ATP Vienna: Tiafoe, il piccolo Nastase. Sinner ha ragione, e sul giudice di sedia...

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ATP Vienna: Tiafoe, il piccolo Nastase. Sinner ha ragione, e sul giudice di sedia…

Tiafoe dà l’impressione di usare la sua estroversione allo scopo di distrarre l’avversario. E ha violato ripetutamente la regola del tempo massimo tra un servizio e l’altro

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Frances Tiafoe (USA) - Vienna 2021 (© e-motion/Bildagentur Zolles KG/Christian Hofer).
 

Se Jannik Sinner nel secondo set della semifinale persa contro Francis Tiafoe non avesse fallito un paio di rovesci – il primo in risposta su una palla break sul 3-0 e il secondo sul punteggio di 5-3 15-0 – questo articolo non avrebbe mai visto la luce perché in quel caso siamo certi del fatto che Jannik avrebbe vinto.

Probabilmente non con il punteggio inspiegabilmente e trionfalmente annunciato su Facebook da Supertennis (una gaffe che fa impallidire quella pur epica del Direttore alla vigilia dell’ottavo di finale tra Berrettini e Federer a Wimbledon 2019), ma avrebbe vinto.

Purtroppo non è andata così e poichè questa sconfitta rischia di compromettere la qualificazione del nostro connazionale alle Finals di Torino, spinti da amor di patria ci concediamo la magra consolazione di toglierci dalla scarpa un sassolino entratovi intorno alla metà del secondo parziale, ovvero quando l’esito dell’incontro sembrava ormai irrimediabilmente segnato a favore del giocatore che in un’altra sede abbiamo scherzosamente definito l’apparente frutto dell’amore tra Sir Andy Murray e Pippi Calzelunghe.

Mentre Tiafoe in quei fatidici momenti tra un punto e l’altro ha iniziato a improvvisare gag con il pubblico, scherzare con il giudice di sedia, scambiare battute con Jannik al cambio di campo, la nostra memoria volava verso un lontano episodio accaduto 30 novembre 1975 al Master di Stoccolma.

Narrano le cronache che quel giorno Ilie Nastase – ispiratore dell’immortale “Istrione” cantata da Charles Aznavour e numero 1 della classifica ATP del 23 agosto 1973, l’equivalente tennistico del primo cent di Paperon de’ Paperoni –  provocò a tale punto quel campione di tennis e umanità che si chiamava Arthur Ashe da indurlo ad abbandonare l’incontro per protesta prima della sua conclusione.

Tra le tante “perle” pronunciate in quella occasione da Nastase ve ne è una che spicca per sublime impudenza: “Arbitro, Ashe viene continuamente a rete ed io con tutto questo buio non riesco più a vederlo”.

Nastase (che era bizzarro ma non cattivo) il giorno dopo ottenne il perdono del suo avversario portandogli personalmente in dono un enorme mazzo di fiori in compagnia – se non ricordiamo male – dello scriba Gianni Clerici.

Perché citiamo questo fatto remoto?

Perché mutatis mutandis – locuzione sul cui reale significato nutriamo seri dubbi sin dai tempi del liceo – durante l’incontro tra Sinner e Tiafoe per un istante ci è sembrato che lo spirito di “Nasty” aleggiasse sul campo a colori invertiti: Tiafoe impersonava Nastase e Sinner Ashe.

Sinner apparentemente non ha manifestato insofferenza per il comportamento di Tiafoe, ma nel corso delle partite egli ha sempre un linguaggio non verbale che desterebbe l’ammirazione di una guardia svizzera pontificia e quindi per capire il suo reale stato d’animo in quei momenti dobbiamo attenerci all’intervista post-partita nella quale con il consueto garbo ma con fermezza ha dichiarato che Tiafoe con il suo comportamento è andato oltre i limiti imposti dal regolamento e che il giudice di sedia a suo parere avrebbe dovuto sanzionarlo.

Noi la pensiamo come lui.

Tiafoe è un tennista naturalmente dotato di un carattere estroverso ed empatico; queste caratteristiche fanno di lui una persona molto diversa da Ilie Nastase (purtroppo per lui lo è anche come tennista, ma questo esula dal nostro discorso) e, unite a uno stile di gioco vario e divertente, lo rendono un beniamino del pubblico; ma in più occasioni, soprattutto quando la partita volge al brutto, ci sembra che egli strumentalizzi ad arte la sua estroversione allo scopo di distrarre l’avversario ben sapendo che in uno sport in cui il risultato finale spesso dipende da pochi punti distrarsi può risultare fatale.  Non è l’unico del circuito. In questa specialità Gael Monfils gli è maestro.

Ma, da solo o in compagnia, ciò non cambia il succo del nostro discorso, ovvero: un giocatore ha il diritto di provare in tutti i modi a vincere la partita purchè resti nell’ambito del regolamento; se ne esce, il giudice – che, ricordiamolo, è pagato (e pure bene) per fare rispettare le regole – deve ricondurvelo, ricorrendo se necessario a sanzioni.

Che regole ha violato sabato Tiafoe? Per esempio e ripetutamente quella del tempo massimo entro il quale un giocatore deve riprendere il gioco tra un punto e l’altro. Queste infrazioni hanno pesato sul risultato finale? Forse sì, forse no, ma ha poca importanza. Ciò che conta è che l’arbitro avrebbe dovuto fare rispettare il regolamento e non lo ha fatto, sic et simpliciter.

Da quando l’elettronica ha quasi ovunque sostituito i giudici di linea, fare rispettare il regolamento è l’unico compito importante demandato alla responsabilità di questi ultimi.

Se non lo assolvono correttamente tanto vale mettere sul seggiolone un manichino della Rinascente.

Fine dell’intemerata. Speriamo che questa sfortunata partita non debba davvero compromettere la corsa alle Finals di Sinner che al Master 1000 di Parigi Bercy è atteso al primo turno da un avversario difficile.

Pensate che titolo potremmo fare se lui e Berrettini giocassero entrambi a Torino: “Matteo e Jannik come gli Abbagnale”.

Guai a Tiafoe se ci fa perdere l’occasione.

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