Alcaraz nella fossa dei leoni, ma non fu salvato come Daniele

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Alcaraz nella fossa dei leoni, ma non fu salvato come Daniele

Dopo l’episodio Tiafoe-Sinner con un arbitro troppo indulgente nei confronti dell’americano, un altro arbitro ha concesso di tutto ai francesi più sciovinisti di Paris-Bercy. Eppure la vittima sacrificale sotto la scure di Gaston era un ragazzino di 18 anni. Una vicenda senza fairplay. Che fa il Board dell’ATP se simili scene si ripetono?

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Hugo Gaston - Bercy 2021 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

L’articolo che leggerete rispecchia le idee personali dell’autore che – per questa ragione – a differenza di quanto è solito fare userà la prima persona singolare.

Per una curiosa coincidenza, a margine della partita andata in scena a Parigi-Bercy tra il francese Hugo Gaston e lo spagnolo Carlos Alcaraz torno a parlare di etica sportiva e regolamento  dopo averlo fatto pochi giorni fa in occasione della semifinale tra Tiafoe e Sinner. Colgo anzi l’occasione per rivolgere le mie scuse a Tiafoe e al giudice arbitro dell’incontro, se non erro il signor Manuel Messina, per averne stigmatizzato il comportamento. Dopo avere visto all’opera Hugo Gaston e  il signor Richard Haigh, giudice di sedia dell’incontro, sento il dovere di farlo. 

Come ormai noto, Hugo Gaston ha battuto in due set Carlos Alcaraz, l’astro nascente del tennis mondiale, sospinto dal suo innegabile talento tennistico e dal tifo del pubblico. Per la cronaca dell’incontro e la descrizione del contesto ambientale in cui si è giocata – al confronto il match Barazzutti-Lendl di coppa Davis disputato nel ’79 al foro italico sembra esserci giocata in un convento tra canti gregoriani –  vi rimando a quanto hanno scritto i miei colleghi.

A proposito della partita mi limiterò quindi a condividere un’emozione molto intensa e spiacevole che ho provato nel momento in cui la folla colta da delirio patriottico sul punteggio di 6-5 in favore di Gaston ha cantato la Marsigliese e un diciottenne attonito e affranto ha affondato il volto dentro un asciugamano in attesa che il supplizio avesse termine, cosa puntualmente accaduta due minuti dopo.

Alzi la mano chi in quel frangente non ha sentito l’irresistibile impulso di indossare un’armatura, saltare in groppa a un destriero e correre in soccorso di Alcaraz. Io la terrò abbassata.

Non potendo però vestirmi da Lancillotto, seduto in poltrona con la memoria sono andato a un testo biblico: il libro di Daniele.

Il libro di Daniele è uno dei testi canonici che compongono l’Antico Testamento.

In esso si narrano le vicende relative alla vita del profeta Daniele durante il suo esilio in Babilonia.

Nel sesto capitolo del libro Daniele  viene gettato in una fossa popolata dai leoni per ordine del re Dario I che –seppure a malincuore- aveva ceduto alle insistenti richieste in tal senso dei detrattori di Daniele che lo accusavano di empietà.

Daniele trascorre la notte in mezzo ai leoni, ma la sua fede e le preghiere rivolte a Dio dal re per la sua salvezza lo risparmiano dalle fauci delle fiere e Dario I, dopo averlo fatto trarre in salvo, fa mettere i suoi calunniatori alla mercé delle belve che li divorano.

Mi sarebbe tanto piaciuto che mentre le parole della marsigliese rimbombavano nella struttura indoor del centrale, il giudice di sedia non si fosse limitato a richiamare invano il pubblico al silenzio, ma che , vestiti i panni di re Dario I,  fosse intervenuto per sottrarre lo spagnolo al martirio dando contemporaneamente in pasto a delle metaforiche belve i suoi tormentatori.

Non è mia intenzione addentrarmi in una disanima sociologica sulla psicologia delle masse in campo sportivo: non ne ho le competenze (ma a chi desidera saperne di più consiglio la lettura di “Psicologia delle folle” di Gustav Le Bon, che costituisce una pietra miliare sull’argomento).

Non è neanche quella di fare una classifica degli episodi di incultura sportiva che hanno avuto come protagonisti gli spettatori. Ve ne sono tanti e potremo tornarci sopra con un articolo ad hoc.

Dopo avere ribadito la mia assoluta contrarietà verso simili comportamenti, desidero invece rivolgere una domanda al board dell’ATP o a chi per esso, relativa ad un articolo del regolamento ufficiale, collocato nella sezione VIII dello stesso alla pagina 206 sub lettera G e intitolato: CONDOTTA ANTISPORTIVA. “I giocatori in ogni momento si comporteranno con sportività e il dovuto rispetto verso l’autorità dei giudici e i diritti degli avversari, del pubblico e di terzi. La condotta antisportiva è definita come qualunque comportamento di un giocatore che è evidentemente lesivo o va a discapito del successo di un torneo, dell’ATP e/o del tennis. In aggiunta, la condotta antisportiva, includerà, ma non sarà limitata a, fare, dare , pubblicare, autorizzare o incoraggiare qualunque dichiarazione pubblica  che abbia o possa avere un effetto dannoso generare qualsiasi dichiarazione pubblica che possa avere o sia destinata ad avere un effetto dannoso o lesivo per gli interessi del torneo e/o dei suoi organizzatori”.

La domanda è la seguente:

Caro Board dell’ATP, oltre al comportamento dei giocatori non ò opportuno integrare l’articolo citato con un addendum che estenda anche al  pubblico il dovere di astenersi da comportamenti gravemente lesivi degli interessi dei giocatori, dei giudici, del torneo e del tennis, pena la sospensione della partita in caso di inadempienza reiterata?

Oppure credete che quanto successo ieri costituisca un bella pagina per il tennis atta ad attrarre  le falangi più estreme del tifo calcistico e vada quindi al contrario incoraggiata? Infine, il comportamento di Hugo Gaston che per tutta la partita ha incitato il pubblico a insistere nella demolizione psicologica di Alcaraz è da ritenersi sportivo o antisportivo”.

In attesa di una cordiale risposta porgo i miei migliori saluti. 

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