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Alcaraz nella fossa dei leoni, ma non fu salvato come Daniele
Dopo l’episodio Tiafoe-Sinner con un arbitro troppo indulgente nei confronti dell’americano, un altro arbitro ha concesso di tutto ai francesi più sciovinisti di Paris-Bercy. Eppure la vittima sacrificale sotto la scure di Gaston era un ragazzino di 18 anni. Una vicenda senza fairplay. Che fa il Board dell’ATP se simili scene si ripetono?

L’articolo che leggerete rispecchia le idee personali dell’autore che – per questa ragione – a differenza di quanto è solito fare userà la prima persona singolare.
Per una curiosa coincidenza, a margine della partita andata in scena a Parigi-Bercy tra il francese Hugo Gaston e lo spagnolo Carlos Alcaraz torno a parlare di etica sportiva e regolamento dopo averlo fatto pochi giorni fa in occasione della semifinale tra Tiafoe e Sinner. Colgo anzi l’occasione per rivolgere le mie scuse a Tiafoe e al giudice arbitro dell’incontro, se non erro il signor Manuel Messina, per averne stigmatizzato il comportamento. Dopo avere visto all’opera Hugo Gaston e il signor Richard Haigh, giudice di sedia dell’incontro, sento il dovere di farlo.
Come ormai noto, Hugo Gaston ha battuto in due set Carlos Alcaraz, l’astro nascente del tennis mondiale, sospinto dal suo innegabile talento tennistico e dal tifo del pubblico. Per la cronaca dell’incontro e la descrizione del contesto ambientale in cui si è giocata – al confronto il match Barazzutti-Lendl di coppa Davis disputato nel ’79 al foro italico sembra esserci giocata in un convento tra canti gregoriani – vi rimando a quanto hanno scritto i miei colleghi.
A proposito della partita mi limiterò quindi a condividere un’emozione molto intensa e spiacevole che ho provato nel momento in cui la folla colta da delirio patriottico sul punteggio di 6-5 in favore di Gaston ha cantato la Marsigliese e un diciottenne attonito e affranto ha affondato il volto dentro un asciugamano in attesa che il supplizio avesse termine, cosa puntualmente accaduta due minuti dopo.
Alzi la mano chi in quel frangente non ha sentito l’irresistibile impulso di indossare un’armatura, saltare in groppa a un destriero e correre in soccorso di Alcaraz. Io la terrò abbassata.
Non potendo però vestirmi da Lancillotto, seduto in poltrona con la memoria sono andato a un testo biblico: il libro di Daniele.
Il libro di Daniele è uno dei testi canonici che compongono l’Antico Testamento.
In esso si narrano le vicende relative alla vita del profeta Daniele durante il suo esilio in Babilonia.
Nel sesto capitolo del libro Daniele viene gettato in una fossa popolata dai leoni per ordine del re Dario I che –seppure a malincuore- aveva ceduto alle insistenti richieste in tal senso dei detrattori di Daniele che lo accusavano di empietà.
Daniele trascorre la notte in mezzo ai leoni, ma la sua fede e le preghiere rivolte a Dio dal re per la sua salvezza lo risparmiano dalle fauci delle fiere e Dario I, dopo averlo fatto trarre in salvo, fa mettere i suoi calunniatori alla mercé delle belve che li divorano.
Mi sarebbe tanto piaciuto che mentre le parole della marsigliese rimbombavano nella struttura indoor del centrale, il giudice di sedia non si fosse limitato a richiamare invano il pubblico al silenzio, ma che , vestiti i panni di re Dario I, fosse intervenuto per sottrarre lo spagnolo al martirio dando contemporaneamente in pasto a delle metaforiche belve i suoi tormentatori.
Non è mia intenzione addentrarmi in una disanima sociologica sulla psicologia delle masse in campo sportivo: non ne ho le competenze (ma a chi desidera saperne di più consiglio la lettura di “Psicologia delle folle” di Gustav Le Bon, che costituisce una pietra miliare sull’argomento).
