Wimbledon, Fritz non ha dubbi sui problemi di Nadal ma dice: "Non potevo giocare come contro un infortunato"

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Wimbledon, Fritz non ha dubbi sui problemi di Nadal ma dice: “Non potevo giocare come contro un infortunato”

“A fine partita volevo piangere” confida l’americano. “È la sconfitta più dura della mia vita”. Garin rende onore a Kyrgios: “È stato solido, gli va riconosciuto”

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Taylor Fritz - Wimbledon Credit: AELTC/Simon Brut
 

La fortuna può essere un’arma a doppio taglio. Lo sa bene Taylor Fritz che per la terza volta in carriera si è trovato di fronte alla versione sofferente di uno tra Nadal e Djokovic. Affrontare i due tennisti al momento più forti del mondo quando questi sono infortunati o comunque non al meglio delle loro condizioni può essere sicuramente considerato un bel colpo di fortuna. Tuttavia, quanto succede dall’altra parte della rete o del seggiolone dell’arbitro durante i cambi campo può influenzare negativamente il proprio gioco ed un’eventuale sconfitta può essere ancora più bruciante.

Il giocatore americano aveva provato sensazioni simili quando, durante l’Australian Open del 2021, non riuscì a completare la rimonta su Djokovic nonostante quest’ultimo si fosse fatto male agli addominali nel corso del match. La sconfitta di ieri con Nadal, però, è ancora più difficile da accettare per Taylor: “Dopo la fine della partita, avrei voluto piangere. Non mi ero mai sentito così. Questo è sufficiente per dire che questa è la sconfitta più dolorosa della mia carriera”.

Il motivo di tanto dispiacere non sta, però, nel dubitare dei problemi fisici dello spagnolo: “Non credo che abbia simulato un infortunio o qualcosa del genere. La velocità del suo servizio è scesa di 10-15 miglia orarie. Non lo avrebbe fatto se non ce ne fosse stato motivo. Sono sicuro che abbia giocato cercando di superare molto dolore. Capita spesso di avere piccoli infortuni durante un torneo e tutti cerchiamo di giocare nonostante questo genere di cose”.

 

Tuttavia, la qualità e l’intensità del gioco di Nadal non si è abbassata quanto Fritz si aspettava dopo il medical time out richiesto dal 22 volte campione Slam: “Quando la situazione sembrava molto difficile per lui nel secondo set, me ne sono accorto e ho iniziato ad essere meno aggressivo. Per un po’ è sembrato che non riuscisse a muoversi bene su alcuni colpi e il suo servizio ha perso velocità. Ma verso la fine del set abbiamo giocato diversi scambi lunghi in cui lo facevo muovere da una parte all’altra e ciononostante ha recuperato alcune palle imprendibili per molti giocatori normali. Così sono tornato a giocare come prima: ho pensato che non potevo trattarlo come se fosse stato infortunato. I recuperi che facevano sembravano normali, l’unica cosa diversa era la velocità del servizio”.

Uno dei rimpianti dell’americano è quindi frutto del modo in cui ha giocato la fine del secondo set che, se vinto, avrebbe anche potuto portare al ritiro di Nadal: “Mi era sembrato che la situazione mi permettesse di giocare più in sicurezza, ma poi ho smesso perché mi sono accorto che per vincere dovevo giocare in modo normale”. Il rammarico più grande è però quello di non aver messo sufficiente pressione sull’avversario quando quest’ultimo si è trovato – per tre volte – a dover servire per restare nel match: “Quei game sono state le occasioni più grandi che ho avuto. Dovevo fare di più, dovevo almeno portarlo sul 30 pari, farlo pensare che se avesse perso il punto, sarebbe stato match point per me. Invece, non l’ho fatto sudare abbastanza in quei giochi, non gli ho messo pressione”.

