Jannik Sinner: "L'obiettivo è arrivare in fondo in uno Slam. A Wimbledon Djokovic è passato a un'altra dimensione"

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Jannik Sinner: “L’obiettivo è arrivare in fondo in uno Slam. A Wimbledon Djokovic è passato a un’altra dimensione”

Jannik ha parlato del lavoro col nuovo team, di cui è soddisfatto: “Bisogna porsi traguardi importanti”. Sul match con Novak: “Non sono crollato io, c’è solo da imparare da lui

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Sembrerà un dettaglio insignificante (e forse agli occhi di tanti lo è) ma Jannik Sinner nel suo rientro alle gare all’ATP 250 di Umago non indossava il completino utilizzato per la stagione su terra, a differenza di quanto fatto dai suoi colleghi. Nel match contro Jaume Munar, vinto 6-4 6-4, ha deciso invece di vestire pantaloncini e maglietta di colore bianco, il completo utilizzato a Wimbledon con anche polsino e cappellino bianco (escluse le scarpe, scure, da terra rossa). Se volessimo dare un significato a questa scelta (ammesso che sia una scelta sua), esso va ricercato nelle due settimane passate a SW19 all’altoatesino. Si era presentato tra i dubbi sollevati da stampa e addetti ai lavori sul suo gioco su erba, l’inserimento di Darren Cahill nel team e zero vittorie nel circuito maggiore sul verde. È andato via da Londra invece con un altro quarto di finale Slam conquistato e un’esperienza piuttosto segnante. Novak Djokovic gli ha rimontato due set di svantaggio, spegnendo le speranze di arrivare ancora più lontano.

Queste sensazioni Jannik le conserva in quel completino bianco, portato anche a Umago. E il valore dell’esperienza dei Championships 2022 l’ha sottolineato anche in un‘intervista pubblicata sulla Gazzetta dello Sport, ad opera di Federica Cocchi. L’attuale numero 1 d’Italia è tornato per l’appunto sul match finito al quinto set contro Djokovic: “Penso ancora alla partita, certo” ha ammesso. “Dopo qualche giorno passato di malumore, ho provato a vedere il lato positivo. Novak ha dovuto alzare il livello al massimo, altrimenti sarebbe finita diversamente. Sembra che io sia crollato dopo il secondo set, invece no. È lui che mi ha portato in un’altra dimensione”.

Non è certo la prima volta che capita. Ne sa qualcosa Lorenzo Musetti, ma anche Stefanos Tsitsipas: “Provi a capire se abbia un segreto per rimontare da due set sotto” ha continuato Jannik. “Nel quinto set ha risposto il 92% delle volte, dunque più il match andava avanti, più riusciva a leggere i miei colpi. Questo ti stimola. Lavoro ogni giorno per essere più imprevedibile”. A proposito, il nuovo team sta dando risposte molto positive all’azzurro: Passo più ore con Simone Vagnozzi che con chiunque altro. Poi sono arrivati anche i preparatori Ferrara e Bianchi e infine Cahill. Il gruppo deve lavorare in armonia, se c’è qualche problema si risolve assieme. Ci può essere una bella giornata o una brutta come quella del match con Nole, ma tutta vanno affrontate nel modo giusto per poi tornare in campo a dare il 100%”.

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Gli obiettivi del team e di Sinner sono ben chiari: “Voglio superare lo scoglio dei quarti in uno Slam, voglio andare più lontano, fino in fondo. Continuando a lavorare così bisogna porsi traguardi più importanti. Finora la stagione è stata buona, ma poteva essere molto migliore senza i problemi fisici, avuti mentre stavo giocando bene”. E per questo è arrivato anche Darren Cahill col suo bagaglio di esperienza: “È la persona più buona che conosca. Disponibile, gentile, fa gruppo. A Wimbledon si è messo a fare il barbecue con noi con grande umiltà. Anzi, per fortuna, perché ci ha salvato la cena. È quello che nel circuito ha più esperienza e sa trovare la parola giusta nel momento opportuno. Un giocatore questo lo avverte e fa il pieno di tranquillità“.

C’è spazio anche per un commento sulla vittoria di Lorenzo Musetti ad Amburgo: “Ho visto la finale, bellissima vittoria. Noi italiani vogliamo che la gente continui ad appassionarsi al tennis con noi”. E poi sul dualismo che vive tra vita in montagna (la sua culla) e mare (il suo attuale luogo di lavoro): “Ormai mi sentivo un uomo di mare, ma un giorno ho pestato un riccio! Un dolore pazzesco, lo sento ancora a volte. Lo considero un segnale: resto un ragazzo di montagna. La mia vera dimensione forse è il campo da tennis”.

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