Numeri della settimana: la lunga attesa di Goffin, la prima volta di Popyrin

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Numeri della settimana: la lunga attesa di Goffin, la prima volta di Popyrin

Quattro partite vinte di fila non arrivavano da Cincinnati 2019 per il fresco vincitore a Montpellier. Successo inatteso per il giovane australiano a Singapore

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David Goffin, con il trofeo - Montpellier 2021 (via Twitter, @OpenSuddeFrance)
 

21- i tornei a cui David Goffin aveva partecipato prima di tornare a vincere quattro partite di fila, come gli è invece riuscito la settimana scorsa a Montpellier, dove ha conquistato il titolo di campione dell’undicesima edizione dell’Open Sud de France. Il belga, reduce da un 2020 opaco, non centrava una simile serie di partite vinte dal Masters 1000 di Cincinnati nel 2019: in quel caso i match terminati positivamente furono cinque e gli consentirono di arrivare in finale (ma in quel torneo il belga non superò nessun top 20, come invece accaduto qualche giorno fa). Per Goffin, proprio quello in Ohio è stato sinora il piazzamento più importante della carriera dopo la finale raggiunta al Masters di Londra nel 2017: in quella circostanza fu il sesto giocatore a sconfiggere nello stesso torneo Nadal e Federer.
David, divenuto trentenne un paio di mesi fa, vincendo a Montpellier il suo quinto torneo nel circuito maggiore ha ricordato a tutti l’universalità del suo tennis: non solo su ogni superficie di gioco ha almeno una volta superato un top 10, ma si è anche imposto sulla terra (Kitzbuhel 2014), sul cemento all’aperto (Shenzhen e Tokyo 2017), sul duro in condizioni indoor (oltre che la settimana scorsa, su questa tipologia di superficie aveva già vinto a Metz nel 2014), senza dimenticare che sull’erba ha fatto finale ad Halle nel 2019 e a Wimbledon ha colto uno dei tre quarti di finale a livello Slam raggiunti sin qui in carriera. Grazie alla sua poliedricità tecnica ad alti livello, da quando nella primavera 2015 ha fatto il suo primo ingresso nella top 20 Goffin ha sconfitto almeno una volta (con l’eccezione di Andy Murray, contro cui ha perso in tutte le sei occasioni che lo ha affrontato) tutti i tennisti con un best career ranking in top 5 contro cui ha giocato, garantendosi una classifica che oltre al picco del settimo posto ATP sinora lo ha fatto soggiornare per 58 settimane nella top 10 e ben 252 nella top 20. A Montpellier, dove giocava per la sesta volta in carriera (le prime due si era fermato in quali) avendo raggiunto nel torneo per due volte le semifinali, ha puntellato la sua classifica approfittando anche di una settimana in cui nei tre tornei in calendario nel circuito maschile c’erano iscritti solo tre giocatori tra i primi 25 al mondo. Un obiettivo centrato, pur soffrendo in tre delle quattro partite giocate, nelle quali ha avuto la meglio solo al terzo set e giocando per più di due ore. Solo con Sonego in quarti per lui il successo è arrivato piuttosto facilmente, ma nel suo esordio con la wild card locale Bonzi, in semi contro Geramisov e in finale contro Bautista Agut (in quella che è stata la sua prima vittoria contro un top 20 da oltre un anno) ha dovuto sudare non poco per tornare a sorridere professionalmente.

30- i tabelloni principali del circuito ATP ai quali Alexei Popyrin aveva partecipato prima di Singapore, raggiungendo una sola volta i quarti (nell’ATP 250 di Atlanta nel 2019). Il 21enne tennista nato a Sydney, di chiare origine russe, era atteso da un po’ di tempo a un exploit come quello arrivato alla prima edizione dell’attuale millennio (se ne erano già giocate sei a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta) del Singapore Tennis Open. Gli australiani seguivano da almeno un paio di anni con grande fiducia il suo approccio nel circuito maggiore: Popyrin nella primavera 2017 si era imposto con una striscia di 17 vittorie consecutive che gli aveva consentito di vincere anche Bonfìglio e Roland Garros juniores e di salire al numero due del ranking di categoria. Nel 2018 il tennista australiano vinceva a Basilea la prima partita a livello ATP, seguita un paio di mesi dopo dall’exploit a Melbourne contro Thiem, allora 8 ATP, un successo che fungeva da volano per un 2019 caratterizzato da ben dieci qualificazioni ai tabelloni principali e complessive quattro vittorie contro top 50, risultati che gli consentivano di arrivare al best career ranking di 87 ATP. Nel 2020 l’australiano rallentava però la sua crescita: eccezion fatta per la conferma del terzo turno agli Australian Open, non riusciva nemmeno una volta a qualificarsi nei main draw ATP e -complice anche la sospensione del circuito a causa della pandemia- dopo il primo Slam dell’anno non vinceva più nessuna partita nel circuito maggiore, chiudendo la stagione fuori dai primi 100, una fascia di classifica in cui era rimasto, prima di Singapore, complessivamente per ventotto settimane. Quest’anno aveva già fatto intravedere segnali di ripresa, arrivando al terzo turno all’ATP 250 di Melbourne (dopo aver sconfitto un top 60 come Tommy Paul, appartenente a una fascia di classifica contro cui non riusciva a vincere da più di un anno) e soprattutto agli Australian Open, dove aveva superato Goffin in un primo turno durato cinque set e quasi quattro ore che ha messo curiosamente di fronte tennisti vincitori di due dei tre tornei in programma la scorsa settimana. A Singapore, grazie a una entry list modesta (nel main draw c’erano appena quattro tennisti nella top 50 e altrettanti colleghi nella top 100) ha approfittato di un buco di tabellone per sconfiggere tre avversari (Eubanks, Adrian Andreev e Ebden) compresi tra la 240° e la 423° posizione del ranking per poi in semifinale ottenere uno scalpo tennistico importante, sebbene in una fase di (momentaneo?) declino, come quello di Marin Cilic, superato con un doppio tie- break. Nell’atto conclusivo del torneo con Bublik Popyrin ha recuperato un set di svantaggio e ha poi chiuso con la vittoria una settimana che non dimenticherà mai, infarcita da 60 ace messi a segno nei cinque incontri che gli hanno regalato il primo titolo della carriera, 250 punti che lo hanno catapultato al best career ranking di 82 ATP e un assegno di quasi venticinquemila dollari.

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