Numeri della settimana: la follia vincente di Bublik, il momento complesso di Lorenzo Musetti

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Numeri della settimana: la follia vincente di Bublik, il momento complesso di Lorenzo Musetti

Il successo di Montpellier del giocatore kazako è il primo titolo della carriera. Lorenzo cerca il rilancio a Rotterdam

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41 – i tornei ATP a cui Alexander Bublik ha partecipato prima di riuscire a vincere la scorsa settimana a Montpellier il suo primo titolo nel circuito maggiore. Per imporsi nel torneo giocato nella cittadina di circa 300 mila abitanti situata nel sud della Francia sono stati importanti i 67 ace complessivi messi a segno nell’arco delle cinque partite e dei dodici set che hanno costituito il suo percorso verso il titolo. Il servizio è un fondamentale molto importante del tennis di Bublik, che ha supportato efficacemente il suo sempre più efficace mix di potenza e di varietà di colpi. Il tennista russo (è nato vicino San Pietroburgo) e naturalizzato kazako dal 2016 (che con sé ha anche un pezzo d’Italia visto che il suo sponsor è Yoxoi), dopo essere stato un buon junior (è salito sino al 19° posto del ranking di categoria) proprio nell’ottobre di sei anni fa inizia a farsi conoscere al grande pubblico all’ATP 250 di Mosca sconfiggendo -da19enne 266 ATP- Bautista Agut, allora 13 ATP, un risultato valsogli i primi quarti di finale nel circuito maggiore. Da quel momento Bublik ha iniziato una lenta ma costante ascesa nella classifica, simboleggiata dall’ingresso nella top 100 effetttuato nel settembre 2017 da poco più che ventenne e poi parzialmente interrotta solo nel 2018, stagione in cui è pero stato anche condizionato da un infortunio alla spalla. Nel luglio 2019 Alexander compie uno step ulteriore nella sua maturazione professionale: raggiunge le prime finali nel circuito maggiore. Ci riesce prima sull’erba di Newport (dove è sconfitto da Isner) e poi a settembre sul cemento all’aperto di Chengdu (arrendendosi a Carreno Busta solo al tie-break del terzo): ottiene così risultati che gli consentono di raggiungere per la prima volta la top 50. Dopo un 2020 che diventa stagione da ricordare perchè prima della carriera conclusasi tra i primi cinquanta tennisti al mondo, l’anno scorso, iniziato brilantemente con due finali, prima ad Antalya (dove è costretto a ritirarsi dopo appena due giochi contro De Minaur) e poi a Singapore (sconfitto da Popyrin) compie un ulteriore salto di qualità raggiungendo i quarti di finale in due Masters 1000, categoria dove non aveva mai vinto in precedenza un match. Lo ha fatto prima a Miami e poi a Madrid, dove -anche sfruttando le particolari condizioni altimetriche del torneo- ha dimostrato una sorprendente buona attitudine sul rosso che del resto gli aveva già permesso di sconfiggere in precedenza giocatori del calibro di Monfils, Auger Aliassime e Ramos e che l’anno scorso nella capitale spagnola lo ha aiutato per superare Shapovalov (con cui ha vinto tutte e due le volte che lo ha incontrato) e Karatsev. I suoi miglioramenti sono stati confermati anche dai primi successi contro top ten: ben tre tra autunno 2020 e febbraio dello scorso anno, con importanti vittorie su Monfils, Berrettini e Zverev, così come è per lui stato incoraggiante la scorsa estate anche un secondo turno perso ma molto lottato contro Medvedev al Canadian Open, con il russo poi avrebbe vinto il titolo. Alla dodicesima edizione dell’Open sud de France Bublik per imporsi ha dovuto affrontare un cammino tecnicamente molto complesso, quantomeno rispetto al campo medio di partecipazione di un ATP 250: prima ha sconfitto un tennista molto in fiducia come Grieekspoor (duplice tie-break), poi in ottavi ha superato un collega incostante ma pericoloso come Herbert (imponendosi al terzo) e nei quarti ha addirittura dovuto annullare un match point per avere la meglio su Bautista Agut (contro i tennisti tra la 11° e la 20° posizione ATP il kazako ha già un buonissimo bilancio di 6 vittorie e 7 sconfitte in carriera). Una volta arrivato in semifinale ha poi ingranato la quinta, lasciando tredici games complessivi a un ottimo giocatore sul veloce come Krajinovic  e, soprattutto, a uno dei primi tre al mondo in queste condizioni di gioco, Sasha Zverev, contro cui Alexander ha confermato il successo dello scorso febbraio a Rotterdam. Proprio all’ATP 500 olandese questa settimana Bublik è chiamato a una importante verifica: a 25 anni e mezzo e col best ranking career appena raggiunto di 31 ATP può continare la propria crescita professionale. Il suo carattere estroso e il suo gioco d’attacco sono una importante risorsa per tutto il movimento maschile e la sua evoluzione è da seguire con tanta curiosità.

