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US Open, a Sakkari la maratona con Andreescu. Nei quarti la attende Pliskova
La greca supera la canadese dopo 3 ore e mezza di battaglia, Bianca piegata in due dalla fatica. Vittoria di sostanza ma non di estetica per Pliskova su Pavlyuchenkova

LATE NIGHT SHOW – Chiunque avesse ancora dei dubbi sulla voglia di competere di Bianca Andreescu è stato definitivamente smentito dopo la prestazione della canadese questa notte a New York contro Maria Sakkari. Alla fine per la vincitrice dell’edizione 2019 degli US Open è arrivata la sconfitta – la prima in assoluto in questo torneo – ma considerando il modo in cui è uscita dal campo è facile affermare che abbia lasciato davvero tutto. Le due tenniste rinomate per il loro spirito battagliero non hanno deluso le aspettative e sono rimaste in campo per 3 ore e 30 minuti, fino alle 2:15 ora locale, con la vittoria andata alla tennista greca per 6-7(2) 7-6(6) 6-3.
“Ero preparata a battagliare fino al terzo set, sapevo che sarebbe stata dura” ha ammesso Sakkari intervistata a fine partita. “Con tutto il coinvolgimento del pubblico è stato bello per entrambe. Nel primo set non sono stata molto coraggiosa ma volevo vincere così tanto questo match che ho dato tutto. Mi sono detta di restare concentrata su me stessa, restare calma e fare il mio tennis prendendomi le mie chance. Anche perché è speciale giocare la sessione serale a New York“.
I tie-break dei primi due set se li sono spartiti agevolmente uno a testa, e forse l’unico momento di rammarico per la n. 7 del mondo c’è stato sul 5-5 nel secondo set quando ha avuto due palle break che l’avrebbero mandata a servire per il match. La greca però nei momenti chiave non si è mai tirata indietro e le sue accelerazioni a sventaglio l’hanno spesso tirata fuori dai guai. Il match ha iniziato ad assumere i connotati di un vero dramma verso la metà del terzo set, in particolare dal 3-2 in poi. In quel momento Andreescu ha chiesto un medical time-out e si è recata fuori dal campo in compagnia della fisioterapista per ricevere un trattamento alla coscia sinistra pesantemente fasciata.

Al rientro in campo – dopo poco più di 3 minuti, quindi assolutamente in linea col regolamento – Bianca riusciva a colpire la palla con la sua solita intensità ma ha trovato molte più difficoltà nei movimenti, ed ha finito per perdere due volte il servizio. Dopo quasi ogni punto la si vedeva piegata sulle gambe e in un paio di occasioni si è dovuta persino accasciare a terra a seguito di qualche colpo giocato in corsa; Sakkari ha avuto il merito di non togliere il piede dell’acceleratore e ha risposto colpo su colpo. Il pubblico era leggermente schierato dalla parte della canadese ma la sensazione generale era che i tifosi presenti volessero continuare a godere dello spettacolo. In effetti nonostante le condizioni precarie di Andreescu, sul finale non sono mancati punti spettacolari anche per merito della n. 18 del mondo che si è recata spesso a rete e alla fine al quarto match point ha chiuso il match. Per lei dunque il 2021 si sta rivelando il miglior anno della carriera per risultati Slam: dopo la semifinale al Roland Garros arrivano i primi quarti di finale agli US Open, risultato più che meritato per una tennista che da anni è in costante crescita.
Dopo la vittoria si è subito recata in sala conferenze e ha aggiunto qualcosa circa il suo successo. “Non ho avuto il controllo della partita fino a metà del secondo set. Mi sentivo come se lei fosse migliore di me, ma poi in qualche modo sono andata in profondità e ho trovato un modo per cambiare le cose. Come ho detto in campo, sono stata più coraggiosa dopo un certo punto della partita, poi ho alzato un po’ il mio livello di energia”. Sulle condizioni in cui Andreescu ha affrontato gli ultimi game e sull’impatto che ha avuto su di lei, ha aggiunto: “Quando vedi che la tua avversaria si infortuna devi cercare di rimanere concentrata perché sai benissimo che se guardi dall’altra parte della rete, vedi che qualcuno si è fatto male, e può stressarti molto. Non sai cosa devi fare, fare palle corte, farle correre. È complicato. Sono rimasta concentrata su me stessa e ho fatto cose semplici. Non ho complicato il mio tennis nel terzo set. Penso che sia per questo che alla fine ho vinto“.
