Coppa Davis - Lettera aperta ad Haggerty di ITF: salviamo il salvabile. No agli incontri su tre duelli con il doppio che decide chi vince

Editoriali del Direttore

Coppa Davis – Lettera aperta ad Haggerty di ITF: salviamo il salvabile. No agli incontri su tre duelli con il doppio che decide chi vince

Un match su 5 sfide garantisce spettacolo e risultati più attendibili. I tennisti amano la Coppa Davis più di quanto si creda. Anche per uscire dalla routine dei tornei. Non ne amano la programmazione. Ma è loro interesse proteggere il brand…più che la Laver Cup. Mantenerne il prestigio conviene a tutto il mondo tennis

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Novak Djokovic - Finali Coppa Davis 2021 Madrid (Photo by Diego Souto / Quality Sport Images / Kosmos Tennis)
 

Ho scritto una lettera aperta a David Haggerty, presidente americano dell’ITF, in fondo a questo articolo. A lui e alla responsabile della comunicazione della Kosmos. Ma spero che arrivi anche all’ATP. Qui, in italiano, ho spiegato il contenuto della lettera.

Tutto è bene quel che finisce bene. Il 3-2 in Slovacchia ci evita una fine peggiore di quella che facemmo – da campioni nel ’76 a Santiago nel Cile di Pinochet e da finalisti sconfitti nel ’77 a Sydney – nel ‘ 78 in Ungheria quando subimmo un impietoso 4-1 e dove la…”pietra dello scandalo” fu la sconfitta di Panatta con il carneade Szoke in 4 set. Anche se non fece una bella figura anche il doppio composto da Panatta e Bertolucci che persero 3 set a zero (6-3,6-2,6-4!) con Szoke e Taroczy. Il quale Taroczy in prima giornata aveva dato 3 set a zero anche a Panatta in singolare. Che weekend disastroso fu quello per Adriano. Nove set persi, uno vinto.

Ma, insomma, lì almeno avevamo di fronte anche un ottimo giocatore, il n.1 Balasz Taroczy, che è stato n.12 del mondo, ha vinto 18 tornei in singolare ed è stato, in coppia con lo svizzero Heinz Gunthardt, anche campione di doppio a Wimbledon nel 1985, l’anno del primo trionfo di Boris Becker.

Qui, contro una Slovacchia senza neppure l’unico top-100, Molcanuna nostra sconfitta sarebbe stata paragonabile, più che a quello di Budapest, al k.o. subito dalla nostra nazionale di calcio nel 1966 a Middlesbrough con la Corea del celeberrimo Pak Do Ik.

Ciò almeno per quell’opinione pubblica che guarda soprattutto al ranking ATP e da esso si fa influenzare più che alle qualità (inattese e e decisamente migliori del previsto per tutti gli addetti ai lavori) dei vari Gombos (110), Horansky (203), Polasek (13 in doppio), Zelanay (145)…per il quale ultimo devo andare a controllare tutte le volte lo spelling del suo cognome, tanto poco lo conosco e tanto mi viene da confonderlo con il ben più noto premier ucraino Zelensky.

Grazie ai due punti del solidissimo ed ancora imbattuto Davisman Sinner, 20 anni e mezzo (e non 22 come mi era scappato dal polpastrello) e del punto decisivo conquistato dal fresco e coraggioso esordiente Musetti, 20 anni appena compiuti, l’Italia giocherà al 99% a Bologna dal 14 al 18 settembre in un girone ancora tutto da definire, così come sono da definire ufficialmente tutte le sedi dei quattro gironi.

ITF e Kosmos dovrebbero decidere le sedi entro questo mese di marzo, ma ancora non si sa precisamente quando.

Presumo che anche il sorteggio possa avvenire contestualmente, ma per ora non ci sono certezze.

Il match di Bratislava, come ho scritto, ha riecheggiato tante sfide della Coppa Davis che fu, sia pure sulla corta distanza dei due set su tre. Uno straordinario mezzo weekend di ordinaria follia. Alla fine bellissimo per noi, struggente per loro, ma tipicamente da “old traditional Davis”.

A questa distanza ridotta rispetto alla tradizionale dei tre set su cinque, credo proprio che dovremo farci l’abitudine. Le tv imperano, vogliono gare corte, soprattutto le generaliste, anche se ormai pay tv e streaming le hanno soppiantate.

Ma secondo me il mondo del tennis dovrebbe battersi con tutte le proprie forze perché alla Davis si consentisse di allungare il numero dei giorni fino al numero necessario per far sì che i match di ogni incontro siano ancora e sempre 5 e non più 3 come il nuovo regolamento vorrebbe imporre. Due giorni per match anzichè uno.

