ATP
ATP Indian Wells: Bublik e il suo pazzo talento sfiancano Murray
Andy Murray non centra la 701esima vittoria ATP, Sasha lo ubriaca di palle corte. Avanzano Rublev sul mancino Koepfer, e Isner nel derby con Querrey. Out Karatsev

[31] A. Bublik b. [WC] A. Murray 7-6(9) 6-3
Scontro di stili che preannunciava un match molto divertente (e così è stato, soprattutto grazie al kazako); da una parte la concretezza mentale, la solidità tecnica e la capacità tattica sapiente e puntuale. Dall’altra genio e sregolatezza a tutto tondo: potenza, velocità, tocco sopraffino; ma anche discontinuità ed un certo grado di attitudine indifferente nei confronti di ciò che accade in campo. Alla fine la follia talentuosa, irrazionale e brillante ha prevalso sulla costante praticità unita alla stabilità mentale (da questo punto di vista oggi il britannico è mancato); è infatti Sasha Bublik ad accedere al terzo turno del Masters 1000 d’Indian Wells 2022. Centra la sua 15esima vittoria in un torneo di questa categoria, alla prima partecipazione nel main-draw del BNP Paribas Open (aveva preso parte solo alle qualificazioni nel 2017 e nel 2018).
Ora potrà pregustare un cammino importante in una parte di tabellone sicuramente molto meno competitiva rispetto alla parte alta, visto il forfait di Djokovic dopo la compilazione del seeding; a patto che riproponga questo tipo di prestazioni, già ammirate qualche settimana fa nella corsa al suo primo titolo Atp a Montpellier (annichilendo in finale Zverev). Murray, invece è costretto ad arrendersi, quando sullo Stadium 2 mancava un solo minuto allo scoccare delle 2 ore di partita, con il punteggio di 7-6(9) 6-3. Dopo un primo parziale in cui ha avuto le uniche chance in risposta (ben 4 palle break contro le 0 di Alexander), ed un tie-break in cui ha mancato tre set point; nella seconda frazione si è inesorabilmente sciolto alla distanza sia fisicamente che mentalmente. Inquadrando l’incontro con le statistiche; vediamo come Sasha abbia scagliato 11 ace, incappando però anche in 6 doppi falli, con l’83% di punti vinti con la prima e soprattutto un eccezionale 100% sui break point salvati. Per Murray 4 ace e 4 doppi errori. Mentre il computo vincenti-gratuiti dice +9 per il kazako e +1 per il britannico (37, di cui 19 di dritto, – 28; 18-17).
Il N.33 ATP, vestito dall’italiana Yoxoi, grazie a questa vittoria accorcia negli scontri diretti sul n.3 di Gran Bretagna – visto che il bilancio recitava: 5 set 0 Murray, con il primo consumatosi a Wimbledon 2017 ed il secondo invece molto più fresco poiché andato in scena a Rotterdam quest’anno – e affronterà al prossimo turno il vincente della sfida tra il bulgaro Grigor Dimitrov (tds.n.33, che ha preso il posto di Nole in tabellone) e l’australiano Jordan Thompson.
IL MATCH – L’ingesso nell’incontro rispecchia a pieno le caratteristiche dei due protagonisti. L’ex N.1 del mondo tiene a 30 il primo gioco del match; mentre il naturalizzato kazako mostra tutto il suo repertorio nel bene e nel male: va subito sotto 0-30; a causa di un rovescio strappato che si accomoda in rete dopo il servizio, e del primo doppio fallo della sfida con la seconda tirata a tutta. Alla fine riesce comunque ad impattare sul 1-1, nonostante qualche altro gratuito scaraventato sotto il nastro; grazie alle sassate con il fondamentale d’inizio gioco ed uno spettacolare smash a rimbalzo che mostra tutta la sua elasticità e potenza. Nel quarto gioco Sasha ci ricasca, approccia al gioco con una finezza troppo pretenziosa nei pressi della rete, poi il secondo doppio fallo della partita ed infine un dritto colpito lungo. 0-40, ma è ancora una volta lo spara-cannoni che si ritrova a tenerlo a galla. Bombarda il quadrato del servizio, cancellando le tre opportunità consecutive in ribattuta al finalista dell’edizione 2009 del torneo californiano.
