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I numeri della settimana: grande Italia nella prima “Race” dell’anno
Sono 4 gli azzuri nella Top 20 della ATP Race dopo il primo Slam della stagione. Siamo la terza nazione per numero di punti complessivi

Il nostro Ferruccio ha raccolto i tre numeri più interessanti di questo primo spicchio di stagione. Vi proponiamo il primo, a stretto giro pubblicheremo anche gli altri due
4- i tennisti italiani (Berrettini, Fognini, Sinner e Travaglia) presenti nella top 20 della Race successiva al primo Slam dell’anno. Sommando i loro punti, 1473, si ottiene un lusinghiero terzo posto in una classifica per nazioni considerante solo i punti ottenuti dai cinquanta giocatori ad aver fatto meglio da gennaio in poi. Un risultato possibile grazie anche ai 133 raccolti da Lorenzo Musetti nelle due finali a livello Challenger conquistate nelle ultime settimane (sono già tre quelle raggiunte in carriera dal toscano, che tra dieci giorni compie 19 anni e questa settimana è diventato n.115 ATP).
La classifica descritta è condotta con ampio margine dalla Russia, vincitrice della seconda edizione della ATP Cup portando a casa tutti gli incontri di singolare (nei quali ha smarrito un solo set) grazie alle grandi prove di Medvedev e Rublev. Della stessa nazionalità dei due, entrambi grandi protagonisti anche agli Australian Open (in particolare Daniil, finalista dopo aver superato tra gli altri Andrei nei quarti) è stata la vera sorpresa del primo Slam dell’anno, il 27enne Aslan Karatsev, iscrittosi alle quali con appena tre vittorie complessive nel circuito maggiore e poi giunto fino alle semifinali del Major down under eliminando tennisti del calibro di Schwartzman, Auger-Aliassime e Dimitrov. Ai tre tennisti russi già citati va aggiunto poi Karen Khachanov (semifinale all’ATP 250 di Melbourne e terzo turno nel Major down-under) per un totale di 3195 punti raccolto in questa particolare graduatoria dalla Russia. Al secondo posto troviamo la Serbia, patria del campione degli Australian Open, Djokovic, e di Krajinovic (l’unico a togliere dei set a Medvedev prima che perdesse in finale) e Lajovic (per lui ottavi a Melbourne, i secondi della carriera in uno Slam): i tre in questo 2021 hanno sommato già 2410 punti. Curioso notare come queste due nazioni dell’est europeo anche nel 2020 erano state le due a far meglio di tutte in un’analoga classifica.
Dopo di loro, come detto, c’è l’Italia finalista all’ATP Cup grazie ai suoi primi due giocatori, Berrettini e Fognini. Matteo, che a Melbourne ha raggiunto per la quarta volta gli ottavi in un Major finisce la trasferta australiana con il rimpianto dovuto all’infortunio agli addominali che gli ha impedito di giocare contro Tsitsipas, ma anche portando con sè tanta fiducia per le vittorie ottenute su giocatori come Thiem, Bautista Agut, Monfils e Khachanov: il romano sembra essere tornato sui livelli (molto alti) a cui ci aveva abituato nel 2019. Fabio, invece, appare essersi messo definitivamente alle spalle uno sfortunatissimo – tra operazioni alle caviglie e Covid – 2020. Il ligure sotto la nuova guida tecnica di Alberto Mancini si è tolto la soddisfazione di superare Carreno Busta, dopo averci sempre perso nei precedenti sette scontri diretti, e di raggiungere il quarto turno per la terza volta a Melbourne (e sesta complessiva negli Slam), giocando molto bene contro De Minaur.
