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Preview Berrettini-Thiem: Matteo favorito… come preannunciò Scanagatta nel 2019

“Matteo dimostra di essere migliore di Thiem già per averci giocato alla pari con tre anni di meno” scriveva dopo la semi di Vienna il direttore. Alle 11 si affrontano di nuovo in semifinale a Gstaad

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Matteo Berrettini - Gstaad 2022 (foto @SwissOpenGstaad)
 

Mentre Matteo interpretava la partita con la personalità di chi sapeva esattamente cosa doveva fare. Attaccava molto più del solito, approfittando della posizione molto arretrata di Thiem che – soprattutto nei punti pari se veniva semi-sorpreso da un servizio esterno – soffriva a coprire l’angolo alla sua sinistra correndo parallelamente alla riga di fondo ma quattro metri più indietro. Da laggiù il suo passante doveva coprire più metri e dava il tempo a Matteo di appiccicarsi a rete, di chiudere gli angoli, di giocare volée smorzate eccellenti sulle quali Thiem, partendo da lontano, era assolutamente impotente. Ma Matteo non sbagliava una scelta tattica, nemmeno all’impronta: così quando Thiem si stava per precipitare a coprire l’angolo sinistro, ecco che Matteo anche con approcci tagliati di rovescio lungolinea lo metteva in affanno.

Non so fino a che punto Matteo giocasse a quel modo d’istinto, o avesse studiato quel piano tattico con Santopadre e Rianna, fatto sta che il tema tattico era perfetto e che lui sembrava avere la solidità mentale per applicarlo con grande lucidità. Da campione esperto quale… ancora non può essere.

CHE COSA NON HA FUNZIONATO PIÙ A VIENNA

Certo occorreva – per portare a casa il match che avrebbe significato al 60 per cento la vittoria anche nel torneo, il sorpasso a Zverev e la quasi matematica certezza di una presenza alle finali mondiali di Londra – che Matteo continuasse a servire con grandi percentuali di prime palle – e magari migliorarle anche visto che era stato appena sul 55%, poco più di una su due – ma soprattutto che continuasse a rispondere come aveva fatto nel primo set, quando aveva fatto il 43% di punti anche contro le prime di servizio di Thiem e addirittura il 60% sulle seconde!

Aveva cioè fatto, con quello che fino a poco tempo fa sembrava il suo punto più debole – la risposta al servizio – infatti, 10 punti su 23 sulle prime e 6 punti su 10 sulle seconde. In totale nel primo set, nel quale si era procurato ben tre break cedendo un game di battuta a sua volta, Matteo aveva portato via a Thiem qualcosa come 16 punti su 33 servizi dell’austriaco che aveva servito tre aces e commesso tre doppi falli. Aveva conquistato cioè quasi la metà dei punti – un punto meno della metà – sul servizio di Thiem. Di cui sei direttamente con la risposta, due ribattendo alla prima, quattro alla seconda. Sei punti diretti contro Thiem che non ha il servizio di un tennista che batte piano e male, tutt’altro.

RICORDATE QUANTI ITALIANI HANNO FATTO ‘SPLASH’ AL FORO ITALICO IN 50 ANNI?

Quindi, in conclusione, ribadisco quanto sostenuto poc’anzi: Matteo era partito mostrando, inaspettatamente, maggior solidità mentale del suo avversario. Il quale magari – e questo è plausibile (pensate a quante delusioni ci abbiano inflitto tennisti e tenniste italiani al Foro Italico nell’ultimo secolo!) – sentiva forse la tensione di giocare in casa la finale di un torneo mai vinto. Quindi con maggior pressione addosso.

LA CARICA DEL PUBBLICO DI CASA HA FORSE DECISO IL MATCH

Però, però, c’è pure il rovescio della medaglia: non posso sostenere con assoluta certezza che se la partita si fosse svolta in un qualsiasi Paese diverso dall’Austria probabilmente Thiem avrebbe patito maggiormente la perdita netta di quel primo set, sia come punteggio (6-3) sia come gioco, ma di certo il pubblico lo ha caricato e spinto parecchio, favorendo la sua reazione, spronandolo a non mollare. Sarà anche una coincidenza, ma Thiem ha vinto il suo primo torneo di casa sua rimontando tre volte un set di handicap.

