US Open, Berrettini: "Djokovic riesce a prendere energie dal set che perde, sembra non faticare"

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US Open, Berrettini: “Djokovic riesce a prendere energie dal set che perde, sembra non faticare”

“La chiave è avere quell’intensità fisica e mentale per quattro, cinque set e per ora non c’è riuscito nessuno” spiega Matteo dopo la sconfitta nei quarti contro il n.1 del mondo. “Ha portato il tennis a livelli allucinanti”

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Novak Djokovic e Matteo Berrettini - US Open 2021 (Jed Jacobsohn/USTA)
 

Per la terza volta consecutiva Matteo Berrettini riesce a strappare un set al numero 1 del mondo Novak Djokovic in un torneo del Grande Slam e ieri a New York, nonostante il punteggio abbastanza netto nei parziali vinti dal serbo, poco si può recriminare all’intensità messa in campo dal giocatore romano. Anche dal punto di vista fisico Matteo ammette di non aver avuto grossi problemi. “È qualcosa che non avevo mai sperimentato. È stato diverso con Rafa due anni fa, ma più o meno la stessa cosa. In quel caso ero arrivato in semifinale più stanco e dopo due set avevo esaurito le energie. Con Djokovic mi sono trovato bene, ma è solo che lui mantiene quel livello alto, e io ho bisogno – non so – di esperienza suppongo, per giocare meglio”.

Parlando del suo avversario, Berrettini ha spiegato meglio le difficoltà che si devono gestire nel trovarselo di fronte. “Non mi dà punti gratuiti. Devo guadagnare ogni singolo punto. Non importa se servo o se rispondo, mi fa sudare in modo che alla fine… Non credo di aver giocato peggio rispetto al primo set, ero solo un po’ più stanco, come non sarei stato contro altri giocatori. Ancora una volta è stato lui a vincere il primo parziale, ma dopo la terza partita consecutiva agli US Open dove il serbo perde il primo set, abbiamo imparato che non bisogna dare troppa rilevanza alla cosa. “Ho pensato che fosse fantastico averlo vinto. Contro ogni giocatore là fuori, probabilmente ogni altro giocatore là fuori, mi sarei detto ‘ok, ora vado. Di sicuro sarà anche un po’ stanco. Posso andare avanti con il mio gioco, con la mia energia ecc’. Con lui, sembra che non gli importi. In realtà prende energia da quel set che ha perso. È successo la stessa cosa a Wimbledon. Ci è abituato”.

“Ho visto le statistiche su quante semifinali ha giocato nella sua vita. Probabilmente è il più grande di sempre. Non c’è nulla, non c’è molto che puoi fare. In questo momento non c’è niente che posso fare. L’obiettivo è essere pronti per i prossimi tornei”. Con un’affermazione del genere era inevitabile che il discorso si spostasse sulla questione G.O.A.T. (Greatest of all time), cioè su chi sia il più grande di tutti i tempi. La risposta del n. 8 è sempre la stessa e probabilmente la più oculata che si possa trovare in giro.

“È sempre difficile questa domanda per me perché ci sono opinioni personali e poi ci sono le statistiche. So solo che stiamo vivendo qualcosa che non è successo negli ultimi anni. Guardando solo le statistiche, guardando solo i numeri, [Novak] sta facendo qualcosa che [Roger e Rafa] non hanno fatto. Ma poi tutti possono dire che il G.O.A.T. è un giocatore o un altro. Ci sono ancora alcune persone che pensano che McEnroe o Sampras o Agassi fossero semplicemente migliori di lui. È una sensazione personale. Penso che questo sia il bello di questo sport. Ad esempio, per me, LeBron è migliore di Michael Jordan, ma non è che mi uccideranno per questo. È solo una mia sensazione personale. Penso che giocare contro di lui [Djokovic] sia un onore in un certo senso, perché stiamo vivendo qualcosa di grande. Gli ho augurato buona fortuna per quello che sta facendo. Alla fine delle loro carriere faremo un confronto. Ma mi piacciono, mi piace quello che stanno facendo. Non mi piace scegliere uno dei tre”.

Esaurite le domande in inglese, Berrettini ha risposto in italiano ad un paio di questioni poste da Vanni Gibertini e ha ampliato il concetto relativo alla tenuta fisica e mentale del serbo. La chiave è avere quell’intensità fisica e mentale per quattro, cinque set e per ora non c’è riuscito nessuno; siamo otto miliardi e non c’è riuscito nessuno. Lui ha portato il tennis a qualcosa di allucinante, ma l’obiettivo è questo: stare al suo livello per quattro, cinque set. La sensazione è che anche se sembra che Djokovic si arrabbi, lui è sempre nel suo mood, è una cosa che lui ha creato nel tempo e tu dall’altra parte della rete la senti. Poi dal punto di vista fisico, io mi sento di poter giocare a un livello alto, ma lui sembra quasi non faticare. Come se ti dicesse ‘ok vieni, stancati. Tanto io posso stare qui tre, quattro giorni’. Questa è la sensazione, magari è stanco anche lui, lo spero, però ecco tutto: sono un mix di cose”.

Matteo Berrettini – US Open 2021 (Jed Jacobsohn/USTA)

Con un avversario del genere, anche parlare del proprio gioco è difficile in quanto il rendimento è strettamente legato alla pressione che ti mette addosso il tennista dall’altra parte della rete. “La differenza di rendimento al servizio tra il primo set e i restanti tre è stata una combinazione tra il mio calo e lui che ha iniziato a rispondere meglio. Lui è molto bravo a studiare il lancio, le situazioni, i momenti, e tu lo senti, quindi ti porta a estremizzare ancora di più. Anche nel primo set comunque rispondeva bene, c’è stato quel game lunghissimo [il sesto, ndr] dove io mettevo la prima e lui rispondeva una fiocina, quindi è una questione in cui alla fine deve funzionare un po’ tutto del gioco”.


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