Calendario ATP: gli Internazionali di Roma e la sfida dei 12 giorni

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Calendario ATP: gli Internazionali di Roma e la sfida dei 12 giorni

Gli Internazionali d’Italia a un passo dall’allargamento. I problemi di capienza del centrale e i pochi campi. Continua la saga del tetto

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Nelle pieghe della rivoluzione del calendario ATP anticipata da L’Equipe, e che sarebbe già stata approvata dal Board ATP durante le riunioni avvenute a New York nelle scorse settimane, si intravede anche il sogno degli Internazionali d’Italia che si avvera. Già da parecchi anni il torneo romano covava nemmeno troppo segretamente l’ambizione di diventare un evento simile a Indian Wells o Miami, ovvero con tabelloni da 96 giocatori e durata di 11-12 giorni. Si pensava che nel programma primaverile sulla terra battuta potesse esserci spazio solamente per un torneo di questa durata, e che quindi Roma avrebbe dovuto combattere con Madrid per un maggior numero di “giorni al sole”; tuttavia se saranno confermate le indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi sembra che entrambi i tornei potranno “diventare grandi” insieme.

Infatti le carte dell’ATP visionate da L’Equipe parlano di altri cinque Masters 1000 di durata estesa, in aggiunta ai due già consolidati, e siccome sembra abbastanza improbabile che Montecarlo e Bercy possano allargarsi fino ad avere tabelloni da 96 giocatori, è probabile che sia Madrid sia Roma vedranno realizzato il loro desiderio.

Tutto ciò nonostante il Foro Italico abbia già oggi bisogno di qualche deroga per poter ospitare un Masters 1000, dato che il centrale è meno capiente dei 12.000 posti che sarebbero il requisito minimo, e i ground offrano solamente 14 campi anziché i 16 previsti dal regolamento. Senza poi parlare dell’annosa questione del tetto retrattile sul centrale, che nonostante le promesse ripetute da oltre sei anni ancora ha date certe per la sua costruzione.

Non chiedetemi nulla sulla copertura perché noi ne sappiamo niente – aveva detto Binaghi durante la conferenza stampa di fine torneo lo scorso ottobreSiamo sempre stati tagliati fuori e mai informati dalla società che detiene questi impianti, la Coni Servizi. Non ci ha mai informati e coinvolti in nessun processo relativo alla realizzazione del tetto del campo Centrale. L’unica segnalazione avuta, per fortuna, ce l’ha fatta l’assessore allo sport del Comune di Roma, Frongia, pochi giorni prima che venisse pubblicato il bando per la progettazione del tetto, cioè il primo step per avere l’opera compiuta. Per fortuna abbiamo avuto questa segnalazione perché nel bando, realizzato con la collaborazione della Coni Servizi, era previsto che fosse vietato progettare qualunque aumento della capienza del Centrale. Questo avrebbe fatto perdere alla Federazione e alla città di Roma il torneo Masters 1000, che oggi è qua con una deroga di 2 mila posti, perché il Centrale dovrebbe avere 12 mila posti. Questa deroga resta finché non costruiamo l’assetto definitivo del Centrale. Se l’assessore Frongia non ci avesse avvertito di questa problematica, oggi probabilmente noi staremmo parlando di un downgrade del torneo di Roma e sarebbe stata una follia”.

Binaghi, poi, era arrivato addirittura a ventilare l’ipotesi di uno spostamento del torneo: “Se fossi sicuro che il torneo non perderebbe appeal lo avrei già fatto – aveva detto il presidente FIT – Questo è un posto meraviglioso, ma ci sono anche le esigenze della federazione. Siamo affezionati a Roma pur non nascondendo i difetti che la romanità crea in termini di problematiche al nostro torneo. […] Ci sono 3-4 Regioni che percepiscono meglio di altre come il tennis sia attraente. A Roma ho trovato in vent’anni la peggiore collaborazione possibile”.