Sir Andy, dal canto suo, non si fa irretire dal giocoliere di Gatcina e continua imperterrito nel guidare l’incontro verso lidi a lui favorevoli. Dopo il primo gioco al servizio in cui ha concesso due punti manifestando un po’ di rigidità; registra il colpo d’inizio gioco, senza concedere neanche più un 15 nei successivi due turni di battuta. Mentre, diversamente i game di servizio del “folle” (tennisticamente parlando) 24enne continuano ad essere una sofferenza immane; che però lui affronta con un misto tra arroganza e sfacciataggine attraverso colpi potenti che fanno i buchi sullo Stadium 2 del Tennis Paradise. Dopo l’ennesimo unforced dal lato destro del 24enne kazako, viene fuori tutta la sagacia tattica dello scozzese e la sua mano d’autore; ad una contro smorzata eccezionale fa seguire uno degli schemi più collaudati del suo arsenale: drop-shot incrociato di rovescio e pallonetto millimetrico con Bublik costretto ad un cambio d’impugnatura improvviso. In qualche modo Alexander si salva ancora, annulla la quarta palla break e impatta sul 3-3.
Ma il canovaccio ormai è chiaro; up and down seppur molto accattivanti da un lato; solidità e concretezza ai massimi livelli dall’altra. E cosi l’ex N.30 continua ad offrire possibilità una dietro l’altra; mentre il N.88 del ranking va sempre in scioltezza nei suoi turni di servizio. Si prosegue on-serve per i successivi sei game, con l’unico brivido al servizio (tra l’altro prime reali difficoltà in battuta per lui) per il tre volte vincitore Slam nel nono gioco; dove s’incarta il dritto ed è costretto al 30-30. Qui però Alexander non sfrutta la chance con una palla corta sconsiderata e Murray chiude il game venendo a prendersi il punto in avanti con un S&V chirurgico. In questa fase finale del primo set, il dritto di Andy (da sempre suo punto debole) è una fabbrica che sforna con costanza certosina errori non procurati; ma la consueta difesa arcigna del due volte oro olimpico gli permette comunque d’issarsi 6-5 e garantirsi il tie-break. Il circense kazako è una continua fonte di stupore; nel dodicesimo game prima s’intestardisce con lo strettino di rovescio, quando aveva il lungolinea completamente sguarnito; poi però rimedia grazie ad un capolavoro a rete, demi-volée giocata con un colpetto di polso da urlo. Bublik si proietta sempre di più in avanti e quindi riesce, nonostante i regali, a difendere i suoi turni di battuta; dunque inevitabilmente si giunge al gioco decisivo.
Il primo mini-break è per il nativo di Glasgow, “rispostina” in giravolta e rovescio di Sasha in corridoio. Successivamente l’inaspettabile diviene nuda e cruda realtà per Andy, doppio fallo e tutto da rifare; e di certo non finisce qui. Dritto che rimane sulle corde della racchetta del britannico e secondo mini-break consecutivo per Alex. Dal 2-1, tre punti consecutivi Bublik. Ma quando c’è il kazako in campo non è mai finita anche quando potrebbe esserlo e l’equilibrio è un sottile concetto sconosciuto al russo. Ma Andy è più falloso rispetto agli inizi del match. Terzo mini-break Kazakistan. Il lottatore scozzese, non ci sta, prima costringe l’avversario ad una demi-volée complicatissima e poi ancora dal lato sinistra passa. Così in men che non si dica vola via il primo set ball per il N.33 ATP, in seguito anche il secondo sfuma con la prima vincente esterna della wc britannica. Dopo i primi due set point annullati, Il servizio&volée rende realtà la prima opportunità d’incamerare il parziale per il N.88 del ranking. Ma anche Bublik cancella la chance, 7-7. Poi però, ancora una volta si affossa da solo con il secondo doppio fallo, che significa secondo set point Murray. Ma non ne vuole sapere di mettersi alla porta questo primo parziale. Incredibilmente dopo uno scambio lungo sulla diagonale sinistra il primo ad andare fuori giri e Sir Andy. 8-8. Arriva anche il terzo set point per il britannico a causa di un’orrenda volée di rovescio lunga che vanifica un pallonetto difensivo micidiale del genio senza mezze misure di origini russe. Sasha è sui generis-lo sappiamo bene – un freddo pazzo, frantuma il terzo set ball al 34eene di Glasgow con attacco in chop di dritto sulla riga. 9-9. Nel punto successivo urlaccio dell’ex n.1 del mondo che non trova il campo sul passante di rovescio. E alla fine dopo 16 minuti e 23 secondi di tie-break Sasha attacca in controbalzo sulla riga e chiude con il dritto successivo dopo un’ora e undici di lotta forsennata, ciò nonostante il finalista del torneo di Sydney abbia vinto due punti in più del più giovane contendente di 10 anni (addirittura 5 in più prima del tie-break)
