Roland Garros: Trevisan-Gauff mission impossible con una teenager in grande ascesa? Martina ha dimostrato che non ce ne sono

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Roland Garros: Trevisan-Gauff mission impossible con una teenager in grande ascesa? Martina ha dimostrato che non ce ne sono

La neo n.1 d’Italia ci prova contro Gauff più seguita negli USA di Osaka. Gauff e Graf. Marin Cilic batte Rublev, semifinalista in tutti e 4 gli Slam come solo i Fab Four in questi anni: un campione troppo poco considerato

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Martina Trevisan - Roland Garros 2022 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Alla vigilia della prima semifinale italiana a Parigi da 9 anni a questa parte (Sara Errani ebbe la sfortuna di imbattersi in una Serena Williams ingiocabile e fece due game) sono andato a rivedere l’articolo che Ubitennis pubblicò due anni fa sul primo confronto fra Martina Trevisan e Coco Gauff, quando Martina battè 7-5 al terzo la ragazzina d 16 anni che era n. 51 del mondo e si scrisse “Ha ottenuto la vittoria prestigiosa della carriera”. Magari andate a rileggerlo anche voi.

Eh, passarono solo due giorni e la vittoria più prestigiosa divenne un’altra. Infatti già al turno successivo Martina incontrò una n. 20 WTA, la greca Maria Sakkari – il cui cognome, mi ha detto Vicky Georgatos, giornalista di punta del tennis greco, si pronuncia mettendo l’accento sulla prima “a”, mentre per Tsitsipas va messo sulla penultima vocale –  e vinse Martina, 1-6,7-6,6-3.

Ma forse non ricorderete, e allora converrà leggere anche il nostro articolo, che Martina annullò due matchpoint in quell’occasione

Insomma oggi che ne  celebriamo questa splendida nuova cavalcata e sottolineiamo la sua serenità, la sua resilienza che le ha consentito di dimenticare, quasi facendo finta di niente, che aveva avuto e mancato un matchpoint per raggiungere la prima semifinale d’uno Slam nel secondo set  (con gloria e 600.000 euro annessi e connessi… anche gli essere umani più ricchi di fronte a 220.000 euro in più o meno che svaniscono in un secondo o due, magari ci fanna caso…anche se so bene che chi gioca a tennis in quei momenti pensa a tutto fuorchè ai soldi) e che si ritrovava a giocare un terzo set dopo un tiebreak interpretato malissimo, beh forse non avremmo più dovuto stupirci, sorprenderci, ripensando a quel che era stata capace di fare due anni fa quando era una ragazza che usciva dalle qualificazioni!

La semifinale che manifestamente più interessa noi italiani è anche quella che interessa di più gli americani e la TV NBC che ha i diritti del Roland Garros. Ecco perché Trevisan-Gauff verrà giocata a seguire dopo quella fra Kasatkina e Swiatek (inizio ore 15) sebbene la polacca sia la n.1 del mondo e la grande favorita del torneo dopo 33 partite vinte di fila e Dasha Kasatkina agli occhi degli americani più filo ucraini in questo particolare momento guerresco abbia il difetto di essere russa, ancorchè tennista piacevolissima da guardare perché – come ha potuto rendersi conto suo malgrado Camila Giorgi – ha un tennis vario, intelligente e per nulla banale, ma non abbastanza possente per entrare a vele spiegate fra le top 5. E’ stata top-ten, è scesa a top 20, è virtualmente top 12 e rientrerebbe fra le top10 (n.8…) solo se battesse Swiatek che però le ha fatto fare pochissimi game, fra tre e cinque, quelle tre volte che ci ha giocato quest’anno. 

Kasatkina ha osservato che erano partite sul cemento e che preferisce affrontarla sulla terra rossa “soprattutto ora che sto giocando così bene”, però non è che Swiatek, già campionessa del Roland Garros, su questa superficie si trovi così a malpartito. Con Pegula ha vinto 6-3,6-2 in un’ora e mezzo scarsa (1h e 29m), mentre Kasatkina con la coetanea e avversaria di tante lotte junior Kudermetova ha sofferto assai di più, 6-4,7-6 (2h e 8m).

Se il match Trevisan Gauff si fosse giocato alle 15 in California avrebbero dovuto svegliarsi alle 6 del mattino. Certo un orario poco televisivo, anche per i più appassionati. Verso le 8,30, ora del breakfast, andrà già meglio. In Florida, dove la ragazza nata il 13 marzo ad Atlanta, ormai vive, saranno le 11,30 e di sicuro sarà più semplice seguirla.

In Francia Coco non si trova davvero male. Vinse il torneo junior del Roland Garros già 4 anni fa, quando aveva 15 anni, battendo la compagna di doppio Cathy McNally. Ma Patrick Mouratoglou che ha l’occhio lungo, l’aveva già invitata nella sua Accademia nei pressi di Nizza, dacchè aveva tredici anni e lei era giunta in finale all’US Open junior, più giovane finalista di sempre.