Taylor però non si rimprovera molto per come ha affrontato il match nel suo complesso: “Penso di essere stato abbastanza aggressivo, nel modo giusto rispetto a come mi sentivo. Credo che se avessi provato a spingere di più, avrei fatto molti errori. Anche nel tie-break decisivo non mi sembra di aver fatto troppe cose sbagliate, ad essere onesto. Se potessi rigiocarlo, probabilmente cercherei di essere più aggressivo, ma è facile parlare dopo aver perso”. Un elemento del suo gioco che, però, a suo dire non ha funzionato è la risposta: “E’ stata piuttosto deludente. Ho persino risposto peggio quando ha iniziato a servire più lentamente. Quando serviva attorno alle 120 miglia all’ora (193km/h) nel primo set potevo fare uno swing più corto e usare la sua velocità per controbattere in modo più potente. Dopo dovevo generare più potenza e quindi fare uno swing più lungo ed è stato più difficile”.

I rimpianti di Garin, invece, sono decisamente più contenuti. Nel match contro Kyrgios, il cileno era avanti di un break nel primo set e conduceva 5-3 nel tie-break del terzo, ma l’australiano è stato semplicemente superiore nei momenti decisivi dell’incontro: “Penso che abbiamo giocato ad un livello molto alto. Nel terzo set ci sono andato molto vicino, ma ha servito in modo irreale in quei momento. La differenza l’ha fatta sfruttando tutte le opportunità che ha avuto. In ogni caso, sono contento del modo in cui ho giocato e del torneo che ho fatto: ho imparato molto da questo Wimbledon”. Garin non ha potuto nemmeno contare su momenti di distrazione di Nick che è apparso concentrato come poche altre volte gli è successo in carriera (in realtà, già con Nakashima aveva lasciato negli spogliatoi i suoi momenti di ordinaria follia): “Ha giocato in maniera solida per tutta la partita, non ha fatto nulla di strano e questo gli va riconosciuto. Ha meritato di vincere”.

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Roland Garros, Trevisan già ko: “Svitolina è una campionessa”. Elina: “Voglio regalare gioie all’Ucraina”

Elina devolverà al suo paese il premio vinto a Strasburgo. Trevisan: “Lei troppo in fiducia, per me oggi nulla da fare”

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Martina Trevisan - Roland Garros 2023 (foto Roberto Dell'Olivo)

E’ già finito il Roland Garros di Martina Trevisan. La semifinalista del torneo 2022 incappa in una sconfitta al primo turno che gli costerà molto in termini di classifica. Ma ha avuto in dote un sorteggio non fortunato: a batterla è stata Elina Svitolina, giocatrice di grande livello che non è testa di serie a causa di un lungo stop ma che è arrivata a Parigi dopo aver vinto un torneo WTA a Strasburgo. Così la giocatrice toscana ha commentato quanto accaduto: “E’ stato tutto veramente difficile per me oggi, a partire dalla preparazione di questo torneo. Ma soprattutto, ho giocato con una grande campionessa in piena fiducia. Ho potuto fare poco oggi. La vita va avanti, ma di certo ora non è facile – dice Martina commovendosi visibilmente -. Forse sarebbe stato meglio non andare a Rabat, dove è riemerso un problema congenito, morbo di Haglund al piede destro. Dopo il match con la Fett, a causa della terra di Rabat che è un po’ diversa, non riuscivo a camminare”.

Nella conferenza stampa successiva al match, Elina Svitolina parla di tennis ma anche di quanto sta succedendo di extra-tennistico. Non glissa sull’argomento Sabalenka-Kostyuk ma invita a guardare alle cose più importanti, senza colpevolizzare nessuno.

D. Elina che grande vittoria per te, sei in grande forma dopo il titolo vinto a Strasburgo. Come ti senti di nuovo in un Grande Slam?

 

Svitolina: “Molto eccitata, per il ritorno e per la vittoria. Oggi ho giocato un tennis davvero solido”.

