Herbert si rispecchia in Djokovic: "Mette da parte la carriera per un motivo non sportivo"

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Herbert si rispecchia in Djokovic: “Mette da parte la carriera per un motivo non sportivo”

Il tennista francese in campo a Marsiglia: “Quando ti portano via qualcosa ti rendi conto di quanto sei fortunato a fare certe cose”. E sul futuro: “Vivo alla giornata”

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Pierre Hugues-Herbert - Halle 2019 (foto NOVENTI OPEN_KET)
 

Con le recentissime dichiarazioni di Djokovic sulle sue condizioni attuali e la sua ferrea intenzione di rinunciare, per il momento, al vaccino sono state immediate le reazioni del mondo tennistico e tra i suoi colleghi ancora una volta è stato celere il sostegno arrivato da Pierre-Hugues Herbert. Anche il francese come il serbo non è stato inoculato, e al momento è in campo sia in singolare che in doppio all’Open 13 di Marsiglia grazie all’esenzione ricevuta dopo la positività al COVID-19 rilevata a gennaio. Avevo davvero poche speranze nel futuro alla fine dell’anno scorso. Sono molto felice di essere in campo, di poter giocare i tornei in Francia, in casa davanti al nostro pubblico” ha commentato a L’Equipe Herbert. “Non so se si tratta di sollievo… Infatti, quando qualcosa ti viene portato via, è allora che ti rendi conto di quanto sei fortunato a poter fare certe cose. E penso che oggi molte persone nel mondo, a cui sono state tolte certe libertà per validi motivi, si stanno rendendo conto di certe cose”.

“Le prime volte che abbiamo il diritto di rifare queste cose, ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati” ha aggiunto il tennista. “Sono felice di poter partecipare al mio quarto torneo quest’anno. Quando ho visto gli Australian Open in TV, mi sono chiesto molto sinceramente se sarei stato in grado di poter giocare di nuovo a tennis nel 2022.” Sulle parole del numero 1 Novak Djokovic ha commentato: “Mi sono ritrovato molto nell’intervista che ha rilasciato. Dice, e questo è importante, che oggi ha questa visione, ma che questa visione può evolversi nel tempo. Questa è la sua posizione oggi. Io ho grande rispetto per la sua posizione. Ha delle convinzioni. Riesce a mettere da parte il fatto di essere potenzialmente il più grande giocatore di tutti i tempi per un motivo non sportivo“.

“[La mia] è una scelta forte, anche se non ho la carriera di Novak. Essere un uomo, una persona nella società, significa saper prendere una decisione. Ci è stata data un’istruzione, andiamo a scuola, ci vengono dati i mezzi per prendere decisioni nella nostra vita… Ognuno traccia il proprio percorso nel modo che vuole. Siamo fortunati a vivere in un paese dove siamo liberi. Per me, questo è più importante di ogni altra cosa. Questa libertà è più importante dell’essere un tennista professionista“.

Per quanto riguarda il futuro del n. 109 del mondo, al momento è più incerto che mai. Non posso andare negli Stati Uniti. Ottenere un’esenzione? L’ho domandato all’ATP e loro sono in contatto con il Comitato Olimpico Americano; hanno avuto due o tre risposte negative dalla fine dello scorso anno. Ci ho messo una croce sopra. Penso che giocherò dei Challengers a marzo, probabilmente in Svizzera. E poi andrò sulla terra rossa. Oggi vivo davvero alla giornata. Ecco perché cerco di sfruttare al meglio tutto ciò che mi accade quando posso giocare. Non so se la prossima settimana ci saranno decisioni positive o negative”.

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