Matteo Berrettini: "Ho la certezza di poter arrivare lontano. È il momento di battere Djokovic"

Flash

Matteo Berrettini: “Ho la certezza di poter arrivare lontano. È il momento di battere Djokovic”

Sulle pagine del Corriere della Sera, il n.1 azzurro non nasconde i sogni e le ambizioni, con la solita genuinità: “Il tennis mondiale sta benone”

Pubblicato

il

Matteo Berrettini in conferenza stampa - Wimbledon 2021 (credit to AELTC_Joe Toth)
 

La rinascita del tennis italiano, da cui ci aspettiamo sempre di più, e che è tornato uno sport da prima pagina nel nostro Paese, è passata e ancora passa da un uomo ben preciso: Matteo Berrettini. Il romano è l’uomo del momento, l’erba ormai è casa sua, vi ha vinto 33 delle ultime 34 partite, compresi i recenti tornei di Stoccarda e del Queen’s, messi in cascina consecutivamente dopo quasi tre mesi di stop. E oggi, a due giorni dall’esordio da vicecampione uscente sui sacri prati di Wimbledon contro il cileno Garin(in uno spicchio di tabellone che difficilmente avrebbe potuto offrire di meglio), Berrettini si apre al Corriere della Sera, con il suo modo di fare sempre allegro e genuino, da ragazzo come tutti noi. E non può non esordire raccontando come sia scoccata la scintilla con il suo grande amore: “C’è voluto del tempo perché io amassi l’erba. Il primo clic è avvenuto in Coppa Davis, India-Italia a Calcutta, playoff 2019. Il secondo l’anno scorso tra il Queen’s e Wimbledon. È un tennis diverso e insolito, che va al di là dell’aspetto tecnico. È un feeling totale con la superficie, la pazienza che richiede, l’accettazione del rimbalzo irregolare: è come se l’erba mi chiedesse di sentirmi emotivamente a mio agio perché si crei la connessione perfetta“.

Parole e musica da vero innamorato di una superficie che dopo mesi di sofferenza lontano dai campi(“le difficoltà mi motivano: guardavo la mano dolorante e sentivo crescere la cattiveria agonistica. Il momento peggiore sono stati gli Internazionali del Foro Italico: gli altri in campo e io fermo, davanti alla tv. Ecco, quel pensiero lì ancora oggi è un motore pazzesco“) è tornata prontamente a farlo sorridere, dandogli anche maggiore consapevolezza delle sue possibilità. Consapevolezza di cui anche il mondo, che inizia a darlo per favorito a Church Road, sta percependo finalmente, e il guerriero Matteo non si tira indietro: “Sono sempre stato cauto con le parole. Ora sento che non serve più nascondermi. Sto giocando bene, scoppio di fiducia: entro nel torneo con la ragionevole certezza di poter arrivare lontano. La strada per la finale la conosco già, il sentiero è tracciato, i ricordi sono felici. L’esperienza dell’anno scorso mi ha insegnato tanto: come gestire il tempo tra i match, le emozioni, le attese, le notti. Tornare in finale, se dovessi meritarmela, sarebbe un’emozione meravigliosa ma forse un po’ meno sconvolgente: l’ho già vissuta“. Be’, una dichiarazione di intenti più esplicita di così sarebbe stata difficile da fare, anche perché non lesina uno sguardo al tabellone(Tsitsipas, Nadal) fino ad arrivare alla teorica finale con il cannibale Nole: “Mi sento più pronto, più forte, migliore. A Parigi, Londra e New York, nel 2021, ho perso sempre da Djokovic. Direi che è arrivato il momento di batterlo“.

[VIDEO] Wimbledon, Scanagatta: “Il programma del Day 1 e il centenario del Centre Court”

Eppure, anche se le cose dovessero andare, come ci auguriamo, nel migliore dei modi, Berrettini in classifica può solo peggiorare. Già, la scelta dell’ATP di non assegnare punti penalizzerà grandemente il finalista uscente, che perderà 1300 punti e non solo non rientrerà in top 10, ma uscirà anche dai primi 20. “Ingiusto, oltre che assurdo“, commenta amareggiato Matteo(che la prende giustamente con meno filosofia del campione in carica Djokovic), “capisco la situazione complicatissima: c’è una guerra in corso, al confronto i miei problemi di ranking sono poca cosa. Ma è questione di giustizia. Ci va di mezzo anche la Race per le ATP Finals di Torino. Io dico che andava presa una decisione condivisa con noi giocatori, invece che Wimbledon 2022 non avrebbe assegnato punti sono venuto a saperlo da terzi…“. Può consolarsi con il pensiero di essere però stato il primo giocatore in 100 anni a Church Road ad allenarsi sul Center Court, un’esperienza definita “bella ed emozionante, piccolo motivo d’orgoglio“.

Anche perché ha avuto un compagno speciale per l’occasione, un giovanotto che ha vinto 22 Slam e sarebbe l’avversario(ancora una volta) di un’ipotetica semifinale: Rafael Nadal. Le parole spese da Berrettini nei confronti del maiorchino rendono l’idea dell’ammirazione nei suoi confronti e della gentilezza del romano: “Rafa è fatto di una pasta molto diversa da noialtri, non è ancora stufo di spingersi oltre i suoi limiti. Per vincere il 14° Roland Garros ha lottato cinque set con Aliassime, quattro con Djokovic, ha costretto al ritiro per infortunio Zverev. Io dico che il tennis mondiale sta benone, di certo sta alla grande Rafa! Gliel’ho detto quando ci siamo allenati insieme sul centrale: ho finito gli aggettivi, non so più cosa dirti. Io Rafa lo rispetto tantissimo, e lui lo sente“.

Per chiudere l’intervista, ecco servito anche un bell’eventuale fioretto, tipicamente di scuola italiana, in caso si realizzi l’impresa sui prati di Church Road: “Nessun fioretto che includa sforzi fisici, però: né imprese in bicicletta né maratone né scalate di montagne per raggiungere santuari… Sarei disposto a un taglio netto della barba, a raparmi a zero o a tingermi di biondo. Niente di più estremo, sennò quando torno a Roma nonna Lucia non mi fa più entrare in casa“. Ma a un ragazzo che, due giorni prima di esordire in quello che potrebbe essere il torneo più importante della sua carriera, la definitiva consacrazione nella Bibbia del tennis, come si fa a non volere bene?

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement