Niente Golden Slam, Djokovic va a casa (Crivelli). Anche gli invincibili perdono (Mastroluca). Non sarà uomo d'oro (Azzolini)

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Niente Golden Slam, Djokovic va a casa (Crivelli). Anche gli invincibili perdono (Mastroluca). Non sarà uomo d’oro (Azzolini)

La rassegna stampa di sabato 31 luglio 2021

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Niente Golden Slam, Djokovic va a casa (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Il fragore dei tuoni che accolgono i primi scambi della semifinale nobile del torneo olimpico diventa un labile fremito rispetto a quello che due ore più tardi accompagnerà l’uscita dal campo a testa bassa della divinità devastata: Djokovic è fuori dall’Olimpiade, sconfitto da Zverev in semifinale. Il sogno di realizzare il Golden Slam, la vittoria dei quattro Major e dell’oro olimpico nello stesso anno, impresa leggendaria riuscita soltanto a Steffi Graf nel 1988, si sfalda a metà del secondo set, quando il numero uno del mondo appare in totale controllo del match, avanti 6-1 3-2 con un break da gestire. Ma nel sesto game perde per la prima volta il servizio, tra l’altro a zero, e da quel momento, improvvisamente irriconoscibile, quasi svuotato, impacciato anche nei movimenti. subisce un parziale di 10 game a uno, quasi fosse il tennista della domenica chiamato all’ultimo per scaldare il più forte del circolo. Un tonfo clamoroso che oscura le ambizioni di un altro grande protagonista dei Giochi e soprattutto lo priva dell’opportunità di scrivere una storia immortale: resta l’obiettivo del Grande Slam, che da solo basterebbe a consegnarlo al gotha dei più grandi sportivi di tutti i tempi, ma la prima sconfitta dopo 22 successi di fila (l’ultimo a fermarlo era stato Nadal a Roma) apre più di una crepa nelle granitiche convinzioni del Djoker, che per di più a New York si troverà a gestire una pressione indicibile, con il traguardo così vicino dopo i trionfi in Australia, a Parigi e a Wimbledon. Va detto che da quel sesto game del secondo set Zverev ha abbandonato ogni remora tecnica, è salito enormemente con il servizio e ha cominciato a spingere ogni colpo a rimbalzo, finendo il match con 30 vincenti di cui 17 di dritto; rimane comunque l’inattesa sensazione di impotenza di Nole, peraltro mai troppo a suo agio quando le condizioni climatiche, come a Tokyo, sono quasi al limite per caldo ed umidità. «Sto provando sensazioni orribili, non posso avere pensieri positivi. Però alla fine è soltanto sport, e lui ha giocato meglio. Il mio servizio è calato vertiginosamente e il mio gioco è collassato ». Poche parole, quasi di circostanza, e volto scurissimo. Solo con giornalisti serbi si aprirà un po’ di più: «Dopo Londra, mi sono sentito svuotato, perché la stagione è stata molto intensa. Sono venuto qui perché rappresentare la propria nazione è l’orgoglio più grande, speravo che tornando a giocare avrei ritrovato lo spirito giusto, e invece all’improvviso ho avuto questo cedimento. Ma adesso non è il momento di pensare troppo al futuro, cercherò soltanto di recuperare in fretta».

Anche gli invincibili perdono (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Anche Novak Djokovic è umano. Dopo 23 vittorie consecutive, íl numero 1 cade e abbandona íl sogno del Golden Slam, l’impresa di vincere tutti i major e l’oro olimpico nello stesso anno, riuscito nella storia del tennis solo a Steffi Graf nel 1988. Si è fermato a un set dalla certezza della medaglia, ma si dovrà al massimo accontentare di due bronzi: in singolare e doppio misto. Djokovic si è arreso alla distanza, 1-6 6-3 6-1 contro Alexander Zverev, sicuro almeno di eguagliare il, miglior risultato per un tedesco nel tennis alle Olimpiadi, l’argento di Tommy Haas a Sydney 2000. In quella finale, perse contro Yevgeny Kafelnikov, primo russo a entrare in Top 10. La sfida Germania-Russia si ripeterà a Tokyo: contro il numero 5 del mondo, infatti, domenica ci sarà Karen Khachanov, numero 25, che ha battuto 6-3 6-3 lo spagnolo Pablo Carreno Busta. Zverev ha vinto quattro Masters 1000 e le Nitto ATP Finals 2018, ma il pianto di gioia dopo il successo di ieri dimostrano tutto il fascino delle Olimpiadi. Conquistare una medaglia ai Giochi, ha spiegato, «è una sensazione straordinaria. Vai in campo per tutti i tuoi tifosi, per tutta la nazione. È incredibile, sembrava impossibile battere Djokovic in questo torneo». Alla fine della partita, al momento della stretta di mano, Il tedesco ha confessato l’ammirazione per il serbo, che a Wimbledon ha eguagliato i venti titoli Slam di Roger Federer e Rafa Nadal. «Gli ho detto che è il più grande di tutti i tempi e lo resterà — ha spiegato – Capisco che stava inseguendo la storia, so come si sente in questo momento». Dopo la sua terza sconfitta in semifinale alle Olimpiadi, Nole non ha cercato scuse. «Lo sport è così. Lui ha giocato meglio, bisogna dargli merito per aver cambiato la partita. Ha servito benissimo, il mio servizio invece è calato drasticamente. Non ho ottenuto quasi nessun punto diretto dal 3-2 nel secondo set, e il mio gioco è andato in pezzi». Da quel momento, infatti, il numero 1 del mondo ha cercato la rete ad ogni occasione disponibile, come chi vuole accelerare i tempi per accorciare una sofferenza. Zverev, al contrario, ha preso il controllo del gioco e degli scambi, ritrovando l’efficacia dei suoi colpi migliori e la sicurezza per affondare sistematicamente con il diritto.