Non è neanche quella di fare una classifica degli episodi di incultura sportiva che hanno avuto come protagonisti gli spettatori. Ve ne sono tanti e potremo tornarci sopra con un articolo ad hoc.
Dopo avere ribadito la mia assoluta contrarietà verso simili comportamenti, desidero invece rivolgere una domanda al board dell’ATP o a chi per esso, relativa ad un articolo del regolamento ufficiale, collocato nella sezione VIII dello stesso alla pagina 206 sub lettera G e intitolato: CONDOTTA ANTISPORTIVA. “I giocatori in ogni momento si comporteranno con sportività e il dovuto rispetto verso l’autorità dei giudici e i diritti degli avversari, del pubblico e di terzi. La condotta antisportiva è definita come qualunque comportamento di un giocatore che è evidentemente lesivo o va a discapito del successo di un torneo, dell’ATP e/o del tennis. In aggiunta, la condotta antisportiva, includerà, ma non sarà limitata a, fare, dare , pubblicare, autorizzare o incoraggiare qualunque dichiarazione pubblica che abbia o possa avere un effetto dannoso generare qualsiasi dichiarazione pubblica che possa avere o sia destinata ad avere un effetto dannoso o lesivo per gli interessi del torneo e/o dei suoi organizzatori”.
La domanda è la seguente:
Caro Board dell’ATP, oltre al comportamento dei giocatori non ò opportuno integrare l’articolo citato con un addendum che estenda anche al pubblico il dovere di astenersi da comportamenti gravemente lesivi degli interessi dei giocatori, dei giudici, del torneo e del tennis, pena la sospensione della partita in caso di inadempienza reiterata?“
Oppure credete che quanto successo ieri costituisca un bella pagina per il tennis atta ad attrarre le falangi più estreme del tifo calcistico e vada quindi al contrario incoraggiata? Infine, il comportamento di Hugo Gaston che per tutta la partita ha incitato il pubblico a insistere nella demolizione psicologica di Alcaraz è da ritenersi sportivo o antisportivo”.
In attesa di una cordiale risposta porgo i miei migliori saluti.
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Sara Errani: “Dedico questa vittoria a mia nonna, venuta a mancare nella notte. Da un lato non vorrei essere qui”
Le parole dell’azzurra dopo la vittoria su Teichmann, con il pensiero alla nonna deceduta

La vittoria di Sara Errani di oggi al Roland Garros è speciale. E non solo perché ha ritrovato un trionfo in un main draw Major dopo più di due anni, ma per la persona a cui l’ha dedicata. La scorsa notte, infatti, come raccontato da Sarita nella conferenza post gara, è venuta a mancare sua nonna. E questo chiarisce anche le lacrime e il bacio verso il cielo sul punto che le ha regalato il 6-2 al terzo.
D: “Complimenti per la vittoria. Ti mancava un success lottato, una partita difficile. Hai perso il primo, eri sotto di un break nel secondo“
Errani: “Sì partita difficile, oggi è stata una giornata difficile. Stanotte è venuta a mancare mia nonna, mi sono svegliata con questa notizia. Purtroppo è stata una giornata complicata fin da stamattina, però sono riuscita comunque ad entrare, a lottare, star lì…e alla fine l’ho portata a casa, non so neanch’io bene come. Mia nonna guardava tutte le mie partite, ovviamente questa vittoria è per lei. É difficile essere lontano da casa quando succedono queste cose, lontano dai miei, da mia mamma. Mi dispiace da un lato esser qua“
Vanni Gibertini (Ubitennis): “Sono anche partite come questa che ti danno la spinta, la convinzione di continuare. Quando non hai niente da dimostrare puoi prendere le decisioni che vuoi. Sono queste le partite per cui alla fine dici ‘domani ci si alza di nuovo, ci si allena di nuovo’?“