D. Dopo un anno di assenza come ti senti? Fai qualcosa di diverso o è come se non avessi mai interrotto la tua attività?

Svitolina: “È tutto molto diverso. La mia squadra è cambiata e io sono una mamma. Inoltre, non sono una top 10 o top 20. Io viaggio intorno alla duecentesima posizione”.

D. Nei tuoi piani ha mai trovato posto la voglia di smettere, di non ripartire più dalle ultime posizioni?

Svitolina: “Ho sempre pensato di voler ritornare, ma non ho voluto caricarmi di pressioni eccessive. La guerra e la gravidanza sono fattori dalle conseguenze difficilmente prevedibili e quindi non è semplice fare previsioni. Così mi sono detta che dovevo provarci e poi fare il punto, magari dopo tre mesi dalla gravidanza. Tutto è andato bene e io ero davvero motivata. A gennaio ho ripreso a fare attività fisica e tutto ha funzionato a dovere”.

D. Elina tu adesso hai una vita molto impegnata. Ci sono gli impegni familiari e c’è la guerra, che ovviamente influenza te e tutte le persone che conosci. Sei tornata a giocare per te solamente o c’è qualcosa di più grande ed importante?

Svitolina: “Vincere un torneo come Strasburgo e passare il primo turno qui a Parigi possono sembrare anche piccole cose, ma possono essere autentici momenti di gioia per la gente in Ucraina. Penso ai ragazzini che giocavano a tennis prima che scoppiasse la guerra. Forse vittorie come queste possono aiutarli, possono motivarli a guardare il lato positivo delle cose. E magari farli sorridere, per quanto lo si possa fare in una situazione così orribile”.

D. Senz’altro hai visto quanto è successo ieri tra Sabalenka e Kostyuk. Ti sentiresti obbligata a comportarti in una certa maniera e a dire certe cose davanti alle altre giocatrici?

Svitolina: “penso che si siano dette tante parole inutili in merito a queste situazioni. E il punto principale è che la gente in Ucraina ha bisogno di aiuto e dobbiamo capire come farlo. Mettiamo da parte le parole e aiutiamo. Si possono donare soldi ma anche il nostro tempo. Il mio premio per la vittoria di Strasburgo andrà ai bambini in Ucraina e poi abbiamo avuto un evento di fund raising negli USA con Lesia Tsurenko. Insomma, è il momento di fare”.

In contrasto con il fiume di parole di Svitolina, per Martina Trevisan c’è una scarna dichiarazione sull’andamento del match odierno: “E’ stato tutto veramente difficile per me oggi, a partire dalla preparazione di questo torneo. Ma soprattutto, ho giocato con una grande campionessa in piena fiducia. Ho potuto fare poco oggi. La vita va avanti, ma di certo ora non è facile”.

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Roland Garros, Aliassime: “Devo scoprire cosa non mi fa stare bene”. Fognini: “Ora è fondamentale il recupero fisico”

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Fabio Fognini (sinistra) e Felix Auger-Aliassime (destra) - Roland Garros 2023 (foto Roberto Dell'Olivo)

Non è decisamente un momento positivo per Felix Auger-Aliassime, che dopo una fine di 2022 entusiasmante, culminata con la vittoria in Coppa Davis dopo tre tornei vinti consecutivamente, in questa stagione ha avuto poche occasioni per gioire. Il Roland Garros non ha fatto eccezione, con l’uscita al primo turno per mano di Fabio Fognini e anche in parte di un malessere che non gli ha fatto chiudere occhio la sera prima del match.

Ora che la spalla era più o meno a posto, anche se non in condizioni ideali, è arrivato questo malessere che non mi ha fatto dormire e che mi ha impedito di fare tutte le solite preparazioni prima della partita – ha dichiarato il canadese dopo il match – Ho fatto molta fatica a scaldarmi stamattina e in campo, dopo appena un set, mi sono venuti i crampi. Ho provato a resistere, ma non è stato sufficiente. Ora che c’è un po’ di tempo cercherò di fare dei test per capire i motivi per cui la mia salute è così traballante in questo periodo: oltre all’infortunio che mi ha fatto ritirare, sono stato male anche a Lione, e voglio scoprire perché capita così stesso. Vorrei ritornare in campo soltanto quando sono in salute”.

