ATP Ginevra: Federer, la strada è ancora lunga. Andujar lo elimina all'esordio

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ATP Ginevra: Federer, la strada è ancora lunga. Andujar lo elimina all’esordio

Nel primo match su terra battuta dopo quasi due anni. l’elvetico si arrende al terzo set dopo aver sprecato un break di vantaggio. “So che non vincerò il Roland Garros, l’obiettivo resta la stagione su erba”

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P. Andujar b. [1] R. Federer 6-4 4-6 6-4

Dopo Laaksonen, sconfitto da Fucsovics, e Stricker, vincitore di Cilic, tocca ancora a uno svizzero scendere sul Centrale di Ginevra. Con due incontri giocati quest’anno nel rientro marzolino a Doha dopo tredici mesi di assenza, Roger Federer torna sulla terra battuta a oltre 700 giorni dalla sua ultima scivolata ufficiale sulle briciole di mattone e scivola su Pablo Andujar che lo batte in tre set. Lo spagnolo, giocatore esperto che predilige questa superficie, ha il merito di averci creduto quando ormai tutto sembrava apparecchiato per festeggiare il vittorioso ritorno del venti volte campione Slam. Per i motivi sopra ricordati, non era lecito aspettarsi già una prova scintillante del trentanovenne Roger, che tuttavia era riuscito a pareggiare con relativo agio il primo set perso e sembrava avviato al successo.

Protagonista in negativo, il dritto è stato fonte di tantissimi errori e non solo quando i piedi svizzeri sono arrivati con qualche frazione di ritardo. Il colpo, comunque cresciuto nel corso del match, è tornato insicuro nel finale diventando decisivo per l’esito della sfida. Una sfida inedita che Pablo potrà raccontare ai nipotini. Già il giorno prima, aveva appunto dichiarato: “Volevo giocare contro Roger solo per dirlo ai miei figli e nipoti”. Nel martedì di Ginevra, tuttavia, Pablo non si è più accontentato del semplice ‘giocare’ e si è preso tutta la fiaba.

IL MATCH – Comincia il primo di quella decina di incontri che servono per “capire a che punto sono”, per usare le sue parole. Un po’ com’era successo a Doha contro Evans – tennista dalla caratteristiche ben diverse da quelle di Pablo –, qualche dritto di troppo manca il bersaglio; la prima di servizio non aiuta granché, non centrando il giusto rettangolo sei volte su dieci. Andujar, poi, è solido “dentro” pur non avendo più ritrovato la continuità per riavvicinarsi a quel 32° posto raggiunto nel 2015, complici i tre interventi chirurgici al gomito destro. Roger soffre eccessivamente la profondità dei colpi spagnoli che sembra mettere a dura prova la sua reattività e concede i vantaggi nel suo primo turno di battuta, mentre il n. 75 ATP tiene sempre a debita distanza la risposta. Al decimo gioco, forse l’occhio dice che c’è tempo per girare attorno alla palla senza però tener conto della giornata o dell’età e il colpo è in ritardo. Pablo, contento di aver scelto di servire per primo, risponde bene, rientra in uno scambio che lo vedeva lontano a difendere, spunta la prima palla break che vale anche il set: fermo con i piedi in uscita dalla seconda battuta, Federer manda fuori il dritto ed è 6-4 Andujar.

La reazione svizzera non si fa attendere e adesso va oltre i simpatici e ironici borbotti di disappunto verso sé stesso dopo un errore macroscopico. Il dritto fa male, l’avversario è impreciso e il terzo gioco registra un Federer per la prima volta con la testa avanti. Da lì in poi, il classe 1981 gestisce il vantaggio, si esibisce in un paio di apprezzabili giocate ma senza strafare e restituisce il 6-4.

Roger ricomincia rispondendo parecchio dietro la linea di fondocampo ma senza fortuna, così torna ad avvicinarsi nel terzo game ottenendo il 15-40; né il provvisorio recupero dell’avversario, né il fatto che Andujar fermi il gioco con ritardo forse eccessivo per una palla non chiamata fanno perdere la presa sul game che Roger fa infine suo con lo scambio più bello dell’incontro – merito anche della sua smorzata non proprio perfetta che esige un passante straordinario. La partita è in discesa, ma una gran risposta bimane dell’uno e un dritto fuori equilibrio dell’altro significano palla break, prontamente trasformata (e sono 2 su 2) da Andujar per il 4 pari. Come nel primo parziale, Roger è chiamato a servire sul 4-5. Il dritto torna a tradirlo – molto brutto quello trattenuto che gli costa il doppio match point. Due vincenti lo annullano, ma altri due dritti scentrati regalano a Pablo la più sincera delle espressioni “non ci posso credere”.

Se, come detto, non era ragionevole aspettarsi da subito una forma brillante, la prestazione di Roger è risultata parecchio deludente anche in vista del traguardo dei “dieci incontri”. Ma non ci sorprenderemmo se già alla prossima apparizione Federer vestisse panni più consoni al suo nome.

Intanto non sembra avere intenzione di scoraggiarsi: “Sono già contento di giocare ancora, mi sento molto meglio rispetto a Doha. Devo solo accettare la sconfitta. L’obiettivo resta la stagione sull’erba ma devo usare queste settimane che mancano per riabituarmi al Tour, alle partite. Oggi speravo di fare meglio ma sono mancato in alcuni momenti importanti. Mi dispiace per gli organizzatori che erano così felici di avermi qui. So benissimo che non vincerò il Roland Garros, a dire il vero non ricordo nessuno negli ultimi 50 anni che ha vinto Parigi alla mia età per di più dopo essere stato fuori un anno e mezzo”.

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