Non sarà uomo d’oro (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Forse sarà “Grand” un giorno. Forse. Ma non sarà mai Golden. Che terribile insolenza da parte di un destino quanto mai cinico e sempre più baro, nei confronti dell’uomo – parole di mamma Dijana – «scelto da Dio» per essere il tennista più grande di sempre. Ma è successo, l’incantesimo s’è rotto, sebbene a Novak Djokovic resti la corrida per il Grand Slam, che è qualcosa insieme di grandioso e di disumano. Ha vinto a Melbourne, a Parigi e a Wimbledon, può vincere gli US Open, ma è stato spazzato via dal torneo olimpico che l’avrebbe insignito del titolo di Golden Slammer, assegnato finora alla sola Steffi Graf. Curioso, è stato un tedesco a metterlo al bando. Il demone Sascha Zverev, che relega Djokovic alla finalina per il bronzo, la stessa che giocherà anche per il podio del misto, accanto a Nina Stojanovic, dato che la giornata è stata così perversa da spingerlo al suicidio tennistico contro Zverev, per poi consegnarlo già frullato alla semifinale del misto, persa contro Karatsev e Vesnina. Che cos’è successo? Non è domanda di poco conto, credeteci. Su di essa s’ingarbugliano un bel po’ di riflessioni, a cominciare da quelle dei molti – moltissimi – che sull’onda della finale a Wimbledon avevano dato per scontato il seguito di vittorie “grandi” e “dorate” del Djoker. Fioccheranno scuse, nei prossimi giorni, da parte di chi si è spinto troppo con i pronostici? Possibile. Un bel detto, tipo “i pronostici li sbaglia solo chi li fa” non si nega a nessuno. Il problema, però, potrebbe essere più serio di quanto non appaia da questa sconfitta, che ha fatto confessare a Nole di sentirsi «malissimo». «Sul 6-1, 3-2 mi sono sentito come svuotato, ho perso il mio gioco, mentre Zverev ha cominciato a colpire meglio di me. Non mi resta che tentare di portare alla Serbia i due bronzi che restano». In realtà, il 6-1 del primo set aveva preso forma anche grazie alle molte concessioni fatte da Zverev, ma Nole era apparso quello dei giorni migliori, con una replica vincente sempre a portata di racchetta. E il 3-2 del secondo, era già il frutto di un break, a ribadire che il dominio proseguiva inesorabile. Lì, invece, la recita si è interrotta e Zverev ha messo a segno 4 break consecutivi, utili a recuperare il disavanzo e portarsi largamente avanti nel terzo. E’ sembrato, in quei frangenti di assoluta crisi fisica e mentale, il Nole già visto contro Musetti, Berrettini e Tsitsipas al Roland Garros, non diverso dal Nole del primo set della finale di Wimbledon quando Berrettini l’ha ripreso e superato. Il Djokovic dagli occhi sbarrati e i nervi a fior di pelle, che non sa più come opporsi allo straripare dell’avversario e che solo un “toilet break” ha saputo restituire alle partite. Capita anche ai più forti. Non pensavamo però capitasse così spesso al più forte dei forti più forti (eccetera)… Valutazione da tenere in conto per i prossimi US Open, dai quali Nole – lo ha già detto – attende la nomina a Grand Slammer. Sulla quale, però, si agitano da sempre forze oscure, tali da mettere a dura prova gli aspiranti Goat.

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