ATP
Numeri: Matteo Berrettini, ecco perchè la discesa nel ranking non deve preoccuparti
Le statistiche da metà 2019 ad oggi rendono l’idea sul fatto che il romano meriti un piazzamento top ten. L’approfondimento di Ferruccio Roberti

2 – Le sole settimane di permanenza nella top 50 ATP già vissute da Matteo Berrettini nell’aprile 2019, quando a 23 anni ha iniziato a dare una decisa svolta positiva alla propria carriera vincendo, da 55° giocatore al mondo, l’ATP 250 di Budapest. Il tennista romano prima del titolo in terra magiara – arrivato in un’età nella quale nel tennis moderno chi è destinato a una grande carriera ha quasi sempre già raggiunto quantomeno la top 20 del ranking – aveva raccolto nel circuito maggiore, a fronte di 29 sconfitte, solo 25 vittorie (nessuna delle quali contro un top ten e solo tre erano contro colleghi tra l’undicesima e la ventesima posizione ATP). Sino all’aprile di tre anni fa nella propria bacheca personale Matteo contava solo il titolo ottenuto l’estate precedente sulla terra rossa di Gstaad e nel circuito maggiore, oltre a questo successo, vantava solo una semi e un quarto di finale. Nonostante questa partenza insolita e “lenta” Berrettini sta comunque avendo dal 2019 un ruolo da grande protagonista nel circuito e – dopo il primo turno di oltre tre anni fa vinto all’Hungarian Open contro Kukhuskin – ha conquistato altri 103 match, perdendone 40. Un cospicuo bottino di partite portate a casa positivamente che gli ha consentito di partecipare a due edizioni delle ATP Finals, di aggiungere alla bacheca personale altri sei titoli (la settimana scorsa ha bissato la vittoria al prestigioso Queen’s ottenuta nel giugno 2021), di raggiungere quattro ulteriori finali (la più importante allo scorso Wimbledon, ma è anche da menzionare quella al Masters 1000 di Madrid, datata maggio 2021) e cinque semi (di cui due a livello Slam, una della categoria Masters 1000).
Il suo fisico – possente ma fragile – in questi anni non gli ha consentito di giocare nel circuito con grande continuità: Matteo ha preso parte a 45 tornei dall’aprile di tre anni fa a oggi e per capire come siano piuttosto pochi basta tarare questo dato con la normale attività di un tennista di buon livello, che in genere varia tra le 20 e le 25 competizioni a stagione. Tuttavia, l’attività nel circuito sostenuta quasi costantemente a singhiozzo non ha impedito a Berrettini di raggiungere la sesta posizione del ranking e di sostare per 116 settimane in top ten. Quest’ultimo è un record per un tennista italiano nell’Era Open: Panatta – che però è salito sino al 4 ATP e vanta una bacheca ben più prestigiosa – è rimasto tra i primi 10 per 52 settimane, Barazzutti per 45, Fognini per 9. Berrettini è uscito proprio lunedì scorso dai primi dieci del ranking, un passo indietro al quale si è aggiunta la beffa dell’essere stato danneggiato dalla mancata possibilità di poter difendere i 1300 punti della finale conquistata a Wimbledon nel 2021. Una scelta di politica sportiva che penalizza fortemente Matteo, ottava testa di serie all’imminente edizione 2022 di Wimbledon, ma quotato come secondo favorito per la vittoria dei Championships da quasi tutte le agenzie di scommesse sportive.