A dire il vero Maria con il suo atteggiamento quasi sfrontato in campo, è sempre sembrata essere una giocatrice coraggiosa, ma allora perché solo adesso si iniziano a vedere risultati di così alto prestigio? “È qualcosa su cui sto lavorando con Tom [Hill] dalla fine dell’anno scorso. Mi sentivo come se avessi perso quel coraggio dopo il Roland Garros. Ero più titubante. Non ero così grintosa. Dopo la sconfitta con Angie [Kerber a Cincinnati], mi sono allenata per due settimane. Ho fatto degli allenamenti molto duri in cui piangevo perché non riuscivo a sentire i miei colpi, non riuscivo a sentire il mio tennis. Ma per fortuna ho avuto Tom e Yannis, il mio sparring partner, che mi ha supportato molto. Ho perso la mia identità, ho perso una parte di me stessa. Con il mio psicologo ho trovato un modo per tornare e sentire di nuovo quello che ho sentito oggi là fuori. Dicendomi di essere più coraggiosa; non è una cosa tipo ‘Maria, ora sii coraggiosa’, e tu sei coraggiosa. È un processo di allenamento e tutto ciò che mi ha aiutato ad essere più coraggiosa“.
PLISKOVA BRUTTA MA EFFICACE – Gli US Open si confermano territorio di caccia preferito per Karolina Pliskova che per la quarta volta in carriera raggiunge i quarti di finale a New York. La tennista ceca, dopo averci perso gli ultimi due precedenti, è riuscita finalmente a battere Anastasia Pavlyuchenkova per 7-5 6-4 in un match non particolarmente brillante per sua stessa ammissione, ma la posta in gioco fa passare la prestazione in secondo piano. “Non è stato uno dei match più belli ma nei momenti chiave sono riuscita ad alzare il mio livello” ha confermato la n. 4 del mondo in conferenza stampa.

“Penso di esserci riuscita e il servizio mi ha aiutato, anche se non ho fatto così tanti ace come nelle ultime due partite ma ho avuto molti punti gratuiti. Nei momenti importanti sono riuscita a servire abbastanza bene. Ma era un po’ ventoso. Entrambe abbiamo iniziato forse un po’ nervose e la partita non è stata affatto bella. Ovviamente entrambe vogliamo giocare aggressive. Ho pensato che ci fossero molti errori, forse dei colpi non abbastanza belli da guardare. Non mi sentivo per niente bene, devo dire. Ho solo trovato un modo per giocare forse un po’ meglio di lei, basta metterle pressione sul suo servizio. Ho giocato quanto bastava per vincere”.
L’ultima volta che Pliskova raggiunse i quarti a Flushing Meadows era il 2018 e Karolina venne sconfitta da Serena Williams in due set. “È bello tornare nella seconda settimana in uno Slam. È sempre l’obiettivo all’inizio del torneo. Voglio dire, l’anno scorso non è stato il massimo, anche l’anno prima, negli Slam per me. Penso che sia davvero un buon successo dopo la finale di Wimbledon avere ora un’altra possibilità di andare ancora abbastanza lontano in questo torneo; è piuttosto aperto. Ci sono avversarie dure ma sei nei quarti quindi non puoi davvero aspettarti nessun match facile. Se gioco ancora forse non come oggi ma come ieri e i giorni prima, penso di avere buone possibilità di battere tutte le altre ragazze“.
La prossima avversaria per la n. 4 del mondo sarà proprio Maria Sakkari che ha affrontato due volte sempre a Roma con una vittoria a testa (la prima sfida si concluse con la sua storica sfuriata contro la giudice di sedia). “Almeno avremo un incontro su una superficie e in un torneo diversi” ha commentato Pliskova. “Certo, è una giocatrice tosta. In realtà ci siamo allenate una volta qui prima dell’inizio del torneo; lei è una combattente. In realtà penso che abbia davvero migliorato il suo gioco. Sta giocando in modo più aggressivo di prima. È piuttosto pericolosa, ha battuto buone giocatrici questa settimana. Anche a Parigi ha giocato bene. Penso che stia passando un anno fantastico. Penso che sia sicura di sé, sarà difficile”.
Forse accortasi di tutte le belle parole spese per la sua futura avversaria ha subito aggiustato il tiro: “Penso di poter essere io quella più aggressiva in questa partita”. Anche Sakkari ha parlato della sua prossima avversaria e in particolare ci ha tenuto a specificare che “è una ragazza molto divertente. Abbiamo un ottimo rapporto anche se alcune persone pensano che dopo quello che è successo non lo abbiamo, in realtà ce l’abbiamo”. Dunque la domanda è: chi tra le due sarà in grado di mettere da parte questo rapporto di amicizia e ambire maggiormente alla vittoria? In palio c’è una semifinale Slam.
ATP
ATP Miami, l’Italia del tennis si ferma: tra Sinner e il titolo c’è il tabù Medvedev
In uno dei giorni più importanti della storia del tennis italiano Jannik dovrà superarsi per battere un giocatore che in passato ha fatto soffrire ma mai battuto

Cinque a zero. Questo lo score dei precedenti tra Daniil Medvedev e Jannik Sinner, tutti a favore del russo. Si deve partire inevitabilmente da qui per analizzare i temi della finale del Masters 1000 di Miami 2023, che andrà in scena oggi alle 19 italiane. Già, finalmente Jannik non gioca nella notte: una buona notizia che di certo aumenterà l’attenzione e l’audience intorno a una partita attesissima. Sinner gioca per essere il secondo azzurro a vincere un trofeo Masters 1000 dopo Fabio Fognini, principe a Montecarlo nel 2019. Jannik è alla sua seconda finale 1000 da primo italiano a giocarne due: la prima fu sempre a Miami, nel 2021, persa contro Hubert Hurkacz.