L’apertura del secondo set è altrettanto densa di emozioni come il deciding game. Sasha è sempre lui, tennis caotico ma finora proficuo; due doppi falli gli complicano la vita maledettamente e così ci sono due break point subito per Andy, per rialzare immediatamente la testa. Due ace e smorzata totalmente illogica che fa la barba al nastro ma alla fine muore nella metà campo del nativo di Glasgow. Frustato dalla situazione e dalla piega nella quale il match si è incanalato dopo le chance mancate nel primo set e nel tie-break, unite a quelle del game precedente; lo portano a scollarsi parzialmente dal match. Approccia anche lui con un doppio fallo, poi colpo perso in lunghezza ed infine smorzata di giustezza del kazako sulla quale il N.88 del ranking arriva, ma il recupero non trova il campo. Il tennista di sua maestà con la sola determinazione a non voler accettare l’inerzia che l’incontro ha imboccato annulla il break point; ma dall’altro lato del campo la racchetta del N.33 delle classifiche continua a far scintille di palle corte, in special modo di dritto.
Andy però vuole lottare con tutto il cuore per centrare la 701esima vittoria in carriera e così gettatosi in avanti con due smash da manuale si garantisce l’1-1 pari. Inizio di set durissimo, due giochi da 13 minuti. Andy inizia ad andare in totale confusione sulle variazioni del kazako; risposte in back di dritto lungolinea, smorzate che piovono incessantemente e “l’uomo dall’anca d’acciaio” costretto a remare dal fondo del campo in avanti e ritorno. Questa situazione tattica produce la seconda palla break, ancora attraverso una smorzata con taglio esterno nel quarto gioco. Andy si sgretola definitivamente con un dritto in rete su una palla morta del proprio avversario. Infatti ora il kazako si limita a sciorinare di puro polso, non ricercando mai accelerazioni o potenza nei suoi colpi. Su queste palle senza peso, sulle quali non può appoggiarsi, la wc britannica non riesce mai a trovare il tempo giusto e così senza neanche avere la possibilità di realizzare ciò che sta accadendo; è 4-1 con break confermato a zero dallo scintillante tennista di Gatcina. Evidente distacco mentale dello scozzese in questo pesante allungo di Bublik nella seconda frazione. Il detentore di 14 titoli 1000 continua ad essere ubriacato dai tocchi fenomenali di Sasha. Ma è pur sempre Andy Murray, è un Fab Four (o almeno lo è stato), e di conseguenza con il servizio e le discese a rete cancella ben due occasioni per il doppio break.
Sasha, invece ripropone costantemente il suo monologo attraverso una produzione di palle corte irrisoria, complice un Murray che non riesce più a trovare profondità con i colpi da fondo e l’incisività sulla seconda-veramente troppo lenta- permettendo a Bublik di entrare con il rovescio in nonchalance. Andy si ribella alla sconfitta come può e proprio con la spada di Damocle che ha dovuto avere sulla testa per tutto il match, ovvero il drop-shot, vince un infinito sesto game. Siamo 4-2. Ora si fa sentire anche il pubblico, non appagato dalla rimonta di Rafa di ieri, ne vuole un’altra; come-on e let’s go a non finire. Andy da tutto, le smorzate del kazako ogni tanto vanno un po troppo lunghe, ma Alex oggi è in fiducia e ancora con lo schema consolidato: palla corta e passante di rovescio, scaccia il pericolo. Poi viene fuori il punto della partita. Fantastici entrambi, Bublik vola a rete e para tutto, sul secondo colpo al volo della tds.n.31; Murray gioca di tocco sulla riga, ma Bublik ci arriva e letteralmente con il solo ausilio della mano-baciata dal talento- va 40-30. S&V e siamo 5-2 (recuperando dallo 0-30). Andy fa il suo e tiene il servizio a 30. Ed ecco arrivare il momento decisivo.