7- le partite vinte da Lorenzo Musetti dopo il brillante Roland Garros 2021 di cui è stato protagonista. Dopo quell’ormai famoso ottavo di finale nel quale è stato in vantaggio di due set a zero contro il numero 1 e futuro campione del torneo, un certo Novak Djokovic, il toscano ha iniziato un periodo di involuzione che, sebbene non preoccupante in assoluto, si sta facendo però sempre più prolungato. Da un ragazzo che alla sua giovanissima età ha già battuto un top ten (Schwartzman) e cinque volte giocatori compresi tra la undicesima e la ventesima posizione del ranking ATP è inevitabile che un pubblico affamato di tennis come quello italiano si attendesse la prosecuzione di una crescita esponenziale. Non è stato così, come si evince facilmente anche da qualche statistica che andiamo a elencare, assieme al tentativo di provare a capire almeno in piccola parte i motivi di questi ultimi risultati.
I numeri dicono che Lorenzo dopo lo Slam parigino ha partecipato a ben quindici tornei -nel nostro computo non abbiamo considerato le ATP Next Gen, per il diverso punteggio che adottano e perchè non portano punti in classifica- vincendo nei tabelloni principali solo sei partite. Di questi sei successi solo tre sono arrivati contro colleghi nella top 100: queli su Mager ad Anversa, su Djere a Parigi-Bercy e su Mikael Ymer questa settimana a Rotterdam. Certamente in questa flessione incide anche il fatto che Musetti sia crescuto tennisticamente sulla terra e che dopo il Roland Garros abbia deciso con coraggio (e dal punto di vista della futura crescita professionale, lungimiranza) di giocare sul rosso solo a Bastaad. D’altro canto va anche detto che lo scorso marzo ad Acapulco e Miami -che pure si disputano sul cemento all’aperto- fece molto bene, raccogliendo così i punti necessari per entrare per la prima volta nella top 100. Sono tante le concause che nel tennis professionistico possono determinare un periodo di crisi di risultati: nel caso di Lorenzo si è parlato ad esempio di un periodo estivo in cui per motivi personali legittimamente il tennis non è stata la sua priorità, così come non va dimenticato che durante questi ultimi mesi sta lavorando molto sul suo gioco. Vedendolo in campo ultimamente si intuisce come stia cercando di cambiare alcuni pezzi del suo tennis, provando nuove soluzioni tattiche e cambiando particolari nell’esecuzione di alcuni fondamentali: tutti fattori che, facendo perdere automatismi consolidati, nel breve periodo provocano un calo del rendimento. Nel tennis la componente mentale fa poi la differenza ed è chiaro che più si perde, più si gioca male e più in campo nei momenti delicati della partita i fantasmi possono assalirti, in particolar modo se hai poca esperienza nel circuito maggiore. Resta che se un periodo di adattamento nel grande tennis è fisiologico e quasi nevitabile era decisamente meno prevedibile che delle sedici sconfitte rimediate da Lorenzo dopo il Roland Garros, la metà arrivasse contro colleghi non presenti nella top 50, di cui quattro addirittura oltre la top 100. Chiaramente è ridicolo fare processi sportivi con l’attuale classifica di Lorenzo: questa settimana è 63 ATP a vent’anni ancora da compiere, un risultato in sè ottimo, specie in uno sport complesso come il tennis dove i nostri rappresentanti migliori sono sempre usciti fuori in età più matura della sua (solo Sinner tra i tennisti italiani arrivati nella top 50 ha fatto meglio quanto a precocità). Anche parametrando il suo percorso professionale con quello dei suoi migliori coetanei si capisce come Lorenzo attualmente sia ancora in anticipo con i tempi: fatta eccezione per un campione predestinato come Alcaraz, di tennisti nati dal gennaio 2003 nella top 100 c’è solo il danese Holger Rune, 88 ATP e nella top 200 appena altri due, lo svizzero Stricker e il nostro Flavio Cobolli. Anche allargando lo spettro d’analisi ai colleghi che non hanno ancora compiuto ventun anni solo Sinner si aggiunge ad Alcaraz tra quelli con una classifica migliore. Piuttosto preoccupa nel breve periodo che da qui a fine marzo Musetti abbia più di 300 punti da difendere, una dote che se persa lo farebbe scivolare fuori dalla top 100, riportandolo inevitabilmente al mondo delle quali e dei Challenger: per carità, ne è già uscito una volta e il suo talento non gli preclude certamente un secondo accesso nel tennis che conta, ma sarebbe per lui una nuova difficoltà psicologica da affrontare dopo un periodo professionale già difficile. La partita vinta all’ATP 500 di Rotterdam rappresenta però uno spiraglio da cui si intravede la luce: non resta che attendere con fiducia successivi riscontri.

