Zverev il ciclone (Crivelli). Barty pronta per New York (Bertellino)

Rassegna stampa

Zverev il ciclone (Crivelli). Barty pronta per New York (Bertellino)

La rassegna stampa di lunedì 23 agosto 2021

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Zverev il ciclone (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Si chiama abitudine. A veleggiare dove l’aria è più rarefatta, nelle finali che segnano la differenza tra una carriera dignitosa e una da campione indiscusso. Per adesso, quello è il terreno di Zverev, che non avrà ancora completato il percorso da predestinato, soprattutto negli Slam, ma ha i nervi saldi e l’esperienza, dall’alto dei Masters 1000 già vinti, delle Atp Finals del 2018 e del fresco titolo olimpico, per maneggiare da fenomeno l’incrocio di Cincinnati con il grande amico Rublev, sangue russo come lui e avversario fin da tornei giovanili. Una partita senza storia, durata 59 minuti, con il povero Andrey a confermare una certa idiosincrasia per gli appuntamenti di altissimo livello, inchiodato sulle gambe e mai reattivo mentalmente, mentre Sascha sentenzia con un servizio intoccabile e una pesantezza da fondo insostenibile. ll tedesco si prende il titolo 36 anni dopo Becker e diventa così il primo giocatore in stagione a conquistare due Masters 1000 (sono 5 in totale), avvicinandosi con grande fiducia agli Us Open di cui è finalista uscente e dove potrebbe mettersi di traverso con solidi argomenti al sogno di Grande Slam di Djokovic, peraltro appena battuto a Tokyo: «Una settimana incredibile». Il torneo dell’Ohio si porterà anche dietro la polemica innescata dalla semifinale tra il vincitore e Tsitsipas, con il greco che alla fine del primo set è rimasto otto minuti negli spogliatoi per un time out fisiologico ed è stato accusato dall’avversario di aver sfruttato la pausa per interloquire al cellulare con il papà allenatore, effettivamente inquadrato in tribuna mentre smanettava sui tasti. Stefanos si è difeso sostenendo che non poteva cambiarsi i vestiti in campo, ma per evitare ogni questione basterebbe regolare i time out e consentire il coaching. Una forza tranquilla ha invece pervaso il torneo femminile. Ashleigh Barty non ammalia per carisma e personalità, anche se il suo gioco vario di matrice classica prende gli occhi, ma in questo momento c’è il suo marchio indelebile sul circuito. Da vera numero uno, l’australiana a Cincinnati conquista il terzo Masters 1000 in carriera dopo i due Miami del 2019 e di quest’anno, al culmine di una marcia trionfale in cui non ha perso neppure un set e conclusa da un facile successo sulla sorpresa svizzera Jil Teichman, dominata con 28 vincenti. Era dal 1973 che una sua connazionale non vinceva in Ohio, e si trattava ovviamente della Goolagong, il suo riferimento e la sua fonte di ispirazione sia per i successi in campo sia per il ruolo di vessillifera dell’orgoglio aborigeno, di cui entrambe portano con fierezza il sangue. Insomma, il palmarès della Barty continua a impreziosirsi e oggi si accompagnera alla 90^ settimana complessiva in testa al ranking. Un traguardo certamente inatteso quando nel 2016 tornò a giocare dopo due anni di assenza per i tormenti mentali di dover sempre dimostrare qualcosa e malgrado l’iniziale scetticismo di un mito come Laver, che non la considerava una campionessa all’altezza delle altre vincitrici Slam, prima di ricredersi. Certo, da lei non ci si potranno mai aspettare fuochi d’artificio comportamentali, però la sua misura e la sua sensibilità rimangono qualità rare. […]

Barty pronta per New York (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Una finale inedita anche nel Wta 1000 di Cincinnati. Protagoniste la prima della classe, Ashleigh Barty, australiana dal tennis atipico fatto di tocchi, back e mille soluzioni, e la svizzera Jil Teichmann, mai così in alto in tornei di tale livello. Dell’australiana che aveva anche abbandonato il tennis per dedicarsi al cricket e poi è tornata al primo amore per cogliere due titoli Slam, conosciamo molto, della sua avversaria poco. A Cincinnati la 24enne nata a Barcellona da genitori svizzeri e attuale n° 76 Wta ha battuto ottime giocatrici. In sequenza l’esperta Sorana Cirstea, l’americana di origine croata Bernarda Pera, la n° 2 del seeding Naomi Osaka e nei quarti la connazionale Belinda Bencic, fresca di titolo olimpico. In semifinale l’ultimo capolavoro, il successo sulla ceca Karolina Pliskova. In perfetta parità il bilancio dei match disputati quest’anno, cadenzato anche da diversi infortuni, che recitava prima della finale di Cincinnati 13-13. La cronaca: equilibrio fino al 3-3, poi break per il 5-3 in favore della Barty che con il successivo servizio ha chiuso la prima frazione anche con uno spettacolare recupero sul punto del 30-15. Un altro break della n° 1 del mondo in apertura di secondo set, ha indirizzato sempre più la contesa verso di lei. Rapido 3-0 Barty, con secondo break, e Teichmann trattata dal “fisio” per un problema al piede destro. Al rientro solo Barty (5-0 e servizio). Piccolo passaggio a vuoto (5-1), subito rimediato per il sigillo dopo 1 ora e 13 minuti. «Grazie a tutti – ha detto Ashleigh in premiazione – anche per come avete gestito i momenti difficili di questa settimana, con il meteo sfavorevole. Complimenti a Jil perché è questo il livello che le appartiene». E il pensiero vola già a New York. […]

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