Bene anche Sinner e Travaglia, protagonisti nell’ATP 250 di Melbourne della prima finale tutta italiana del circuito ATP a distanza di quasi 33 anni dall’ultima (e in assoluto la prima non giocata sulla terra battuta): purtroppo Jannik ha poi pagato con l’eliminazione al primo turno degli Australian Open lo scotto di un sorteggio sfortunato (è stato abbinato a Shapovalov) e di aver giocato troppe partite in pochi giorni. Tuttavia, terminare la trasferta australiana con 250 punti, altra esperienza accumulata e la consapevolezza di essere il più giovane tennista dai tempi di Nadal nel 2005 a vincere due tornei di fila (sebbene nelle dieci partite vinte dall’azzurro per conquistare i due titoli si contino solo un successo su un top 20 e due su top 50) può essere considerato un buonissimo bilancio. Molto positivo anche l’inizio di 2021 per Stefano Travaglia, che continua la sua rincorsa all’accesso nella top 50 con una partenza di stagione che prima gli ha regalato i primi quarti a livello ATP (Antalya) e poi la finale del ATP 250 australiano, piazzamenti possibili grazie anche a vittorie come quelle ottenute contro top 50 come Hurkacz, Bublik e Kecmanovic.
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Scanagatta: “Alcaraz sembra molto più in forma di Djokovic ma mai sottovalutare il serbo”
“Fino al 6-2 6-1 5-2 lo spagnolo ha dominato Tsitsipas Come aveva dominato Musetti e Shapovalov. Djokovic è stato in difficoltà per un set e mezzo con Khachanov che non ha saputo approfittare della inizio incerto di Nole”
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Roland Garros: super Alcaraz stende Tsitsipas e arriva all’appuntamento con Djokovic [VIDEO-COMMENTO]
Nonostante qualche patema di troppo nel finale, Carlos Alcaraz supera in tre set Stefanos Tsitsipas. La semifinale della parte alta sarà quella più attesa

(da Parigi il nostro inviato)
[1] C. Alcaraz b. [5] S. Tsitsipas 6-2 6-1 7-6(5)

Non fosse stato per lo svarione finale nel terzo set, nel quale Carlos Alcaraz si è fatto rimontare dal 2-5 al 5-5 dopo che il match sembrava già vinto, si sarebbe potuto classificare questa prestazione del giovane spagnolo come la più incredibile della sua carriera. Un’ora e tre quarti di demolizione della testa di serie n. 5 Stefanos Tsitsipas, che sembrava una comparsa qualunque, totalmente in balia dell’avversario e incapace di trovare qualsiasi soluzione. Poi un calo di concentrazione sulla dirittura d’arrivo ha complicato oltremodo la faccenda, rischiando di riaprire un match già chiuso, ma la solida prestazione del tie-break ha messo tutto a posto e consegnato al tennis la semifinale che stava cercando.
LA PARTITA – Tsitsipas inizia molto convinto con tre ace e un rovescio vincente nel primo turno di battuta. Ma è solo un fuoco di paglia, perché il match prende ben presto una piega diversa: Alcaraz sembra in grande spolvero e Tsitsipas non appare in grado di tenere la sua velocità di crociera. Tre errori gratuiti al terzo gioco inguaiano il greco sul 15-40, ma con il servizio annulla le due palle break, e una terza poco dopo. Saranno le uniche nel set (e in quello successivo), perché un doppio fallo e un diritto vincente dello spagnolo confezionano il primo break della serata.
Carlitos sembra inarrestabile, spara vincenti da tutte le parti e Tsitsipas semplicemente non tiene il ritmo. Inizialmente Stefanos riesce a trovare qualche punto con il servizio centrale, ma è una fase che dura poco perché Alcaraz non impiega molto a trovare la misura della risposta e a fare danni anche sul servizio del suo avversario. Il secondo break della partita arriva sul 4-2 con un passante di diritto in corsa lungolinea che ha fatto fischiare le orecchie di Sampras (o Lendl, a seconda della generazione di riferimento).
