"Non rispettano la nostra salute mentale": Osaka non farà conferenze stampa al Roland Garros

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“Non rispettano la nostra salute mentale”: Osaka non farà conferenze stampa al Roland Garros

“Spesso riceviamo domande che ci sono state già fatte, o domande che alimentano dubbi nella nostra mente” dice Naomi Osaka. “Se verrò multata, mi farò una risata”

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Naomi Osaka - WTA Roma 2021 (ph. Giampiero Sposito)
 

“Le tue impressioni sulla partita?“; “Cosa ne pensi del tuo prossimo avversario?“; “Obiettivi per questa stagione?“.

Queste sono solo alcune delle arcinote domande che i tennisti si sentono rivolgere svariate volte nel corso di un torneo o addirittura di una stessa giornata, e per il momento Naomi Osaka ha detto basta. La n. 2 del mondo ha infatti annunciato che durante il Roland Garros non si presenterà in conferenza stampa – pratica che si svolgerà ancora virtualmente – per preservare la sua salute mentale ed evitare di stare a contatto con persone che potrebbero farle nascere dubbi sul suo tennis. Questa scelta rischia di dare ancora più voce a chi la critica per il ruolo che si è ritagliata, quello di portavoce di molte cause (sia tennistiche che non) che sfrutta i social per alimentare il suo spessore mediatico. Tuttavia, come spesso accade quando si parla di Osaka, la scelta andrebbe analizzata più approfonditamente.

Innegabile è il fatto che ogni sportivo viene a contatto con la sconfitta. I dubbi e le paure fanno parte del gioco, e i giornalisti hanno il compito di raccontare la realtà; se questa realtà coincide con un momento di difficoltà di un tennista, è loro dovere raccontarlo. D’altra parte è vero anche che molti giornalisti tendono a calcare la mano sui momenti negativi degli atleti creando così un doppio problema. Il primo è quello di rovinare la salute mentale del giocatore in questione – esattamente ciò di cui si lamenta Osaka. Il secondo è la tendenza a raccontare storie sempre più negative, che a volte rimestano quasi nel torbido e finiscono per modificare il gusto del lettore. Può sembrare una metafora un po’ brutale, ma se foste obbligati a mangiare ogni giorno in un ristorante che offre solo cibo scaduto, il vostro palato finirebbe per adattarsi al nuovo sapore facendoci dimenticare, si spera temporaneamente, i gusti che ci piacciono davvero.

Rifiutarsi di prendere parte alle conferenze stampa è sicuramente una scelta forte, discutibile, che metterà anche la WTA in una posizione scomoda. Era già successo qualche mese fa, quando Naomi aveva sostanzialmente deciso da sola di fermare il torneo di Cincinnati/New York. Una scelta che sicuramente qualcuno interpreterà come la presa di posizione di una ragazzina viziata. Va però ricordato che innanzitutto riguarda solo il Roland Garros, e che certamente la tennista giapponese intende farlo per lanciare un segnale. L’auspicio di Osaka sembra quello di riuscire a cambiare qualcosa nel rapporto stampa-giocatori e questo gesto sicuramente aprirà un dibattito a riguardo.

Che vadano fatte delle modifiche, del resto, è palese. Sembra difficile riconoscere il valore della classica situazione affrontata da un tennista durante un torneo: deve rimanere in campo subito dopo la vittoria per rispondere a un paio di domande di rito, per poi presentarsi più tardi in conferenza stampa e ricevere magari le stesse domande (a volte sia in inglese che nella sua lingua madre, se sono presenti giornalisti della sua nazione). Senza considerare gli interventi per le televisioni e i vari canali ufficiali del torneo.

Qualcun altro potrà dire – senza essere in torto – che questi sono gli obblighi di un atleta, parte integrante del mestiere di atleta professionista con lo scopo di diffondere le notizie legate allo sport in esame. L’obiettivo ultimo di questa diffusione è stimolare l’interesse degli appassionati, quelli già esistenti ed eventualmente anche coloro che ancora non seguono il tennis ma potrebbero voler iniziare. Il dubbio lecito, già espresso, è il seguente: stanti queste modalità di rapporto tra media e giocatori, quanto valore hanno davvero i contenuti di queste interviste? Quante cose interessanti ci si aspetta che dica un tennista interpellato tre volte al giorno per una settimana di fila, a volte due? Soprattutto in rapporto ad altri sport in cui il dialogo tra atleti e giornalisti non è così sistematico, inquadrato in schemi rigidi che rischiano di compromettere il motivo stesso per cui le interviste esistono.

Anche i giornalisti dovrebbero iniziare a mettere in discussione il proprio operato, a seguito della scelta drastica di Naomi. Lo sforzo doveroso, che in realtà non dovrebbe essere uno sforzo per chi lo fa di mestiere, è quello di trovare qualcosa di più originale da chiedere ai tennisti. E forse quando a un giornalista non viene in mente nulla di originale, piuttosto che riciclare una domanda già posta, potrebbe anche scegliere di non chiedere nulla.

A corollario di questa analisi, vi proponiamo la traduzione integrale del messaggio di Naomi Osaka.

“Ciao a tutti. Spero stiate bene. Sto scrivendo questo messaggio per dire che non farò nessuna conferenza stampa durante il Roland Garros. Spesso ho avuto la sensazione che le persone non abbiano il minimo riguardo verso la salute mentale degli atleti e questo si palesa quando vedo una conferenza o vi prendo parte. Spesso stiamo lì seduti a ricevere domande che ci sono già state fatte parecchie volte in precedenza, o domande che alimentano dubbi nella nostra mente, e io non voglio essere soggetto di interazioni con persone che dubitano di me. Ho visto molti video di atleti che si abbattono dopo una sconfitta in sala stampa e so che anche voi li avete visti. Mi sembra che questa situazione significhi infierire su una persona che è già in difficoltà, e non ne capisco il motivo.

Nella mia scelta di non fare conferenze non c’è niente di personale contro il torneo. Ci sono un paio di giornalisti che mi hanno intervistata sin da quando ero giovane o ho un rapporto di amicizia con molti di loro. Tuttavia, se gli organizzatori pensano di poter continuare a dire ‘fai le conferenze oppure verrai multata‘, continuando a ignorare la salute mentale degli atleti che è la parte centrale delle loro attività, allora io mi farò una bella risata. Ad ogni modo, io spero che l’ingente somma per la quale verrò multata a causa di questa scelta vada a un’organizzazione benefica sulla salute mentale”.

Tra i vari pareri in risposta alla presa di posizione di Osaka, merita di essere proposto il thread su Twitter del giornalista tedesco Jannik Schneider, che in particolar modo scrive questo: “Noi (giornalisti, ndr) non facciamo pubbliche relazioni. Chiediamo, investighiamo e riportiamo nel modo più equilibrato possibile. Succede che ai giocatori vengano dubbi o che non gradiscano le domande. Non siamo amici dei giocatori e non dovremmo esserlo. […] Osaka ha un punto di vista errato su quello che dovrebbe essere il giornalismo. Capisco che c’è una linea sottile tra il giornalismo vero e proprio, le capacità relazionali e la salute mentale e rispetto la sua decisione, ma è un cattivo segnale per il giornalismo in un mondo digitale in cui è sempre più difficile fare questo mestiere correttamente quando atleti, squadre e federazioni hanno un grande potere sui social media“.

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