Roma 2018, Foro Italico (foto via Twitter, @InteBNLdItalia)

Il dilemma di Roma non è troppo diverso da quello che devono affrontare tanti eventi che si trovano limitati da una sede di grande tradizione ma piccola e complicata da gestire per le ambizioni di crescita del torneo: bisogna scegliere se mantenere la sede storica venendo inevitabilmente a compromessi con qualche rinuncia, oppure traslocare in una sede nuova, nella quale bisogna ricreare la storia e la tradizione ma dove si può agire con molti meno vincoli e approntare impianti all’avanguardia. Se si guardano i tornei dello Slam, lo US Open nel 1978 decise di abbandonare la storia a Forest Hills e riscrivere un nuovo libro a Flushing Meadows; gli australiani hanno fatto lo stesso con il loro Slam spostandosi dal Kooyong a Flinders Park (oggi Melbourne Park) nel 1988; il Roland Garros, invece, ha rinunciato all’idea di spostarsi a nord di Parigi vicino a Disneyland rimanendo al Bois de Boulogne ed accettandone tutti i limiti.

Riuscirebbe il Foro Italico ad accogliere un torneo con tabelloni da 96 giocatori (e probabilmente anche 96 giocatrici), più i doppi e tutto il resto, nelle strutture esistenti? Al momento sembra complicato immaginarlo, ma nel corso dell’ultimo decennio l’impianto ai piedi di Monte Mario è stato oggetto di trasformazioni incredibili e magari gli architetti potrebbero stupire di nuovo.

Forse però stiamo correndo troppo con la fantasia: prima bisognerà vedere effettivamente come sarà il calendario 2023, se i 12 giorni di durata saranno confermati, se il circuito WTA seguirà pedissequamente il sentiero tracciato dall’ATP e soprattutto come verranno incastrate tutte le date. Nel caso di un “double-header” Madrid-Roma con due tornei da 12 giorni, sembra inevitabile che ci saranno delle sovrapposizioni, che già hanno causato le ire del patron del Mutua Madrid Open Ion Tiriac. L’ipotesi di avere uno dei due tornei con le fasi finali a metà settimana sembra la più fattibile, anche se ciò porterebbe ad un inevitabile minore appetibilità per il pubblico, sia quello sugli spalti sia quello televisivo.

Per il momento la necessità di avere il tetto sul centrale non sembra essere una conditio sine qua non per i Masters 1000, ma potrebbe diventarla in fretta, come aveva ventilato già un paio d’anni fa il direttore del torneo di Montreal Eugene Lapierre: “Credo sarà sempre meno accettabile, per i tornei maggiori, avere ritardi dovuti alla pioggia, con decine di televisioni che aspettano ore e ore per trasmettere incontri ritardati a causa del maltempo”. A Roma, dove nel periodo nel quale solitamente si disputa il torneo la pioggia è spesso protagonista, il tetto sembra essere una priorità, mentre ci sono altri Masters 1000 per i quali la questione non è mai nemmeno stata sollevata, come nel caso di Toronto e Cincinnati.

Per il momento l’Italia sta brillantemente vincendo la sfida organizzativa intrapresa negli ultimi anni, con le NextGen Finals, le Nitto ATP Finals e diversi tornei ATP e WTA organizzati in brevissimo tempo. La partita più difficile potrebbe essere proprio quella del suo torneo più antico e più prestigioso, che nelle ultime tre edizioni ha dovuto affrontare situazioni molto complicate uscendone non sempre benissimo: pensiamo al disastro del mercoledì annullato nel 2019 e la gestione molto disinvolta dei rimborsi nel 2020 e 2021. Bisognerà farsi trovare pronti alla sfida perché i nostri giocatori che si stanno facendo così tanto onore in giro per il mondo possano, anche in Patria, trovare altre vittorie importanti in un contesto adeguato.

PODCAST – Il futuro calendario ATP, quale sarà il nuovo Masters 1000?

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