Del resto sono noti a tutti i numeri di Berrettini sull’erba: l’azzurro quest’anno arriva a Church Road avendo vinto nove partite di fila sull’erba, venti delle ultime ventuno e 31 delle ultime 34. Sono anche conosciute le legittime obiezioni degli scettici riguardo a questi numeri: di questo lungo elenco di match vinti solo due sono arrivati contro top ten (entrambi corrispondono a successi contro Khachanov, datati di tre anni), mentre le ultime vittorie di Berrettini sull’erba contro top 20 risalgono allo scorso Wimbledon. Anche quest’anno i due titoli portati a casa a Stoccarda e Londra sono arrivati affrontando un solo top 30 e quattro top 50. Resta che non è una colpa di Berrettini non avere incontrato i colleghi più forti lungo il percorso dei suoi due trionfi stagionali e che una dote indispensabile – e sempre troppo sottovalutata – per essere a tutti gli effetti un grande giocatore è la continuità di rendimento. Matteo eccelle in questa caratteristica: da quando, da aprile 2021, tornato da pochissimo dall’ennesimo infortunio, ha vinto l’ATP 250 di Belgrado, il romano ha vinto 50 delle 57 partite giocate contro tennisti con una classifica peggiore della sua. Di queste, due sono giunte contro Alcaraz – la cui classifica per la giovanissima età e la relativa scarsa attività nel circuito era falsata rispetto al valore del suo tennis -, una è arrivata per ritiro contro Tommy Paul quando il match contro lo statunitense era in sostanziale parità di punteggio e un altro paio sono spiegabili con le non perfette condizioni fisiche con le quali Matteo le ha giocate. Nonostante le citate incognite su se il numero 1 italiano possa già essere in grado di battere Djokovic e Nadal – tanto più al meglio dei cinque set e con il relativo carico emotivo di partite importanti – confortano in vista del prossimo Wimbledon e per il prosieguo della sua ancora giovane carriera sia la profonda dedizione per la crescita professionale che l’intelligenza tennistica fuori dal comune, doti capaci di permettere a Berrettini di lavorare tanto e bene per migliorarsi e diventare un giocatore sempre un pizzico più completo tecnicamente e abile nella gestione dei diversi momenti della partita. Se però gli eccellenti numeri di Matteo sull’erba sono noti a tutti, si tende forse a sminuire troppo la sua competitività sulle altre superfici, una dote che lo rende uno dei giocatori in tal senso più completi e competitivi del circuito.
Per comprenderlo meglio abbiamo raccolto diverse statistiche di rendimento dei migliori giocatori secondo le indicazioni dell’attuale classifica, abbiamo poi aggiunto al nostro studio per curiosità due leggende tennistiche (Murray e, soprattutto, Federer) e abbiamo infine confrontato i loro numeri con quelli dei nostri due migliori tennisti secondo il ranking, Berrettini e Sinner. Ovviamente, ci siamo soffermati sul periodo in cui Matteo è diventato uno dei protagonisti del circuito ATP e quindi il nostro spettro di analisi è partito dalla seconda metà dell’aprile 2019 per arrivare ai tornei della scorsa settimana. I dati raccolti – tornei vinti e finali raggiunte divise per categoria di torneo, partite vinte e perse complessivamente e divise per fascia di classifica dell’avversario, oltre che per superficie – li abbiamo catalogati in tre tabelle che sottoponiamo alla vostra curiosità. Quel che emerge dando loro un’occhiata è una serie di indicazioni interessanti e varie che lasciamo alla vostra voglia di curiosare e approfondire.
