Sinner: "Devo migliorare ancora tanto, una partita vinta o persa non cambia niente"

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Sinner: “Devo migliorare ancora tanto, una partita vinta o persa non cambia niente”

Jannik archivia già il successo sofferto contro Kakchanov: “Bello vincere ma martedì ce n’è già un’altra”

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Jannik Sinner ha fatto suo il terzo confronto ufficiale con Karen Khachanov, duro e combattuto come si annunciava visti precedenti: quasi tre ore di gioco, addirittura mezz’ora per completare appena i primi tre game. Prima di prendersi il meritato riposo in vista degli allenamenti di lunedì e del match di martedì contro Emil Ruusuvuori, Jannik comincia così a descrivere cosa è appena successo in campo in quella domenica vittoriosa: “Oggi è forse il giorno più caldo, poi c’è un po’ di vento e tanta umidità. Situazioni non facili. Cerco di adattarmi nel miglior modo possibile alle differenti condizioni dei vari tornei; a volte va bene, altre volte meno. Magari all’inizio io ho sofferto un po’ di più, ma le condizioni erano le stesse per entrambi. Se all’inizio vado 3-0, forse è più semplice, ma non si sa. Alla fine ho perso il primo set, ho provato a stare lì subito nel secondo e ho annullato una palla break. Ci alleniamo proprio per incontri di questo tipo, duri fisicamente e mentalmente. Sono contento, ma dopodomani c’è già un’altra partita e si tratta di andare avanti”.

Nella pausa alla fine del primo parziale, Jannik era visibilmente affaticato, molto più dell’avversario, situazione non ideale in vista della necessaria rimonta, ma che l’azzurro ha poi smentito nei fatti. Come c’è riuscito? Non si vince solo fisicamente, ci sono sempre anche altre soluzioni. Alla fine del secondo, ho spinto un po’ di più, anche nei game di risposta del terzo e magari l’ho messo fuori equilibrio. Anche oggi poteva finire al tie-break [come allo US Open e a Melbourne 1] perché lui era 4 pari 40-15, ma ho fatto quattro punti buoni”.

Quello del secondo set contro Khachanov è stato il nono tie-break vinto su undici giocati quest’anno. Il campione esce nei momenti importanti? Jannik frena. “Ogni partita è diversa. Ovvio, provo a vincere tutti i tie-break, ma dipende tanto da cosa fai prima del tie-break, come giochi, soprattutto in che modo giochi i punti prima. Puoi vincerlo o perderlo, ma è fondamentale quello che succede prima”.

A proposito del punto che l’ha portato alla palla break che avrebbe deciso il terzo set, la gran corsa sulla demi-volée smorzata per chiudere con l’appoggio stretto di dritto, Sinner si mantiene fedele alla linea di pensiero già espressa in altre occasioni. “Quando ho fatto il recupero di rovescio, sono corso subito in avanti perché ho visto che la prendeva bassa e l’unico colpo possibile era quello. Per me era importante quel punto, ma come tutti i punti, non è che ci sia solo quello. Sapevo che, se andavo a palla break, magari lui giocava una seconda e io spingevo; così è andata, sicuramente però non ho vinto tutta la partita per un punto. Il risultato non si vede da lì ma nell’insieme”.

Il discorso sul singolo punto per l’esito di una sfida vale anche per il risultato di un match rispetto al lavoro da fare. Ho tutto da migliorare. Non è che, se vinci una partita dura, sei forte e, se magari oggi la perdevo, non sei forte. Ci sono partite dove l’approccio è giusto e altre dove sbaglio. È proprio l’approccio, l’idea con cui vado in campo, neanche la partita in sé. Come contro Bedene a Montpellier, ho sbagliato perché non ho fatto il mio gioco. Guardo tantissimo le mie sconfitte e provo a imparare da lì. Poi, se qualche volta a 19, 20, 21 anni vai in campo e sei stanco, non succede nulla, è una partita”.

Una vittoria, per come è stata ottenuta e per la caratura dell’avversario, che non può che dare fiducia; tuttavia, di nuovo, il nostro sminuisce l’episodio a favore del quadro generale. “Sì, sono incontri che danno fiducia, ma soprattutto si tratta di capire cosa ho fatto di buono e cosa posso fare meglio”.

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