Il primo set si chiude 6-2 in 30 minuti, e Alcaraz è talmente impaziente di continuare a martellare che si alza dalla sedia a metà della pausa tra i set, rischiando di farsi annaffiare dagli addetti alla manutenzione del campo, che devono scansarlo per non fargli una doccia anzitempo.
Dire che il secondo set è a senso unico sarebbe un eufemismo: 28 punti a 13, con Tsitsipas che riesce solamente a fare la metà dei punti del suo avversario nei suoi propri turni di battuta (8-16). La sequenza di vincenti di Alcaraz è impressionante: diritti, rovesci, volée, palle corte millimetriche; se fosse un match di pugilato ci sarebbero gli estremi per il K.O. tecnico. Sull’1-3 0-30 un applauso di incoraggiamento scuote un poco Tsitsipas, che però sulla palla game commette un doppio fallo (il quarto) e poi finisce per perdere ancora il servizio
Dopo 65 minuti lo spagnolo è avanti due set a zero e il pubblico comincia a rumoreggiare, forse pensando al salato biglietto pagato per assistere a questa sessione serale. Il terzo set continua sulla falsariga dei primi due: Tsitsipas si porta sul 40-15 nel secondo game, ma tre errori gratuiti e un passante incrociato di diritto di Alcaraz su una palla corta consegnano il break al murciano che poi si lancia sul 3-0 in un attimo.
Con il solo scopo di salvare quantomeno la faccia Stefanos prova a giocare in forcing, e con il sostegno del pubblico interrompe una serie di sette giochi consecutivi, salutato dal boato più assordante che questo stadio abbia prodotto negli ultimi giorni, un boato che ha probabilmente fatto male come un pugnale conficcato nel costato, nonostante le braccia alzate al cielo a festeggiare il game vinto.
Ogni errore di Alcaraz, ogni punto di Tsitsipas viene salutato da un’ovazione del pubblico che vuole vedere più tennis di quello che sembra destinato a ricevere. Sul 4-2 Alcaraz viene per la prima volta costretto al 40-40 sul proprio servizio, ma due servizi vincenti spengono ogni velleità di registrare questo game come qualcosa di più di una notazione statistica.
Sul 5-2 Tsitsipas annulla due match point, poi raccoglie due errori gratuiti che iniziano a far percepire come Alcaraz abbia tolto il piede dall’acceleratore. E infatti accade ciò che fino a qualche minuto prima sarebbe stato imponderabile: con tre errori gratuiti lo spagnolo cede la battuta per la prima volta nel match e rimette in gara Tsitsipas, il quale sospinto dal pubblico annulla con il servizio un altro match point (il terzo) sul 4-5 e pareggia.
Alcaraz prova a scuotersi con due ace, chiama il supporto della folla con un passante di diritto in corsa e tiene il servizio a zero per il 6-5. Tsitsipas raggiunge il tie-break e si carica sempre di più per provare a riaprire una partita che sembrava morta e sepolta.
Carlitos fatica a trovare la misura sulla risposta e Stefanos prova a insistere con il serve and volley, con buoni risultati, ma nel terzo punto del tie-break Alcaraz riesce a farsi spazio con diritto e tirare un vincente lungolinea dall’angolo sinistro per ottenere il minibreak che sarà decisivo. Sul 3-6 Tsitsipas annulla altri due match point, ma sulla sesta palla incontro, la prima che lo spagnolo può giocare sul proprio servizio, una volèe di rovescio chiude la contesa dopo due ore e 12 minuti di gioco.
LA SEMIFINALE PIÙ ATTESA – Si è così confezionata la semifinale che tutti volevano vedere, quella tra Carlos Alcaraz e Novak Djokovic i due tennisti che per buona parte dell’anno si sono alternati alla posizione n. 1 del ranking, e che possono a buona ragione essere considerati i più forti sulla terra battuta, e forse non solo sulla terra battuta. Un solo precedente, quella incredibile semifinale al Mutua Madrid Open dello scorso anno durata 3 ore e 36 minuti e vinta da Alcaraz per 7-5 al tie-break decisivo. Speriamo la partita di venerdì sia altrettanto bella.