Nome giocatore | classifica 22 aprile 2019 | classifica attuale | partite vinte/perse | %W | finali vinte/perse |
Medvedev | 14 | 1 | 154-46 | 77 | 10-10 |
Zverev | 3 | 2 | 146-54 | 73 | 11-10 |
Djokovic | 1 | 3 | 154-24 | 86,5 | 15-5 |
Nadal | 2 | 4 | 124-19 | 86,7 | 12-2 |
Ruud | 76 | 5 | 135-59 | 69,5 | 8-3 |
Tsitsipas | 8 | 6 | 154-63 | 70,9 | 6-9 |
Alcaraz | 505 | 7 | 65-22 | 74,7 | 6-0 |
Rublev | 89 | 8 | 153-54 | 73,9 | 11-4 |
Aliassime | 31 | 9 | 109-72 | 60,2 | 2-8 |
Berrettini | 55 | 11 | 104-40 | 72,2 | 6-4 |
Sinner | 314 | 13 | 106-50 | 67,9 | 6-1 |
Murray | 324 | 51 | 44-32 | 57,8 | 1-2 |
Federer | 3 | 96 | 47-13 | 78,3 | 2-1 |
Nome giocatore | Slam vinti/finali | Grandi tornei* vinti/finali | bilancio vs top 5 ATP | %W | bilancio vs 6-10ATP | % W | bilancio vs 11-20ATP | % W |
Medvedev | 1-3 | 5-9 | 9-12 | 42.9 | 18-3 | 85.7 | 17-7 | 70.8 |
Zverev | 0-1 | 4-3 | 12-19 | 38.7 | 9-7 | 56.3 | 15-7 | 68.1 |
Djokovic | 5-2 | 6-2 | 15-12 | 55.6 | 19-4 | 82.6 | 17-1 | 94.4 |
Nadal | 5-0 | 3-1 | 12-7 | 63.2 | 11-7 | 61.1 | 20-4 | 83.3 |
Ruud | 0-1 | 0-1 | 3-12 | 20.0 | 2-5 | 28.6 | 16-9 | 64.0 |
Tsitsipas | 0-1 | 3-2 | 10-20 | 33.3 | 9-3 | 75.0 | 19-7 | 73.1 |
Alcaraz | 0-0 | 2-0 | 6-5 | 54.5 | 4-2 | 66.7 | 8-1 | 88.8 |
Rublev | 0-0 | 0-0 | 8-8 | 50.0 | 6-7 | 46.2 | 12-8 | 60.0 |
Aliassime | 0-0 | 0-0 | 2-12 | 14.2 | 6-11 | 35.3 | 12-7 | 63.2 |
Berrettini | 0-1 | 0-1 | 4-13 | 23.5 | 3-2 | 60.0 | 8-3 | 72.8 |
Sinner | 0-0 | 0-1 | 0-12 | 0.0 | 7-5 | 58.3 | 10-5 | 66.6 |
Murray | 0-0 | 0-0 | 1-4 | 20.0 | 3-6 | 33.3 | 3-8 | 27.2 |
Federer | 0-1 | 0-0 | 2-5 | 28.5 | 3-2 | 60.0 | 6-1 | 85.8 |
* Masters 1000, ATP Finals, Giochi Olimpici
Nome giocatore | cementoall’aperto | % W | terrabattuta | %W | erba | %W | duroindoor | % W |
Medvedev | 88-17 | 83.8 | 12-11 | 52.2 | 19-7 | 73.1 | 35-11 | 76.1 |
Zverev | 61-22 | 73.5 | 46-16 | 74.2 | 6-5 | 54.5 | 31-11 | 73.8 |
Djokovic | 60-8 | 88.2 | 56-10 | 84.8 | 14-0 | 100 | 24-6 | 80 |
Nadal | 48-54 | 88.9 | 56-8 | 87.5 | 5-1 | 83,3 | 15-4 | 78.9 |
Ruud | 33-28 | 54.1 | 95-36 | 72.5 | 2-4 | 33.3 | 8-9 | 47.1 |
Tsitsipas | 59-26 | 69.4 | 65-16 | 80.2 | 4-6 | 40.0 | 26-15 | 63.4 |
Alcaraz | 22-10 | 68.8 | 31-9 | 77.5 | 1-1 | 50.0 | 5-2 | 71.4 |
Rublev | 65-23 | 73.9 | 35-13 | 72.9 | 8-4 | 66.7 | 45-14 | 76.3 |
Aliassime | 39-30 | 56.5 | 21-20 | 51.2 | 22-8 | 73.3 | 27-14 | 65.9 |
Berrettini | 36-17 | 67.9 | 30-10 | 75.0 | 31-3 | 91.2 | 7-10 | 41.2 |
Sinner | 37-15 | 71.2 | 31-17 | 64.6 | 0-3 | 0.0 | 32-14 | 69.6 |
Murray | 21-19 | 52.5 | 2-1 | 66.7 | 7-3 | 70.0 | 14-9 | 60.9 |
Federer | 13-5 | 72.2 | 12-3 | 80 | 16-3 | 84.2 | 6-2 | 75 |
Tornando però a quanto ci interessa evidenziare in questa sede un dato va sottolineato: Matteo ha un rendimento sostanzialmente allo stesso livello di altri suoi colleghi più celebrati. Ovviamente escludiamo da tale considerazione campioni come Djokovic, Nadal, Medvedev e lo stesso Zverev, capaci di vincere la quasi totalità degli Slam (“manca” in tal senso lo Us Open vinto da Thiem nel 2019) e gran parte dei “Grandi tornei” (Masters 1000, ATP Finals e Giochi Olimpici) giocati dalla tarda primavera di tre anni fa sino ad oggi. Anche lo stesso Tsitsipas ha vinto qualitativamente (due Monte Carlo e le