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WTA Roma: Pliskova, perché qualcuno deve pur vincere. In semifinale sfida a Petra Martic
La ceca salva tre match point e batte Ostapenko al tie break del terzo. Partita schizofrenica, soggetta a mille capovolgimenti di fronte e condizionata da moltissimi errori. La croata batte Pegula e colora una stagione sinora disastrosa

Le annate di Karolina Pliskova sono altalenanti, e c’è da giurare continueranno a esserlo: alla soglia dei trenta è difficile cambiare le proprie abitudini. Una certezza nelle ultime stagioni della trampoliera di Louny tuttavia si è consolidata: al Foro si arriva in semifinale, quantomeno. Terza volta consecutiva tra le ultime quattro nella Capitale, e qualche chance di migliorare la campagna condotta nell’ anomala, passata edizione autunnale, conclusa con un mesto ritiro nell’ultimo atto contro Simona Halep. Le possibilità di arrivare in fondo con il trofeo saranno legate alle lune del weekend, ma difficilmente le basterà il tennis offerto oggi per superare in una partita schizofrenica Jelena Ostapenko.
Una partita tirata, emozionante perché costantemente in bilico, ma più dei colpi, delle tattiche, delle tecniche, e insomma del tennis visto in quasi due ore e mezza di zuffa nervosa, ha eccitato il pubblico l’incertezza, utile a emendare l’esorbitante numero di errori offerti a getto continuo dalle due pretendenti. Karolina ha infine vinto giocando un eccellente tie break decisivo, ma poco prima – decimo gioco del terzo set – si era vista costretta a cancellare tre match point, di cui due consecutivi, dopo aver fatto e disfatto, costruito e distrutto e, in definitiva, sprecato l’impossibile.
È partita malissimo la Pliskova destrimane, sotto a un macigno di zero a quattro e due break in una ventina di minuti passati a tirare scientificamente fuori dalle righe, ma si è ripresa in tempo, perché i canonici dieci minuti di blackout hanno improvvisamente colto anche la rivale, Aliona Ostapenko, notoriamente non la tennista che salta alla mente di chi scrive quando ragiona sul concetto di solidità. Alla soglia della rimonta – sul tre a quattro – un fallo di piede accettato supinamente dalla ceca avrebbe potuto lanciare Ostapenko a servire per la prima frazione, ma dopo aver annullato due palle break Pliskova ha pareggiato sul quattro pari. La volata le ha detto male, tuttavia: brava a tirarsi fuori da un nono game funestato da tre errori di rovescio, poi festeggiato con un tonitruante “C’mon!”, l’ennesimo, Aliona ha raccolto il set in quello successivo, regalato da Karolina insieme a uno sciagurato schiaffo al volo, a un doppio fallo e a un recupero in rete con il back di rovescio giocato con le solite gambe rigide.
Ostapenko è schizzata avanti di un break anche nel secondo facendo leva su un dritto in giornata, ma nei pressi della metà del parziale è stata completamente abbandonata dal servizio (43% di prime in campo nell’intera frazione), consentendo a Pliskova di mettere la testa avanti, nonostante i continui scialacqui di quest’ultima. Sprecata una prima volta l’occasione di servire per il set sul cinque a quattro, l’ex numero uno non ha potuto esimersi dallo sfruttare un game senza prime della lettone, e alla seconda occasione per chiudere ha finalmente esibito una prestazione al poligono degna della sua fama.
Il terzo è stato un valzer: di errori, di vincenti in cross di Ostapenko e di un’insospettabile versione di Pliskova, abile a cogliere, addirittura in difesa, i frutti portatile dalle frequenti esagerazioni di Aliona. Un valzer di tormenti mentali, specie di quelli infestanti la mente di Karolina: un paio di volte avanti di un break e in più di un’occasione sul punto di assestare il jab decisivo, la ceca ha costantemente restituito gli omaggi, rischiando la fine del topo e salvandosi solo con il favore degli Dei.