Sinner-Medvedev, a Rotterdam il precedente più recente
L’ultimo incontro tra i due è recentissimo, la finale di Rotterdam dello scorso 19 febbraio. Jannik aveva vinto il primo set 7-5, per poi affondare nei due parziali successivi sotto i colpi potenti e profondi del russo (6-2 6-2). Questo dunque diventa il precedente più attendibile, forse l’unico, da prendere come riferimento per ragionare su ciò che potrà accadere all’Hard Rock Stadium. Perché gli altri sono capitati in momenti differenti: a Vienna 2022 Jannik perse 6-4 6-2, nel contesto di un autunno che lo ha visto giocare poco e maluccio a causa dei problemi fisici. Tutti gli altri precedenti sono arrivati nella parte di carriera in cui Sinner aveva ancora nel proprio angolo il precedente team, quello capitanato da Riccardo Piatti: alle ATP Finals Torino 2021 (vinse Medvedev 6-0 6-7 7-6), a Marsiglia 2021 (Medvedev 6-2 6-4) e Marsiglia 2020 (Medvedev 1-6 6-1 6-2). Senza nulla togliere al lavoro fatto dal guru comasco, che ha sviluppato il talento di Sinner come pochissimi altri avrebbero saputo fare, è con il duo Vagnozzi-Cahill che Sinner sta trovando la quadratura del cerchio per essere davvero competitivo ai massimi livelli.
Sinner: “Cercherò di fare delle cose nuove e variare il gioco”
Sono quindi tre i set vinti da Sinner in cinque precedenti con il russo già numero uno del mondo. Abbastanza per poter dire che fin qui Daniil è uno dei pochi giocatori a partire favorito con Sinner. Ma Rotterdam ha dimostrato che la forbice tra i due, che non si amano troppo (basti ricordare l’atteggiamento provocatorio di Medvedev durante la partita di Torino nel 2021), si è ridotta. Come può riuscire allora Jannik a strappare la prima vittoria contro il russo nel momento che più conta? Sicuramente avrà un grande peso l’aspetto fisico: a Rotterdam Jannik pagò alla distanza lo sforzo fatto per vincere il primo set 7-5. Da questo punto di vista, entrambi hanno giocato molto nelle ultime settimane, essendo arrivati in fondo praticamente ad ogni torneo giocato. Medvedev ha però giocato di più nell’ultimo mese, contando anche Dubai sono 17 le partite giocate, di cui 16 vinte. Conterà ovviamente molto la lucidità mentale e Sinner arriva a questo match con una grande fiducia: quella che deriva dall’aver battuto il n.1 del mondo. “Cercherò di fare delle cose nuove che ovviamente non posso svelare, cercando di mescolare il gioco – ha detto Jannik -. E comunque, se anche non dovessi riuscire a batterlo nemmeno questa volta, avrò altre opportunità in futuro”. Giusto: il tennis sa sempre come stupire e regala ogni settimana una nuova chance. La partita di oggi ha però un peso specifico diverso. E tutta l’Italia non vede l’ora di godersi lo spettacolo.
ATP Miami, finale: Sinner-Medvedev, ore 19, diretta tv Sky Sport e NOW TV, streaming Sky Go
Flash
WTA Miami: Kvitova vince il nono titolo ‘1000’ e ritorna in Top 10, sfuma il Sunshine Double di Rybakina
Petra Kvitova mette in bacheca il 30° trofeo della carriera su 41 finali disputate, vincendo un primo set thrilling al tie-break per poi dominare il secondo. Elena Rybakina non migliora il proprio best ranking, mancando la prima piazza della Race

[15] P. Kvitova b. [10] E. Rybakina 7-6(14) 6-2

Nelle precedenti apparizioni al Miami Open Presented By Itaù, Petra Kvitova non era mai andata oltre i quarti di finale arrendendosi in tre circostanze al terzultimo atto del torneo – 2014, 2019 e 2022 -. Mentre nell’edizione 2023 non solo è finalmente riuscita a rompere questo muro imperituro, ma addirittura si è spinta fino alla vittoria finale – diventando fra l’altro la terza tennista ad alzare il trofeo a 33 anni dopo le statunitensi Chris Evert nel 1986 e Serena Williams nel 2015, nell’ottavo ed ultimo successo di Serena in Florida – conquistata ai danni della giocatrice del momento: la campionessa di Wimbledon Elena Rybakina si è dovuta infatti inchinare 7-6(14) 6-2 al termine di quasi due ore di partita, dove a indirizzare la contesa è stato un primo set decisosi al tie-break in cui la 33enne ceca si è costruita due chance di break lungo il corso del parziale regolare prima di strappare il servizio avversario e trovarsi ad avere l’opportunità di apporre il sigillo finale sul 5-4. Qui però, la mancina di Bìlovec si è spenta emotivamente permettendo alla kazaka l’aggancio. Giunti al gioco decisivo, è andato in scena un vero e proprio psicodramma con la bellezza di cinque set point a testa, dei quali uno ciascuna con la battuta a disposizione; quello materializzatosi sulla racchetta di Petra si è rivelato decisivo nel 30° punto del tie-break mandato così agli archivi dopo 22 minuti di durata.
