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US Open: l’elogio al tennis femminile di Azarenka, Pliskova punta sul fisico, Kvitova-Muguruza e l’approccio ai match point
Azarenka: “Quando hai 30 anni la vita personale si intromette di più di quando ne hai 20”. Kvitova: “Sul match point a sfavore puntavo all’ace”. Pliskova: ” non devo più preoccuparmi della parte fisica”

Dopo i match disputati è tempo di conferenze stampa, e qui vi proponiamo alcuni estratti dal versante femminile, partendo dalle parole dell’ex numeor 1 Vicotria Azarenka (vittoriosa ieri su Petra Martic 6-3 6-0) che si è espressa sull’attuale condizione del tennis in gonnella.
D. Pensavo a come gli US Open dell’anno scorso fossero incentrati sugli adolescenti; quest’anno abbiamo te, Kvitova, Pliskova, Cornet, Zheng, Riske, tutte sulla trentina. Mi chiedevo se avessi qualche idea sul perché è così.
VICTORIA AZARENKA: Beh, quest’anno ci sono stati anche tanti ritiri [Petkovic e Williams in questo torneo, ndr]. In un certo senso mi sento come se molte ragazze che c’erano quando stavo iniziando io, si stanno ritirando, mentre allo stesso tempo, alcune di loro stanno risorgendo. Vorrei assolutamente sottolineare Caroline Garcia, che sta avendo un torneo incredibile, ed è ovviamente più giovane di me e di Petra, per esempio, ma è comunque nel tour da un po’ di tempo, e ha davvero portato il livello piuttosto in alto. Abbastanza impressionante vederla fare così bene.
Sai, ho come la sensazione che noi alla fin fine non perdiamo così tanto il nostro livello. Ci sono molte cose che hanno un ruolo nel nostro sport, anche le vite personali. Quando hai 30 anni si intromette un po’ più di quanto forse ne hai 20; hai molte più cose a cui pensare del solo tennis. È fantastico da vedere questa situazione. Stavo guardando la partita di Garbine e Petra, e il tiebreak è stato semplicemente un tennis fantastico. Si vedeva la folla divertirsi. Io mi stavo riscaldando per la mia partita, ma ero così coinvolto da quel match, avevo i palmi sudati solamente guardandole.
È semplicemente bello per il nostro gioco vedere anche una diversità di giovani giocatrici di grande talento. C’è Coco Gauff che sta andando alla grande. Dicevo ad Indian Wells che avevo la sensazione lei fosse sull’orlo di sfondare davvero e mi diverto molto a guardarla. Inoltre, c’è la giovane ragazza cinese che ritengo essere super, super talentuosa. Non conosco il suo nome [Qinwen], ma il cognome è Zheng. Anche lei è molto impressionante. Quindi direi che c’è un sacco di diversità il gioco femminile, così tanto divertimento da guardare tra giovani tenniste, giocatrice veterane e anche altre in ripresa che sono già state in cima e stanno tornando grandi.
Match altrettanto spettacolare e combattuto è stato quello tra Karolina Pliskova, finalista dell’edizione 2016, vittoriosa 5-7 6-4 6-3 su Belinda Bencic. La ceca attuale numero 22 del mondo, è al suo secondo match su tre che termina al set decisivo, queste le parole di Pliskova in tal proposito:
D. Sembrava esser stata una vittoria molto fisica per te.
KAROLINA PLISKOVA: Sì. Ultimamente penso di aver avuto molte partite come questa. In qualche modo ho sempre giocato un sacco di tre set nella mia vita. Non so proprio come riuscirci in due (sorridendo). Mi sono sentita benissimo. Per me ora almeno non devo più preoccuparmi della parte fisica, il che è sempre un grande vantaggio perché a volte ti preoccupi di troppe cose, tipo cosa giocare, cosa sta giocando l’avversario. Se devi persino preoccuparti se non riesci a mantenere il livello per tre ore diventa ancora più difficile. Di questo non devo preoccuparmi, il che è fantastico. Penso che mi stavo muovendo davvero bene. e che sarei potuta essere davvero molto più aggressiva nel primo set. In ogni caso avrei potuto giocare davvero più a lungo. Anche le condizioni non erano difficili. Penso che il primo round [contro Magda Linette] sia stato molto più difficile per me sopravvivere in qualche modo rispetto a questo.
Infine, tornando al match clou tra Kvitova e Muguruza, (qui la cronaca) vediamo cosa ne pensano le due attrici coinvolte della loro prestazione, ed in particolare dei due match point avuti dalla spagnola sul 6-5 del terzo set.
D. Quando affronti match point come hai fatto oggi, qual è la tua mentalità? Ti avvicini a quel momento in modo diverso rispetto a un punto normale, o cerchi di convincerti che è un punto normale?
PETRA KVITOVA: Un match point non è un punto normale, questi punti sono sempre molto più rumorosi anche dal punto di vista del pubblico; sono punti importanti. Per la precisione in questi match point mi stavo approcciando mettendo tutto sulla prima di servizio, andavo per l’ace; è così che l’avevo impostata. So che non sempre funziona, ho anche commesso dei doppi falli che non mi aspettavo. Non è stato per niente facile, sudavo molto e non potevo prendere l’asciugamano perché era abbastanza lontano, quindi non avevo il tempo di prepararmi.