Forse è troppo tardi perché succeda già quest’anno, ma per il futuro dovrebbero essere gli stessi giocatori a insistere perché l’ATP non faccia ostruzione e si limiti l’importanza del doppio al 20 per cento dei punti, un punto su cinque, e non più al 33 per cento, un punto su tre.

I giocatori che hanno maggior peso politico all’interno dell’ATP sono proprio i singolaristi, i top-players. A loro spetta di spingere in tal senso. Nel loro stesso interesse. Così facendo proteggerebbero il brand più noto del pianeta tennis, the “Davis Cup”, che ci sono voluti 122 anni per nascere, evolvere, crescere.

Non lo dico, sia chiaro, perché l’Italia in Slovacchia avrebbe perso 2-1 se si fosse giocato con la formula con cui si è giocato a Torino e con quella con cui si dovrà giocare a Bologna e poi dovrebbero giocare a novembre anche le otto squadre qualificate a Abu Dhabi o altrove per la fase finale.

Ma perché non ha senso che, obbligati a far concludere un incontro in una sola giornata, si debbano programmare solo tre match.

E come più probabile conseguenza (e a quel punto perfino auspicabile, spiegherò più sotto) che ad attribuire la vittoria sia un doppio giocato magari dal n.150 e dal n.200 del mondo. Immaginatevi un po’ quale spasmodico interesse per lo spettatore neutrale che si trovi a seguire in tv un match di doppio giocato da semisconosciuti. Senza offesa per nessuno, i doppisti purtroppo spesso lo sono.
E se invece il risultato fosse stato già deciso dai due singolari – e non sono sicuro che sarebbe auspicabile, accennavo sopra –  ecco che il doppio finale neppure verrebbe giocato. Oppure altrimenti avrebbe il sapore di una inutile esibizione disputata da tennisti (forse le riserve delle riserve) che non avrebbero alcuna voglia di giocarlo.

Pensare, insomma, che di tre sole partite una possa anche non valere nulla, dice già molto su quanto questa formula andrebbe rivista.

Giocare una Coppa Davis ha rappresentato finora – almeno fino a quanto David Haggerty non l’ha snaturata – il sogno di qualunque bambino che cominciasse a giocare con l’ambizione di diventare un professionista del tennis.

La Davis e Wimbledon, non si scappa. Sono quelli i sogni che hanno fatto tutti. Sì, noi del tennis, siamo ancora tradizionalisti. Altrimenti chi anteporrebbe Wimbledon, uno dei pochissimi tornei ormai che si giocano ancora sull’erba, quindi quasi anacronistico, a quelli che si giocano ovunque e per tutto l’anno e finiscono anche per fare globalmente più punti e classifica?

Ma la Davis, se vuole restare un sogno per i bambini del terzo millennio con la racchetta in pugno, deve essere e restare (ridiventare?)una cosa seria, deve premiare la squadra più forte che vince …o magari anche che perde ma con altre squadre molto forti, rappresentate dai tennisti più forti del mondo. Non può essere un evento poco serio vinto dal n.150 accoppiato al numero 200, o anche dal n.50 con il n.70, oppure anche vinto da due top-ten che in finale battono il n.50 e il n.70. Questi giocatori non venderebbero biglietti, di per sé, tantomeno farebbero impennare l’audience televisiva.

I giocatori forti aspirano a vincere sfide e trofei di prestigio, difficili da raggiungere e non attraverso passaggi casuali, fortunati e magari diventati vincenti, più che grazie alle loro singolari performances, da due doppisti fino a quel momento catalogati impietosamente dalla gente come…singolaristi falliti! Non è sempre così, ora magari ho esagerato, ma quante volte non sarebbe così?  

Fin qui l’ATP non ha fatto nulla per aiutare la Coppa Davis a mantenere il proprio prestigio. Anzi per un certo periodo ha sicuramente giocato contro. Forse ora Gaudenzi, nei suoi appelli all’unità, ha capito che non convieneCiò anche se l’ITF ha fatto scelte scellerate, intendiamoci, pur essendone stata in parte sospinta dai top-players che avevano cominciato a disertare la Davis tradizionale e quindi piegandosi a concentrare tutto nel minor tempo possibile. I grandi tennisti hanno preferito anteporre i propri calendari e guadagni alla Davis, soprattutto dopo averla conquistata una prima volta. Nomi di campioni renitenti …alla leva Davis ce ne sono a bizzeffe. Per scelta loro, certo, ma anche dei loro agenti che dalla Davis hanno sempre potuto guadagnare meno che dai tornei.