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Roland Garros, Muchova: “Alla fine del 2022 ero n°200, ora il cielo è l’unico limite”
Entusiasta per la prima semifinale al Roland Garros, Muchova non si pone limiti ma resta umile: “Non penso al n°1, voglio ragionare passo dopo passo”

Per la seconda volta nella sua carriera Karolina Muchova ha raggiunto le semifinali di un torneo dello Slam. La ceca ci è riuscita dopo aver gestito 7-5 6-2 Anastasia Pavlyuchenkova, finalista al Roland Garros nel 2021. “Sono felice questa vittoria e per aver chiuso in due set” – ha esordito la prossima (almeno) n°19 WTA in conferenza stampa. Di seguito le sue dichiarazioni più interessanti.
D: Quando di sei spinta in semifinale all’Australian Open o ai quarti di Wimbledon sembrava che fossi un po’ spompata fisicamente. Come ti senti adesso a livello fisico in vista della tua prima semifinale a Parigi?
Karolina Muchova: “Paragonando questo torneo con quelli citati prima mi sento alla grande. Credo di aver giocato più match che si sono conclusi in due set, sicuramente questo mi ha aiutato a risparmiare un po’ di energia. Domani avrò un giorno di riposo, mi sento bene”.
D: Senti di essere una giocatrice diversa quest’anno sulla terra battuta? I numeri sono dalla tua parte: 9 vittorie e due sconfitte finora sul rosso, qui sei in semifinale. È successo qualcosa in particolare?
Karolina Muchova: “Anno dopo anno sto cercando di diventare una giocatrice migliore su ogni superficie. Quest’anno ho fatto molto bene a Roma, mi sono preparato bene. Anche qui ho cominciato bene e ho ottenuto molta fiducia, ora ovviamente mi sento meglio sulla terra“.
D: Oltre ad essere una grande giocatrice, so che ti piace cantare e suonare la chitarra. Quando sei sul campo da tennis come fai ad essere sicura di suonare tutte le note giuste?
Karolina Muchova: “Non credo di essere così brava, al massimo so suonare qualche accordo. Se sai suonare dai 5 ai 7 accordi riesci bene o male a cavartela con tutte le canzoni. Sicuramente mi piace, è un bell’hobby per me“
D: Hai avuto un sorteggio piuttosto duro contro Maria Sakkari. Guardandoti indietro, credi che aver avuto un primo turno così importante contro un’avversaria così tosta ti abbia aiutato?
Karolina Muchova: “Nel complesso credo che mi abbia aiutato. Battere una top10 è sempre d’aiuto, poi i primi turni sono sempre complicati. La sfida con Maria era molto dura per entrambe, sono contenta di esssere stata colei che ha lasciato il campo da vincitrice”
D: Farai un grande balzo in avanti in classifica dopo questo torneo. Dove ti vedi in futuro? Qual è il limite? Ti vedi in top10?
Karolina Muchova: “Non penso troppo a queste cose. Sono molto contenta di questo torneo e di aver migliorato un po’ la mia classifica. Alla fine dello scorso anno ero intorno al n°200 (mentre da lunedì rientrerà in top20, ndr), sicuramente questo risultato mi aiuterà nei prossimi tornei. Il cielo è l’unico limite, ma non sto pensando ad essere top5 o n°1, voglio pensare passo dopo passo. Farò il possibile per spingermi oltre i miei limiti“
D: Hai già affrontato Sabalenka nel 2019, quali impressioni hai su di lei?
Karolina Muchova: “Non ho molti pensieri su Aryna a dire il vero. Che cosa posso dire? È una grandissima giocatrice, molto aggressiva. Sarà una partita durissima: darò tutta me stessa per cercare di complicarle la vita“.