CHE COSA È CAMBIATO DAL SECONDO SET IN POI

Nel secondo set, che è stato quello che Matteo poteva vincere ben più che non il terzo – Matteo è riuscito a conquistare una sola pallabreak.

Thiem vinceva molto più facilmente i propri game di servizio: perché complessivamente, specie con la seconda (un solo doppio fallo e non più tre) serviva meglio pur mettendo meno prime palle di battuta (il 61% invece del 70%). Avrebbe ceduto solo 6 punti su 23 prime (non più 10) e solo 7 su 15 seconde, passando quindi dal modesto 40% al 53%. Nel terzo la situazione è precipitata, ma perché mentre Thiem trovava carica ed energie dal pubblico e dal raggiunto equilibrio dei set, Matteo progressivamente si spegneva. Con Thiem che serviva un po’ più prime che nel secondo set (65% invece di 61%), Matteo faceva due punti su 13 prime battute: il 15% appena. E due anche sulla seconda. Non c’è stata quasi più partita, anche se Matteo cercava disperatamente di non mollare. E non ha mollato. Solo che che non ce la faceva più.

LA STANCHEZZA DI MATTEO, LA FRESCHEZZA DI THIEM

Berrettini era reduce da vere battaglie, tre set con Edmund, due set al tiebreak con Dimitrov, una gran lotta anche con un Rublev determinatissimo a vendicare la sconfitta subita a New York quando i più all’epoca lo davano favorito. Thiem invece il giorno prima si era avvalso del ritiro di Carreno Busta sul 5-0 per lui: in pratica aveva goduto di un giorno di riposo. E la partita con Verdasco, partita con il freno a mano tirato, era stata semplice nel secondo e nel terzo set, 6-3 6+2 senza troppa storia. Era molto ma molto più fresco.

LE RAGIONI DEL MIO OTTIMISMO: BERRETTINI È PIÙ COMPLETO… E NON SOLO SULL’ERBA. COLPO PER COLPO E…

Ma, detto tutto ciò, beh perché ritengo Berrettini giocatore di maggiori prospettive rispetto a Thiem? Beh, perché lo vedo più completo. Non solo sull’erba. Ed è certamente migliore di lui sia al servizio, sia al dritto, sia nelle volée, se dovessi sezionare vari aspetti del gioco. Mentre vedo Thiem oggi ancora più forte di rovescio, praticamente infallibile in quello incrociato, letale con quello lungolinea quando si è preparato bene il punto sulla diagonale sinistra e quando è in estrema fiducia come nel finale del match. Ma Matteo ha più possibilità di variare gli schemi, sebbene il leit-motiv sia gran servizio e dritto assassino. Ma può giocare più da dietro e più davanti, può giocare due tipi di rovescio, ha più tocco di palla come dimostrano le sue smorzate, sa difendersi tutto sommato meglio di Thiem.

UN TEAM PIÙ AFFIDABILE… E OGGI CONTA PARECCHIO

Oggi il tennista non è più solo. I suoi risultati dipendono molto più di una volta da tutto un team, dalla capacità del team di far gioco di squadra. Perfino dai rapporti tra la famiglia del giocatore e il coach. Federer in un paio di occasioni ha messo fine ai rapporti con un allenatore perché Mirka non ci legava. La famiglia di Matteo adora Vincenzo Santopadre. Thiem ha abbandonato mesi fa il suo coach di sempre, Gunther Bresnik. Ora ha il cileno Massu, tant’è che quando si incita grida “vamos”, ma la mia sensazione è che il team di Matteo, Santopadre, Rianna, il coach mentale, tutta l’equipe, siano più attrezzati, più affidabili. E scommetterei che dureranno ancora anni. Quello di Thiem invece non so.

Spero che la Federtennis non faccia danni collaterali, creando tensioni dove non dovrebbero esserci come è accaduto in passato in diverse situazioni (Bolelli, Seppi, Fognini, Schiavone, Starace, Bracciali, Errani), ma anche la FIT piano piano è maturata nei suoi dirigenti (soprattutto quando ha capito che non era più il caso di ostacolare i team privati… ma semmai di premiarli incentivando i migliori e affiancandoli con servizi e uomini… vedi Rianna) e quindi si può essere moderatamente ottimisti anche riguardo a eventuali interferenze negative in regresso.

SEGUE A PAGINA 3: I PROGRESSI DI MATTEO, VOGLIAMO PARLARNE?

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