Uno tra Delbonis e Opelka giocherà la semifinale a Roma. Per 'colpa' di Auger-Aliassime

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Uno tra Delbonis e Opelka giocherà la semifinale a Roma. Per ‘colpa’ di Auger-Aliassime

In uno spicchio di tabellone mal presidiato da Medvedev e Schwartzman, si sono infilati un terraiolo di seconda fascia e un gigante americano

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Reilly Opelka alle Davis Cup Finals 2019 a Madrid (foto Kosmos Tennis)
 

Il titolo è una piccola provocazione, ma sintetizza il motivo per cui due giocatori che è abbastanza improbabile trovare in un quarto di finale di un Masters 1000 – Reilly Opelka e Federico Delbonis, quest’ultimo all’esordio – si contenderanno un posto tra i primi quattro al Foro Italico.

In uno spicchio di tabellone presidiato per metà da teste di serie allergiche alla terra (Medvedev e Hurkacz) e per metà da teste di serie in un brutto momento di forma (Goffin e Schwartzman), uno come Felix Auger-Aliassime aveva quasi il dovere di infilarsi, o quantomeno di provarci davvero. E invece ci ha provato per un set solo con l’ottimo Federico Delbonis, che reduce dal buon ottavo perso a Madrid contro Berrettini è addirittura riuscito a fare un passo in più qui a Roma. Per dirla in un altro modo, l’argentino ha spiegato al neo-allievo di Toni Nadal (che probabilmente ha intuito quanto il lavoro da fare non sia banale) come si gioca a tennis sulla terra. Anche grazie alla carta d’identità più vecchia di dieci anni.

Questione di serenità, che Delbonis può sicuramente vantare in queste settimane e invece manca del tutto a Felix, che nelle poche risposte pronunciate a mezza bocca – e in francese – in conferenza stampa ha parlato di partita difficile, di occasioni sfumate con la rassegnazione che non dovrebbe appartenere a un quasi ventunenne nel pieno delle forze.

Considerando l’attitudine alla superficie, però, stupisce molto di più l’exploit di Opelka. Lo statunitense si è presentato in Italia col misero pedigree di due (DUE!) vittorie in carriera sulla terra a livello ATP e in mezza settimana ne ha messe in fila tre, contro Gasquet, Musetti e Karatsev. L’ottavo con Karatsev (7-6 6-4) è stato un prevedibile tiro al piattello in cui i numeri al servizio sono stati gemelli (entrambi hanno vinto tre punti su quattro) ma sostanzialmente Opelka è stato chirurgico nelle occasioni che ha avuto mentre l’altro ha sciupato. Nello specifico due set point nel tie-break del primo.

Così, ad aprire il programma di venerdì sulla Grand Stand Arena sarà uno dei quarti più improbabili che ci si potesse attendere. Per colpa d’altri, ma certo anche per merito di un terraiolo esperto e di uno che sulla terra, invece, si guardava bene persino dal giocarci con una certa frequenza.

Il tabellone completo

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