Juan Carlos Ferrero racconta Alcaraz: "Non mi baso sui numeri per impostare il suo gioco" [VIDEO]

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Juan Carlos Ferrero racconta Alcaraz: “Non mi baso sui numeri per impostare il suo gioco” [VIDEO]

Abbiamo intervistato in esclusiva l’allenatore del nuovo campione Next Gen durante il torneo di Vienna

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Carlos Alcaraz - Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals 2021 (via Twitter, @nextgenfinals)
 

Uno dei personaggi del momento è sicuramente Carlos Alcaraz (potremmo dire Carlitos per la giovane età, ma non certo per il fisico), laureatosi proprio ieri sera campione delle Intesa Sanpaolo Next Gen Finals di Milano. Due settimane fa, a Vienna, al termine di una sessione di allenamento abbiamo allora approfittato della nostra presenza on-site per scambiare due chiacchiere con il suo allenatore, Juan Carlos “mosquito” Ferrero, ex-numero 1 del mondo a settembre 2003 (all’alba del regno di Federer) e vincitore del Roland Garros 2003. Un plauso fra l’altro per la sua disponibilità, che spesso è direttamente proporzionale alla bravura in campo… Alla nostra richiesta di poter scambiare due parole anche nella off season, la sua risposta è stata “en la off season quiero desconectar, si quieres hablamos ahora” (nella off season voglio staccare la spina, se vuoi parliamo ora)… insomma Juan Carlos ci è piaciuto. Di seguito il nostro breve Q&A.

Ubitennis: Il tuo assistito ha iniziato il 2020 intorno alla posizione 500, a gennaio 2021 stava intorno alla 140, a inizio 2022 sicuramente sarà ben dentro la Top 50. Quale sarà il prossimo obbiettivo? A fine 2022 dove lo troveremo?

Juan Carlos Ferrero: L’obiettivo per quest’anno era finire nei primi 50, adesso siamo intorno alla 40, con un best ranking di 38 fino ad ora [è poi arrivato fino alla 32, 21 nella Race to Torino, ndr], per cui il target che ci siamo posti era abbastanza realistico alla fine. A inizio anno sembrava parecchio lontano, ma con il passare del tempo ci siamo resi conto che era realistico e che anzi abbiamo rivisto le stime al rialzo, per cui adesso puntiamo alla Top 30. Ovviamente non c’è fretta, e terminare i tornei dell’anno che rimangono giocando un buon livello di tennis è quello che ci prefiggiamo. A quest’età i risultati in sé e per sé non sono così importanti, conta di più crescere nel gioco e raccogliere esperienza. Il ranking alla fine racconta i risultati, e ovviamente stare nei primi 30 sarebbe importante per poter avere una testa di serie in Australia.

U: Da un punto di vista tecnico che obiettivi vi ponete di crescita?

JCF: Ci sono tante piccole cose, come la consistenza del servizio, la risposta, non avere alti e bassi mentali mantenendo sempre alta la concentrazione; a livello fisico poi, anche se il ragazzo è già ben formato, tuttavia ci sono margini di crescita per potere reggere meglio le partite lunghe. Alla fine ha 18 anni, c’è da migliorare un po’ tutto.

U: Qua a Vienna in generale ci ha colpito molto l’aggressività di Carlos in risposta, ci puoi dire qualcosa al riguardo?

JCF: Sì, è uno degli obiettivi che ci stiamo ponendo, essere sempre aggressivi sulla seconda dell’avversario per prendere subito l’iniziativa e costruire da lì. Quando riesce a mettere dentro una risposta aggressiva, poi, può già cominciare a dominare il punto con la seconda palla dello scambio. Sono cose su cui stiamo lavorando già da 2-3 anni, ed è un aspetto su cui sta prendendo consistenza poco a poco. Ma ovviamente io voglio che lui sia un giocatore aggressivo in risposta.

U: Qual è il tratto della personalità di Carlos che più ti piace? E come si gestisce la parte mentale in un ragazzo che già così giovane è sottoposto allo stress dello sport professionistico?