L’ATP -e non le può essere perdonato anche se c’era la necessità di…conquistare Federer vita natural eterna –  ha preferito dare credibilità tecnica e statistica alla Laver Cup, fino a farle occupare una settimana di calendario che oltre a Roger Federer e alla sua società di management, consente ai top-players di arricchirsi ancora di più di quanto essi siano già ricchi. Ha fatto quella scelta piuttosto che concedere quella settimana all’ITF e alla Davis che hanno dovuto conquistarsela un po’ di prepotenza.

Non l’ha fatto perché nella lotta fra superpotenze del tennis – le sette sorelle che vere sorelle non sono, ITF, ATP, WTA e ciascuno dei 4 Slam,uno più egoista dell’altro – si è giocato a chi era più miope, a proteggere il proprio interesse privato.

Senza capire che – come si affanna a dire da un anno Andrea Gaudenzi – il tennis è uno sport solo e i suo veri concorrenti sono gli altri sport, perfino  anche altri competitor extrasportivi, e quindi il Tennis con la T maiuscola avrebbe tutto l’interesse a crescere insieme. E non a farsi guerre miopi l’un l’altro.

Di questa generale miopia ha creduto di avvantaggiarsi a suo tempo la stessa ATP, ma in realtà chi ha badato più di tutti a fare i propri interessi egoistici, senza alcuno scrupolo, è stata la federtennis australiana che ha preso la palla al balzo della guerra ATP all’ITF per “sponsorizzare” e proporre una competizione antagonista a squadre quasi identica, come l’ATP Cup. A due mesi di distanza dall’epilogo della Coppa Davis. Ma si può?!

Una trappola australiana ben archiettata, perché strategica per guadagnare fin dai primi di gennaio la miglior partecipazione possibile a tutta la serie degli eventi australiani di gennaio.

Nella trappola aussie è caduta, scientemente ma credendo di aver fatto una piccola furbata, l’ATP.

Ma distruggere la Coppa Davis non conviene all’ATP né ai giocatori. Ah se solo riuscissero a guardare un po’ più lontano.

I concetti che ho espresso sopra, in maniera ovviamente più sintetica, li ho scritti al presidente della Federazione Internazionale, l’americano David Haggerty. Eccone qui il testo per chi conosce l’inglese:

Hi David, Heather and everyone in ITF

I hope you are all well.

I have just come back from the Slovakia-Italy qualifying tie where Italy won 3-2 after an exciting battle. 

The 5 matches were all quite entertaining. The gap in terms of rankings between the Italians and the Slovaks was expected to result in an easy path for the Italians. It turned out quite differently on court, and this is great, this is the unique beauty of the Davis Cup. Rankings based on the consistency of players’ results over a year do not count too much.

If the match had been played just best of 3 duels, 2 singles and one doubles, Slovakia would have won. 

Instead, it was Italy that won.

Probably for the image of the Davis Cup and the organisation of the 4 group stage, it is a better end of the tie…but this is not the point I would like to raise.

Even if I am well aware that the current system is related to the necessity to cut down the number of days for Davis Cup events, I think that ties featuring just 3 matches instead of 5 are not the best choice for the Davis Cup image.

First: doubles may frequently end up being played when no longer relevant. Therefore, staging ties in which one match on three is basically an exhibition is uninteresting.

Second: we all know that tennis fans attach much more importance to singles players and matches than to doubles. At final stages singles players will be mostly top 30, top 50, and top 10, while doubles players perhaps not even top 150. For sure they do not impact ticket sales and attract prestigious tv audiences.

In the history of the Davis Cup doubles counted as one point out of five, 20%. Which was still important, often almost decisive…but not as important as it would be now. In fact in the current final stage format, doubles counts as 33%, one point out of three, often being the decisive one. 

Third: since the matches are now played best of 3 sets instead of best of 5, we should try to maintain the 2 day format in order to schedule 5 matches.

I know it is all about conquering days for the Davis Cup, but I really do hope you will succeed in obtaining them, if you want to maintain the prestige that distinguished the old Davis Cup.

The goal should be to help do justice to a team’s superiority without excluding upsets and surprises which are also the flavour of Davis Cup.

I am sure the players would agree on that. Players – whatever the ATP may claim – like playing Davis Cup. Because it’s different, not only prestige, but a different routine. They understand that their country likes to follow them in this nation competition more than in other tournaments, perhaps with the only exception of the Majors when they are able to reach the final rounds.

Fourth – Is there any chance that in the near future, if not already this year, the matches of each tie could switch from 3 matches (two singles and one doubles) to 5 (4 singles and one double)?

That’s only my opinion but doubles should count, like in the old Davis Cup, as 20% of the total 5 points as it has happened in the qualifiers. And not as 33% of the total 3 points which is what unfortunately seems to be going to happen.

Best regards

Ubaldo Scanagatta

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