rifondazione Errani (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Sara Errani prova a ricostruire una parte di sé e del suo tennis, e insieme un finale di carriera più in armonia con i fasti del passato. La vittoria contro Venus Williams conta fino a un certo punto, decisa nel settimo game del primo set da una distorsione alla caviglia che ha costretto in lacrime la bella quarantenne. Ma anche nelle difficili condizioni che si vengono a creare quando si ha di fronte un’avversaria che resta in campo solo per orgoglio (e per sportività), Sara ha espresso un tennis di carattere, meno attendista rispetto al recente passato. E ciò le fa onore. Il successo su Venus l’accomoda in un terzo turno non impossibile, contro la Hsieh, taiwanese, già battuta tre volte su tre, anche se l’ultima occasione risale al 2017. Anche il terzo turno, del resto, mancava dalla visuale dell’italiana ormai da cinque stagioni, US Open 2016. Poi, la lunga crisi, la battaglia per non subire una squalifica per doping a suo dire ingiusta, e la perdita di contatto con il tennis d’alto bordo, che l’aveva vista nel 2012 finalista al Roland Garros e semifinalista a New York. «Mi sostiene la passione per il tennis. Lavorare non mi ha mai creato problemi».

«Gli Internazionali devono durare due settimane» (Massimo Grilli, Corriere dello Sport)

«Gli Internazionali si giocheranno nelle date stabilite dall’Atp, a metà maggio (dal 9 al 16, ndr). Mi aspetto però al più presto qualche passo concreto verso l’estensione a due settimane del torneo (come ha già annunciato che farà quest’anno Madrid, in calendario subito prima di Roma, ndr). Vogliamo far diventare il torneo ancora più grande. Tanta gente è venuta per 20 anni al Foro Italico anche senza protagonisti italiani e adesso che gli azzurri ottengono risultati importanti vogliamo che gli Internazionali abbiano un respiro maggiore. Spostamenti di date, come un anno fa? Non sono previsti». Alla presentazione della Reale Mutua Assicurazione come “Official Sponsor” per tre anni del torneo, il presidente della Fit Angelo Binaghi si è naturalmente soffermato sul torneo del Foro Italico, costretto a vivere alla giornata – come anche gli altri grandi tornei in programma nei prossimi mesi, Roland Garros e Wimbledon in testa – nell’attesa di capire come potrà svolgersi, e con quanto pubblico sugli spalti. «Stiamo valutando diverse soluzioni, aspettiamo il prossimo decreto. Io credo che ai primi di marzo avremo le idee più chiare. E’ un momento importante, per noi. Siamo appena arrivati in finale all’Atp Cup, ottimo viatico per la Coppa Davis di novembre che speriamo di disputare a Torino, e gli Open d’Australia sono partiti bene per gli azzurri. […] Quanto pubblico al Foro mi aspetto? Spero che la soglia minima sia rappresentata almeno dai mille spettatori che ci hanno permesso di far entrare negli ultimi due giorni dell’edizione 2020. Certi errori di un anno fa furono figli della difficoltà del momento, della poca esperienza nel trattare una pandemia di queste proporzioni. Adesso però aggiungeme altri non sarebbe giustificabile. Mi aspetto per tempo che siano prese decisioni ragionevoli».

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