Gli 87 anni di Rino Tommasi: l'Internet del tennis, prima che arrivasse il web

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Gli 87 anni di Rino Tommasi: l’Internet del tennis, prima che arrivasse il web

Nel compleanno del grande giornalista, un pensiero del direttore Scanagatta che è stato suo “allievo” ai tempi della rivista Tennis Club. E poi compagno di viaggi in giro per il circuito, nei tanti Slam condivisi tra cabine tv e sale stampa.

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Spegne oggi 87 candeline, Rino Tommasi. Un altro chilometro nella “passeggiata” verso i 100 di cui parlava esattamente un anno fa, scherzando a telefono con il direttore Scanagatta proprio nel giorno del suo compleanno. Il senso dell’umorismo – pur dovendo destreggiarsi tra qualche acciacco – non l’ha mai perso, lo stesso che riusciva a conciliare con la grande attenzione ai numeri nel leggere gli eventi sportivi che ha commentato. Il tennis e la boxe, sostanzialmente alla pari, le sue grandi passioni diventate materia di divulgazione quasi accademica. Del resto, possiamo parlare di uno dei “professori” del giornalismo italiano. Uno stile immediato, il suo, che ha lasciato il segno entrando nelle case degli appassionati grazie alle inimitabili telecronache in coppia con Gianni Clerici. Se Clerici era – per usare una definizione che va di moda – lo “storyteller” che sa coinvolgere, Tommasi lo completava con il suo essere – parole di Gianni Brera – “un cervello essenzialmente matematico, capace però di digressioni epico-fantastiche“.

Il volume “I circoletti rossi” – che QUI si può scaricare, nell’edizione a cura proprio di Ubaldo – raccoglie molte delle delizie raccontate in telecronaca. In realtà, la formazione di Tommasi è stata ampia e trasversale, passando per Tuttosport, Repubblica e Gazzetta dello Sport oltre che sulle pagine di riviste specializzate (su Tennis Club, da lui diretta, è iniziata la carriera giornalistica del ventenne Ubaldo). Se al termine di queste righe vi riproponiamo ancora il video su Tommasi della serie “Scanagatta racconta”, aggiungiamo per l’occasione un estratto del messaggio d’auguri che il direttore ha riservato al suo maestro. Un testo scritto per l’ITWA, l’associazione internazionale della stampa tennistica.

“Sono nato nel 1934 come Ken Rosewall”, diceva sempre. E Rosewall era il suo giocatore preferito di quell’epoca, mentre Stefan Edberg entrò nelle sue grazie dopo che lo vide giocare a Wimbledon nel 1983. “Se questo svedese non dovesse vincere Wimbledon nei prossimi cinque anni – fu la sua scommessa – io smetterò di scrivere di tennis”. Edberg, quando conquistò il suo primo Slam londinese nel 1988, incontrò Rino all’All England Club e gli ricordò scherzando: “Ti ho salvato il lavoro”. Molti anni prima, quando non eravamo ancora entrati nell’era dei computer, Arthur Ashe gli riconobbe: “Senza di te, Rino, non avrei mai saputo quante volte di seguito ho perso contro Rod Laver”. Non a caso, Gianni Clerici l’aveva ribattezzato “Compute-Rino”. Nella cura assoluta delle statistiche, Tommasi ha proseguito sulla scia del britannico Lance Tigay che però si è dedicato, fino al 1973, principalmente a Wimbledon. Scherzando, amava dire: “Prima che arrivasse l’era informatica moderna, io ero Internet”. Se non in assoluto, per il mondo del tennis un concetto non lontano dalla realtà. Del resto, insegnava, “non rovinare mai una bella storia con la verità”. Lui e Gianni Clerici, prossimo a compiere 91 anni, sono stati i miei migliori amici nel circuito. Oltre che due maestri di giornalismo.

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