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Roland Garros, record azzurro: 11 italiani al 2° turno, 7 vittoriosi contro classifica

Lo scorso anno dei 12 azzurri al via nei due tabelloni principali di singolare, 8 uomini e 4 donne, approdarono al secondo turno soltanto in 6: Sinner, Fognini, Cecchinato, Sonego, Giorgi e Trevisan. Nel 2023 sulle 11 affermazioni cinque sono arrivate su tds

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Andrea Vavassori - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)

Non era mai accaduto prima che in un’edizione del Roland Garros, approdasse al secondo turno la bellezza di 11 portacolori azzurri sommando il tabellone maschile a quello femminile: 7 ragazzi sui 9 al via nel seeding principale, e 4 donne italiche sulle 6 ai blocchi di partenza; 7 su 11 vittoriosi contro giocatori meglio classificati. A fare il loro dovere, trovandosi di fronte tennisti con una classifica peggiore, solamente Sinner, Musetti, Giorgi ed Errani. Ad esempio, per portare il confronto con un edizione passata: nel 2022 furono 12 gli azzurri in gara nel main-draw parigino, 8 uomini e 4 donne, e “soltanto” la metà raggiunse il turno successivo (Sinner, Fognini, Cecchinato, Sonego, Giorgi e Trevisan).

Un primato conquistato grazie soprattutto all’en-plein della prima giornata, nella prima delle tre domeniche del torneo, con un perentorio 5 su 5 targato Musetti, Sonego, Arnaldi, Giorgi ed Errani, a cui hanno fatto seguito i tre successi colti lunedì – a fronte di altrettante sconfitte nostrane e quindi di un passivo relativo al rendimento azzurro di ieri presso Porte d’Auteuil che recita un pareggio di bilancio: 3/3 – a firma di Jannik Sinner, Fabio Fognini ed Elisabetta Cocciaretto.

Ad impreziosire poi il record agguantato dal nostro movimento, il fatto che cinque delle undici affermazioni italiane al primo turno siano arrivate al cospetto di una testa di serie (Sonego, Fognini, Cocciaretto, Paolini e Vavassori) e due ai danni di un – o di una – Top Ten. A proposito in particolare di questa statistica, si tratta proprio dell’ultimi due alfieri azzurri sopra citati. Il veterano ligure, 36 candeline spente appena sei giorni fa, che nel lontano 2011 in questo stesso evento raggiunse quello che è tutt’ora il suo miglior piazzamento in una prova Slam: quel quarto di finale che purtroppo però non poté nemmeno giocarsi contro Novak Djokovic, non riuscendo neppure a scendere in campo a causa di uno stiramento alla coscia che si procurò dopo l’infernale e drammatica battaglia vinta agli ottavi con il catalano Albert Montanés per 11-9 al quinto dopo aver annullato 5 match point, aver disputato la parte conclusiva del match da semiparalizzato e aver rimontato – tra gli innumerevoli altri – uno svantaggio di 5-2 nella quinta frazione.

