L'urlo di Berrettini dopo 11 game consecutivi: è semifinale a Madrid, la seconda in un '1000'

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L’urlo di Berrettini dopo 11 game consecutivi: è semifinale a Madrid, la seconda in un ‘1000’

MADRID – Matteo Berrettini rimonta una partita che sembrava persa contro Garin: sotto 7-5 3-1 infila undici giochi consecutivi. Sfiderà Ruud per la rivincita di Roma e un posto in finale

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da Madrid, il nostro inviato

Prosegue il cammino dell’ultimo azzurro rimasto in gara nel Masters 1000 di Madrid, che con straordinaria caparbietà ha rimesso in piedi un match che sembrava compromesso. Matteo Berrettini infatti ha battuto Christian Garin (5-7 6-3 6-0) per la seconda volta in carriera su tre precedenti, la prima sulla terra dopo la sconfitta nella finale di Monaco 2019. La seconda parte di una rivincita che Matteo si era già preso parzialmente a Shanghai nel 2019, il primo (e fino a oggi unico) 1000 in cui aveva centrato una semifinale. Con questa edizione del torneo di Madrid diventano due, a conferma della capacità che Berrettini ha avuto negli ultimi mesi: pur tra un infortunio e l’altro, ha saputo capitalizzare al meglio le poche settimane in cui è riuscito a stare in campo dall’inizio alla fine.

Oggi il n.1 d’Italia è rimasto in campo due ore e 6 minuti e l’ha spuntata al terzo dopo esser stato sotto di un set e un break. A quel punto Matteo si è aggrappato al match con grande determinazione e, approfittando di un calo contemporaneo del suo avversario, ha ribaltato la situazione con una serie di 11 giochi consecutivi; tutte le certezze del cileno sono svanite in un attimo, pur senza particolari segnali.

LA PARTITA – La tensione per l’elevata posta in palio ha fatto subito il suo effetto dato che, nonostante le grandi doti alla battuta dei due, il match si è aperto con due break. Spesso perdere il servizio a freddo può lasciare strascichi che possono compromettere l’intero set, ma se si riesce a rimediare all’istante – com’è stato bravo a fare Matteo con un ottimo dritto – l’inerzia può girare a proprio vantaggio e il sollievo per il pericolo scampato può tramutarsi in coraggio per passare in vantaggio. Purtroppo però questo non è accaduto e il primo set alla distanza è andato a Garin. Fare eccessivo affidamento sulla prima di servizio può avere come controindicazione il fatto che, quando viene a mancare, ci si trovi sprovvisti di alternative. A Berrettini è accaduto nell’undicesimo game: sul 30-30 Matteo ha giocato due punti con la seconda palla e il cileno ne ha approfittato. Alla fine, un attacco troppo debole dell’italiano ha decretato il break e avanti 6-5 Garin ha continuato a insistere con il suo servizio sul rovescio di Berrettini, che raramente ha saputo controllare le bordate del suo avversario. Dopo 39 minuti di gioco, Berrettini si è ritrovato sotto 7-5.

Nel secondo parziale Berrettini si è ritrovato di nuovo in difficoltà in avvio, e un game un po’ sciagurato (una smorzata in rete e qualche accelerazione di dritto sballata) lo hanno mandato sotto nel punteggio. Il piccolo battibecco con l’arbitro, per una prima palla di Garin considerata out dall’italiano ma certificata in dall’occhio di falco, deve aver in qualche modo scosso Matteo che di solito in campo è molto compassato. Questo pizzico di ‘pepe’ in una partita che viveva di folate e non particolarmente spettacolare, né facile da controllare per la solidità dell’avversario, gli ha dato la carica giusta proprio quando sembrava essere con l’acqua alla gola: da uno svantaggio di 7-5 3-1, infatti, Berrettini ha preso le redini dell’incontro e ne ha completamente stravolto l’andamento. Il tennis sa essere simile a una bilancia, e per un avversario che sale quasi sempre c’è l’altro che scende, ma il calo di Garin è stato addirittura verticale dopo più un’ora giocata con grande concentrazione.

Berrettini, di fronte a un avversario quasi ipnotizzato, ha infilato cinque game consecutivi e con il dodicesimo ace a 211km/h ha rimesso in equilibrio l’incontro. Da un lato c’è da considerare le responsabilità di Garin, ma Berrettini ha confermato ancora una volta una straordinaria dote nella lettura dell’incontro: appena si è reso conto del cedimento dell’avversario, è riuscito immediatamente ad aumentare i giri del motore e non ha commesso di guardare nello specchietto retrovisore una volta affiancato l’avversario in corsia di sorpasso.

A inizio terso set il pubblico, che inizialmente pendeva leggermente verso il cileno com’era facile intuire dai frequenti “Vamos Chile“, si è appassionato alla rimonta del n. 10 del mondo e i tanti italiani presenti sugli spalti hanno trovato il coraggio di far sentire la propria voce. Berrettini in qualche modo li ha ripagati e ha proseguito la sua cavalcata trionfale annichilendo, anche un po’ ingenerosamente per quanto visto nella prima parte dell’incontro, un avversario ormai visibilmente scosso e incapace di reagire. All’aumentare del vantaggio di Matteo è invece diminuita la quantita di spettattori sugli spalti, che sono stati definitivamente evacuati alle 22:45 quando restava un game da giocare; a causa del coprifuoco, tutti gli spettatori sono stati invitati a uscire.

Pochi istanti più tardi, in un Manolo Santana Stadium ormai vuoto, l’urlo di liberazione a seguito dell’ace a 217km/h che ha messo fine alla partita è risuonato ancora più intensamente, con tanto di rimbombo. Sabato Berrettini giocherà, non prima delle 21, la seconda semifinale in un Masters 1000 dopo quella persa a Shanghai 2019 contro Zverev. Contro Casper Ruud non sarà facile, anzi, la sensazione è che Matteo parta sfavorito anche in virtù del precedente giocato a Roma qualche mese fa. C’è però una cosa che Berrettini ha dimostrato a chi forse lo aveva dimenticato troppo presto: se il titolo di numero uno d’Italia è sulle sue spalle, se la permanenza in top 10 (pur con gli aiuti del nuovo regolamento) sta durando così tanto, non è per nulla un caso.

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