Il problema del doppio italiano - come risolverlo?

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Il problema del doppio italiano – come risolverlo?

L’Italia deve trovare in fretta un doppio stabile e affidabile. Le coppie “improvvisate” spesso non bastano. Potrebbe essere più difficile di quanto sembri

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Fabio Fognini e Simone Bolelli - ATP Cup 2020 (via Twitter, @ATPCup)
 

Lo si era capito durante le Finali di Coppa Davis a Torino, e si è avuta un’altra conferma nel primo incontro di ATP Cup a Sydney: la squadra italiana maschile è fortissima, potenzialmente una delle più forti al mondo (se non la più forte), ma senza un doppio affidabile difficilmente si farà troppa strada nelle competizioni a squadre.

Sì perché anche se l’Italia (o Team Italy che dir si voglia) è stata l’unica compagine a presentarsi a Sydney con due Top 10 come singolaristi, già dopo la sconfitta inaugurale con l’Australia la strada per le semifinali è già notevolmente in salita. Non si può fare affidamento solamente sui singolari: il doppio vale un terzo del punteggio, 33% del risultato, e bisogna fare in modo di poter avere una coppia (meglio ancora se più di una) che possa avere chance di portare a casa i punti.

Il problema non è nemmeno la mancanza di giocatori: gli azzurri hanno dimostrato a più riprese di poter giocare bene il doppio, tuttavia dato che gli italiani più forti sono molto ben classificati in singolare, e il singolare paga 3-4 volte quello che paga il doppio in termini di prize money (e molto di più in termini di popolarità e considerazione assoluta), tendono a concentrarsi sul singolare.

Il nostro n. 1 Berrettini è un giocatore che deve stare molto attento a dosare le energie: giocare tanto per lui non è un’opzione, visto che la sua corporatura e il suo tipo di gioco hanno lo rendono particolarmente esposto a infortuni anche non banali. Quindi sarà molto difficile che possa dedicarsi con una certa continuità alla disciplina del doppio, che nei tornei del circuito spesso comporta il dover giocare due partite al giorno e negli Slam elimina il giorno di riposo.

Jannik Sinner, invece, sembra il coniglietto di un vecchio spot della Duracell e pare non stancarsi mai. Dalla seconda metà dell’anno scorso ha deciso con il suo team di giocare il doppio in tutti i tornei ai quali partecipa, ad eccezione di quelli dello Slam. In realtà alla fine sono stati solamente otto gli eventi di doppio al quale ha partecipato nel 2021, aggiudicandosi tuttavia un titolo all’ATP di Atlanta in coppia con Reilly Opelka. C’era grande curiosità a Indian Wells per la sua partecipazione al torneo di doppio a fianco di Matteo Berrettini, però il torcicollo del giocatore romano non ha permesso di vedere i nostri due migliori giocatori impegnati in coppia.

Anche a Lorenzo Sonego non dispiace la disciplina del doppio: ha disputato 10 eventi, tra cui anche quello vinto a Cagliari in coppia con Andrea Vavassori, e ha fatto parte dell’unica coppia italiana in tabellone alle Olimpiadi di Tokyo, dove a fianco di Lorenzo Musetti al secondo turno ha fatto vedere i sorci verdi alla coppia n. 1 al mondo Mektic/Pavic che poi avrebbe vinto la medaglia d’oro.

Singolaristi o specialisti?

Il problema però è sempre quello: giocare con continuità il doppio, con un compagno fisso, è un impegno non indifferente, sia dal punto di vista fisico sia da quello della programmazione (è più complicato programmare gli allenamenti e gli spostamenti da un torneo all’altro), e se si vuole progredire nella classifica di singolare è necessario concentrarsi su quello. E allora diventa una questione di rapporto con il proprio compagno: “A Lorenzo piace giocare con Vavassori – ci ha spiegato il coach di Sonego Gipo Arbino quando lo abbiamo interpellato durante la off-season – tuttavia Vavassori è un giocatore che si concentra principalmente sul doppio come attività, e come compagno fisso vorrebbe qualcuno disposto a giocare anche gli Slam con lui, ma questo è un impegno che Lorenzo non si può prendere in questa fase della sua carriera”.

D’altra parte è comprensibile: Andrea Vavassori è attualmente al n. 71 del ranking di doppio, con il compagno giusto potrebbe tranquillamente puntare a entrare nel “giro che conta”, ma si tratta di una cosa complicata da fare se l’altra metà ha altri obiettivi oppure non vuole giocare gli Slam che sono i tornei nei quali si guadagna di più e che danno più prestigio.

Non dimentichiamo poi che l’Italia ha avuto in un passato nemmeno troppo lontano una coppia campione di Slam. Simone Bolelli e Fabio Fognini hanno vinto l’Australian Open nel 2015, raggiungendo poi anche nello stesso anno le ATP Finals della specialità.

Quindi, se ci si mettesse nei panni della FIT e si volesse fare qualcosa per avere una coppia affidabile di doppio da schierare nelle competizioni a squadre, cosa sarebbe meglio fare? Da un lato, la storia ha mostrato che i singolaristi forti, quando motivati e minimamente preparati, sono più forti anche in doppio delle coppie di specialisti. Basti ricordare alcune coppie vincitrici di medaglie olimpiche come Becker/Stich a Barcellona nel 1992, oppure Federer/Wawrinka a Pechino nel 2008, o anche Rafael Nadal con il non trascendentale Marc Lopez a Rio 2016, per non parlare delle vittorie di Andy Murray in doppio durante la cavalcata vincente in Coppa Davis nel 2015.