 

Quest’anno ad arrendersi, in modo decisamente più agevole per il nativo di Arma di Taggia, a Fabio è stato Felix Auger-Aliassime: anche lui acciaccato sul piano fisico, con nuovi problemi occorsi al canadese oltre alla sempre dolorante e scricchiolante spalla ma che come abbiamo visto non possono essere un completo alibi soprattutto di fronte ad una magica versione di Fogna che ritrovata la forma fisica e ricreato lo speciale feeling con Corrado Barazzutti, è ritornato a mostrare – ai quei pochi smemorati che lo davano per morto sportivamente parlando – il proprio braccio in tutto il suo splendore.

Magnifica anche la nostra fantastica Coccia, Elisabetta ha mosso a dovizia la campionessa di due Wimbledon ma anche per due volte semifinalista a Parigi Petra Kvitova che quest’anno è tornata a vincere un WTA 1000 a Miami – mettendo in luce ancora una volta i limiti della ceca negli spostamenti laterali ed in generale le difficoltà quando non può colpire (per merito dell’avversaria di turno) con gli appoggi ben piantati. Una bella prima volta contro le Top 10, davvero bellissima.

Ed infine, a portare il computo da 8 a 11 ci han pensato i maratoneti Andrea Vavassori, Giulio Zeppieri e Jasmine Paolini. Una menzione speciale per il serve&voller torinese che ha portato a casa un sfida da cineteca, con tanto di 5 match point cancellati come Fognini 12 anni fa, e che ci ricorderemo per tanti anni custodendo nel cuore e nella memoria visiva le emozioni che ci ha scaturito la sua gladiatoria impresa di rimonta dallo 0-2: il ricordo più bello, di questa tre giorni e non solo, una stella marina di nome “Wave” dispiegata sulla terra rossa parigina.

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Roland Garros, senza Nadal chi è il favorito? Ecco cosa dicono i numeri

Un French Open privo del suo campione ma che proprio per questo forse offre altri motivi di interesse: l’approfondimento di Ferruccio Roberti

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Carlos Alcaraz - Madrid 2023 (Foto Twitter @MutuaMadridOpen)

3 – Le sole edizioni del Roland Garros vinte dai 128 giocatori che da domenica si contenderanno il titolo del singolare maschile dello Slam parigino. Una condizione particolare per un torneo cosi antico e importante, causata dalla nota assenza del vincitore di quattordici edizioni dello Slam parigino, Rafael Nadal, protagonista in tal senso di uno dei primati più incredibili nella storia dello sport moderno. Il grande campione maiorchino, capace di perdere solo 3 delle 115 partite giocate sulla terra rossa francese tra il 2005 e il 2022 (per un rendimento pari a un incredibile 97.3% di vittorie) è stato autore di un dominio comprovato da successi ottenuti contro qualsiasi avversario (delle 115 affermazioni sono venti quelle ottenute a Parigi contro top 5 e dodici quelle conseguite contro tennisti tra la sesta e la decima posizione del ranking ATP).

