Novak Djokovic fa sempre parlare di sé, che scenda in campo o meno. Dopo i ben noti eventi di inizio anno riguardo il suo ingresso in Australia e le conseguenti ripercussioni in merito ai successivi tornei il campione serbo è tornato nuovamente a mettere in discussione la sua partecipazione alle competizioni ATP.
Niente problemi legati alla sua mancata vaccinazione anti-covid, questa volta, bensì un problema di natura legale. Emerge infatti che Djokovic, il quale aveva comunicato la rinuncia al Masters 1000 di Indian Wells oltre la data limite (arrivata dopo essere stato inserito nel sorteggio nonostante sapesse di non poter entrare negli USA perché non vaccinato), era stato penalizzato dall’ATP. Le regole stabiliscono infatti che qualsiasi giocatore si ritiri da un Masters 1000 troppo tardi può essere sospeso dal successivo torneo di categoria in cui difenda il maggior numero di punti, oltre a una penalità nel ranking. Il Masters 1000 in questione, dopo quello californiano, era nel caso del serbo quello di Parigi-Bercy.
Djokovic aveva infatti trionfato nell’ultima edizione del torneo francese battendo in finale Daniil Medvedev, e rischiava di non poter difendere il titolo in questa stagione. Il tennista di Belgrado ha però presentato un ricorso all’ATP, che ha comunicato di aver accettato le ragioni del 20 volte campione Slam. Non sono state rese note al momento le motivazioni su cui si sono basate appello e decisioni. Per quanto riguarda il ranking, rimangono gli zero punti nella casella di Indian Wells al (di nuovo) numero 1 al mondo. La ATP avrebbe contestualmente inviato una circolare ai giocatori richiedendo di non ritirarsi così tardivamente dai tornei. È infatti evidente che il comportamento di Djokovic abbia determinato uno squilibrio nel tabellone di Indian Wells.