Dall’altro, tuttavia, potrebbe essere complicato motivare a sufficienza i nostri singolaristi più forti a giocare il doppio con sufficiente continuità con lo stesso compagno in modo da poter formare una coppia minimamente collaudata. Ci sono problemi di programmazione non secondari: i tornei più importanti, ai quali tutti devono partecipare, sono anche quelli nei quali un singolarista vorrebbe evitare la “seccatura” del doppio; ma per giocare in tornei di livello inferiore, bisogna fare in modo che i due giocatori in questione abbiano una programmazione allineata, almeno a grandi linee.

Allora potrebbe valere la pena puntare su due specialisti, soprattutto ora che il roster delle squadre di Davis e di ATP Cup è stato ampliato da quattro a cinque elementi. Fino a pochi anni fa la squadra ufficiale di Coppa Davis poteva essere composta solamente da quattro giocatori, e se si decideva di convocare una coppia di specialisti, poi non rimaneva alcuna soluzione di ripiego nel caso in cui uno dei due singolaristi si fosse fatto male o si fosse rivelato non in condizione. Per quel motivo spesso i capitani optavano per avere almeno un tennista che potesse essere “presentabile” sia in singolare sia in doppio.

Ma ora che la squadra può (e in certi casi deve) essere composta da cinque elementi, convocare due specialisti del doppio non è più così penalizzante, dal momento che ci sono comunque altri tre giocatori tra i quali il capitano può scegliere i due singolaristi in funzione della forma del momento o delle attitudini specifiche degli avversari. E considerando che ora il doppio vale il 33% del punteggio (nelle Finali di Davis e nella ATP Cup, mentre nelle Qualificazioni di Davis vale ancora il 20%).

Ma chi sarebbero questi specialisti? Andrea Vavassori può sicuramente essere uno, ma l’altro? Simone Bolelli è ormai alla fine della carriera, così come sicuramente lo è Fabio Fognini, che se si dedicasse al doppio potrebbe sicuramente proseguire l’attività per ancora diversi anni, anche se rimane il dubbio su quanta voglia abbia il campione di Montecarlo 2019 di aggiungere altri giri del mondo al suo già nutritissimo carnet di viaggi, ora che sua moglie Flavia è a casa con tre pargoli e il più grande di loro si sta avvicinando all’età scolare.

Nel ranking di doppio dell’ATP, gli unici doppisti nei Top 100 sono Bolelli (25) e Vavassori (71). Dopodiché ci sono Fognini (107), Sinner (132), Sonego (140), Caruso (170), Gaio (179), Bortolotti (195), tutti giocatori che o sono intorno alla trentina oppure sono decisamente più concentrati sul singolare.

Si potrebbe puntare su un giovanissimo come Zeppieri o Darderi, convincendolo (e stiamo parlando di euro, non di paroline nell’orecchio) a dedicarsi alla carriera di doppio, magari ancor prima di aver provato a capire se la strada del singolare sia quella che fa per loro oppure no.

Si tratta di una quadratura del cerchio molto difficile da trovare, e probabilmente si tratta del maggior grattacapo con cui il capitano Filippo Volandri e il suo staff dovranno fare i conti nell’immediato futuro. Perché con una batteria di giocatori come quella attuale sarebbe davvero un peccato non mettere in bacheca qualche titolo a squadre di grande prestigio, e non è detto che la situazione rimanga questa a lungo, quindi sarebbe il caso di capitalizzare finché si è in una posizione di vantaggio.

Incontri di doppio disputati nelle ultime due stagioni dagli attuali componenti del Team Italia.
(Vengono considerati solo gli incontri nei quali entrambi i componenti della coppia sono membri del Team Italia)

2021 Montecarlo – 1t – Herbert/Mahut b. Bolelli/Sinner 6-4 6-4
2020 Marseille – 1t – Bopanna/Shapovalov b. Bolelli/Sinner 6-7(6) 6-3 10-6

2020 ATP Cup – RR – Bolelli/Fognini b. Krajicek/Ram 6-4 5-7 10-3
2020 ATP Cup – RR – Bolelli/Fognini b. Durasovic/Ruud 6-3 7-6(3)
2020 Auckland – 1t – Daniell/Oswald b. Bolelli/Fognini 6-3 1-1 rit.
2020 Davis – Qual – Bolelli/Fognini b. Nam/Song 6-3 6-1
2020 Roma – 1t – Gille/Vliegen b. Bolelli/Fognini 6-7(4) 7-5 10-8

2021 Davis – RR – Cabal/Farah b. Fognini/Sinner 6-2 5-7 7-6(6)
2021 Davis – QF – Mektic/Pavic b. Fognini/Sinner 6-3 6-4

2021 Bercy – 1t – Puetz/Venus b. Fognini/Sonego 7-6(5) 6-4
2021 Indian Wells – 1t – Fognini/Sonego b. Granollers/Zeballos 3-6 6-3 10-8
2021 Indian Wells – 2t – Fognini/Sonego b. Isner/Sock w.o.
2021 Indian Wells – 3t – Dodig/Melo b. Fognini/Sonego 6-3 4-6 10-8
2021 Toronto – 1t – Bopanna/Dodig b. Fognini/Sonego 6-4 7-6(4)

2021 ATP Cup – RR – Berrettini/Fognini b. Novak/Thiem 6-1 6-4


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