Approfondendo anche il livello altissimo di questi successi, va ricordato che Djokovic ha sì sconfitto sullo Chatrier Nadal due volte (2015 e 2021), ma che Rafa lo ha a sua volta battuto sullo stesso campo in ben otto circostanze (nelle quali ha lasciato al serbo solo cinque set). Anche un altro grandissimo campione come Federer sulla terra rossa parigina ha potuto pochissimo contro il campione maiorchino: lo svizzero è stato sconfitto in tutte e sei i confronti diretti giocati sullo Chatrier (quattro delle quali erano finali) portando a casa appena quattro set. Impressiona anche la statistica che contro Rafa vede inermi campioni come Wawrinka (sono dodici i giochi complessivi racimolati in due match dallo svizzero), Murray (19 game in due incontri), Del Potro (17 giochi in due confronti parigini) e gli stessi Thiem e Ferrer (un solo set vinto da entrambi in quattro confronti con il maiorchino). Lo stesso Soderling lo ha sconfitto nel 2009, ma in altri tre incontri sul rosso parigino non ha raccolto nemmeno un parziale. Sono vari i record di Nadal al Roland Garros: solo per citarne alcuni, detiene quello dei titoli consecutivi (5, tra 2010 e 2014) e delle partite vinte in serie (39), così come del vincitore più anziano (ottenuto nel 2022, vincendo a 36 anni lo slam parigino).

Quanto ricordato sull’incredibile epopea parigina di Nadal aiuta a far capire perché sia particolarmente incerto l’esito del French Open in partenza domenica: avrà la meglio il talento supportato dalla vigoria dei vent’anni di Alcaraz o la classe sostenuta dall’esperienza delle trentasei primavere di Djokovic? O invece, al di là dei due grandi favoriti della vigilia, qualcuno tra Tsitsipas, Medvedev, Ruud, Rublev e i nostri migliori prospetti (speriamo!) saprà piazzare il colpaccio?

 

 Per provare a capire un po’ meglio le possibilità dei vari tennisti, ho raccolto una serie di statistiche per ciascuno dei principali -incrociando indicazioni del ranking e dei bookmakers- favoriti per la vittoria. I numeri non dicono tutto, ma qualcosina di utile la indicano sempre: ad esempio, dando un’occhiata alla Tabella 1 facilmente emerge che Carlos Alcaraz è primo nel 2023 per numero di match vinti nel circuito maggiore sul rosso (20, davanti ai 14 di Lajovic e Zapata e ai 13 di Etcheverry e dei “favoriti” Rune e Titsipas) e, soprattutto, per percentuale di successo rispetto ai match giocati (90.91%, davanti all’83.3 di Medvedev all’81.3 di Rune e all’80 di Rublev). Per non avere solo un intervallo di tempo così ristretto come l’anno in corso, ho anche analizzato un periodo un po’ più vasto come l’ultimo triennio, per non essere condizionati nel giudizio dai pur indicativi periodi di forma contingenti (sebbene alcuni tennisti vengano penalizzati statisticamente nell’allargamento dello spettro temporale dalla giovane età, che nelle annate precedenti impediva loro di esprimersi al meglio). Considerando tutte le partite giocate sul rosso a partire da gennaio 2021, troviamo sempre il tennista di Murcia (il primo in realtà sarebbe Nadal, con l’85.3%) come giocatore dal miglior rendimento, seguito da Tsitispas con l’80.3, Ruud con il 79.5 e Djokovic, che finalmente compare ai primi posti di queste statistiche, con il 78.7. Curiosità: al sesto posto assoluto per percentuale vittorie rispetto a partite giocate nell’ultimo triennio troviamo Matteo Berrettini col suo 76%, un dato, sebbene “drogato” dall’aver giocato meno partite degli altri tennisti (ne ha vinte 19 su 26), che ricorda come il tennista romano sia altamente competitivo, non solo sull’erba. Insomma, le statistiche sul breve periodo sembrano tutte convergere su Alcaraz, ma sebbene la stagione sul rosso 2023 di Djokovic sia stata sinora deludente non può essere messa in secondo piano l’esperienza di un campione che pur non avendo nella terra battuta la superficie ideale per il suo gioco, ha vinto ben 18 titoli (tra i quali, oltre a due Roland Garros, ben 11 Masters 1000), dimostrandosi l’unico a poter mettere anche sul rosso in qualche difficoltà Nadal, pure quando il maiorchino era al meglio della sua forma. Nole lo ha sconfitto in 8 delle 28 volte (il 28.6%) che si sono affrontati sulla terra, portando a casa 28 dei 78 set (il 35.9%). Non sembra al meglio della forma, ma appena quattro mesi fa vinceva gli Australian Open, senza dimenticare che al meglio dei 5 set Djokovic ha già vinto sul mattone tritato 94 match, mentre tutti i suoi principali avversari, le cui statistiche sono raggruppate nella tabella 1, ne hanno vinti 97: un vantaggio di esperienza che può equilibrare gli acciacchi delle 36 primavere compiute lo scorso 22 maggio. Di certo, incrociando un po’ le varie indicazioni statistiche raccolte, i tre principali favoriti dovrebbero essere -non fermandosi alle risultanze del solo 2023- Alcaraz, Djokovic e Tsitsipas e sono tutti e tre nella parte alta del tabellone, una situazione che potrebbe avvantaggiare chi è finito nella metà bassa del draw. Staremo a vedere, sperando di assistere a un grande spettacolo.

