I 40 anni da paradosso di Roger Federer

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I 40 anni da paradosso di Roger Federer

Roger Federer compie 40 anni. Ha giocato soltanto 19 partite tra 2020 e 2021. L’ultimo punto è stato un dritto sballato che gli è costato un bagel a Wimbledon contro Hurkacz

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Roger Federer - Wimbledon 2021 (via Twitter, @Wimbledon)
 

Nel giorno in cui l’Italia chiude la sua spedizione a Tokyo con 40 medaglie, record assoluto per quanto riguarda le partecipazioni italiane alle Olimpiadi moderne, a distanza di qualche migliaio di chilometri Roger Federer compie 40 anni. Li compie in un’atmosfera strana, di sospetto, e il sospetto grossomodo unanime è che stia covando l’idea del ritiro (‘ma va?‘, direbbe qualcuno).

Lo abbiamo visto colpire l’ultima palla a Wimbledon, un dritto lungolinea che solitamente mette in campo a occhi chiusi – avete presente quando abbrevia i passi e taglia il campo per non dare tempo all’avversario di trovare contromisure? – e questa volta è finito invece in corridoio, a sancire il 6-0 di Hurkacz e la sua qualificazione in semifinale. Sì, l’ultimo punto ufficiale giocato da Federer è un errore che l’ha condannato a subire un bagel a Wimbledon. Fa già rumore così.

Non è però il punto in sé. Gli errori si commettono anche a vent’anni, le giornate storte capitano anche a venticinque. Sono più che altro i soli 19 incontri ufficiali disputati tra 2020 e 2021, i sei della scorsa stagione concentrati tutti all’Australian Open e quelli di quest’anno divisi tra Doha, Ginevra, Roland Garros, Halle e appunto Wimbledon. Anche l’attuale (bugiarda) posizione numero 9 nel ranking, coda dei meccanismi protettivi di una classifica che sta per scongelarsi e lentamente spedirà Federer lontano dai vertici.

Federer non gioca una finale dall’ottobre 2019 (stagione in cui di partite ne giocò ben 61) quando si tolse la soddisfazione di vincere il decimo titolo casalingo dominando uno spaesato de Minaur. Quest’anno il salvagente di Basilea non c’è, il torneo è saltato come nel 2020 a causa della pandemia e a Roger non restano troppi appuntamenti in calendario per mostrare quel che resta del suo talento, che nonostante gli acciacchi attira ancora orde di tifosi, dove si puote secondo le disposizioni sanitarie. Sennò in TV.

Ufficialmente la causa della sua rinuncia alle Olimpiadi e successivamente ai Masters 1000 di Toronto e Cincinnati è un fastidio al ginocchio destro, quello operato lo scorso anno, ma la realtà è semplicemente che Federer ha quarant’anni. Con tutto ciò che ne consegue. Il suo obiettivo è disputare lo US Open per poi fare tappa verosimilmente a Boston, dal 24 al 26 settembre, per la Laver Cup. E poi chissà, magari una puntatina a Indian Wells per l’edizione ottobrina del BNP Paribas Open dal momento che Shanghai è appeso a un filo e Bercy fa gola più che altro a chi si gioca le ultime carte per le ATP Finals. Tra questi giocatori non c’è né ci sarà Roger, fuori dalla top 50 nella Race to Torino.

Federer non giocherà a tennis ancora per molto, ma questo lo sappiamo da tempo. Un tempo che però si è dilatato, poco alla volta, consegnandoci quasi l’illusione che al suo ritiro possa applicarsi il paradosso di Zenone, quello di Achille che non riesce a colmare il suo svantaggio dalla tartaruga per via degli ‘infiniti piccoli spazi’ che lo separano dall’animale. La matematica però dice che la somma di infiniti segmenti in uno spazio finito è una quantità finita, come il tempo che separa il tennis dal ritiro di Federer.

Roger Federer – Roland Garros 2021 (via Twitter, @rolandgarros)

Se giocherà una partita da quarantenne come (ampiamente) fatto da Jimmy Connors e Ken Rosewall, i due giocatori dalla caratura più simile a quella di Federer capaci di prolungare la carriera oltre gli -anta? Sì, questo è assai probabile. Magari riuscirà anche a giocarne una decina. Se lo rivedremo in campo nel 2022? Già questa è una previsione più complicata da indovinare, perché la sensazione è che la misura sia colma. Non intendiamo che la pazienza e la voglia di Federer di prendere a racchettate una palla siano terminate, ma forse lo sono le sue chance di competere per un ultimo grande traguardo.

Qui è opportuno anche definire i contorni di questo traguardo. Deve essere necessariamente uno Slam o ci si può accontentare di un Masters 1000? Vincere un’altra volta, chessò, il Miami Open, quanto ulteriore lustro darebbe alla carriera di un campione già gigantesco? Continuare a lottare per traguardi che cinque o dieci anni fa erano quelli minimi, come raggiungere un ottavo Slam, e farlo come se tutta la sua carriera – pure la validità degli Slam già vinti! – dipendesse da un terzo turno giocato in uno stadio vuoto, a tarda sera, contro un avversario pure abbastanza incarognito (sabato 5 giugno, Federer-Koepfer su uno Chatrier vuoto in modo straziante), forse è la misura più precisa del perché Federer gioca ancora a tennis. Ancora gli piace. Ma ancora per quanto?

Sottoporsi alla scomoda routine di allenamenti, riabilitazioni e allontanamenti periodici dalla famiglia per disputare i grandi tornei, senza credere davvero di poterli vincere, non è probabilmente un motivo sufficiente a tenere in campo per molti altri mesi un signore che ha venti Slam e il doppio degli anni. A Parigi era stato proprio lo sforzo profuso per battere Koepfer a impedirgli di scendere in campo contro Berrettini. A Wimbledon l’infortunio di Mannarino gli ha evitato un possibile quinto set già al primo turno, poi la ‘solita’ vittoria con Gasquet – un pattern che rischia di ripetersi ad libitum, se i due dovessero continuare a sfidarsi anche dopo il ritiro – e le due buone prestazioni contro Norrie e Sonego, prima di quella assai opaca contro Hurkacz. Saliscendi, partite buone e altre meno buone.

Sì, perché a quarant’anni si sale (poco) e si scende (tanto). Il fisico non consente di andare in linea retta. Valentino Rossi ha annunciato il ritiro a 42 anni e mezzo; Gianluigi Buffon, un anno in più, è tornato al Parma dove tutto è cominciato (in serie B) per la probabile ultima stagione da professionista. Roger Federer è ancora qui, quando va in campo c’è un istante in cui sembra lui e poi un altro in cui non lo riconosciamo più, perché magari la schiena irrigidita gli impedisce di chinarsi a raccogliere con la consueta grazie una demi-volée.

Gioca pure quanto vuoi, Roger, un mese o altri dieci. Il lutto lo stiamo già elaborando e ci faremo trovare pronti, quando ci dirai che basta così. Forse.

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