Dopodiché, Il vulcano Kvitova ha eruttato tutta la sua mastodontica forza motrice dominando in lungo e largo il secondo set, che avrebbe potuto avere un punteggio ancora più a senso unico se la n. 12 del mondo non avesse mancato la palla per involarsi sul 4-0 “pesante”. Alla fine a decretare la differenza nel match è stato l’improbo 54% di prime in campo della kazaka con conseguente 48% di punti vinti sulla seconda. Per Petra un successo che significa il ritorno in Top Ten dopo un lontananza di quasi due anni (al 10 posto), l’ultima toccata e fuga nell’élite mondiale risaliva al settembre 2021, ma anche 9° titolo di categoria ‘1000’ a cinque anni di distanza dall’ultimo ottenuto al WTA 1000 di Madrid 2018 e 30° alloro complessivo in carriera alla 41esima finale disputata: un ruolino di marcia pazzesco nelle partite che valgono dei titoli, una percentuale di vittorie superiore al 70%. Eccezionale pure il balzo che compie a livello di classifica avulsa, relativa esclusivamente al 2023, con 13 posizioni guadagnate che la fanno entrare di forza in Top Five assestandosi alla quinta piazza: era 18esima prima del torneo.
Sfuma invece il sogno di Elena, dopo essere entrata nel ristretto cerchio di coloro che hanno raggiunto la finale nella stessa stagione in Australia e al Sunshine Double – altre cinque donne in totale ci sono riuscite: Monica Seles nel 1991, Graff nel 1994, Lindsay Davenport e Martina Hingis nel 2000, Maria Sharapova nel 2012 – di poter compiere la doppietta, Indian Wells e Miami, che nella storia hanno realizzato soltanto in quattro. Si infrange, inoltre, per lei la possibilità di prendersi il primo posto nella Race e di migliorare il suo Best ranking, rimarrà n. 7 al mondo: sarebbe diventata sesta in caso di trionfo. Infine va segnalato come si assesti ad 11 vittorie di fila la striscia d’imbattibilità di Rybakina, 13 se non si considera il walkover contro Coco Gauff negli ottavi del WTA 1000 di Dubai inserendo così nel computo anche i successi su Andreescu e Bouzkova e scovando l’ultima sconfitta subita per mano di Beatriz Haddad Maia ai quarti del WTA 500 di Abu Dhabi.
Warm-Up
Trentottesima finale combined del WTA 1000 di Miami, la cui fondazione ed introduzione nel circuito risale infatti al 1985, che mette in palio il titolo del terzo evento stagionale di tale categoria dopo Dubai e Indian Wells. A contendersi lo scettro di campionessa del torneo che si disputa presso la location dell’Hard Rock Stadium dei Miami Dolphins, sono la testa di serie numero 10 Elena Rybakina e la numero 15 del tabellone femminile Petra Kvitova. La 23enne russa, ma naturalizzata kazaka dal 2018, nativa di Mosca va a caccia del secondo alloro in appuntamenti “mille“ dopo quello appena conquistato in California, il che le consentirebbe di completare il Sunshine Double: un’impresa riuscita solamente a quattro donne della racchetta nella Storia del tennis, addirittura in due occasioni alla tedesca Steffi Graf (1994 e 1996), alla belga Kim Clijsters nel 2005, alla bielorussa Vika Azarenka nel 2016 e all’attuale n. 1 del ranking WTA Iga Swiatek nel 2022; l’ultima in ordine cronologico ad aver raggiunto questo prestigioso traguardo, il quale per l’appunto come è facilmente deducibile dai grandi nomi ora menzionati è stato Eldorado tennistico solamente per giocatrici che nella loro carriera sono state in grado di arrivare ad occupare il trono mondiale. Chissà che ciò non possa essere di buon auspicio per il prosieguo della sua vita da atleta per la detentrice di Wimbledon, che intanto prova a regalarsi la quinta affermazione nel Tour maggiore a quattro anni di distanza dalla prima in assoluto ottenuta al WTA 250 di Bucarest nel luglio del 2019. Il suo record complessivo nelle finali disputate nel Circuito WTA parla di un differenziale abbastanza negativo con 4 successi che fanno da contro altare ad 8 KO.