Tabella 1. Statistiche relative ai match giocati sulla terra rossa dai principali favoriti

GiocatoreMatch W-L 2023Set W-L 2023Partite W-L vs top 10 2023Set W-L Vs top 10 2023Partite W-L da 2021Set W-L da 2021Partite W-L vs top 10 da 2021Set W-L Vs top 10 da 2021Titoli- finali carrieraVinte- perse best of 5 in carriera
Alcaraz20-2 (90.9)41-9 (82)1-0 (100)2-0 (100)57-12 (82.6)  127-47 (73)6-3 (66.7)14-11 (56)7-36-2 (75)
Medvedev10-2 (83.3)  20-7 (74.1)2-1 (66.7)4-2 (66.7)18-7 (72)  44-21 (67.7)2-2 (50)4-5 (44.4)1-17-6 (53.8)
Djokovic5-3 (62.5)  12-8 (60)0-1 (0)1-2 (33.3)37-10 (78.7)  92-35 (72.4)7-5 (58.3)22-16 (57.9)18-1494-20 (82.5)
Ruud10-4 (71.4)  21-11 (65.6)0-1 (0)  1-2 (33.3)63-16 (79.7)  140-55 (71.8)2-5 (28.6)  5-11 (31.3)  9-313-5 (72.2)
Tsitsipas13-4 (76.5)  25-11 (69.4)0-3 (0)  0-6 (0)53-13 (80.3)  121-44 (73.3)7-8 (46.7)  21-21 (50)4-718-6 (75)
Rune13-3 (81.3)  28-12 (70)  4-2 (66)  9-7 (53.3)31-21 (59.6)  75-53 (58.6)6-4 (60)  15-13 (53-6)  2-24-1 (80)
Rublev12-3 (80)  26-9 (74.3)2-0 (100)  4-2 (66.7)35-14 (71.4)  82-47 (63.6)4-2 (66.7)  9-8 (52.9)4-38-5 (61.5%)
Sinner7-2 (77.8)  15-7 (68.2)0-1 (0)1-2 (0)32-12 (72.7)  73-37 (66.4)3-9 (25)  9-20 (31)1-0  10-3 (76.9)
Auger- Aliassime0-2 (0)  2-4 (33.3)0-0 (0)0-0 (0)15-15 (50)    41-39 (51.3)1-4 (20)  4-9 (30.8)  0-23-3 (50)
Norrie12-5 (70.6)  26-15 (63.4)1-2 (33.3)  2-5 (28.6)37-15 (71.2)  85-48 (63.9)  2-6 (25)  5-14 (26.3)  2-36-6 (50)
Musetti9-8 (52.9)  20-19 (51.3)1-3 (25)  3-7 (30)34-23 (59.6)  81-61 (57)3-7  (30)  12-16 (42.9)  1-03-2 (60)
Zverev6-4 (60)  13-11 (54.2)0-3  1-6 (14.3)35-13 (72.9)  84-39 (68.3)6-9 (40)  17-21 (44.7)  6-323-8 (74.1)
GiocatoreMatch W-L 2023Set W-L 2023Partite W-L vs top 10 2023Set W-L Vs top 10 2023Partite W-L da 2021Set W-L da 2021Partite W-L vs top 10 da 2021Set W-L Vs top 10 da 2021Titoli- finali carrieraVinte- perse best of 5 in carriera

N.b. Tutti i dati sono riferiti a match giocati esclusivamente sino alla scorsa domenica. In parentesi viene indicato il numero percentuale relativo alle vittorie rispetto ai match giocati

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ATP Roma, le statistiche della vigilia: quali sono i migliori risultati dei tennisti italiani nei Masters1000?