Sasha serve per centrare la 15esima vittoria nei tornei 1000. La partenza è delle migliori, ace numero 11 del match, alcune volte il kazako è un po’ troppo narcisista e le “palettate” (finta la smorzata e poi gioca il back) in slice di tanto in tanto vengono proposte in maniera esasperata. Ma oggi ciò avviene solo sporadicamente, sono più le volte in cui queste esecuzioni sono efficaci, e così aggrappandosi al servizio scaturiscono due match ball. E come poteva chiudere se non con la smorzata. Grazie Alex, show ed efficacia per una volta sono andati di pari passo. Emblematico delle difficoltà fisiche e mentali della partita di Andy: il penultimo punto; passante con il rovescio tagliato di Sasha, con Murray che ha una comoda volèe da spingere aldilà della propria metà campo ma le gambe non sono più quelle dei due trionfi a Wimbledon e la palla non supera la rete. Il campione solido è dunque sorpreso dal mago tutto talento e follia.
ALTRI INCONTRI – Ora facciamo una rapida carrellata dei risultati che hanno dato il via a questa domenica 13 marzo sui campi dell’Indian Wells Tennis Garden. Negli incontri di apertura del programma odierno al maschile abbiamo assistito a tre partite vinte per due set a 0. Partiamo dall’affermazione del padrone di casa Steve Johnson nel primo incontro sullo Stadium 4 (N.115 ATP) per 7-6(5) 6-4 in più di un’ora e quaranta di gioco sulla tds.n.22 Aslan Karatsev, esito finale non sorprendente visto lo stato di agonia dal quale il russo non sembra essere in grado di uscirne (che ha preso piede dopo il titolo in quel Sydney) con 6 sconfitte nelle ultime 7 partite disputate. Accede ai sedicesimi di finale, invece un altro russo; la tds.n.7 del torneo Andrej Rublev che supera non senza difficoltà il mancino tedesco Dominik Koepfer (N.51 ATP) 7-5 6-4 dopo un’ora e quarantasei minuti di gioco.
Un altro giocatore a stelle e strisce, oltre al baffuto Steve, che spazza l’ostacolo del secondo turno è John Isner (tds.n.23); il gigante residente a Dallas, nel match che preceduto quello tra Bublik e Murray, ha la meglio nel derby casalingo su un altro veterano del circuito: l’ex N.11 del mondo Sam Querrey grazie ad un doppio tie-break, 7-6(6) 7-6(2) in un’ora e ventinove minuti… potremmo dire di ace (in totale 36, 15 per il nativo di San Francisco e 21 per Long John). Infine citiamo la prima sfida sullo Stadium 5, che è stata l’unica di quelle iniziate alle 11.00 locali ad essersi conclusa al terzo parziale. Marin Cilic, tds.n.24, non è riuscito a piegare la resistenza del serbo Miomir Kecmanovic (N.61 del mondo), che dopo quasi tre ore di scontro epico ha trionfato in rimonta con lo score di 6-7(7) 6-3 7-6(6); nonostante i 12 ace scagliati dall’avversario. Il dato che però ha realmente rappresentato lo spartiacque del match è stato il 92% sulle palle break salvate (12/13) da parte dell’allievo di David Nalbandian.
Il tabellone maschile completo di Indian Wells 20
Il tabellone femminile aggiornato con tutti i risultati
ATP
Laver Cup: Team World avanti 10-2 ad un passo dal titolo
Basterà un successo nella giornata conclusiva al Team World per bissare il trionfo dello scorso anno. Ruud unico a vincere per la squadra europea

Continua il momento no del Team Europe alla Laver Cup. Dopo la debacle della prima giornata con quattro sconfitte nei quattro match disputati, anche la seconda giornata di gioco alla Rogers Arena di Vancouver è a favore del Team World che conquista tre sfide su quattro e si porta sul 10-2 ad una sola vittoria dal titolo.
Come noto il regolamento della competizione a squadre tra l’Europa e il Resto del Mondo assegna un punteggio diverso in base alla giornata di gioco. Nel Day 1 ogni match vinto vale un punto, nel Day 2 vale due punti, nella giornata finale 3 punti.