Dall’altra parte delle reta, con l’obiettivo di guastare la festa alla favorita indiscussa, una tennista di dieci anni più grande: classe 1990 nativa della città di Fulnek ma cresciuta a Bìlovec, in Repubblica Ceca. Attualmente numero 12 delle classifiche, con un passato però da seconda forza del ranking mondiale essendo stata in tre diversi momenti n. 2 del mondo – ottobre 2011, giugno 2015 e gennaio 2019 -. Curiosamente anche Petra ha sinora vinto i suoi titoli Majors “soltanto” in quel di Londra, aggiudicandosi Church Road nel 2011 per poi ripetersi nel 2014 superando in finale rispettivamente Maria Sharapova ed Eugenie Bouchard. Ha inoltre disputato un’ulteriore atto conclusivo a livello Slam, perdendo nel 2019 in Australia da Naomi Osaka. La mancina ceca è stata anche “Maestra” nel 2011 alle WTA Finals di Istanbul, in cui nella sua prima partecipazione all’evento superò Azarenka nel match valevole per l’importante riconoscimento di fine anno. Approccia a questa sua prima finale relativa alla parentesi tennistica nord-americana coast to coast dal deserto californiano alla Florida, con un bilancio complessivo nelle partite che assegnano titoli assolutamente positivo dato che recita 29 vittorie a fronte di 11 sconfitte. Petra cerca infine il 9° alloro in un WTA 1000, l’ottavo è giunto in altura nel 2018 Madrid – dove in carriera ha trionfato anche nel 2011 e nel 2015 -, che le permetterebbe di rompere un digiuno nelle conquiste sul cemento che non la vede vincere un torneo da oltre due anni. Sempre per quanto concerne gli eventi ‘1000’, ha perso 4 finali a queste latitudini: l’anno scorso a Cincinnati per mano di Caroline Garcia, l’ultima.
Dal punto di vista tattico si fronteggiano due tenniste dal pedigree tecnico assai simile, entrambe difatti improntano i loro incontri alla ricerca di una costante ed asfissiante aggressività. Sia Elena che Petra prediligono la sezione di fondocampo, come giardino dell’Eden dove far sprigionare tutta la potenza di cui dispongono. Dunque la sfida che si preannuncia all’orizzonte, sarà contraddistinta da continui confronti a tutto braccio da ambo i lati del campo; il che fa presumere che la differenza verrà delineata banalmente da chi delle due riuscirà a sbagliare meno. Chiaramente, poi, ambedue le protagoniste costruiscono le loro rispettive fortune con il progressivo tentativo di andare a cogliere angoli sempre più acuti del rettangolo di gioco, questo schema serve a potersi aprire successivamente il lato opposto del campo per una comoda chiusura del punto. Proprio soffermandoci su questa potenziale situazione strategica, è molto probabile che sia la ceca ad interpretare il ruolo di giocatrice maggiormente offensiva e che sia disposta a lasciare andare a tutta le sue esecuzioni per attaccare senza soluzione di continuità la rivale, perché in possesso di un vantaggio in termini di potenza pura che però anche per via del suo superiore chilometraggio incontra innumerevoli difficoltà negli spostamenti laterali ed in generale nella copertura degli spazi. Mentre, al contrario, la kazaka nonostante sia una delle tenniste più alte del circuito – 1,84 contro l’1,82 della tre volte finalista Slam – può contare su di una mobilità straordinaria per quelle che sono le sue leve, già messa in mostra meravigliosamente nello scontro contro Sabalenka al BNP Paribas Open – match che ripresenta gli stessi motivi tattici anche se con sfumature diverse. Dunque seppur sia Rybakina che Kvitova amino costruire il punto su scambi brevi, a dover perseguire di più questo tipo di piano tattico dovrà essere l’ex n. 2 poiché come detto la 23enne di Mosca si sa ben disimpegnare nella difesa e nel successivo contrattacco – ovviamente per quelli che sono i canoni su cui si svilupperà questo incontro, sarebbe stato un discorso diametralmente opposto se al di là delle rete ci fosse un’opponente alla Swiatek.
Altra chiave di volta essenziale per dirimere la vicenda, e che si collega allo scenario poc’anzi descritto, è il rendimento sui due fondamentali d’inizio gioco: nessuna delle due, se vuole avere reali chances di vittoria, non può esimersi dal mettere sul campo un’elevata percentuale di prime. Sono infatti entrambe giocatrici che possiedono nel loro bagaglio, un servizio incandescente in grado di bombardare perennemente la retroguardia avversaria quando in giornata. Perciò la pericolosità, l’efficienza e l’incisività della prima sono parametri imprescindibili, anche perché se si dovrà ricorrere alla seconda palla con un certo ritmo tutte e due potrebbero entrare in un loop negativo e subire le fiammate provenienti dalla reciproca risposta: capace, quest’ultima, o di generare direttamente la conquista del quindici oppure di mettere già nelle condizioni migliori chi ribatte di poter comandare il palleggio a proprio piacimento.