Ad oggi l’unico titolo Masters1000 conquistato da un italiano resta l’indimenticabile Montecarlo 2019, griffato da Fabio Fognini

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Fabio Fognini e Nicola Pietrangeli - Montecarlo 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)

Gli Internazionali BNL d’Italia sono alle porte: martedì 9 maggio, si comincia con i primi turni del tabellone femminile, cui farà seguito l’esordio del main draw maschile, mercoledì 10 maggio. In questo articolo, grazie anche alla preziosa collaborazione di Nicola Gillio – che ringraziamo per i tanti e precisi dati fornitici (qui un pezzo sulle vittorie e i guadagni dei migliori 19 tennisti azzurri del momento) – ripercorriamo la storia di tutti i tennisti italiani con almeno una presenza nei tornei Masters1000, categoria nata nel 1990.

Nel corso dell’articolo verranno presi in considerazione tutti i ‘1000’ maschili, che salvo rari casi sono sempre stati nove ogni anno. Fanno eccezione le ultime stagioni, inevitabilmente condizionate dalla pandemia di Covid-19. Nel 2020, infatti, si sono giocati solamente tre Masters, mentre nel 2021 e 2022 tutti i tornei di questa categoria (a parte Shanghai, che non si gioca dal 2019) sono tornati al loro regolare svolgimento.

 

Dai 63 diversi azzurri che, almeno una volta, hanno fatto scrivere il loro nome nel main draw dei 293 Masters1000 tenutisi fino ad oggi, sono arrivate 538 vittorie e 826 sconfitte (ritiri inclusi). L’unico capace di arrivare fino in fondo ad uno dei tornei più importanti dopo gli Slam è stato Fabio Fognini, vincitore a Montecarlo nel 2019.

Occorre, prima di snocciolare tutti i nostri numeri, fare un’ultima precisazione. Nell’arco di oltre trent’anni alcuni tornei hanno cambiato location e superficie, sebbene sette Masters1000 siano rimasti sempre gli stessi dalla loro prima edizione nel 1990. Madrid, ad esempio, si disputa sulla terra battuta solamente dal 2009 (fino a quell’anno il suo corrispondente era stato Amburgo). Diverse altre sedi si sono avvicendate anche per quanto concerne il posto in calendario oggi occupato da Shanghai. Per comodità, nei dati che andremo a fornirvi abbiamo tenuto in considerazione Amburgo/Madrid (terra) come unico torneo. Ragionamento analogo è stato fatto anche per Stoccolma/Essen/Stoccarda/Madrid (cemento)/Shanghai, tutti analoghi tra loro.

I migliori risultati

Come già ricordato in precedenza, l’unico italiano in oltre 30 anni capace di vincere un Masters1000 è stato Fabio Fognini. In un’epoca ampiamente dominata dai Fab4 – che solo tra loro contano ben 116 titoli in questa categoria di tornei – è sicuramente un grande risultato, e chissà che in futuro non ne possano arrivare altri.

Tutte le 4 finali ‘1000’ raggiunte dal tennis italiano sono infatti arrivate nelle ultime cinque stagioni, maturate grazie a Fabio Fognini (Montecarlo 2019), Jannik Sinner (Miami 2021 e 2023) e Matteo Berrettini (Madrid 2021). Il tennista romano è anche colui che, fino a questo momento, ha ottenuto la testa di serie più alta in un main draw, essendo stato n°4 del seeding agli Internazionali BNL d’Italia 2020. L’attuale n°20 del mondo completa, da solo, il podio delle più alte teste di serie azzurre in un Master, essendo stato anche n°5 dei tabelloni di Cincinnati e Indian Wells 2021 e n°6 a Cincinnati 2020 e Indian Wells 2022.