ATP Finals) e quantitativamente più del nostro rappresentante, contro il quale conduce anche 2-0 gli head to head. Tuttavia che il gap da recuperare sul greco non sia già adesso enorme è testimoniato dalla percentuale di successi in rapporto alla partite giocate dell’azzurro. Matteo ha vinto infatti il 72,2% di partite giocate negli ultimi 38 mesi, contro il 70,9% di Stefanos. Proprio secondo questa statistica nel circuito maschile, a parte i 4 mattatori (in proporzioni diverse tra loro) degli ultimi tre anni, solo Rublev ha fatto meglio dell’azzurro (e Andrey si fa preferire anche per l’attuale maggiore efficacia del suo tennis contro i migliori colleghi). Ma se poi si va a confrontare la bacheca del 24enne russo con quella dell’italiano, si vede che quest’ultimo ha vinto e ottenuto piazzamenti più importanti dell’attuale numero 8 ATP, nei confronti del quale conduce anche gli scontri diretti per 3 a 2. Sicuramente sulla competitività contro i più grandi colleghi Matteo ha ampi margini di crescita: anche solo fermandosi al periodo dell’esplosione della sua carriera, contro i top 5 ha vinto solo in 4 delle 17 circostanze che li ha affrontati, vincendo 14 dei 45 set giocati.
Ad ogni modo, i copiosi numeri raccolti riguardo al rendimento dei più forti giocatori al mondo da aprile 2019 certificano che Berrettini ha decisamente meritato la classifica prestigiosa occupata negli ultimi due anni e mezzo. Come ha detto anche lui in questi giorni, Matteo ha tutti i mezzi per riprendersi, magari con gli interessi, quello che gli infortuni e la mancata assegnazione di punti a Wimbledon gli stanno togliendo. Non resta che godersi l’edizione dei Championships in partenza il prossimo lunedì per avere le prime risposte in merito.
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ATP
ATP Miami: Sonego rimonta Evans e vola al terzo turno
Lorenzo bissa il successo su Thiem con una vittoria in 3 set sul britannico N.23 del seeding

L. Sonego b. [23] D. Evans 4-6 6-3 6-2


Dopo un inizio di giornata sportivamente drammatico per il tennis azzurro a Miami, Lorenzo Sonego conferma tutta la sua esuberanza agonistica rimontando a suon di diritti vincenti Daniel Evans in un match molto divertente sul Campo N.1, lo stesso dove prima di lui aveva perso Matteo Berrettini contro l’americano McDonald,
Il match che ha visto contrapposte la potenza di Sonego e la varietà di gioco del britannico si potrebbe riassumere con una curiosa statistica. Dopo aver ceduto a zero la battuta nel gioco d’apertura del match, Sonego ha annullato le successive 12 palle break da lui affrontate oppure, se volete, Evans ha mancato le 12 successive. Peraltro sempre in crescendo: 2 nel primo set che avrebbero reso ancora più netto il 6-4 Evans finale. 4 nel secondo set vinto da Sonego per 6-3 e addirittura 6 nel terzo set nonostante il 6-2 finale possa far intendere un dominio di Sonego in realtà solo apparente. Alla fine infatti ci sono volute quasi 2h30 per chiudere la contesa con Evans visibilmente contrariato per la sua mancanza di killer instinct. Dopo il break subito in apertura di terzo set ha addirittura trasformato la racchetta in un oggetto non identificabile prendendosi l’inevitabile warning dal giudice di sedia.