Alla fine però l’approccio della ceca ha pagato, vincendo 5-7 6-3 7-6(10) su Muguruza che si è detta anche lei comunque soddisfatta: “Sono orgogliosa del mio spirito combattivo – ha detto Muguruza – Ho avuto alcune sconfitte difficili quest’anno, ma sicuramente questa mi fa sentire come se il mio spirito combattivo fosse lì, il mio tennis fosse lì. Probabilmente avrei bisogno di un po’ di fiducia in più affrontando quei match point. Inoltre, non ho giocato troppe partite e l’ho sentito. Si è percepito che lei ha giocato una finale, quindi era abbastanza sicura del suo servizio e dei suoi colpi da fondo campo. Quindi nel complesso sono davvero felice di quello che ho mostrato in campo”.
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WTA Miami: Kvitova, prima finale al Sunshine Double
Petra Kvitova vince in rimonta il primo set poi chiude di slancio il secondo sconfiggendo Sorana Cirstea. Per lei l’ostacolo Rybakina per tentare il ritorno in Top 10

(da Miami il nostro inviato)
[15] P. Kvitova b. S. Cirstea 7-5 6-4
Nella sua novantanovesima apparizione in un torneo WTA 1000 Petra Kvitova è riuscita a raggiungere la sua prima finale al Miami Open sconfiggendo in due set una delle giocatrici più calde di questo periodo di stagione, la rumena Sorana Cirstea.
Un irresistibile strappo tra la fine del primo set e l’inizio del secondo che le ha permesso di vincere sette giochi consecutivi ha deciso la partita in favore della ceca, che dopo aver iniziato il match sbagliando un po’ troppo alla ricerca di angoli molto accentuati, ha poi messo a fuoco il mirino ed è stata assolutamente irresistibile facendo letteralmente a brandelli la seconda dell’avversaria (2 punti su 13 per un 15% nel primo set, per poi chiudere con un globale 26% a fine match).
PRIMO SET – Inizio di partita molto equilibrato tra due giocatrici che si conoscono molto bene, essendosi incontrate già 10 volte in oltre un decennio a tutte le latitudini e su tutte le superfici. Kvitova provava a sfruttare le sue traiettorie mancine tagliando il campo con angoli molto acuti. La ceca arrivava per prima alla palla break, ma Cristea rispondeva alla situazione molto bene. Sul 3-2 era Cirstea che con tre splendide risposte vincenti (o quasi) si conquistava tre palle break, tutte però annullate da colpi lungolinea di Cirstea che mancavano il bersaglio. Sulla quarta però il suo rovescio incrociato finiva in corridoio concedendo il primo allungo alla rumena.
Kvitova continuava imperterrita a cercare gli angoli, ma la precisione le faceva difetto, e Cirstea, dopo che i suoi fan erano stati redarguiti dall’agente di Kvitova per aver fatto rumore tra la prima e la seconda di servizio, rimontava da 0-30 issandosi 5-2.
Nel game in quale Cirstea serviva per il set sul 5-3, Kvitova trovava tre splendidi colpi risalendo da 40-15 a palla break, ma mancava poi la risposta sul punto decisivo. Due punti più tardi le andava meglio, affondando il rovescio dell’avversaria con un lungolinea e recuperando il break di svantaggio per il 5-4.
Con un parziale di 13 punti a 1, Kvitova rivoltava il set come un calzino recuperando il break di svantaggio e mettendosi nella posizione di servire per il set sul 6-5. Anche per la ex campionessa di Wimbledon servire per il set non era una cosa banale: un doppio fallo e un gratuito da fondo la portavano 0-30, ma quattro punti consecutivi le consentivano di chiudere il parziale 7-5 dopo 58 minuti di gioco, 16 minuti più tardi rispetto ai set point avuti da Cirstea.
SECONDO SET – La furia di Kvitova non si arrestava anche nel secondo parziale: portava a sette i giochi consecutivi vinti sprintando subito sul 2-0. Petra sembrava incapace di sbagliare, tutti i suoi colpi finivano sulla riga, tanto da indispettire un po’ Cirstea che chiamava “il falco” per controllare il punto di rimbalzo della palla. Sullo 0-2 15-40, con due chance del secondo break, la rumena aveva un’impennata d’orgoglio e metteva a segno quattro vincenti per rimanere in scia dell’avversaria.
Da lì in poi però Kvitova diventava sempre meno trattabile sui suoi servizi, arrivava a servire per il match sul 5-4 quando sciupava il primo match point con un doppio fallo, ma sul secondo una micidiale curva mancina le consegnava la sua prima finale a Miami per tentare di conquistare il suo nono titolo WTA 1000.
Con questo risultato Kvitova è sicura di risalire almeno al n.11 del ranking WTA lunedì prossimo, e potrà rientrare nelle Top 10 in caso di vittoria del torneo. Nel match decisivo di sabato (ore 15 locali, le 21 in Italia), Kvitova affronterà Elena Rybakina, contro la quale ha disputato due incontri, peraltro piuttosto recentemente (a Ostrava a fine stagione nel 2022 e lo scorso gennaio ad Adelaide), portando a casa una vittoria nell’ultima occasione.