Scendendo alle semifinali, la prima risale al lontano 1995, quando a Montecarlo uno degli ultimi 4 fu Andrea Gaudenzi, attuale presidente dell’ATP. Si sono fermati alle porte della finale anche Filippo Volandri (Roma 2007), Andreas Seppi (Amburgo 2008), Fabio Fognini (Montecarlo 2013 e Miami 2017), Matteo Berrettini (Shanghai 2019), Lorenzo Sonego (Roma 2021) e Jannik Sinner (Indian Wells e Montecarlo 2023). Tra quelli non ancora menzionati, hanno collezionato almeno un quarto di finale anche Omar Camporese (3 volte), Cristiano Caratti, Diego Nargiso, Renzo Furlan e Lorenzo Musetti (2 volte), per un totale di 27 occasioni incui gli azzurri si sono fermati ai quarti di finale(9 volte invece quando hanno perso in semifinale).

Tra i più vincenti spicca ancora Fabio Fognini con 91 vittorie, seguito da Andreas Seppi (66), Jannik Sinner (41) e Andrea Gaudenzi (32). Loro quattro sono gli unici giocatori che, per ora, hanno scollinato quota 30 successi, sperando che presto possano raggiungerli anche Matteo Berrettini (22), Lorenzo Sonego (21) e Lorenzo Musetti (17).

Dai giocatori più presenti alle meteore

Tra i tennisti italiani con più presenze in assoluto in un Masters1000 ci sono, come prevedibile, giocatori già ritirati o sul viale del tramonto. Il leader è anche in questo caso Fabio Fognini, che con 105 apparizioni guida il movimento azzurro. Dietro di lui Andreas Seppi (92), Filippo Volandri (45) e Davide Sanguinetti (43), al momento gli unici con più di 40 gettoni nei ‘1000’.

Guardando l’altro lato della medaglia, c’è anche chi è entrato solamente una volta nel tabellone principale di un Masters1000. Alcuni di questi 20 giocatori sono già ritirati (Francesco Cancellotti, Marco Crugnola e Massimo Dell’Acqua), mentre altri sono appena all’inizio di una carriera che si prospetta ricca di soddisfazioni come Flavio Cobolli, Francesco Passaro e Giulio Zeppieri.

Dai “fortunati” ai “benedetti”: alcune curiosità

Soltanto tre giocatori possono vantare una percentuale vittorie/sconfitte superiore al 50%. Uno è Davide Scala, che nella sua carriera ha preso parte soltanto una volta ad un antico ATP Masters Series, giungendo comunque agli ottavi di finale. Si trattò di Roma 1997, quando partendo dalle qualificazioni sconfisse anche Tim Henman prima di cedere agli ottavi a Scott Draper, giustiziere al secondo turno di Thomas Muster. Oltre al suo 66.7% di rapporto vittorie/sconfitte – che comunque lascia il tempo che trova avendo lui disputato soltanto tre partite – ci sono anche il 67.2% di Jannik Sinner (41-20) e il 51.5% di Lorenzo Musetti (17-16).

È interessante, poi, notare come il numero di giocatori entrati in tabellone grazie ad una wild card sia esattamente identico a quelli che ce l’hanno fatta passando dalle qualificazioni. È infatti accaduto 149 volte che un italiano abbia ricevuto una wild card, mentre altrettante volte un azzurro è riuscito a superare le quali. Colui che ci è riuscito più volte è stato Andreas Seppi (14 qualificazioni); è stato invece Diego Nargiso a beneficiare più volte di una wild card (12).

Oltre ai 509 accessi diretti in tabellone (103 dei quali erano anche teste di serie), nella storia dei Masters1000 ci sono stati anche tre italiani che hanno sfruttato uno special exempt e 17 lucky loser. Fabio Fognini e Davide Sanguinetti sono ad oggi stati i più fortunati, venendo ripescati tre volte ciascuno.

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