Una storia che a me fa ricordare quella di Steffi Graf che io vidi qui al Roland Garros quando aveva 12 anni e giocò su un campo che ora non esiste più, ma andammo a vederla, Gianni Clerici, Rino Tommasi e io, perché tutti ci dissero che non potevamo perderci quell’enfant prodige dal fisico che pareva un giunco, le gambe esili come grissini, ma già in possesso di una frustata di dritto quasi imprendibile per le ragazze di sei anni più anziane. Se non ricordo male la vedemmo alle prese con una ragazza olandese.

Un anno dopo, sempre al Roland Garros, il 25 maggio 1983 Steffi, che si era qualificata per il tabellone principale vincendo due match su tre al terzo set, superò il primo turno del tabellone principale contro una qualificata svedese, Carina Karlsson, 6-4, 6-1. Steffi, nata il 14 giugno 1969, non aveva ancora 14 anni!

Attenzione, non dico che Coco Gauff diventerà n.1 del mondo per 377 settimane come Steffi, tant’è che sono abbastanza sicuro che Martina non farà contro di lei la fine che fece Sara Errani con Serena Williams, ma è certo vero che Coco Gauff è un tipo che in America fa ormai notizia da almeno 3 anni, dacchè quindicenne -15 anni e 122 giorni a voler essere pignoli –  battè Venus Williams a Wimbledon dopo essere uscita dalle qualificazioni di Roehampton. La ribattezzarono subito come “la nuova Williams”. Più Venus che Serena, certo, anche per via di una lontana somiglianza. Anche per il colore della pelle, certo, ma non solo. Giovanissima ma longilinea – più allora di oggi – leve sufficientemente lunghe (era già quasi un metro e 75 cm) grinta da vendere, recuperi impressionanti, una progressione continua in classifica mondiale: è già stata n.15, ora è n.23, ma è già virtualmente n.19…proprio il ranking che Martina raggiungerebbe stasera se riuscisse a batterla.

Sarà dura, durissima, perché Coco – che è in semifinale anche in doppio insieme a Pegula (le due amercane sono teste di serie n.8 , devono gocare contro Keys-Townsend) – nel torneo non ha ancora perso un set: 7-5,6-0 a Marino, 6-1,7-6 a Van Uytvanck, 6-3,6-4 a Kanepi, 6-4,6-0 a Mertens, 7-5,6-2 a Stephens (ex campionessa d’un US Open nonchè finalista d’un Roland Garros). Punteggi spesso netti. Di chi non si distrae facilmente. Sulla seconda di servizio di Stephens le ha fatto 11 punti su 13 con la risposta. E quando c’è stato da fare il break, su 10 palle break ne ha trasformate 6. Sono dati che riflettono personalità e coraggio.

Oggi negli USA la gente sembra quasi più interessata a lei che a Naomi Osaka che pure ha vinto 4 Slam, due in Australia e due negli Stati Uniti. Perché Naomi non ha rinunciato a essere giapponese? Forse. Ora si deve vedere se Coco, che lo scorso anno vinse uno dei suoi titoli a Parma – un torneo entrato nel circuito WTA per la porta di servizio del…COVID che liberò il calendario da alcuni tornei – e dove Coco si presentò anche per via del suo rapporto di “ambassador” per Barilla, è capace di smentire la naturale idiosincrasia degli americani per la terra battuta. Serena Williams ha sì vinto tre volte il Roland Graros (l’ultima nel 2015) – e Venus mai – ma 3 Slam su 23 trionfi dicono che anche lei era più forte altrove. Eppure anche lei aveva goduto dei servizi di Patrick Mouratoglou.

Coco ricordava i tanti doppi falli commessi contro Martina due anni fa “Finii in doppia cifra, ma non li farò più stavolta, statene certi.

Che tattica potrebbe usare Martina? Le palle alte e liftate che potevano dare noia – l’hanno data! – a Leylah Fernandez non daranno altrettanto fastidio a Coco. Non so se Coco ha imparato a scivolare sulla terra rossa, quando era da Mouratoglou. Probabilmente sì. Ma io sulla terra battuta non l’ho vista abbastanza per poterne essere sicuro. Ho visto però che Fernandez spesso non era capace di leggere le traiettorie dei diritti di Martina. E chissà che a Coco non possa creare qualche grattacapo il fatto di giocare contro una tennista mancina…qui non ne ha incontrate.

Magari più i rovesci slice che non si alzano troppo da terra, potrebbero essere più efficaci, ma la neo n.1 d’Italia Martina – è virtualmente n.26 davanti a Camila Giorgi n.27-  quelli li gioca semmai di rovescio, non certo di dritto. Mah, vedremo, di sicuro – anche se c’è l’incognita della stanchezza fisica e mentale che può pesarle dopo 10 vittorie consecutive (8 senza perdere un set) – Martina non si arrenderà facilmente se le cose dovessero mettersi male. Ha già dimostrato di essere una che lotta. Altro che. Ha dovuto lottare per ben altri e più seri motivi fuori dal campo. Queste sul campo da tennis sono quasi passeggiate. Dei problemi esistenziali che ha avuto, e che continua ad avere con papà Claudio che sta male e cui lei dedica ogni successo, hanno scritto tutto e di più. Non mi pare il caso di continuare a tornarci per scrivere storie strappalacrime che lei per prima non gradisce più. “E’ il passato, guardiamo avanti” dice saggiamente. Non le si può dare torto.

