Jabeur alla prova Garcia: “Mi pongo obiettivi difficili per migliorare la mia convinzione mentale”

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Jabeur alla prova Garcia: “Mi pongo obiettivi difficili per migliorare la mia convinzione mentale”

Incrocio di semifinale molto avvincente tra la tunisina e la francese. Si torna ai tempi delle juniores, Jabeur incrocia Bertrand suo ex coach

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Nel tennis femminile attuale c’è una giocatrice che si sta affermando sempre più: si tratta di Ons Jabeur alla seconda semifinale Slam nello stesso anno. Wimbledon prima, US Open ora con sguardo a quello che il tabellone potrà ancora riservare. E’ la prima donna africana a riuscirci, lei che prova a trascinare l’intero continente verso una direzione di grande speranza. Contro Tomljanovic è apparsa solidissima nel primo set, brava a rientrare sotto di un break nel secondo parziale, molto attenta nel tiebreak decisivo.

1h e 40’ la durata dell’incontro, un’ottima performance per la tunisina: “Non è mai facile giocare contro Ajla. Ero pronta a giocare un match molto fisico. Ho giocato un buon primo set e speravo di vincere facile anche il secondo, ma mi piace la “suspense” e portarlo al tiebreak (scherza). Ma sono molto felice della vittoria e spero di continuare a giocare ancor meglio nei prossimi match”.

Prima del torneo, Jabeur aveva detto lo avrebbe considerato di successo se fosse riuscita ad arrivare molto in alto. Qual è il segreto che la porta a fissare obiettivi così elevati?Devo dire le cose ad alta voce o in qualche modo manifestarle a modo mio. Sì, sono molto soddisfatta della semifinale raggiunta, ma ora mancano solo due partite. Darò tutto quello che ho. Sono semplicemente molto felice di essermi adattata molto velocemente sul cemento. La cosa più importante per me è davvero dimostrare a me stessa che posso giocare su qualsiasi superficie. Conta questo ed è molto importante per me e per la mia fiducia”.

Momento critico della gara della tunisina è stato quando si è trovata sotto 5-3 nel secondo set e cercava di ribaltare la situazione. Anche nel tiebreak non è partita benissimo ma è rimasta attaccata all’avversaria. In quei momenti l’abilità di Jabeur è quella di tenere alta la concentrazione: “Il secondo set è stato molto difficile, soprattutto perché non ha servito molto bene. Ciò non mi ha aiutato a sfruttare le cose positive che ottenevo in risposta. Quando ho subito il break sul 4-3 sapevo di dover restare concentrata. Se mi fossi arrabbiata non sarebbe successo nulla di positivo. Mi è andata bene: in quei momenti pensavo a vincere la gara con il mio servizio e a lottare. La cosa frustrante è che producevo gioco non concretizzando”.

Nei giorni scorsi Jabeur ha incontrato Gabriella Sabatini, confessando di essere stata una sua grande fan: “È una persona molto simpatica. Abbiamo twittato molto prima e volevo incontrarla. Sono stata abbastanza fortunata nell’incontrarla: mi ha incrociato e mi ha detto “ciao” ed è stato bello vedere quanto sia umile anche lei. Il fatto che dica di essere una grande fan del mio gioco, mi ha davvero impressionato. È stato molto bello parlare con lei, e speriamo di poterci incontrare più spesso e magari giocare di nuovo a tennis insieme. Non siamo riuscite a scambiare insieme, ma sono sicura che ciò accadrà un giorno”.

Wimbledon è stata una grande palestra per lei per questo torneo: “Il fatto di aver superato quell’ostacolo e di raggiungere la finale di un Grande Slam mi abbia liberato e ha aiutato tanto il mio gioco. È stato molto difficile adattarmi al cemento, i primi tornei sono stati durissimi. Ma credo che il recente passato mi abbia aiutato”.

Se parliamo di superfici, la grandissima stagione di Jabeur è passata dalla terra battuta dove ha avuto la piccola delusione del Roland Garros con l’eliminazione al primo turno. Sull’erba ha ottenuto un gran risultato a Wimbledon e nei tornei preparatori come la vittoria di Berlino. Sul cemento malissimo, ma è arrivata la semifinale. Ecco il suo pensiero sul confronto tra le tre superfici: “All’inizio della stagione sulla terra battuta ero mentalmente e fisicamente esausta. Non è una buona idea giocare tornei consecutivi, ma dagli errori si impara sempre. Sull’erba, invece, la vittoria di Berlino mi ha aiutato tanto. Anche il fatto di aver giocato in doppio con Serena è stata una gran cosa. Sull’erba non sono mai stanca di giocare e mi diverto sempre. Adattarmi al cemento è stato difficile, perché non ero in fiducia. Quando ho parlato con Reem, Abulleil (sua coach) le ho detto che mi stavo ponendo l’obiettivo di arrivare in semifinale. Non ho pensato più a nulla se non a far bene qui e a migliorarmi gara dopo gara ed eccomi qui”.

Non risponde alla domanda riguardante la sua superficie preferita: “Non mi piace quando mi pongono questa questione. Di solito scelgo solo l’erba, ma ci sono solo due o tre tornei all’anno. Il cemento è un po’ complicato perché devo adattarmi molto rapidamente. A volte il campo potrebbe essere molto veloce o una via di mezzo. Ed è proprio questo tipe di superficie che forse odio”.

Nel suo box, presenza fissa suo marito Karim Kamoun, “stoico” perchè non dà mai l’impressione di essere felice o triste: “Angry Bird, lo chiamo io e mi si stressa un po’! Amo la mia squadra e sono davvero felice di avere Arantxa Sanchez con me. Lei è una donna fantastica e mi fa ridere tanto”.

Ma da dove è partito il percorso di Ons: ”Alle spalle c’è un sacco di duro lavoro compiuto. La svolta è arrivata alla fine del 2019 quando ho deciso di allenarmi ancor più duramente perché stanca di uscire ai primi tornei. Sapevo di valere la top10 e mi sono rimboccata le maniche aiutata da un team di successo. Ho cominciato a crederci ancora di più e la mia grande squadra mi ha aiutato a salire di livello. Avere Issam e Karim al mio fianco che parlano arabo e tunisino, mi aiutano tanto. Ho sempre avuto allenatori diversi di nazionalità differenti. Il fatto che conoscano le mie origini e le mie ambizioni, crea un’intesa da sogno”.

La prossima avversaria sarà Caroline Garcia, quasi un ritorno ai tempi juniores: “Sono felice per lei che sia tornata al posto che merita. Sta lavorando con Bertrand, mio allenatore prima di Issam. Sono felice per loro in generale. Sta giocando in modo davvero aggressivo ed è un gioco difficile da fronteggiare. Chiunque sarà in grado di imporre il suo gioco passerà il turno. Non snaturerò me stessa e darò il massimo”.

Paolo Michele Pinto

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