Osservando il periodo di forma odierno, indubbiamente nonostante la ceca abbia dalla sua un’eccezionale battuta, Elena in questo momento è la migliore battitrice del Tour: a suffragare tale tesi, c’è l’inequivocabile dato con cui si presenta a questa finale, ovvero l’aver scagliato sempre almeno la doccia cifra di ace (o anche di più) in cinque partite consecutive di uno stesso torneo. A livello femminile, ciò non accadeva da Wimbledon 2016 e dai tempi di una certa Serena Williams; da molti considerata – e ne hanno ben donde – la tennista con il servizio più performante della storia. Per cui si può affermare come sia ancora più importante per Petra, piuttosto che per la russa di nascita, una presenza continua in campo della propria prima. A chiusura di questo excursus tattico, l’altra faccia della medaglia dei colpi di avvio punto: chi delle due riuscirà a premere l’acceleratore costringendo l’altra a subire la propria incessante pressione in risposta, ha un alta probabilità di portarsi a casa il titolo ma come dichiarato ciò non può che essere legato alla prestazione della prima di servizio avversaria. Kvitova, comunque, ha un vantaggio rispetto alla più giovane rivale: le traiettorie mancine sia nella prima slice da sinistra che soprattutto sulla diagonale rovescia di Elena, le sbracciate a ritmo forsennato sulla direttrice sinistra diranno molto dell’esito finale del match in base a chi saprà reggere di più e dove però Petra ha a disposizione il proprio dritto, possono mandarla in grande confusione.
Due i precedenti, 1-1, recentissimi: vittoria kazaka a casa della sfidante ai quarti di Ostrava 2022 per 7-6(5) 6-4, rivincita della mancina lo scorso gennaio ad Adelaide per 6-3 7-5.
Primo Set: Kvitova vince una frazione al cardiopalma, con un tie-break thrilling da 30 punti
Kvitova vince il sorteggio e dopo qualche titubanza sceglie di iniziare il match in risposta. La decisione della tennista ceca si rivela assolutamente azzeccata, visto che Rybakina comincia la propria partita abbastanza contratta con il fondamentale d’inizio gioco mettendo in campo soltanto tre prime su otto punti totali ed inciampando anche nel primo doppio fallo dell’incontro. Elena si ritrova così costretta a dover fronteggiare immediatamente due palle break consecutive, tuttavia dal 15-40 la 23enne kazaka riaggiusta il mirino del servizio e si toglie d’impiccio rimontando per tenere il suo primo turno di battuta. Agli antipodi il game di servizio inaugurale di Petra, che serve una sola seconda e si intasca con autorità il gioco che le vale l’1-1. In generale pare molto chiaro sin dagli albori della finale, l’atteggiamento tattico assunto della due volte campionessa di Wimbledon: risponde da una posizione estremamente aggressiva non solo sulla seconda avversaria, dove addirittura mette i piedi in campo, ma anche e soprattutto la attua sulla prima stazionando ampiamente sulla riga bianca di fondo. Dunque l’inizio di match ha un’unica padrona, dato che la mancina in campo si crea ancora l’opportunità per inerpicarsi a break point nel terzo game dando sfogo alle sua maggiore completezza tecnica, prima mediante un’intelligente risposta bloccata e poi subito dopo estraendo dal cilindro una meravigliosa palla corta di rovescio che lascia di sasso la sua più giovane avversaria. Ma l’ex n. 2 del mondo a questo punto spreca malamente la ghiotta chance sparando via in corridoio un comodo dritto incrociato quando il punteggio segnava 15-30, sfumata l’opportunità Rybakina ha sfruttato la scia favorevole derivante dal regalo offertole e grazie ad un ace e ad una prima vincente riesce ad impattare sul 2-2.
