Andy Murray e Ivan Lendl: terzo atto!

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Andy Murray e Ivan Lendl: terzo atto!

Il campione scozzese Murray torna sotto la guida del coach Lendl che lo aveva portato alle tre vittorie Slam

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Pochi giorni dopo l’annuncio ufficiale della rottura tra Novak Djokovic e lo storico coach Marian Vajda, che ne ha poi spiegato i motivi, le luci dei riflettori si accendono su un’altra coppia che, pur nemmeno avvicinando la longevità o il numero di trionfi del duo serbo-slovacco, è stata tra le più azzeccate del millennio. Perché vincere tre Slam nell’era dei tre alieni e contribuire – anche solo nelle vesti che furono di Ringo Starr – a creare quell’entità chiamata Fab 4 significa aver trovato un’alchimia vincente. I due sono Andy Murray e Ivan Lendl, che si ritrovano professionalmente per la terza volta, dopo l’ultima separazione datata 2017. Secondo quanto riporta Simon Cambers su TennisMajors, Murray e Lendl si troveranno dopo il Masters 1000 di Miami per un prolungato blocco di allenamenti il cui obiettivo è la stagione sull’erba – leggasi Wimbledon –, mentre la rinuncia all’intero swing su terra battuta era stata annunciata già a inizio febbraio.

Dopo la fine del rapporto con Jamie Delgado del novembre scorso, i periodi prova rimasti tali con Jan de Witt ed Esteban Carril e la gita a Rotterdam con Dani Vallverdú, Murray continua comunque la ricerca di un allenatore a tempo pieno, qualcuno che lo segua regolarmente nel Tour, mentre in Lendl spera di ritrovare la guida giusta per i tornei del Grande Slam. Infatti, se negli eventi ATP ha messo le mani su Anversa nel 2019 e piazzato qualche vittoria pesante (Zverev, Sinner, Alcaraz, Opelka) è nei Majors che il trentaquattrenne di Dunblane, riaffiorato con la sua anca di cromo-cobalto rivestita, ha più faticato, raggiungendo il terzo turno solo in Church Road nel 2021. Chi, dunque, potrebbe incarnare quel ruolo di sherpa degli Slam meglio di Ivan? L’uomo dall’espressione imperscrutabile sedeva nell’angolo scozzese quando Andy ha alzato i suoi tre trofei più importanti, uno US Open e due Wimbledon, riuscendo dunque come coach nell’impresa solo sfiorata da giocatore (finale, in due occasioni, il risultato migliore sull’erba di Londra).

Terza volta per i nostri, abbiamo detto. Quando Murray aveva bussato alla porta del numero 1 degli anni ’80 per la prima volta, l’anno 2011 volgeva al termine e il bilancio nelle finali Slam recitava 0-3. L’estate successiva arrivava la quarta sconfitta, a Wimbledon contro Roger Federer e la pressione di un intero Paese in attesa di un vincitore britannico dal 1936. Lendl gli disse di essere orgoglioso per come aveva giocato, senza contare che Andy aveva eguagliato lo zero-su-quattro del suo coach e, per chi crede nel ripetersi dei numeri, ciò lasciava presagire quanto sarebbe davvero accaduto un paio di mesi più tardi, non prima però di essersi messo al collo l’oro olimpico: il trionfo a New York su Djokovic. Replica su Nole a Wimbledon l’anno successivo e, quando è di nuovo primavera, l’ex cecoslovacco torna alla vita “civile”. Ancora insieme nel giugno del 2016, giusto per alzare una seconda coppa sul più celebre prato del tennis e concedere il bis ai Giochi di Rio, il tutto coronato dalla conquista della vetta del ranking mondiale agguantata a fine stagione.

Lendl ha anche lavorato un anno con Sascha Zverev tra il 2018 e il 2019, ma la collaborazione non ha dato i frutti sperati. Il colpo di grazia fu l’ostinazione tedesca a partecipare al torneo pre-Rolando di Ginevra e il rapporto si è concluso non senza qualche strascico polemico da parte di Zverev, forse incapace di dare piena fiducia a qualsiasi allenatore con cui non abbia un legame di sangue.

Tornando alla nuova/vecchia coppia, se davvero, come si dice, “la terza è quella buona”, ne vedremo delle belle.

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