Domani, nella semifinale della parte bassa, affronterà Petra Martic, la quale ha imposto il fermo alla corsa della sorpresa Jessica Pegula. Sorprendente anche Petra, va detto, sin qui autrice di una stagione desolante, con un solo quarto di finale raggiunto (Philip Island) e due sconfitte all’esordio nei due tornei disputati sulla terra battuta, a Istanbul e Madrid. Un’ora e quaranta, due momenti decisivi, coincidenti con l’undicesimo gioco del primo set (dodici punti, break Croazia alla quarta occasione) e con il nono del secondo (quattordici, scippo riuscito alla terza chance). Prima, Petra aveva rimontato un precoce svantaggio sullo zero a due all’alba dell’incontro. “È stata una partita difficile – ha detto la croata senza sorprendere -, lei è un’avversaria diversa dalle altre che ho affrontato. La pallina arrivava più veloce, ho dovuto modificare qualcosa. La chiave è stata prendere il controllo dello scambio, so che lei detesta il kick. Per qualche motivo a Roma non ho mai giocato bene, ma adesso so che posso riuscirci e sono felice“.
Felici per lei e anche per Francesca Schiavone, che la segue da qualche settimana e sembra aver dato nuova linfa alla sua carriera. “Non trovavo fiducia nel mio tennis” ha detto Petra tra le altre cose. “Quando ho iniziato a lavorare con Francesca, è questa una delle prime cose che le ho detto: ho bisogno di ritrovarla“. Per questo motivo, quella di domani non sarà una sfida chiusa.
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Matteo Arnaldi dopo la prima vittoria slam: “il mio livello può essere vicino a quello dei migliori”
Dopo il primo successo in uno slam, il giovane sanremese si guarda indietro: “Il sunshine double è stato la svolta”

Matteo Arnaldi ha ottenuto oggi, nella giornata inaugurale del Roland Garros 2023, la sua prima vittoria nel tabellone principale di uno slam, ai danni di Daniel Elahi Galan.
Un match che era iniziato male (6-2 il primo set a favore del colombiano), ma le cui sorti si sono poi rovesciate a partire dal secondo parziale. “Ero partito un po’ teso-ha detto il sanremese-essendo la prima volta che giocavo in un main draw slam. Ma le esperienze dell’ultimo periodo mi hanno aiutato a restare tranquillo, e sapevo che alla distanza sarei potuto entrare in partita.” Esperienze che, dice Arnaldi, “mi hanno aiutato a prepararmi per oggi. La prima vittoria ATP a Barcellona, il successo con Ruud a Madrid, la prima partita vinta a Roma sono frutto del lavoro mio e del mio team negli ultimi due anni. Dedico questa vittoria a tutti noi. È un periodo buono, per via delle esperienze di tante prime volte che mi permettono di essere più tranquillo in partite come quella di oggi.”
Un successo che sa anche di rivincita, arrivato contro quel Galan che l’aveva estromesso dalle qualificazioni dello scorso US Open, prima di battere Stefanos Tsitsipas nel tabellone principale. “Erano due superfici diverse, e questo ha fatto la differenza. Oggi sono entrato con le idee più chiare. Il mio livello era molto simile a quello di oggi, ma la differenza è che i match bisogna vincerli, ed è quello che sto facendo ora. Questa è la cosa che reputo più importante.” Alla domanda del nostro Vanni Gibertini sulle condizioni di gioco poco clementi a causa del caldo e del vento, Arnaldi ha effettivamente confermato che “più che altro c’è stato un po’ di vento. Non è stato semplice neppure avere una partita di fianco, una condizione nuova per me.”
Ma qual è stato il punto di svolta di questa stagione? “Quando ho giocato a Doha, Dubai, Indian Wells e Miami. Sono state le esperienze a livello ATP che mi permettono di scendere in campo, ora, con più tranquillità. Sto imparando a conoscere il livello dei più grandi, come Medvedev, come Ruud. Inizio a capire che il mio livello può essere vicino al loro.”