Anche Petra, nel quarto gioco, è costretta a dover affrontare il suo primo round di servizio che si prolunga ai vantaggi: ciò però accade più per demeriti della n. 12 al mondo che per effettivi meriti della recente campionessa di Wimbledon, visto che la più esperta in campo si fa trovare impreparata in più di una circostanza in uscita dal servizio denunciando una mobilità fisica – in verità mai stata suo fiore all’occhiello neanche del Prime della carriera – decisamente limitante. Mentre la classe ’99 di Mosca continua a fare grande fatica nel regolare la sua risposta affinché risulti molto più incisiva ed efficacie di quanto non lo sia stata finora, ovvero praticamente nulla. Proprio per questo a metà parziale, dall’angolo di Elena – in primis dal coach italo-croato Vukov – arriva il suggerimento di modificare il posizionamento in ribattuta prendendo metri sul campo e allineandosi così alla scelta tattica di Kvitova. Nel frattempo l’ex n. 2 del ranking aumenta vertiginosamente i giri del motore per quanto riguarda il rendimento del suo straordinario bimane, indiscutibilmente il miglior colpo da fondocampo su cui può contare la 33enne di Bilovec, che inizia a lasciare andare brillantemente sia sull’incrociato che nell’accelerazione in lungolinea. E così, dopo una serie di quattro giochi dove i servizi sono stati perfetti, la tds n. 15 si ritrova avanti 5-4 per infliggere pressione alla kazaka che serve per prolungare la contesa. Elena si inguaia da sola, commettendo un sanguinoso doppio fallo sul 30-15 mai poi è Petra a salire in cattedra ancora con il suo fantasmagorico rovescio, sia coperto in spinta sia tagliato in contenimento. Il break questa volta si materializza, alla terza opportunità complessiva, tuttavia proprio nel momento della verità si assiste alla reazione da campionessa vera qual è la kazaka che senza strafare genera un ritmo progressivo nella costruzione del punto non andando mai eccessivamente sopra giri che manda in confusione la ceca, rea di sciogliersi sul più bello: 5-5, la frazione non è ancora terminata. Rybakina, ora, ha aumentato a dismisura la performance della sua macchina a propulsori alieni, mettendo a referto una sequenza di 5 ace in 6 punti consecutivi al servizio. Una sequela che assume dei tratti ancora più dirompenti, dato che gli ultimi tre scagliati corrispondo ai primi suoi tre punti nel tie-break. A metà 13esimo game, le due si scambiano un mini-break: prima Kvitova commette un fragoroso gratuito con il colpo che fino a quell’istante aveva fatto più male all’avversaria, poi dal 4-2 Elena si fa riprendere per via di una seconda che permette a Petra di entrare di forza in ribattuta.
Nelle fasi finali del tie-break, il livello se è possibile cresce ulteriormente: sul 5-5 la ceca si tira fuori da uno scambio che la stava vedendo soccombere con un bimane incrociato sublime, ma Elena non ci sta e cancella il set point con il 7esimo ace della sua partita. Il primo set point giunge anche per Rybakina, che tuttavia nonostante l’avversaria non metta in campo la prima e con lo scambio in mano scaraventa abbondantemente oltre la linea di fondo un dritto decisamente facile. 8-7 e secondo set ball per Kvitova, scambio che si allunga con nessuna delle due che spinge a tutta: entrambe colpiscono a tre quarti di velocità, chiaramente con il braccio irrigidito dalla tensione. Ad un certo punto il rovescio di Elena sembra atterrare fuori, gli spalti si fanno sentire disturbando però palesemente la ceca nell’esecuzione del colpo: ma la palla di Rybakina è rimasta in campo, nonostante Petra chieda il controllo del falco. Lo psicodramma, ormai tale da diversi minuti, continua imperterrito: vanno via un secondo set point per la kazaka sul 9-8 e il terzo a favore di Kvitova sul 10-9, che si deve mangiare le mani per una risposta di dritto affossata in rete sulla seconda avversaria. Il momento di rottura sembrerebbe palesarsi dopo il terzo set point sfumato anche per Elena, grande tenuta della diagonale sinistra di Petra, visto che Kvitova non riesce a preparare con il giusto tempismo l’uscita dal servizio e si ritrova investita dalla risposta kazaka: secondo mini-break per la 23enne russa, terzo in totale, ma la chiusura è ancora rimandata perché Elena manda in corridoio il rovescio, 12-12. E dopo il quarto anche il quinto set point va alle ortiche per la finalista di Melbourne, questa volta però di nuovo in risposta: 13-13. Sul 14-13, grandissima Elena con un dritto inside-in carichissimo. Sul 14-14, è stavolta il turno per Petra di prendersi il secondo mini-break: il quinto set point per lei, il primo con il servizio, è quello buono. 7-6, 16 punti a 14, Kvitova al termine di uno straordinario primo set durato oltre l’ora e cinque di gioco.
La vincitrice di Indian Wells deve vedere così interrotta la sua striscia immacolata nei tie-break disputati nel 2023, prima di oggi ne aveva vinti 7 sue 7, mentre rimane candido quello della ceca: 4 su 4. A pagare dazio per Elena, è stata la bassa percentuale di prime in campo: solamente il 53%, che pure è stata abile nel far fruttare vincendo l’86% e mandando a referto 10 ace, dopo un solo set è già doppia cifra come le precedenti 5 partite.
