Torna Qureshi-Bopanna, "il doppio della pace" con un pakistano e un indiano

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Torna Qureshi-Bopanna, “il doppio della pace” con un pakistano e un indiano

Soprannominati “Indo-Pak Express”, i due finalisti dello US Open 2010 giocheranno insieme ad Acapulco dopo più di sette anni

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Aisam-ul-Haq Qureshi e Rohan Bopanna - US Open 2010
 

Aisam-ul-Haq Qureshi e Rohan Bopanna sono praticamente gemelli. Il primo compirà 41 anni il 17 marzo, mentre il secondo li ha fatti il 4 marzo, e la notizia di questi giorni è che per la prima volta dal 2014 torneranno a giocare un torneo in coppia ad Acapulco, la prossima settimana. Fin qui niente di strano apparentemente, se non per il fatto che i due sono nati dalle parti opposte di uno dei confini più caldi del pianeta (Qureshi è pakistano e musulmano, Bopanna indiano e induista) ma sono grandi amici, e per qualche anno sono stati una delle migliori coppie di doppio del mondo, in barba a rapporti che al loro meglio sono quasi inesistenti fra i due Paesi.

I due (soprannominati “Indo-Pak Express“) hanno giocato insieme per la prima volta al Challenger di Denver del 2003, ma si conoscono da molto prima. Hanno vinto cinque tornei insieme, raggiungendo anche la finale dello US Open del 2010 persa contro i Bryan in un doppio tie-break – nella medesima stagione fecero i quarti a Wimbledon e raggiunsero la Top 10 (Bopanna fu anche N.3), mentre l’anno seguente si qualificarono per le Finals. Si sono separati una prima volta nel 2012, prima delle Olimpiadi, riunendosi poi per vincere Dubai 2014 e andando ciascuno per la propria strada dopo il torneo di Shenzen nel settembre di quell’anno.

LA NOTIZIA

Adesso è arrivata la reunion messicana, dove hanno acciuffato l’ingresso diretto in tabellone come ultima coppia del cut-off; per il momento l’idea è di riunirsi per una sola settimana perché entrambi sprovvisti di partner – quest’anno Bopanna stava giocando con Ben McLachlan (dopo qualche buon risultato fra 2019 e 2020 con Denis Shapovalov), mentre Qureshi era con Tomislav Brkic. A quanto sembra, l’idea è affiorata durante l’Australian Open, dove avrebbero parlato di fare coppia a Dubai, dove avevano vinto nel 2014 e quindi pensavano di poter ottenere una wildcard. Il rischio di attendere un invito del torneo, però, è sempre quello di rimanere a bocca asciutta, e quindi la scelta è ricaduta su Acapulco perché sarebbe stato più semplice entrare con il loro combined ranking di 89.

Io ed Aisam siamo sempre stati grandi amici, e a questo punto della mia carriera è bello poter giocare con una persona che conosco da così tanto tempo“, ha dichiarato Bopanna. “Per ora giocheremo insieme solo per questo evento, anche perché, se già è stata dura ottenere un posto in un 500, figuratevi per un 1000. Noi doppisti stiamo letteralmente vivendo settimana per settimana a questo punto. Proverò a trovare un partner diverso per ogni torneo fino a che non ne avrò trovato uno fisso“.

Qureshi ha appena vissuto un’esperienza molto particolare, visto che il suo Pakistan ha appena ospitato i primi incontri di tennis professionistico su erba dall’inizio della pandemia, perdendo per 4-0 ad Islamabad contro il Giappone nel World Group 1 di Coppa Davis: “Onestamente mi mancava giocare con Rohan. Negli ultimi anni è sempre stato molto più alto di me in classifica e ha trovato un partner di grande livello come Shapovalov. Se in questo momento avesse qualcuno di così forte con cui giocare non oserei mai nemmeno chiedergli di fare coppia con me, perché per lui è molto più sensato giocare con un ragazzo più giovane. Al momento lui è N.40 e io sono 49, se dovessimo fare bene ad Acapulco e tornare fra i primi 40 non si sa mai, potremmo anche decidere di prolungare l’esperimento“.

L’IMPORTANZA DELLA COPPIA

Stando alle loro dichiarazioni, i due vivono il sodalizio in modi diversi. “Il mio ragionamento è semplice, lui è un mio grande amico e giocheremo insieme un torneo – questo è il modo in cui si vedono le cose nel mondo dello sport“, ha detto Bopanna. “Se ci pensate bene, siamo gli unici rappresentanti dei rispettivi Paesi ad Acapulco; non è che ci siano centinaia di indiani che giocano grandi tornei ogni settimana. Le persone sono libere di commentare come vogliono, non si tratta di giudicare chi sono io. Molto semplicemente, devo giocare nei tornei più importanti per guadagnare posizioni e qualificarmi per le Olimpiadi. Siamo 1,3 miliardi di persone in India, se c’è solo un tennista che gioca in un torneo come Acapulco forse è il caso di lasciarlo partecipare con chi vuole piuttosto che fare in modo che non giochi del tutto“. Un ulteriore vantaggio per lui è l’età avanzata di entrambi: “Almeno sappiamo che in allenamento privilegeremo la qualità invece di passare ore e ore sul campo come facevamo da giovani. Alla nostra età il nostro corpo non regge più certi sforzi”.

