Martedì, per due set, un Paese intero ha sognato, e anzi toccato con mano, un’impresa che sembrava ben oltre anche il concetto di impossibile: la vittoria di Jannik Sinner su Novak Djokovic, e per di più a Wimbledon. Poi le cose sono andate, come ben sappiamo, nel verso opposto, e il cannibale serbo si è imposto sul n.1 azzurro (da lunedì). Eppure rimane un torneo importante e ben superiore alle aspettative quello disputato da Sinner, che sul suo cammino ha anche battuto, in un altro episodio di una saga che si preannuncia ben lunga, Carlos Alcaraz. E il suo supercoach Darren Cahill, che si è affiancato da qualche settimana a Simone Vagnozzi nell’allenare Jannik, vede il futuro ben roseo, come dichiara convinto al Corriere della Sera.
SPUNTI TECNICI: Il nostro coach analizza colpo per colpo, foto per foto, Jannik Sinner al microscopio
“Novak Djokovic dice che Jannik Sinner gli somiglia“, spiega l’australiano, “e ha ragione. Ma vado oltre. Come mentalità mi ricorda Hewitt: ha la stessa scintilla negli occhi, che non si vede spesso nel circuito. Jannik è una tigre in gabbia, aspetta solo di essere liberata in campo“. Parole di un certo effetto, un’investitura importante nel paragonare il giovane altoatesino a un ex n.1 al mondo, campione Slam, che ha sempre fatto proprio della grinta, e della mentalità ossessiva e mai vacillante, il suo cavallo di battaglia per andare all’assalto del mondo del tennis. In breve, come appunto dice Cahill riferendosi a Sinner, la fiducia: “La miglior qualità di Jannik è la fiducia, la convinzione di poter arrivare al vertice di questo sport. Non è qualcosa che si impara: ci nasci. Forse gli deriva anche dal suo passato di sciatore“.
“Sentii parlare per la prima volta di questo ragazzo italiano proprio qui a Wimbledon“, prosegue con trasporto il supercoach, “da Riccardo Piatti che all’epoca lo allenava, circa tre anni fa. La stagione dopo era già un top player. Da allora seguo i progressi di Jannik costantemente“. Era infatti chiaro a tutti, sin da subito, che Jannik Sinner non era, né mai sarebbe stato, uno come gli altri, uno dei tanti. La sua crescita gradualmente lo sta portando sempre più in alto, ha già raggiunto i quarti in tre Slam su quattro, e tagliato il traguardo della top 10. Tutto questo, insieme alla concentrazione e alla voglia di vincere e dare il massimo, gli è valso come visto anche i complimenti di Djokovic, ancora citato da Cahill in merito alla meravigliosa partita di martedì: “Con Novak ha perso senza mai smettere di provarci, di essere creativo. Non può essere triste, proprio no. Con un 3% di maturità in più, già cambia tutto. È una spugna: impara da ogni palla. Ma è già eccezionale“.
Parole importanti, di un certo peso, quelle pronunciate da Darren Cahill, che mostra quanta fiducia abbia nel suo assistito e nelle sue capacità, in primis di giocatore, ma anche di ragazzo già maturo per l’età che ha, che è presumibilmente pronto ad andare ancora più avanti. Già, ormai i risultati buoni si susseguono, sono quasi una normalità, è arrivato il momento (anche sperando in una costante buona condizione fisica) di tramutarli in ottimi, e sedersi al tavolo dei grandi. E se Cahill appare così ottimista e convinto che manchi quel pochino di maturità per non tremare più quando la palla inizia a diventare molto pesante, possiamo ben sperare.