Sonego è stato paziente, consapevole che con il passare dei minuti, il tennis brillante ma molto difficile del suo avversario avrebbe perso in efficacia e infatti Sonego ha progressivamente preso il comando degli scambi da fondo lasciandolo esplodere il suo dritto quanto più possibile. A quel punto Evans non ha potuto fare altre che affidarsi alle variazioni con le discese a rete e le rasoiate in slice ma in termini di pesantezza di palla e di resistenza fisica Lorenzo era ormai incontenibile.
Una bella vittoria che fa il paio con quella di primo turno contro Dominic Thiem che per quanto lontano dai fasti del passato, è sempre un primo turno da prendere con le molle. Ora il livello potrebbe salire ancora se come da pronostico Frances Tiafoe batterà il giapponese Watanuki nella notte italiana
ATP
ATP Miami: Berrettini non sa più vincere, sconfitto da McDonald ma quante occasioni mancate [AUDIO ESCLUSIVO]
Matteo ce la mette tutta, raggiunge il set point in entrambi i parziali ma cede dopo due tie-break

M. McDonald b. [19] M. Berrettini 7-6(8) 7-6(5)

Si sapeva fin dal sorteggio che l’esordio di Matteo Berrettini versione 2023 contro Mackenzie McDonald a Miami sarebbe stato molto complicato: Matteo che era apparso in condizioni preoccupanti nel Challenger 175 di Phoenix si sarebbe trovato di fronte infatti un giocatore autore fin qui di una stagione eccellente sul cemento outdoor arricchitta dallo scalpo di lusso di Rafael Nadal all’Australian Open.
Ma l’andamento del match estremamente serrato alla fine è stato quasi più deludente di una sconfitta netta. Matteo ha dato tutto quello che aveva (non molto in questo momento) e ha avuto set point in ciascuno dei due parziali: uno nel tie-break del primo set e due consecutivi sul 6-5 del secondo sempre sul servizio avversario.
Ma quando la fiducia manca persino il suo più grande alleato nei giorni di gloria, il tie-break, può diventare un rebus impossibile da risolvere. Con i due persi oggi la statistica nel 2023 recita 3 vinti e 7 persi, troppo brutta per essere vera per un giocatore che è senza dubbio nei primi 5 al mondo per qualità del servizio.
Ma il tie-break è da sempre lente d’ingrandimento dello stato psicofisico di un giocatore in quel determinato momento e il momento di Berrettini è il più negativo degli ultimi 4 anni e si sta prolungando sempre di più.
McDonald ha mostrato tutte le sue qualità da americano DOC sul cemento: grande velocità di piedi eccellente copertura del campo e buona velocità di braccio. Berrettini è rimasto costantemente in difficoltà sugli scambi lunghi dove alla cronica debolezza sul lato sinistro si è aggiunta una fallosità estrema anche con il diritto, arma letale come il martello di Thor nei giorni migliori.
I lati positivi si sono visti da un servizio comunque efficace, favorito da un campo più rapido rispetto a quelli di Indian Wells e la consueta umiltà nel lottare punto su punto come fosse un giocatore qualunque, invece di un ex finalista di Wimbledon.
Ma nel momento in cui i punti pesano di più, quelle paure e quelle incertezze viste in California e in Arizona riappaiono inesorabili e allora ecco che un doppio tie-break alla sua portata diventa terreno fertile per un’altra prematura eliminazione, ancora all’esordio come a Indian Wells nel primo Masters 1000 della stagione.
Se a queste due si aggiunge l’altra, sempre all’esordio all’Australian Open capite bene perché Berrettini non è lo stesso giocatore che abbiamo ammirato dal 2019 in poi
ATP
ATP Miami: Musetti ancora nel tunnel, subito fuori con Lehecka
Altra sconfitta per Lorenzo Musetti, battuto in due set da Jiri Lehecka. Ora il ritorno sulla terra a partire da Marrakech

(dal nostro inviato a Miami)
J. Lehecka b. [18] L. Musetti 6-4 6-4

Nonostante il cambio di campo all’ultimo momento, causato dal forfait in extremis di Gasquet che ha rinunciato a giocare contro Tsitsipas, e lo spostamento sull’importante palcoscenico del Centrale, Lorenzo Musetti non è riuscito a invertire la tendenza negativa di questo periodo uscendo nel suo match di apertura contro il ceco Jiri Lehecka, n. 44 della classifica mondiale e recente quartofinalista all’Australian Open. Certamente un sorteggio non benevolo per il carrarese, che si è trovato ad affrontare su un fondo particolarmente rapido come il Laykold dell’Hard Rock Stadium di Miami una delle più belle realtà emergenti di questo inizio di 2023.