Aisam-ul-Haq Qureshi e Rohan Bopanna

Nonostante il pragmatismo del doppista indiano, che giustamente vuole pensare ai risultati, la notizia non può essere limitata al solo tennis, però. Come già scritto dalla sempre ottima Slalom, la newsletter di Angelo Carotenuto, per esempio, le due nazionali si sarebbero dovute sfidare in Davis nel 2019, in un momento di grande tensione dovuta al declassamento dell’autonomia del Kashmir (regione contesa e divisa fra India, Pakistan e Cina) da parte del governo di New Delhi. Il match fu spostato a Nur-Sultan, in Kazakistan, per ragioni di sicurezza (provocando il boicottaggio dei migliori giocatori pakistani – la sfida si concluso con un 4-0 piuttosto surreale), cosa che nel cricket succede ormai da anni: basti pensare che nel 2018 Qureshi stesso, che stava preparando Wimbledon, poté andare a vedere il Champions Trophy fra le due nazioni perché questo venne spostato addirittura a Birmingham. I due sono uno dei pochi punti di contatto fra due Paesi i cui rapporti di tensione risalgono al colonialismo britannico (fra l’altro il nonno di Qureshi è stato campione nazionale indiano prima della separazione fra i due Paesi avvenuta all’ottenimento dell’indipendenza del 1947).

A dispetto di qualsivoglia problema politico fra i nostri Paesi, per me Rohan, sua moglie Supiria e le loro figlie sono come una famiglia“, ha dichiarato Qureshi. “Siamo stati entrambi ambasciatori di pace e credo fermamente che la pace sia l’unica soluzione per andare avanti, non solo fra India e Pakistan. Tutto il mondo è in sofferenza, e questa è una lezione per noi tutti affinché ci comportiamo con umanità ed umiltà a prescindere dai confini nazionali. […] A inizio carriera sono stato criticato pesantemente per aver giocato con l’israeliano Aamir Hadid, ma nel caso di Rohan tutti in Pakistan sanno che è il mio migliore amico sul tour, anzi, prima di questo annuncio le persone mi chiedevano sempre quando ci saremmo riuniti ogniqualvolta andassi in giro per il Paese“.

GLI SFORZI DIPLOMATICI

Al di là di tutto, Bopanna e Qureshi sono sempre stati consci del significato della loro accoppiata. Nel periodo della loro ascesa nel 2010, Bopanna e Qureshi avevano creato la fondazione “Stop War Start Tennis” con l’obiettivo di giocare un match di esibizione mettendo la rete sulla Radcliffe Line che separa i due Paesi nel villaggio di Wagah. Entrambi sono parte del “Champions For Peace“, un’organizzazione di atleti con base a Montecarlo che si occupa di promuovere la pace attraverso lo sport, e hanno vinto l’Arthur Ashe Award per i loro sforzi umanitari.

Qureshi, in particolare, non limita i suoi sforzi ai 23,78×10,97 del rettangolo di gioco: con “Stop War Start Tennisha aiutato a promuovere il tennis in varie regioni d’Asia come l’Afghanistan, lo Sri Lanka e la Cambogia, fornendo racchette e sedie a rotelle da gioco, uno sforzo che gli è valso il Peace and Sport Award assegnatogli dal Principe di Monaco.

In quanto pakistano e musulmano non mi aspettavo di ricevere simili riconoscimenti, perché sono abituato ad essere guardato in modo diverso ovunque vada. Durante la pandemia sono riuscito ad aiutare i miei connazionali con la campagna ‘Star against Hunger’ [si è impegnato di persona nella distribuzione di viveri a Lahore, ndr], e sono stato felice dell’aiuto di campioni come Roger, Rafa, Novak, Tsitsipas e Sania Mirza, che hanno donato memorabilia autografati per aiutarci a raccogliere fondi“.

Che si tratti di una tantum, quindi, o di qualcosa di più duraturo, il ritorno dell’Indo-Pak Express è certamente motivo d’interesse, nonché un emblema dello spirito transnazionale che ha da sempre contraddistinto il tennis fin dagli albori del gioco, uno spirito che nel loro caso supera una delle barriere più complesse sullo scacchiere internazionale.

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