Malessere o non malessere, in ogni modo per Fognini si è trattata di una vittoria certamente di grande prestigio, “soprattutto perché tre settimane fa a Roma non ero nemmeno sicuro di poter giocare”.

 

Sono contento, anche se mi sono accorto che non era al 100%, ma sapevo che anche quando un campione di quel livello si ritira nel torneo precedente, in uno Slam proverà comunque a giocare, infortunio o non infortunio”.

Essere stato ai box per un mese e poi fare terzo turno a Roma, anche se non sono riuscito a giocare al meglio contro Rune che poi è arrivato in finale, di più non credo potessi chiedere. Sto bene, sapete che con Corrado [Barazzutti], c’è stima reciproca, sa come stimolarmi, mi conosce da quando avevo 15 anni. Da un certo lato abbiamo avuto fortuna, perché mi ha rimesso in sesto, tecnicamente e fisicamente, dopo che ho lavorato tanto per giocare questi tornei; da un altro lato abbiamo avuto sfortuna, perché sono stato costretto a saltare la parte più importante della stagione per me. Anche perché mi è costato molto a livello di ranking, facendomi scendere fino al n. 130.”

Se sto bene so di poter dire la mia, la cosa difficile è il recupero, che mi dà più problemi di un tempo, ma l’aspetto positivo è che a 36 anni sono ancora competitivo. Non so se questo sarà il mio ultimo Roland Garros, le somme si tireranno a fine ano. Adesso voglio guardare l’aspetto positivo, che sono ancora da corsa e che ho battuto tre set a zero un giocatore come Aliassime”.

C’è stata occasione anche di parlare della sua avventura agli Internazionali BNL d’Italia, dove per la prima volta l’hanno accompagnato sia sua moglie Flavia Pennetta, sia i suoi tre figli, Federico, Farah e Flaminia:  “A Roma sono venuti anche tutti i bambini, anche se la prima sera quando siamo tornati in albergo io e Flavia ci siamo guardati e ci siamo detti che forse era meglio rimanere a casa… perché finché devo fare questo mestiere devo cercare di farlo al meglio. Sono contento che Federico sia venuto a Roma dove ha vissuto momenti molto belli che credo si ricorderà per sempre, ma quando sono durante un torneo non sono nella condizione di poter dedicare loro il tempo che vorrei”.

Nel quarto d’ora che ha dedicato alla stampa, poi, Fognini ha concluso con un ragionamento di ampio respiro sulla differenza tra il tennis giocato dai rappresentanti della sua generazione, a partire dai suoi coetanei Djokovic e Murray e quello mostrato dalle nuove generazioni. “È un tennis diverso, molto più aggressivo. Dei miei coetanei solo Novak quando era in forma non ti faceva giocare, ora si gioca in maniera molto più aggressiva. Per noi l’aspetto mentale era fondamentale, e io l’ho potuto sperimentare in prima persona quando ho dovuto affrontare il problema degli attacchi di panico. Io sono sempre stato un giocatore irascibile in campo, ho avuto alti e bassi mentali, ma devo anche pensare che questa mia testa mi ha portato qui dove sono, e forse se ne avessi avuto un’altra non avrei vinto tutte le partite che ho vinto. Mi dispiace non essere arrivato più avanti negli Slam, ma purtroppo ho giocato in un periodo nel quale arrivare ai quarti di finale era più o meno come arrivare a Roma e vedere il Papa. Questa è l’unica cosa che quando smetterò probabilmente mi mancherà un pochino”.