Dopo la palla break avuta sul 2-1 del primo set, Musetti si è progressivamente spento, incapace di far male con i propri colpi da fondocampo a causa della sua posizione molto arretrata in campo, posizione nella quale veniva spinto dai colpi aggressivi di Lehecka a partire dalla risposta.
PRIMO SET – Inizio con discreto piglio da parte di Musetti, che ha tenuto con buona autorità i primi turni di battuta. Sulla risposta però la situazione era differente: il toscano è costretto quasi sempre a rispondere bloccando la palla, e così facendo è sempre Lehecka a poter prendere in mano lo scambio fin dai primi colpi. Era comunque Musetti, sul 2-1, il primo ad arrivare a palla break, anche grazie ad alcuni errori da fondocampo del ceco che non si mostrava impeccabile nei palleggi, forse per il desiderio di spingere i colpi appena possibile. Lehecka annullava la chance del 3-1 per Musetti con un bel servizio, tenendo poi il servizio per schivare il primo pericolo della partita.
Dopo i primi servizi tenuti con una certa disinvoltura le difficoltà però erano dietro l’angolo per il tennista azzurro che quando doveva iniziare il punto con la seconda di servizio si trovava sempre aggredito e costretto ad arretrare di diversi metri già al terzo colpo rendendo la gestione degli scambi molto più difficile. Così facendo si trovava a giocare passanti da posizioni molto arretrate, e quindi con basse probabilità di riuscita, e si esponeva agli appoggi incrociati corti di Lehecka.
Il break arrivava sul 3-3, quando alla quarta palla break il ceco trovava una risposta vincente di rovescio lungolinea. Il set si chiudeva pochi minuti dopo, quando Lehecka metteva in cascina il parziale per 6-4 in 40 minuti.
SECONDO SET – Purtroppo per Musetti il secondo parziale non iniziava in una maniera migliore: quattro punti consecutivi dal 15-0 conditi da un doppio fallo e due gratuiti di diritto confezionavano il break che davano a Lehecka la tranquillità per condurre il match a proprio piacimento. Nei suoi turni di battuta il ceco non veniva mai impensierito, e gli bastava condurre il match in porto che finiva senza sussulti dopo 80 minuti con un periodico alto che comunque non può essere una grande consolazione per Musetti, quasi mai in partita e penalizzato da una bassa percentuale di prime che, nonostante sia arrivata a un totale del 54% dopo un primo set sotto il 50%, non è comunque sufficiente per fare gara a questi livelli su superfici così rapide.
TERRA EUROPEA – Dopo un inizio di stagione da incubo, Musetti ora è atteso dal ritorno in Europa per la stagione sulla terra battuta, in quello che dovrebbe essere il periodo a lui più favorevole del calendario. Tuttavia c’è il rischio che questi risultati negativi possano mettere ancora più pressione sui tornei a lui più congeniali, rischiando di far precipitare ulteriormente la situazione.
Nell’immediato la classifica non è in pericolo, e questo almeno consentirà a Musetti di entrare nei prossimi tornei con uno status tale da poter scongiurare, almeno in linea di principio, primi turni troppo complicati. Ma sarà necessario iniziare a vincere qualche partita per invertire la tendenza, dato che da metà gennaio in poi il record è di una partita vinta contro sette perse. Proprio per questo è stato deciso di aggiungere alla programmazione il torneo di Marrakech ad inizio aprile, prima del Masters 1000 di Montecarlo, dove Lorenzo spera di riprendere confidenza con la vittoria.