JCF: È un ragazzo umile, semplice, che viene da una famiglia normale; in famiglia c’è una tradizione di sportivi, il padre anche lui è stato tennista. In generale è un ragazzo normale e che nonostante la giovane età è maturo e ha le idee chiare. Nelle cose che fa, al di là dei difetti di gioventù e dei match che può perdere, è comunque un ragazzo già parecchio avanti, formato.

U: Infine un’ultima domanda, riguarda alle statistiche: è qualcosa che utilizzate nella preparazione tecnica e tattica? Vi avvalete di un team di statistici?

JCF: No al momento no; è vero che oggi c’è più accesso alle informazioni, ma ancora non ci siamo messi in qualcosa di così “robotico” per avere indicazioni di come, dove e quanto giocare. La utilizziamo un po’ per vedere come giocano i rivali, anche per capire dove può servire di più nei momenti di difficoltà o quali schemi utilizza nei momenti di tensione. Però l’idea di come far giocare Carlos la tengo in testa, più che nei numeri.

LE PAROLE DI FERRERO AL SITO DELL’ATP

Negli ultimi giorni, Ferrero è tornato su tracce simili durante un’intervista con il sito dell’ATP. Sull’inizio del loro lavoro insieme ha detto: “Carlos è sempre stato precoce, se pensiamo che a 15-16 anni era già riuscito a battere Albert Ramos-Vinolas a Rio; per questo all’epoca mi dissi, ‘a 18 anni potrebbe già stare in Top 50. In ogni caso non abbiamo mai avuto fretta con lui, abbiamo cercato di farlo crescere pensando al suo gioco e non al ranking, anche perché il COVID-19 ha reso ancora più complicato scalare le classifiche“.

Il tema dominante rimane però quello della personalità già molto formata del classe 2003: “La maturità è capire cosa sta succedendo in campo, sapere quando stai facendo bene o male. Spesso i giocatori diventano ossessivi su certi aspetti e non capiscono che errori stanno commettendo; Carlos invece ha capito rapidamente quali fossero i suoi errori e su cosa dovesse concentrarsi, soprattutto dal punto di vista mentale. Sin da piccolo ha avuto la tendenza ad essere un po’ discontinuo: per certi tratti giocava benissimo e poi iniziava a sbagliare tutto. Gli capita ancora ogni tanto, ma adesso è molto più stabile; si tratta di un aspetto che ho menzionato spesso in questi tre anni e che lui è stato in grado di affrontare attraverso il lavoro con Isabel Balaguer, una psicologa“.

D’altronde sarebbe difficile reggere certi paragoni senza un certo tipo di carattere: “Assorbe la pressione molto bene, da quando si è iniziato a parlare di lui come di un potenziale numero uno ha provato a rinchiudersi in una piccola bolla, così da poter definire il proprio percorso. Non è facile per un ragazzo reggere il paragone con Rafa. Mentalmente è molto forte ma deve ancora imparare molto, come si è visto a Bercy contro Gaston, però ci sono alcune cose che sono semplicemente al di là del tuo controllo, ma in generale lui non è cambiato nemmeno quando sono iniziate le pressioni e i paragoni“.

Ma in cosa sono paragonabili giocatore e coach? “Io e lui ci somigliamo perché siamo entrambi emotivi in campo, il che è una cosa positiva perché significa che non perdi il tuo stile di gioco o la tua personalità durante l’incontro. Un giocatore di carattere non perderà la testa nei momenti difficili, mentre chi scappa da queste situazioni non riuscirà a vincere nei grandi tornei. E poi Carlos vuole sempre migliorare, devi voler crescere ogni giorno, allenarsi tanto per fare non serve. […] A volte scherzando gli dico, ‘OK, ora dimmi tu cosa stai sbagliando durante questa partita’; non sembra ma è una cosa che lo aiuta molto, parliamo molto più dei momenti del match che delle statistiche“.

Infine, è stato chiesto a Ferrero quali saranno gli obiettivi del suo protetto per il 2022, ma lui non si è sbilanciato: “Sarà più grande di un anno e quindi ancora più maturo, e avrà giocato ancora più partite contro grandi avversari. Ho un’idea ben precisa di dove potrebbe arrivare il prossimo anno, diciamo che se continua così sarà… interessante“.

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