Secondo Set: Kvitova è in The Zone, domina in lungo e largo
Petra è letteralmente on-fire, adesso lascia andare ancora di più le sue violenti sbracciate. E’ uno spettacolo vederla in azione sospinta dalla fiducia che genera un primo set vinto in quel modo da sfavorita. Da par suo, Elena le dà una mano continuando a fare troppa fatica nel tenere con continuità la prima palla di servizio in campo. La finalista all’Happy Slam 2019 vola in men che non si dica sul 3-0 “leggero”. La domanda da porsi in questo preciso è la seguente? Rybakina avrà le energie mentali necessarie per risollevarsi dopo lo schiaffo emotivo subito considerando lo sforzo profuso nell’ultimo periodo venendo da 11 vittorie consecutive e in particolare da due primi turni qui in Florida dove la spuntata soltanto al terzo – con Badosa al 2°T ha dovuto cancellare anche un match point -.
In un primo istante parrebbe di no, dato che Kvitova si procura una palla per il 4-0 “pesante”. Ad un passo dal definitivo capitombolo nel dirupo, Elena abbozza un tentativo di reazione e ai vantaggi si mantiene quantomeno attaccata all’ultima carrozza del treno ceco, che viaggia spedito più non posso. Riesce a procurarsi perfino l’opportunità per il doppio break, ma la chance sfuma inesorabile. È sostanzialmente l’ultima vera possibilità in favore di Rybakina per provare a ribaltare un esito che oramai appare scritto poiché dopo quattro giochi tenuti a zero da chi serviva, Petra Kvitova chiude i conti con il secondo break della frazione: 6-2 in 36 minuti, con un durata complessiva da 1h42′ che è stato manifesto a tutto tondo del suo tennis.
Flash
WTA Miami, Rybakina riflette dopo il ko: “La stanchezza ha inciso. Russi a Wimbledon? Giusto così”
La kazaka si ferma a un passo dalla doppietta: “Avessi vinto il primo set forse sarebbe finita diversamente, ma complimenti a Petra”. Ora la Billie Jean King Cup, poi la terra rossa: “Ho fiducia di poter fare altrettanto bene”

Niente Sunshine Double per Elena Rybakina, che si è fermata a un passo dalla doppietta Indian Wells-Miami con la sconfitta in finale contro Petra Kvitova. Un’ulteriore dimostrazione di quanto l’impresa riuscita un anno fa a Iga Swiatek sia difficile sotto tanti punti di vista: la kazaka, peraltro, aveva già dato qualche segnale di affaticamento nella semifinale contro Jessica Pegula. Ecco le sue parole in conferenza stampa dopo la partita.
D: Elena, dicci i tuoi pensieri sulla finale.
RYBAKINA: “C’è stato un primo set molto duro, e questo ha fatto la differenza all’inizio del secondo set. Sono comunque felice, in generale, delle settimane che ho avuto. Non sono molto soddisfatta di come ho giocato il secondo set della finale, ovviamente, ma in generale è stato un mese positivo qui negli USA”.
D: Dopo la grande quantità di partite che hai giocato nell’ultimo mese, pensi abbia pesato la stanchezza?
RYBAKINA: “Ovviamente mi sentivo stanca, già da dopo Indian Wells, direi. Ho semplicemente cercato di andare oltre, dando tutto quello che avevo. Forse se avessi vinto il primo set sarebbe andata diversamente nel secondo, ma essendo stanca, non ho avuto la giusta disciplina mentale in certe occasioni. Ho preso alcune decisioni stupide, ma in generale Petra ha giocato bene”.
D: E’ stato un grande mese per te. Guardando alla stagione su terra battuta, pensi di poter essere pericolosa come lo sei stata sui campi in cemento quest’anno?
RYBAKINA: “Penso di aver avuto buoni risultati in passato sulla terra. Per questo credo di potere giocare bene. Il tema è stare bene e rimanere motivata, perché quando giochi così tante partite, non è facile fare tutti questi viaggi. Mia sorella è qui per aiutarmi a non pensare solo al tennis. Dovrò fare una buona preparazione. Non ho molto tempo, ma penso di poter fare buone cose”.
D: Cosa pensi della decisione di Wimbledon di ammettere giocatori russi e bielorussi?
RYBAKINA: “Non sapevo di questa novità. Penso che la situazione sia questa in tutti i tornei, era l’unico Slam dove non potevano giocare, ma ovunque giocano senza bandiera. Penso sia stata una giusta decisione”.
D: Hai in mente di giocare anche la Billie Jean King Cup? Affrontate la Polonia senza Swiatek.
RYBAKINA: “Non sapevo che Iga non ci sarà. Comunque la Polonia ha diverse ottime giocatrici. Sarà dura. Al momento l’intenzione è quella di giocare”.
D: Hai infilato una serie di 13 vittorie senza sconfitte. Lo stesso aveva fatto Sabalenka. Swiatek invece l’anno scorso ne ha fatte di più. Quale parte di una striscia così è la più difficile?
RYBAKINA: “Quello che ha fatto Iga non è per nulla facile. Ovviamente però arriva un giorno in cui perdi. La parte più difficile è quella fisica, perché viaggi un sacco e le condizioni cambiano rapidamente”.