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Inizia la “Wild Card Challenge”: in palio posti in tabellone al Roland Garros per i tennisti americani
Continua la collaborazione fra USTA e FFT: verranno scelti un tennista e una tennista statunitensi in base ai punti ottenuti nelle prossime cinque settimane

Inizia lunedì 3 aprile la “Wild Card Challenge”: quattro settimane di tennis ATP e cinque di tennis WTA sulla terra battuta europea durante le quali sarà costituita una sorta di Race to Paris riservata ai soli tennisti americani, da cui sono esclusi coloro ammessi in tabellone direttamente o con il ranking protetto o sono in top 50 all’inizio della sfida. Colui e colei che avranno ottenuti più punti in classifica verranno premiati con una wild card per il secondo grande slam della stagione; In caso di arrivo a pari punti, otterrà la wild card il giocatore col miglior ranking la settimana immediatamente successiva alla scadenza delle quattro/cinque settimane.
Continua così la stretta collaborazione fra la federazione americana, la USTA, e quella francese, la FFT, che si ripeterà a parti invertite in occasione dello US Open. Tempo fino al 24 aprile (o al primo maggio), dunque, per ottenere in un massimo di tre eventi ATP o WTA il maggior numero di punti possibili. L’iniziativa va avanti dal 2012, e ha visto guadagnare un pass per il torneo a nomi ben noti: Shelby Rogers (2013), Frances Tiafoe (2015), ma anche Tommy Paul (nel 2019).
2022: Michael Mmoh (1R); Katie Volynets (2R)
2019: Tommy Paul (1R); Lauren Davis (2R)
2018: Noah Rubin (1R); Taylor Townsend (2R)
2017: Tennys Sandgren (1R); Amanda Anisimova (1R)
2016: Bjorn Fratangelo (2R); Taylor Townsend (2R)
2015: Frances Tiafoe (1R); Louisa Chirico (1R)
2014: Robby Ginepri (1R); Taylor Townsend (3R)
2013: Alex Kuznetsov (1R); Shelby Rogers (2R)
2012: Brian Baker (2R); Melanie Oudin (2R)
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Gael Monfils: “Spero di poter scendere in campo a Montecarlo”
Il francese ha dato aggiornamenti sulle sue condizioni dopo l’infortunio al polso

Gael Monfils sta lentamente facendo il suo ritorno sul circuito. A causa di un infortunio al piede, l’ormai trentaseienne francese era rimasto fermo per ben sette mesi, dagli ottavi di finale della Rogers Cup 2022 al recente Indian Wells.
Il rientro non è stato dei migliori: nel torneo che un anno fa l’aveva visto battere l’appena proclamato numero uno del mondo Daniil Medvedev, il francese ha racimolato soltanto quattro giochi contro l’australiano Jordan Thompson, giocatore esperto ma certamente alla portata di un Monfils anche solo in forma discreta. Gael si è allora spostato a Phoenix, quel prestigioso Challenger che ha visto la partecipazione, fra gli altri, di Matteo Berrettini. Come il romano, anche il francese ha trovato sulla sua strada il finalista Alexander Shevchenko, che in una settimana si è tolto una doppia prestigiosa soddisfazione nel battere entrambi.
Il momento più preoccupante del fallimentare sunshine double è stato tuttavia quello conclusivo: sceso in campo a Miami contro il connazionale Humbert (anche lui in una crisi, la sua quasi perenne) è stato costretto a ritirarsi dopo appena sei giochi, a causa di un nuovo infortunio, questa volta al polso. Molti allora, fra la stampa e gli addetti ai lavori, hanno cominciato ad interrogarsi sul prosieguo della carriera del francese.
Ma a spazzar via l’aria di ritiro che aleggiava da giorni ci ha pensato lo stesso Gael, con un articolo pubblicato sul suo blog personale. “Sì, è deludente” ha esordito il francese, “ma non è nemmeno una catastrofe”, e qui il riferimento al mondo giornalistico è esplicito: “Puoi dire che ho giocato male, che ho perso al mio ritorno, non preoccuparti. Ma non definirmi demoralizzato, finito o pronto a rinunciare solo per ottenere più clic2. Una reazione piccata, dunque, quella di Monfils, che ci ha tenuto a far sapere che è invece “entusiasta di essere tornato”.
Il francese ha inoltre aggiornato sulla situazione del nuovo infortunio: “Non è una lesione grave: è un’infiammazione, legata a un problema neuro-muscolare. Infiltrazioni, ultrasuoni e terapia TECAR dovrebbero rimediare.” Infine, le prospettive sul rientro in campo: “Con un po’ di fortuna, sarò in campo tra due settimane, a Montecarlo”.
Dunque Monfils non si sbilancia, ma risponde alle critiche e rilancia. Se la sua speranza di tornare sulla terra di Montecarlo si tramuterà in realtà tangibile lo scopriremo nelle prossime settimane.