Roland Garros, Berrettini maledice lo stop per il coprifuoco: "Alla ripresa avevo le gambe di marmo"

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Roland Garros, Berrettini maledice lo stop per il coprifuoco: “Alla ripresa avevo le gambe di marmo”

All’opposto di Djokovic, Matteo ha sofferto l’interruzione della partita nel quarto set. In ogni caso, la sconfitta è arrivata per una questione di dettagli. “Molti pensavano che nel 2019 avessi raggiunto il top, in realtà sono più forte adesso”

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Matteo Berrettini - Roland Garros 2021 (via Twitter, @rolandgarros)
 

Questione di dettagli, di una distanza inferiore rispetto ai tre set a uno impressi sul tabellone dello Chatrier. “Ho perso due set per un break e in quei game ho avuto io la palla per fare il punto“, racconta Matteo Berrettini, provando a rendere concreta la sua percezione. Novak Djokovic, davanti ai suoi occhi, non è sembrato inarrivabile.

Abbiamo giocato un primo set di intensità altissima – l’analisi del romano -, 52 minuti per appena nove game. Ho avuto tre palle break e su una ho fatto un errore abbastanza grave. Credo conti anche l’esperienza: se avessi giocato lo stesso suo numero di quarti di finale Slam – è anche il pensiero del direttore Scanagatta – il primo set l’avrei vinto io e forse le cose sarebbero andate diversamente. Nel secondo ha giocato meglio di me, poco da dire. Poi a partire dal terzo set sono cresciuto, mi è sembrato più umano, ma la sua grande forza è che ti costringe ad alzare sempre di più il livello“. Fino a un punto di rottura, in questo caso una variabile esterna. Nel quarto parziale, sul 3-2 per Djokovic (e un po’ di rammarico per lo 0-30 a favore di Matteo, non concretizzato, nel primo game), la partita è stata sospesa per circa un quarto d’ora. Il tempo necessario a far defluire il pubblico, secondo i limiti imposti dal coprifuoco delle 23.

EFFETTI COLLATERALI – “Quella pausa forzata ha fatto male al mio tennis, mi ha bloccato le gambe – la versione di Berrettini -, quando abbiamo ripreso le avevo di marmo. Posso dire che è stato un peccato, qualcosa che non mi è piaciuto, anche se dettato da motivazioni che vanno al di sopra di noi. Possiamo sperare che il peggio sia alle spalle e che il Covid-19, con tutte le sue problematiche, possa essere superato il prima possibile“. Un cambiamento d’inerzia vissuto invece all’opposto dal numero uno del mondo, che non ha nascosto i benefici – soprattutto mentali – tratti dal rientro negli spogliatoi.

Penso di essere stato un giocatore migliore dopo la pausa“, ha sintetizzato efficacemente Djokovic, evidenziando l’altro lato della medaglia. Ma nell’angolo di Berrettini si guarda già avanti, con sensazioni positive e la consapevolezza di un valore universale che gli consente di pensare a “un grande Wimbledon, pur sapendo che non sarà semplice“. Nell’immediato, c’è il tempo anche per rimettere in ordine le idee. “Sono molto orgoglioso di me stesso e del mio team, del cammino che abbiamo percorso insieme. Sono ancora giovane, è il mio secondo quarto di finale Slam e non voglio fermarmi qui. La cosa che sento – ha tenuto a sottolineare – è che rispetto a un anno e mezzo fa ho fatto un cambio di passo importante. Tutti pensavano che il mio livello massimo fosse quello del 2019, invece sto giocando molto meglio di allora, sono più forte in tante cose, per esempio con il rovescio. Sto continuando a migliorare e credo che l’esultanza finale di Djokovic l’abbia dimostrato, la partita per lui è stata sofferta“.

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