Per il resto sono molto contento che Marin Cilic abbia raggiunto la sola semifinale che gli mancava in uno Slam. Ora deve aggiungere un altro tassello il buon Marin da Medjugorje: centrare la finale anche a Parigi. Non sarà facile. Dovrebbe battere lo scandinavo emerso dal derby fra il norvegese Ruud e il danese Rune che si sono dati battaglia fino alle ore piccole, finchè ha prevalso il più esperto, il norvegese che è riuscito a far smuovere fino a Parigi quattro giornalisti norvegesi (che di solito seguono lo sci nordico) e che molti considereranno favorito anche contro Cilic. Sia per questioni anagrafiche sia perché recuperare i 5 set con Rublev non sarà semplicissimo a quasi 34 anni: mica tutti sono Rafa Nadal!  

Marin ha vinto un US Open (2014) “E’ la mia vittoria su Roger Federer, più che quella in finale con Kei Nishikori che aveva battuto Djokovic quella che io considero la mia vittoria più memorabile. Roger non aveva più vinto uno Slam da 2 anni e avevo tutto il pubblico contro…”, ha raggiunto finali piuttosto sfortunate sotto il profilo fisico sia a Wimbledon sia a Melbourne.

E, ex n.3 del mondo, ha vinto l’ultima vera Coppa Davis in Franciaprima di quella fake inventata dalla Kosmos e da un presidente americano dell’ITF, David Haggerty che voleva soprattutto mantenere la sua poltrona ben remunerata (800.000 euro l’anno) e che ha trovato nella Kosmos di Piquè tantissimi soldi per chissà quanti anni e di cui però non v’è in realtà alcuna certezza nel tempo.

Tant’è che un momento la si doveva giocare a Abu Dhabi, un altro momento a Malaga e per gli anni prossimi non si sa un bel nulla. I francesi, Moretton in testa, si sono messi in testa di convincere gli Slam a ritornare all’antica Coppa Davis, finanziandola nell’interesse comune del tennis. Anche l’ATP pare essersene convinta. Gli Slam dovrebbero mettere insieme 40 milioni di euro ciascuno per rispolverare la Coppa che Dwigth Davis comprò da Shreve&Low&Crump, la più famosa gioielleria di Boston, nel 1900.

I più difficili da convincere a cacciare i soldi necessari (10 milioni di euro per ciascuno Slam, per arrivare a 40, 20 di montepremi e 20 per le piccole federazioni che hanno votato la riforma Kosmos perché non hanno un euro ma bilanci disastrati) sono Craig Tiley e l’Open d’Australia che si sono inventati l’ATP Cup che serve solo ai loro interessi.

Ho chiesto a Marin, ragazzo delizioso e di una modestia senza pari come tutta la sua famiglia (non so se nella cattolicissima Medjugorje sono tutti così, ma quasi lo sospetto per quei pochi che ho conosciuto) se non si sentisse un po’ sotto considerato, quasi snobbato dal mondo del tennis, visti e considerati suoi straordinari risultati. Questa la mia domanda che (salvo un Not too bad pronunciato soltanto per la presenza dei giornalisti serbi…vi ho già tradotto)

Do you think that a player like you who made three finals in three different slams, four semifinals, won a Davis Cup, being No. 3 in the world, so not too bad, do you think that you have been a little underconsidered, overlooked, snubbed by the general media somehow? I mean, you belong to the best players of the last 10 years. Do you like the fact that you are a little under the shadow, because there were the Fab 4, Fab 3 or so? Do you like it or sometimes you’re a little not happy about it?

La risposta del palindromico MARIN CILIC“Sono contento di fare meno conferenze stampa (sorridendo), felice con meno giornalisti (e di nuovo mi ha sorriso…). E’ stato fantastico in questi ultimi due mesi, ogni torneo e nessun media..sto scherzando! No, erano sempre quei ragazzi sotto i riflettori, in cima al gioco per così tanti anni. Guardando la mia carriera ho avuto ovviamente grandi successi e vinto tanto. Ma se mi confronto con i top guys, non sono stato così continuo. Ho avuto tre o quattro stagioni che sono stati incredibilmente buone, incredibilmente costanti, ma sono stato un po’ dentro e un po’ fuori. Non mi interessa troppo essere al centro dell’attenzione o no. Cerco di sfruttare le opportunità che mi si presentano quando posso, nel corso della mia carriera, di dare il massimo, così che quando smetto sarò assolutamente orgoglioso di quel che ho fatto. Se dovrò fare qualche conferenza stampa in più, va bene , sì (e altro sorriso)”.

Un ragazzo, di 33 anni (34 a settembre), come ce ne sono pochi.

Il tabellone maschile del Roland Garros 2022

Le analisi tecniche di Marin Cilic a cura di Luca Baldissera – 20172018

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