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Roland Garros: Errani torna a ruggire in uno Slam. Rimontata una confusionaria Teichmann
Sara torna a vincere una partita Major più di due anni dopo. Grande forza nello sfruttare il crollo della svizzera dopo un ottimo primo set

S. Errani b. J. Teichmann 3-6 6-4 6-2

Continua sotto un segno positivo per i colori azzurri la prima giornata del Roland Garros 2023. Dopo le belle vittorie di Musetti e Arnaldi, infatti, arrivano buone notizie anche dal tabellone femminile. Sara Errani, scivolata al n.70 al mondo e assente in un main draw Slam dallo US Open 2021, ha saputo gestire e rimontare la n.75 al mondo Jil Teichmann. La svizzera, che tra l’altro l’anno scorso qui si spinse fino al quarto turno, dopo una partenza di altissimo livello, in cui appariva pronta a chiuderla in breve, ha accusato un pesante calo psicofisico, prontamente sfruttato da una giocatrice esperta come Saretta. L’azzurra torna dunque a vincere e sorridere nel torneo che la vide semifinalista nel 2012 quasi tre anni dopo l’affermazione su Monica Puig nell’edizione d’ottobre 2020.
Il match – inizio brillante di Teichmann, che si mostra propositiva, aprendo il campo da fondo per poi prendere la rete con buona padronanza da ambo i lati. Errani regge bene lo scambio ma appare sempre un po’ in debito d’ossigeno rispetto alla svizzera. Non tarda infatti ad arrivare il break a favore del n.75 al mondo, che prima con una risposta di dritto vincente e poi con una palla corta perfetta (arma su cui può girare tanto in questa partita) strappa il servizio all’azzurra. Errani ha il merito di reagire e quantomeno rimanere in scia, riuscendo a trovare dei buoni colpi da fondo, ma la svizzera ha ben capito qual è la chiave della partita. Oltre a servire alla grande e prendere dall’inizio il controllo dello scambio, Teichmann non offre mai una palla uguale a Sara, variando in lungolinea, con palle alte e senza peso, e venendo avanti appena possibile: ben 8 volte nei primi 7 game, con soli due punti persi a ridosso della rete. E infatti, poco dopo, l’ex n.21 al mondo chiude con un ace un primo parziale giocato in scioltezza, dove nonostante i tanti errori (14, ma a fronte di 20 vincenti) ha domato l’italiana anche nello scambio lungo, tenendola a soli due colpi vincenti e 8 punti su 30 in risposta.
Nel secondo set Errani sembra aver preso le misure a Teichmann, che non trova le stesse risposte e gli stessi vantaggi dal variare il gioco, inizialmente subendo l’iniziativa della n.70 al mondo. E proprio la grinta, la voglia di non mollare, riescono far pendere parte della bilancia dell’inerzia verso Saretta, che riesce a strappare il servizio all’avversaria trovando un ottimo quarto game in risposta, anticipando e spingendo. La gioia è però abbastanza effimera: nel quinto game, anche sfruttando due non forzati dell’ex n.5 al mondo, la svizzera ritrova il suo gioco spumeggiante ed efficace, e chiude con una risposta di dritto vincente per riprendersi subito il maltolto. In un confusionario successivo game Teichmann sembra improvvisamente sentire una sorta di mancanza del (finora brillante) servizio, e di nuovo si trova sotto di un break, senza neanche sforzi immani della giocatrice italiana, che soffre però tantissimo nei suoi turni di battuta. Prime che sembrano seconde, quasi mai incisive, danno tutto lo spazio alla svizzera di girarsi sempre sul dritto e martellare, trovando spesso vincenti, in risposta, così da strappare per la seconda di fila (come capitato a lei) il servizio all’avversaria. Ha dell’incredibile, come tutto il set, anche il suo esito: Teichmann ha una chance di break nel nono game, che la manderebbe a servire per chiudere. Errani non ci sta, la annulla con un gran punto e scarica la pressione sulla svizzera, che non la regge per nulla. Un decimo gioco pessimo, confusionario, concluso con il sesto doppio fallo, manda un match che sembrava destinato a chiudersi al terzo set.
