Le pagelle dell'Australian Open: lo strappo di Nove Djokovic

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Le pagelle dell’Australian Open: lo strappo di Nove Djokovic

Va in archivio lo Slam della quarantena e degli addominali con il diciottesimo trionfo di Djokovic e il quarto di Osaka. La Next Gen ancora rimandata

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Novak Djokovic - Australian Open 2021 (via Twitter, @AustralianOpen)
 

Lo sapevamo, lo sospettavamo tutti: questo torneo doveva essere quello delle svolte clamorose, quello dopo il quale nulla sarebbe stato più come prima. C’erano tutte le avvisaglie: la quarantena, le difficoltà psicologiche, la mancanza della routine del campo. Eppure, seppur preparati, non riusciremo a farcene facilmente una ragione e a trovare le parole per commentare la svolta del tennis mondiale. Eh già, Gael Monfils ed Elina Svitolina si sono lasciati e con il loro amore siamo costretti a dire addio ai loro balli e ai loro video su tutti i social possibili e immaginabili.

Dopodiché tutto il resto, come di consueto, è Novak. Novak Djokovic (10) ha dato uno strappo al mondo del tennis. Ha strappato le speranze della nuova generazione di presunti fenomeni, ha fatto lo strappo definitivo verso l’aggancio a quei due là davanti, ancora per poco. Aveva anche chiesto uno strappo alla regola per i suoi colleghi poveri e sfortunati, costretti dal governo australiano (10 e lode) cinico e baro ad una quarantena tra pezze e covoni di paglia, a differenza dei più fortunati suite-muniti.

Non essendoci il Direttore Scanagatta a Melbourne a dargli uno strappo in vespa, ha dovuto percorrere a piedi le distanze tra l’hotel e il campo. Il povero Daniil Medvedev (9), che non perdeva una partita da mesi, si è squagliato in finale vittima del fenomeno serbo e della sua stessa supponenza. Onestamente non possiamo dirvi molto della finale, perché abbiamo preferito andare al mare, ma ne avrete letto in lungo e in largo e comunque, alla fine, ciò che conta è che dopo la partita lo champagne lo abbia strappato Djokovic.

Un po’ di delusione in realtà, al momento dell’esultanza, perché ci saremmo aspettati quanto meno uno strappo della maglietta o una dedica strappa-lacrime. Ma sì, ma sì, tifosi di Nole, si scherza, lasciateci almeno la possibilità di prendere in giro l’invincibile alieno, la nostra in fondo è solo invidia: noi che con una minima contrattura non abbiamo nemmeno la forza di tenere in mano lo smartphone, figuriamoci con uno strappo.

Che volete farci, è la vecchiaia. Ma come diceva il sommo Rino, invecchiare non è bello, ma l’alternativa è decisamente peggiore. Se ne dovranno fare una ragione anche Rafa Nadal (7) e Serena Williams (8): il primo, costretto a subire l’onta di una rimonta da due set avanti per la terza volta in carriera, la seconda costretta a piegarsi dinanzi alla nuova dominatrice. Diciamolo chiaramente, a furia di dire che nel tennis femminile uno Slam può vincerlo chiunque, siamo arrivati a dover invocare gli Dei di trovarci una degna rivale di Naomi Osaka (10) per non dover assistere ad una dittatura a lungo termine.

Naomi Osaka – Australian Open 2021 (via Twitter, @AustralianOpen)

I veri sconfitti di questo torneo sono comunque gli addominali (3): Berrettini, Carreno Busta, Ruud, Dimitrov traditi proprio da quei muscoli lì. Non ci sono più le tartarughe di una volta, per fortuna ci hanno pensato quello di Nole a salvare la categoria, grazie magari ai consigli dell’amico CR7.

Che torneo è stato per l’Italia? Purtroppo Giuseppe Conte ha dovuto dimettersi e non ha fatto in tempo ad emanare un ultimo Dpcm che prevedesse l’obbligo per lo stato amico dell’Australia di concedere un giorno di riposo obbligatorio al vincitore di un torneo ATP 250, soprattutto se altoatesino e predestinato. Come noto Draghi ha soppresso il ministero dello sport e allora per Sinner (6,5) non c’è stato nulla da fare contro Shapovalov e la stanchezza.

Degli addominali di Matteo Berrettini (7,5) si è detto, comunque un gran torneo il suo, mentre se Fabio Fognini (7,5), dopo essere stato oltre quattro ore in campo con Caruso, ha trovato la forza di litigare con Salvo e poi asfaltare De Minaur (come dicono quelli che commentano quelli che commentano il tennis alla tv) e poi tutto sommato non sfigurare con Rafa, vuol dire che è sulla buona strada per tornare al top. Chiarito comunque il motivo dell’acredine a fine partita trai due azzurri. A Fabio non erano andate giù alcune “stecche” fortunate del suo avversario, purtroppo però Fognini ignorava che Salvo è pronipote di Enrico, e non poteva pertanto tollerare l’accostamento della parola stecca con Caruso. Per rimanere in tema, il crescente rossiniano della disputa ha trovato finalmente pace negli spogliatoi al canto di pace “te voglio bene assaje”, per la gioia del neo Ct Volandri.

A proposito, spiace dover constatare le modalità con le quali la FIT ha liquidato il capitano di lungo corso Corrado Barazzutti, il quale ha riferito di aver appreso dai media del suo pensionamento. “Ci sono rimasto male, mi sarei aspettato almeno una telefonata da Max Giusti o Lea Pericoli”.

Lorenzo Sonego (4) è riuscito a perdere con due set di vantaggio contro l’organizzatore del torneo di Madrid, mentre Seppi (4,5) e Cecchinato (4,5) hanno perso al primo turno, dopo aver perso al primo turno anche nel torneo di preparazione e hanno proferito “abbiamo sbagliato a venire in Australia”. Ora, con tutto l’amore, verrebbe da chiedersi: ma Seppi che insomma oramai è agli sgoccioli e Ceck che non vince una partita sul cemento da 18 anni, precisamente, cosa si aspettavano dalla trasferta? Sara Errani (7) è stata la migliore delle azzurre dimostrando gran carattere e capacità vocali come ai vecchi tempi.

Nick Kyrgios (6,5) è tornato a giocare a tennis dopo un anno, ma i suoi ultras ci hanno già fatto rimpiangere il tennis a porte chiuse. È stato in ogni caso il torneo dell’armata russa con Rublev (7) robotico fino al massacro fratricida e Karatsev (9) – chi era costui? – fenomeno tardivo o meteora, ai posteri l’ardua sentenza. Ha deluso inevitabilmente Thiem (4), Stefanos Tsitsipas (8,5) ha compiuto l’impresa ed è finito esausto. La campionessa 2020 Kenin (4) ha finito in lacrime, Mentre per non far innervosire il governo australiano Ashley ha pensato di evitare feste e dunque no-Barty (5). Alla festa finale è invece arrivata Jennifer Brady (9), con Pegula (7,5) e Muchova (7,5) issatesi a vette inimmaginabili.

E adesso, tocchiamo ferro (no, Fiona, non denunciarci per molestie): dopo gli Australian Open 2020 ci pregustavamo una stagione con i fiocchi, quindi un più bel tacer non fu mai scritto.

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