Montecarlo: Sinner ce la fa, Musetti no, ma solo 10 italiani avevano raggiunto i quarti qui

Editoriali del Direttore

Montecarlo: Sinner ce la fa, Musetti no, ma solo 10 italiani avevano raggiunto i quarti qui

Dopo la fine del primo set e anche l’inizio del secondo dei due match giocati dagli italiani Musetti sembrava vicino al traguardo dei quarti e Sinner lontano. Poi si è rovesciato tutto. Ora per il tennista altoatesino c’è l’ostacolo Zverev. Il solo precedente sul “rossi” è favorevole. Tutti hanno…giocato per Berrettini

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Jannik Sinner - Montecarlo 2022 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Guai a essere incontentabili. Lo saremmo se dicessimo che potevamo avere due tennisti nei quarti di finale a Montecarlo come nel 2019 (Fognini e Sonego) e ci lamentassimo per ritrovarci con uno solo, Jannik Sinner.

E’ vero che ci ha illuso per un set, un gran bel set, Lorenzo Musetti contro Schwartzman, prima di cedere il passo all’argentino per una chiara questione di inesperienza, ma è anche vero che un Sinner molto falloso nel primo set era indietro di un break anche all’inizio del secondo set contro l’altro rosso, ma russo, Andrey Rublev.

E Rublev è n.8 del mondo, nonché il finalista del Montecarlo Open 2021. Non l’ultimo arrivato. Intanto si può dire che i risultati di Montecarlo, con le sconfitte di Ruud, Rublev, Aliassime, Norrie, Alcaraz, consentiranno a Matteo Berrettini di conservare la sesta posizione, un ranking che invece prima del torneo era a forte rischio.

Insomma Jannik poteva anche perdere, tanto più che la sua condizione fisica – a giudicare dal piede destro martoriato che avrete forse visto in tv e che lo ha costretto a chiedere un medical time out sul 2-1 (e suo servizio) del secondo set – non era davvero la migliore.

Si è proprio temuto il peggio quando si sono viste due persone impegnate a lungo a sfasciare, curare e rifasciare il piede malato. Come dimenticare che a Miami Jannik si era ritirato sul 4-1 del primo set con Francisco Cerundolo, nei quarti?

Invece il miracoloso medicamento – ma come mai non c’era a Miami, verrebbe da dire ma si tratta certo di una sciocchezza – ha funzionato alla grande: Jannik ha vinto 5 game di fila, pareggiando con un bel 6-2 il secondo set. E poi, nonostante un break subito all’inizio del terzo set (probabile tipico relax che però i campioni più esperti non subiscono), Sinner ha giocato con grandissima intensità sbagliando sempre meno…mentre Rublev invece si mostrava chiaramente sotto pressione e sbagliava sempre di più. Commetteva, in particolare, proprio errori di confusione, tali da farlo sembrare a tratti quasi un tennista poco intelligente. Come quando si spostava tutto sulla sinistra aggirando la palla per tirare il solito dritto missilistico anomalo, una sorta di poderosissima spallata…ma dove Sinner era già andato secondi prima e lo aspettava al varco per infilarlo come un tordo con il passante di rovescio lungolinea.

Proprio il rovescio lungolinea è stato il colpo vincente di Jannik, anche perché Rublev lasciava spesso scoperto il campo sul suo lato destro.

Per Jannik è stata la settima vittoria su un giocatore top-ten e questa è anche la terza volta che centra un quarto di finale in un Masters 1000 ( i due precedenti a Miami nel 2021 e nel 2022), cui andrebbero aggiunti i quarti raggiunti in due Slam, Roland Garros 2020 e Australian Open 2022. Insomma quando ancor prima di compiere i 21 anni – accadrà il prossimo 16 agosto – questo giovanotto della Val Pusteria che è già salito fra i top-10 si dimostra capace di raggiungere già 5 volte i quarti in prove importanti come i Masters 1000 e gli Slam, si spazza via ogni dubbio sulle proprie qualità.

Jannik è l’undicesimo azzurro a centrare questo traguardo. Poteva esserlo Musetti e non lui, ma oggi come oggi il tennista altoatesino appare più solido, meno dispersivo.

Quello di Jannik è già un ottimo risultato che in  54 anni di era Open hanno saputo raggiungere altri 10 tennisti italiani, per un totale di 21 volte: Panatta (in 6 occasioni), Fognini e Barazzutti (3), Mulligan e Volandri (2), Pietrangeli, Cancellotti, Pistolesi, Gaudenzi e Sonego (1).

Fra i sette top-ten battuti in carriera da Jannik c’è anche Sascha Zverev che lui incontra nel terzo match di questo venerdì sul Ranieri III.