Il parziale decisivo ha molto più le sembianze di uno psicodramma, in cui Teichmann è la paziente, che di una partita di tennis. La prima a passare in vantaggio è Errani, che gioca un tennis solido, pesante quando deve, senza perdersi in lezzi e trovando il break. La vera forza però, una volta che la svizzera ritrova un minimo di ispirazione per rimettersi in partita, l’azzurra la mostra nel quarto gioco: la sua manovra e gli errori a valanga dell’avversaria le concedono 3 palle break. L’ultima si rivela quella buona, con Saretta che la trasforma e si porta sul 4-1, contro una Jil sempre più in balia di sé stessa e lontanissima dalla giocatrice quasi perfetta del primo parziale. Appaiono chiari però dei problemi fisici per la svizzera, che chiama due volte il medical time out nel tentativo di giocarsela fino alla fine. E in effetti gli ultimi due giochi sono un po’ meno disastrosi, ma fanno solo da contorno al ruggito e alle lacrime di Errani, che con uno scambio duro dopo l’ennesimo game ai vantaggi chiude il terzo per 6-2. L’ultima vittoria in uno Slam, per Sara, risaliva all’Australian Open 2021, contro Venus Williams. Un trionfo che va ben oltre il, seppur ottimo, secondo turno dove troverà la tds n.27 Irina-Camelia Begu, che ha vinto senza particolari problemi per 6-4 6-2 su Anna Bondar.
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La grinta di Sonego prevale sul talento di Shelton: en plein azzurro a Parigi
Con solidità e lucidità, Lorenzo Sonego si regala un successo importante contro una testa di serie: il talentuoso Ben Shelton deve imparare ancora molto su questa superficie

L. Sonego b. [30] B. Shelton 6-4 3-6 6-3 6-3

Ben Shelton e Lorenzo Sonego sono due giocatori opposti: uno estemporaneo e imprevedibile, l’altro grintoso e costante. Questa netta opposizione si manifesta compiutamente nella battaglia che mettono in scena sul Campo tredici di Parigi. Dopo un primo set condotto alla perfezione, e nonostante faccia sempre, all’inizio di ogni parziale, un passo avanti, Lorenzo Sonego deve subire nel secondo parziale la rimonta del suo giovane avversario e poi, nel corso del terzo set, stemperarne le accelerazioni e le ambizioni: allo scambio di break e controbreak dei primi giochi Sonego oppone lucidità e precisione, e domina i giochi successivi per concludere poi, dopo un ultimo brivido, in quattro parziali. Affronterà il vincente fra Mannarino e Humbert.
IL MATCH
Parigi, prima giornata degli Open di Francia. Sul campo tredici, nel marasma della folla parigina, si affrontano due anime opposte: il torinese Lorenzo Sonego, tutto fatica, lotta e abnegazione, affronta Ben Shelton, la spensieratezza statunitense, tutta giovinezza, talento e velocità. La terra però, con la sua proverbiale lentezza, non è certo la sua zona di comfort. Ed ecco che dunque quel precedente allo scorso Cincinnati, vinto dalla promessa dei college al terzo set, potrebbe rivelarsi poco indicativo.
L’obiettivo di Lorenzo dev’essere far sì che la partita non si giochi sul servizio di Shelton ma nello scambio, insomma sul suo territorio. Ed il primo set va addirittura oltre le aspettative: è Sonego a tenere in mano lo scambio, a gestire il match col servizio (si mantiene sull’ottanta per cento di punti vinti con la prima, senza concedere neppure una palla break), dopo averlo strappato al suo avversario con un break a zero nel terzo game.
Lorenzo comanda lo scambio con efficaci uno-due, mentre la trentesima testa di serie è in difficoltà, falloso soprattutto alla battuta (cinque i doppi falli nel primo set). Dopo trentotto minuti, un primo parziale a senso unico si chiude 6-4 in favore dell’italiano.
Il secondo set prosegue sulla falsariga del primo: sullo 0-0 Sonego, dopo il sesto doppio fallo dell’americano, ottiene tre palle break e poi un break che sembra indirizzare la partita.