Sul punteggio di 4-0 a favore del Team World che ha segnato la prima giornata, l’unico a regalare un sussulto alla squadra del vecchio continente è Casper Ruud, mentre Rublev e Hurkacz non possono nulla contro gli statunitensi Fritz e Tiafoe. Anche il doppio si rivela a senso unico, con Auger-Aliassime e Shelton che chiudono la pratica in due set.
T. Fritz (Team World) b. A. Rublev (Team Europe) 6-2 7-6 (3)
“In qualsiasi situazione in cui si gioca come una squadra, sento che il mio gioco diventa qualitativamente migliore“, ha dichiarato Taylor Fritz dopo il successo contro Andrey Rublev. Come dargli torto se si pensa al dominio dello statunitense nel primo set. Solo due punti ceduto al servizio, uno dei quali con un doppio fallo e il 100% di punti con la prima.
La mano del russo trema sin dal primo game, con Fritz abile a strappare il servizio, capitalizzando subito la palla break, portando Rublev a sbagliare di rovescio. Il russo ha ceduto nuovamente il servizio nel quinto gioco trovandosi sotto 4-1 pesante. Per Fritz è stata una formalità chiudere il primo set.
Nel secondo le cose si sono fatte più complicate per lo statunitense, a causa di percentuali al servizio più basse e ad una maggiore aggressività del russo. Rublev scappa via sul 4-1, annullando anche una palla del contro break. Da lì riparte la rimonta del numero 8 ATP che prima rimette il set in equilibrio e poi è abile ad annullare anche un set point al russo. Il tie-break è a senso unico dal 3-2 Fritz piazza tre punti consecutivi, chiudendo al secondo match point.
“Sento che le mie statistiche nei tornei a squadre sono davvero solide perché ho una squadra che fa il tifo per me. Mi sento su di giri. Sono entusiasta di giocare per loro. Aggiunge solo più pressione ma penso di giocare meglio in questo tipo di situazioni”. ha dichiarato Fritz a fine match,
Pressione che non ha spaventato lo statunitense che ha portato il Team World sul 6-0.
C. Ruud (Team Europe) b. T. Paul (Team World) 7-6 (6) 6-2
Non è una stagione da ricordare al momento per Casper Ruud che, eccezion fatta per il Roland Garros, ha vissuto molti momenti negativi. Chiamato a tenere in vita un Team Europe ad una passo dal tracollo il tennista norvegese ha confermato la sua efficacia quando di fronte ha lo statunitense Tommy Paul, sempre sconfitto in campo. L’unica vittoria dello statunitense arrivò per ritiro di Ruud nel terzo set a Washington nel 2017.
“Ho davvero pensato che fosse giunto il momento di giocare forse la migliore partita dell’anno e non ci sono andato così lontano“, ha dichiarato Ruud.
Il norvegese è stato il primo a cogliere l’ occasione per un break, punendo una discesa a rete di Paul con un passante di dritto, portandosi in vantaggio per 3-1. Il ventiseienne statunitense, alla sua prima partita in singolare in Laver Cup, si è subito costruito due chance del controbreak, negate dall’ottimo servizio di Ruud. Servizio che però ha tradito il norvegese nel settimo gioco (perso a zero).
Si giunge ad un tie-break equilibrato, che Ruud porta a casa – annullando un set point- al termine di uno scambio da venti colpi, chiuso con un dritto inside out.
Il momento è a favore del norvegese che piazza il break in apertura di secondo set e non concede più nulla al servizio per il 6-2 finale.
5 ace, l’ultimo dei quali sul match point, 11 vincenti di dritto e la capacità di convertire tutte le palle break ha fatto la differenza a favore di Ruud che ha riaperto per un momento la sfida.
F. Tiafoe (Team World) b. H. Hurkacz (Team Europe) 7-5 6-3
La sessione serale si apre sul punteggio di 6-2 a favore del Team World. E il vantaggio diventa ancora più ampio quando la furia di Frances Tiafoe si abbatte sul polacco Hubert Hurkacz.
Il servizio è un fattore per entrambi, con la sfida che viaggia sui binari dell’equilibrio, sebbene il polacco mostri percentuali allarmanti sulla seconda.
Il polacco, numero 16 ATP, avrebbe anche l’opportunità di far girare la partita dalla sua parte. Ma sulla palla break che sarebbe anche set point Tiafoe si salva con il servizio. Break che arriva nel gioco successivo con Hurkacz che spara un dritto out sulla palla break. Per lo statunitense è una formalità chiudere il set.