Lo ha sconfitto nell’unico match disputato su una terra rossa molto pesante, in quel Roland Garros autunnale del 2020 (Zverev disse di non essersi sentito bene, Sinner disse di non essersene accorto… “ma lui è onesto, se dice non essersi sentito bene gli credo”), mentre ci ha perso le altre 2 volte, su un campo indoor a Colonia 2 anni fa, e all’ultimo US Open sul cemento.

Zverev ha giocato molto bene contro Carreno Busta soprattutto nel primo set, anche di dritto e non solo di rovescio. E non essendo mai stato impensierito seriamente non ha mai tremato al servizio. Ma il tennis di Carreno è più leggero di quello di Jannik che rispetto ai due match con Coric e Ruusuvuori, assai bruttini, dal secondo set in poi è apparso in grande progresso e molto più sicuro di sé.

Che il tennis sia uno sport di nervi non è davvero una novità, ma la cosa è apparsa in chiara evidenza proprio nei due match giocati dagli italiani.

Musetti aveva giocato straordinariamente bene nel primo set, sembrava avviato a dominare anche il secondo quando è stato avanti 2-0 con due palle per il 3-0 e “ammazzare” il match e invece si è disunito, ha rallentato e accorciato il suo gioco fin dalla risposta al servizio non irresistibile di Schwartzman lasciandogli quasi completamente l’iniziativa. Anche se i colpi più spettacolari, strappa applausi, erano più spesso i suoi piuttosto che quelli del Peque argentino.

Anche nel primo set Lorenzo aveva risposto stando parecchio indietro, ma poi aveva subito riguadagnato terreno. Ma nel secondo non lo ha fatto più. E troppe volte si è limitato, invece di aggredire quelle battute giocabilissime, a buttare la palla di là. Schwartzman non chiedeva di meglio. Spingeva e spingeva l’argentino, con colpi piatti rasorete e assai anticipati, con dritti più lavorati e liftati, e troppe volte si è visto Musetti costretto a giocare in difesa lob altissimi che non gli hanno dato alcun risultato positivo.

Musetti è sette mesi più giovane di Sinner, ma sembra ancora più giovane per il suo modo di reagire alle stesse circostanze. Il suo tennis è più brillante, più vario, ma meno solido e soprattutto sembra per ora meno solida appare la sua testa. Contro Schwartzman quando le cose e il punteggio hanno cominciato a cambiare Lorenzo ha cominciato a parlare, a imprecare, a lamentarsi, perdendo la necessaria concentrazione nonostante il suo allenatore Tartarini continuasse a dirgli “smetti di parlare, stai tranquillo, pensa a giocare punto dopo punto…” come un padre avrebbe detto a un figlio scavezzacollo.

Con Sinner non c’è bisogno di dirgli cose del genere. Sinner è decisamente più grande e più maturo pur non avendo ancora 21 anni. E dalla fine dello scorso anno, dalle ATP Finals, e forse dalla brutta espierenza di Vienna con Tiafoe, Sinner ha imparato a gestire il pubblico, a tirarselo dalla sua parte, a ricavare quel sostegno che poi lo aiuta a giocare meglio. E alla fine naturalmente ci ha tenuto a ringraziarlo, sia sul campo, sia con noi giornalisti.

Anche battendo Zverev Sinner non salirebbe di alcun posto in classifica ATP. Mentre se perdesse lui e invece Fritz, già bravo a battere Korda nel derby USA, vincesse anche contro Davidovich Fokina, Jannik perderebbe una posizione. Scenderebbe da n.12 a n.13.

Nella metà sopra dall’alto in basso ci sono Fokina e Fritz (testa di serie n.10) – con il primo che ha lasciato solo 5 game a Goffin (6-4,6-1) e il secondo che ha battuto Korda 7-6,7-5 – e poi  Dimitrov (bravo a sorprendere 6-3,7-5 un Ruud che ha ha avuto poco tempo per recuperare dalla finale di Miami) contro Hurkacz (n.11), il polacco che il suo lo fa sempre e ha regolato Ramos Vinolas finalista qui anni fa  per 7-6,6-2.

La metà bassa del tabellone in termini di ranking è sicuramente più forte visto che ne fanno parte Schwartzman (oggi n.16 ATP ma ex n.9)-Tsitsipas (testa di serie n.3) e Sinner-Zverev (n.2). Tutti e quattro sono stati top-ten. Mentre fra i quattro di sopra solo Dimitrov (ma diversi anni fa) e a malapena Hurkacz lo sono stati.

Però non è detto che a Sinner dispiaccia l’idea di dover affrontare senza troppa pressione Zverev e magari poi Tsitsipas. Non è che contro Fritz e Hurkacz avrebbe potuto considerarsi al riparo da una sconfitta.

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