Tutto tace, dalle parti di Shelton, fino al sesto gioco: sul 3-2 e servizio, i servizi di Sonego si fanno meno vari e incisivi, le risposte di Shelton più profonde e aggressive: il gioco dell’americano finalmente lo ripaga: il numero trentacinque del mondo si procura tre pallebreak e, alla prima occasione, riapre il match agganciando il suo avversario sul 3-3.
Ora è l’americano a mettere pressione sul torinese: sul 4-3 in suo favore, aiutato da un paio di diritti fuori misura di Sonego, il ventenne si procura una, due, tre, infine quattro palle break. Lorenzo si salva più volte scendendo a rete, ma sarà proprio una volè sbagliata a consegnare infine, al termine del game più lungo della partita, il break all’americano, che si trova così 5-3 e servizio. Shelton è ora in fiducia, il braccio è libero, i colpi scorrono fluenti, pure il servizio ha trovato una certa continuità: non a caso, il punto che gli procura due set point è un ace, e giusto qualche istante dopo il secondo set termina per sei giochi a tre. Sonego, che è apparso un po’ disorientato e in stato di confusione in quest’ultimo gioco, si prende una lunga pausa in attesa di quella che si preannuncia una battaglia.
Parte bene Lorenzo, dopo la pausa: prima arriva il turno di battuta tenuto a zero, poi, sfruttando alcuni errori gratuiti del suo avversario, il break alla seconda occasione. Come l’italiano in precedenza, ora anche l’americano si rifugia a rete, con alterne fortune. Ancora una volta, come nel primo e nel secondo set, Sonego avanti di un break (addirittura, sul 3-0, Lorenzo ha l’opportunità di procurarsene un secondo) ma ancora una volta l’americano cresce, gli mette pressione e finisce per riprenderlo: sul 3-1, Lorenzo si perde in qualche lamentela sul campo di gioco (che, effettivamente, offre taluni rimbalzi irregolari) e riguardo ad un segno dubbio. Immerso nel nervosismo, il torinese concede tre palle break, e con un dritto largo concede un’altra volta il controbreak al suo avversario.
Ora i capovolgimenti di fronte si susseguono: Shelton spinge col dritto e non solo, ha più soluzioni, ma commette anche qualche errore di troppo, e quindi ecco che Sonego si procura due pallebreak che lo portano nuovamente avanti di un break: sarà quello definitivo. Dopo qualche minuto, sfruttando la poca pazienza del suo avversario, che finisce per commettere qualche, gratuito, errore di gioventù, ottiene il parziale per sei giochi a tre: è 2-1 dopo un’ora e undici minuti.
In apertura di quarto parziale, Shelton sembra finalmente partire con il piede giusto: un 40-15 che tuttavia si rivela un’illusione, perché velocemente Lorenzo risale e, approfittando di un rendimento al servizio tutt’altro che ineccepibile del suo avversario, trova il break in apertura, per la quarta volta in quattro parziali. Sembra che adesso Shelton accusi un calo fisico, ed i suoi turni di battuta diventano sempre più complicati: Sonego non solo consolida il break, ma, grazie all’ennesimo doppio fallo di Shelton se ne procura un altro.
Niente imprevisti, questa volta, per l’allievo di Gipo Arbino: un Ben Shelton sfiancato, al cambio di campo osserva il vuoto e riflette sui suoi errori. Sembra la fine, eppure Shelton spegne la mente e accende il tennis: l’americano gioca libero, mette pressione a Lorenzo e ottiene un primo controbreak sul 2-5. Si alza il livello di Shelton, che in breve sale 40-0 nel game successivo; ma si alza anche il vento, ed il tennis di Sonego, che sfruttando le ennesime imprecisioni al servizio dell’americano si procura un primo match point. Gli basta: un rimbalzo irregolare e sfortunato tradisce Shelton al momento di impattare col suo dritto mancino. Finisce dunque 6-3, dopo quattro set e due ore e cinquantatré minuti. Sono cinque i successi degli italiani su cinque match disputati in questa giornata inaugurale del Roland Garros. Una domenica che più azzurra non si può.