Errani: “No, per me sono un po’ tutte, non ho una che dici “per questa”. Anche al primo turno di un torneo da 60000 io ci metto la stessa voglia che in un primo turno di uno Slam. Non sono quelle. Ovvio che non mi mancherà ancora tanto, però mi piace. Ho ottenuto la soddisfazione che volevo quando sono riuscita a rientrare nelle prime 100, erano anni che ero lì fuori e non riuscivo mai a rientrarci. Quindi dopo quasi quattro anni rientrare tra le prime 100 è stata proprio una mia soddisfazione. Era quasi diventata una sfida personale, riuscirci mi ha un po’ tolto un peso. Adesso gioco sicuramente un pochino più tranquilla, e prendo quello che viene. Ovvio che quando entro in campo do tutto, però son cosciente che sono agli sgoccioli. Quindi ci metto tutto come sempre ma perché amo il tennis, perché mi piace giocare, lottare, e quindi provo con tutte le mie forze“
D: “Una volta finito col tennis giocato, vorresti comunque rimanere nell’ambito del tennis sotto altri aspetti?“
Errani: “Anni fa pensavo di no. Invece adesso penso di sì. Ogni tanto mi piace anche guardare altri ragazzi che giocano, se posso aiutare e dare consigli mi piace, mi piace guardare dove possono migliorare. É una cosa che fa un allenatore, ed è quindi una cosa che mi piace abbastanza. Poi vedremo cosa farò, non lo so ancora. Sicuramente il tennis farà sempre parte della mia vita, è uno sport che mi piace da morire. Quindi mi piace anche guardarlo, vado a vedere il figlio del mio allenatore ai tornei ed impazzisco, mi piace tantissimo guardarlo, star lì, cercare di capire cosa potrebbe fare e cosa no“
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Il commento di Ubaldo: “5 su 5 per l’Italia nella prima giornata”
Il direttore commenta l’eccellente giornata inaugurale per il tennis italiano con le vittorie di Arnaldi, Musetti, Sonego, Giorgi ed Errani
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Matteo Arnaldi dopo la prima vittoria slam: “il mio livello può essere vicino a quello dei migliori”
Dopo il primo successo in uno slam, il giovane sanremese si guarda indietro: “Il sunshine double è stato la svolta”

Matteo Arnaldi ha ottenuto oggi, nella giornata inaugurale del Roland Garros 2023, la sua prima vittoria nel tabellone principale di uno slam, ai danni di Daniel Elahi Galan.
Un match che era iniziato male (6-2 il primo set a favore del colombiano), ma le cui sorti si sono poi rovesciate a partire dal secondo parziale. “Ero partito un po’ teso-ha detto il sanremese-essendo la prima volta che giocavo in un main draw slam. Ma le esperienze dell’ultimo periodo mi hanno aiutato a restare tranquillo, e sapevo che alla distanza sarei potuto entrare in partita.” Esperienze che, dice Arnaldi, “mi hanno aiutato a prepararmi per oggi. La prima vittoria ATP a Barcellona, il successo con Ruud a Madrid, la prima partita vinta a Roma sono frutto del lavoro mio e del mio team negli ultimi due anni. Dedico questa vittoria a tutti noi. È un periodo buono, per via delle esperienze di tante prime volte che mi permettono di essere più tranquillo in partite come quella di oggi.”
Un successo che sa anche di rivincita, arrivato contro quel Galan che l’aveva estromesso dalle qualificazioni dello scorso US Open, prima di battere Stefanos Tsitsipas nel tabellone principale. “Erano due superfici diverse, e questo ha fatto la differenza. Oggi sono entrato con le idee più chiare. Il mio livello era molto simile a quello di oggi, ma la differenza è che i match bisogna vincerli, ed è quello che sto facendo ora. Questa è la cosa che reputo più importante.” Alla domanda del nostro Vanni Gibertini sulle condizioni di gioco poco clementi a causa del caldo e del vento, Arnaldi ha effettivamente confermato che “più che altro c’è stato un po’ di vento. Non è stato semplice neppure avere una partita di fianco, una condizione nuova per me.”
Ma qual è stato il punto di svolta di questa stagione? “Quando ho giocato a Doha, Dubai, Indian Wells e Miami. Sono state le esperienze a livello ATP che mi permettono di scendere in campo, ora, con più tranquillità. Sto imparando a conoscere il livello dei più grandi, come Medvedev, come Ruud. Inizio a capire che il mio livello può essere vicino al loro.”