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Svitolina è tornata, il Roland Garros di Martina Trevisan è già finito [VIDEO]

Dopo la semifinale del 2022 Martina Trevisan lascia subito il torneo. Svitolina in gran forma dopo mesi fuori dal circuito e la vittoria di Strasburgo

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Martina Trevisan - Roland Garros 2023 (foto Roberto Dell'Olivo)

da Parigi, in nostro inviato

E. Svitolina b. [26] M. Trevisan 6-2 6-2

 


Martina Trevisan abbandona al primo turno il Roland Garros, travolta da un’ottima Elina Svitolina,  che conferma il ritorno a grandi livelli dopo la vittoria di Strasburgo della scorsa settimana. L’eliminazione precoce dell’azzurra, semifinalista qui nella passata edizione, costerà una caduta in classifica oltre la sessantesima posizione. Martina paga una giornata decisamente opaca ma soprattutto un sorteggio molto sfortunato. Fa davvero piacere, in ogni caso, aver ritrovato “mamma Elina” così competitiva dopo la lunga assenza dal circuito.


LA PARTITA 
Raggiungere il Simonne Mathieu, meraviglioso campo posto alle spalle delle Serre d’Auteuil, è praticamente un’impresa, poiché bisogna risalire controcorrente il fiume di gente che si dirige verso la parte centrale del Roland Garros. Il sonoro grunting che accompagna ogni colpo di Martina ci fa intuire che il match è iniziato e sediamo sulla ventilata stampa con il colpevole ritardo di un game.
Il ritorno alla vittoria in quel di Strasburgo,  a meno di due mesi dal rientro alla gare dopo il lungo stop dovuto a difficoltà personali correlate al conflitto russo-ucraino e alla maternità poi, ha dato tanta fiducia a Svitolina. Il pubblico francese è schierato dalla sua parte, intonando un ritmico “E-li-nà! E-li-nà”.
“Per sette mesi non ho toccato la racchetta” 
– ha raccontato la signora Monfils“Volevo staccare dal tennis, mi sono sentita sopraffatta da quanto era accaduto nel mio paese alla fine di febbraio e da tutta l’ansia e la pressione che ne conseguiva. È probabile che a livello mentale i tornei a cui partecipavo fossero troppo gravosi per me, così chiudere per qualche tempo era la cosa giusta”.
La gravidanza e la nascita della piccola Skai hanno poi allungato il periodo sabbatico.
La ex numero 3 del mondo entra in campo determinata e aggressiva, spingendo forte con il diritto e spingendo Martina lontana dal campo. L’azzurra appare invece contratta  e il ricorso ripetuto al drop-shot sembra più un tentativo di uscire rapidamente  dallo scambio che una scelta tattica. D’altronde il peso dei 780 punti in scadenza della strepitosa semifinale dello scorso anno, evidentemente messi a rischio da un sorteggio non proprio fortunato per una testa di serie, non può non gravare sul braccio e nella testa dell’azzurra. 
Il primo set è dunque a senso unico ed Elina lo porta a casa agevolmente in poco più di mezz’ora (6-2) strappando due volte la battuta all’azzurra.
La musica non cambia nel secondo parziale. L’ucraina toglie subito il servizio a Trevisan il cui linguaggio del corpo – testa sempre bassa – è abbastanza eloquente. La numero 1 d’Italia non riesce a trovare soluzioni per scardinare la solidità da dietro della sua avversaria che addirittura viene a prendere il punto a rete per il 4-1 che genera l’applauso scrosciante dello stadio.

Non c’è più storia, Elina continua a spingere ma Trevisan non ha il peso di palla per resistere. Finisce con un’esultanza “al salto” per Svitolina che è definitivamente tornata e si candida a divenire una mina vagante nel tabellone femminile. Una brutta botta invece per l’azzurra: Martina però ha dimostrato grande carattere in tutti questi anni e non abbiamo dubbi che saprà riprendere la strada vincente.

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