Umago è il torneo delle sorprese italiane. Tra Zeppieri, Cecchinato e Agamenone almeno uno sarà sicuramente in campo anche sabato, nel giorno delle semifinali. Se per il siciliano sarebbe un ritorno tra gli ultimi quattro di un torneo ATP dopo più di un anno di astinenza, per il giocatore di origini argentine sarebbe una prima volta assoluta. Così come lo è stata la prima vittoria nel circuito maggiore di martedì contro Djere, e come il primo successo su un top 40 ieri contro Baez. A prescindere da come finirà, non si può dubitare sul fatto che Franco Agamenone questo torneo avrà lo stesso sapore di quelle vacanze estive indimenticabili. Ubitennis ha contattato in esclusiva il suo allenatore, Andrea Trono, per saggiare l’atmosfera di grande felicità nel team dell’italo-argentino.
“Questo è sicuramente uno dei tornei migliori della carriera di Franco. Sta giocando un ottimo tennis, già dalle qualificazioni. Non ha avuto cali fisici ed è stato impeccabile sia nella fase di attacco che in quella di difesa”. Questo il primo commento a caldo del coach salentino che è convinto che la risposta abbia fatto la differenza nel match di oggi contro Baez: “Ultimamente abbiamo lavorato proprio su questo colpo in termini di profondità e velocità: così sulla seconda dell’avversario, Franco può subito prendere le redini del gioco”.
Oltre al balzo in avanti in classifica (virtualmente ora Agamenone è al numero 120 e vincendo contro Cecchinato si avvicinerebbe ancora di più al grande obiettivo della top 100), di questo torneo resteranno sicuramente i match point giocati da Franco, manifesto programmatico del suo tennis. Il punto che ha deciso il match contro Baez, ad esempio, è arrivato al termine di uno scambio duratoi 39 tiri. Ne ha parlato così coach Trono: “I match poit di Franco andrebbero fatti vedere a tutti i ragazzi di tutte le scuole tennis, perché sono una testimonianza di perseveranza, professionalità e umiltà. Rappresentano la sua voglia di non mollare mai, protagonista in tutta la sua carriera: punti del genere si possono vincere solo se si ha una testa dura”.
Abbiamo approfittato dell’occasione per chiedere a Trono anche un parere sulla sperimentazione in corso del coaching “legale”: “Credo che a questi livelli la presenza di un coach a bordo campo debba avere per forza una valenza. Non ci si può limitare alla preparazione del match, ma si deve provare anche a leggere la partita in corso, durante la quale si ha la possibilità di mettere in pratica il lavoro fatto: confrontarsi con il giocatore è necessario. Il coaching valorizza il nostro mestiere ed è anche un aiuto per gli atleti nei momenti di tensione: renderà più avvincenti le partite e quindi più bello il nostro sport”.