Sulla scia di quanto fatto nel primo set Tiafoe piazza il break in apertura e non concede più chance a Hurkacz, che capitola dopo un’ora e quindici di gioco.
“Ho giocato davvero bene stasera“, ha dichiarato sorridendo il numero 11 ATP. “Il fatto di far parte di una squadra è qualcosa di così atipico per noi tennisti, trattandosi di uno sport individuale, ma volevo giocare per loro e farlo bene per la squadra”. Ha concluso Tiafoe.
F. Auger-Aliassime/B. Shelton (Team World) b. H. Hurkacz/G. Monflis (Team Europe) 7-5 6-4
Sconfitto in singolare Hurkacz torna in campo in doppio a fianco di Gael Monflis. Per il duo europeo non c’è stato nulla da fare contro la coppia composta dal rinato Auger-Aliassime (assente per il suo Canada a Bologna in Davis) e Ben Shelton. Successo in due set che vale il 10-2 Team World che si trova a un solo successo dal titolo. Basterà una vittoria domenica per chiudere la contesa e bissare quanto fatto lo scorso anno a Londra.
“È incredibile, quando giochi a fianco di un ragazzo che serve e risponde come Felix. È un tennista atletico e quando torna indietro per recuperare i pallonetti, è un momento divertente“, ha dichiarato Shelton a fine match. “Lo chiamiamo Laver Cup Felix perché questa settimana si trasforma in un giocatore speciale. Sono felice di aver potuto condividere il campo con lui almeno una volta.”
“Do il meglio di me quando gioco non solo per me stesso ma anche per i compagni di squadra”, ha dichiarato Auger-Aliassime. “Ben è stato al mio fianco fino alla fine di quella partita. È stata dura per me portarla a casa”, ha aggiunto il canadese, riferendosi al quattro match point sciupati sul 5-3.
ATP
ATP Chengdu: Musetti in carrozza. Batte tranquillamente Rinderknech e si regala Safiullin
Prestazione eccellente e matura dell’azzurro, che nella terza semifinale del suo 2023 se la vedrà con il russo

[2] L. Musetti b. A. Rinderknech 6-3 6-3
Lorenzo s’è desto. A quasi un anno di distanza Lorenzo Musetti ritrova una semifinale sul cemento, che gli mancava dall’ATP250 di Napoli, torneo che poi vinse. Agguanta per la terza volta un posto tra gli ultimi quattro del torneo in questo 2023, dopo le sconfitte con Tsitsipas a Barcellona e con Ruud a Bastad. Stavolta la situazione sarà un po’ diversa, dato che giocherà da favorito contro un avversario decisamente alla portata, per quanto in crescita, come il russo Roman Safiullin, che ha approfittato del ritiro di Jordan Thompson, dopo aver vinto 7-6(1) il primo set, per raggiungere la terza semifinale della carriera (ultima a Tel Aviv 2022, perse contro Djokovic). Musetti arriverà al match contro il russo con il vento in poppa, dopo aver disposto come voleva di uno spento Arthur Rinderknech, che mai ha saputo tenere botta al ritmo incalzante, vario e mai banale dell’azzurro. Un Lorenzo spettacolare sicuramente, ma anche molto cinico e maturo nel gestire i punti nell’incontro odierno, contando tanto sugli errori e i dubbi del francese per vincere senza troppi problemi e in poco tempo.
Il match- Non solidissimo inizio da parte del francese, che è obbligato a tenere buoni numeri nello scambio, specie sul dritto, per contenere Musetti. L’azzurro, da parte sua, dovrà tentare di sfruttare queste lacune soprattutto in risposta, così da imporre il suo ritmo anche sul pericoloso servizio di Rinderknech. In un quarto game da cancellare, indotto sotto pressione da una buona propensione in ribattuta, il n.67 al mondo commette un doppio fallo e tre gravi errori di dritto, regalando il break all’azzurro. Che, con il progredire della partita, cambia drasticamente passo. Viene fuori un Musetti scanzonato, bravo ad esprimere il meglio del proprio tennis, manovrando lo scambio e lanciando lob, smorzate, discese a rete che hanno quasi del sublime, per stanare il francese. Questi, da parte sua, pur raddrizzatosi un po’ al servizio continua a sbagliare tanto da fondo, incapace di tenere il passo dell’azzurro. Con l’81% di punti con la prima, maturati più dallo scambio conseguente che dal servizio in sé, Musetti mette le mani per 6-3 su un primo set dominato. Tranne il primo game ai vantaggi, Rinderknech è arrivato massimo a 30 in risposta, senza mai godere di palle break. Un tennis fresco, divertente ed efficace, manda meritatamente in vantaggio una versione di primissima qualità di Lorenzo.
Il secondo parziale si apre come si era chiuso il primo: tanti, quasi solo, errori di dritto da parte di Rinderknech, che permette così a Musetti di scappare subito sul 2-0 con il break nel primo game. La tds n.2 comunque brilla nel commettere pochi errori e non offrire riferimenti allo già smarrito francese. Il ragazzo di Gassin sembra trovare un po’ di fiducia con l’evoluzione del parziale, inizia a sbagliare un po’ di meno, pur prendendosi qualche rischio in più, tra colpi vicino alla riga e discese a rete, per non lasciare l’iniziativa all’avversario. Ciononostante a Lorenzo basta un minimo variare il ritmo per far riemergere le incertezze di Arthur, che nel settimo game ritorna ai soliti errori, concedendo due palle break. Per una volta nell’incontro ritrova solidità, così da annullarle entrambe sfruttando servizio e dritto. Ma è un fuoco fatuo: con un game finale di altissimo livello, in cui si esalta (tardivamente) anche il francese, Musetti infila il doppio break che gli vale la vittoria. Un paio di passanti al limite del possibile, ottenuti solleticando le lunghe leve di Rinderknech per farlo venire a rete, sono manifesto della gran partita dell’italiano: divertente al punto giusto, qualche vezzo qua e là senza esagerare, grande solidità e capacità di sfruttare le lacune di un avversario decisamente al di sotto del suo livello. Miglioramenti netti in confronto alla sfida con Sekulic, che lasciano buone sensazioni in vista della semifinale.
ATP
Laver Cup, battibecco tra Auger-Aliassime e Monfils durante il match: cos’è successo
Colpi non solo alla pallina durante il match di prima giornata tra Auger-Aliassime e Monfils alla Laver Cup: il litigio in campo

Una sconfitta che brucia più del previsto quella di Gael Monfils (Europa) per mano di Felix Auger-Aliassime (Team World) in apertura della Laver Cup. A un 6-4 6-3 già difficile da digerire per aver chiuso a zero la prima giornata, si aggiunge una fastidiosa discussione accesasi tra i due giocatori durante il match e protrattasi per più di un cambio di campo, senza tuttavia inficiare la riuscita – l’esito chissà – della partita. Ecco cos’è successo.
Il francese fa passare troppo tempo tra un gioco e l’altro e questo infastidisce il canadese, che lo riprende prima da lontano e poi da vicino, nel cambio di campo. Qui i toni tra i due si alzano e le parole si scaldano. Si va avanti così, con il capitano del Team World, John McEnroe, che sembra a tratti divertito. Ma è un’impressione. All’ennesima provocazione di Monfils McEnroe interviene per cercare di calmarlo, senza successo però. Sfogata tutta la furia, il francese torna da solo a concentrarsi sulla pallina e porta a compimento il match in modalità ‘silenzioso’, anche se non è valso la vittoria. “Quando mi hanno chiamato per giocare qui mi hanno detto di sentirmi libero, quindi per quanto mi riguarda sono qui per divertirmi”.
Niente panico, parola di Felix. “C’è stata un po’ di tensione. Io ho semplicemente chiesto quali regole si stessero applicando, se fossero le stesse dei tornei o altre”, introduce il canadese dando la (sua) versione dei fatti. “Ho scelto di giocare la Laver Cup perché, come tutti immagino, lo reputo un torneo con del potenziale per essere preso molto sul serio, ora e in futuro. Me ne stavo solo accertando. L’atmosfera si è scaldata per un paio di game, ma sono felice che siamo riusciti a finire la partita. Gael è una persona che apprezzo, quindi non c’è, credo, tensione al di fuori di quello che è appena successo”, rassicura subito dopo. Felice di aver vinto per se stesso e per la squadra, si conferma pronto a giocare per vincere senza dover rinunciare a divertirsi. Stavolta ha vinto, chissà se si è pure divertito.