US Open, Swiatek: "Sono riuscita a tenere basse le aspettative. Rispetto a Parigi qui è stata più dura fisicamente"

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US Open, Swiatek: “Sono riuscita a tenere basse le aspettative. Rispetto a Parigi qui è stata più dura fisicamente”

“A livello mentale è stato più difficile il Roland Garros, anche perché un po’ tutti si aspettavano che vincessi”. Queste le parole di Iga Swiatek in conferenza stampa

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Iga Swiatek - US Open 2022 (foto: twitter @usopen)
 

Lo US Open 2022 ha la sua regina: Iga Swiatek si impone in finale su Ons Jabeur e conquista il suo terzo Slam in carriera, il primo fuori dall’amata terra rossa parigina. “È difficile racchiudere la partita in una frase – ha esordito la polacca in conferenza stampasono molto orgogliosa di me stessa perché era un match molto difficile. Anche se all’inizio stavo dominando sapevo che sarebbe diventata più dura. Abbiamo giocato ad un gran livello. Di seguito le parti più salienti dell’intervento a mente fredda della 21enne di Varsavia.

D: Spesso si diceva quanto fosse importante per te vincere uno Slam che non si giocasse sulla terra battuta. Che cosa significa per te esserci riuscita? Può avere una certa importanza per la tua carriera?

Iga Swiatek: “Lo è, senza dubbio. Ho raggiunto anche la semifinale all’Australian Open, ma sinceramente non ero sicura di poter riuscire a vincere uno Slam, soprattutto allo US Open dove la superficie è davvero rapida. È una vittoria che non mi aspettavo, poco ma sicuro. È anche un po’ la conferma che l’unico limite è il cielo“.

D: È una vittoria diversa dal Roland Garros. Lì eri certamente molto a tuo agio e non hai dovuto affrontare molte battaglie, situazioni che invece hai dovuto affrontare qui. Questa vittoria è forse ancora più soddisfacente?

Iga Swiatek: “Sono difficili da mettere a confronto. A Parigi ho più controllo, sentivo un po’ come se il Philippe Chatrier fosse il posto perfetto per me, sensazioni che invece non avevo provato sull’Arthur Ashe. Dovevo ancora capire e adattarmi bene all’atmosfera che c’è qui. Ero così concentrata che non ho permesso a me stessa di sperimentare determinati pensieri. Rispetto alla seconda vittoria al Roland Garros – dove tutti un po’ si aspettavano che vincessi, mettendomi molta pressione – qui sono riuscita a tenere basse le aspettative, forse anche per me ci si attendeva un po’ meno da me sul cemento. Mentalmente è stato più duro l’Open di Francia, ma a livello fisico e tennistico certamente qui è stato più difficile.

D: Hai già tagliato grandi traguardi a soli 21 anni, quale di questi ti rende più orgogliosa? Che cosa ti attendi dal futuro?

Iga Swiatek: “Sono orgogliosa di non crollare mentalmente nei momenti importanti. Anche quando perdo di solito non ho rimpianti perché so di aver dato il 100%. So di avere più opzioni e soluzioni sul campo, tanto a livello tennistico quanto a livello mentale. Per quel che riguarda il futuro sinceramente non ci penso molto, anche se so di avere ancora molto da migliorare. Questo mi rende felice perché, chissà, magari un giorno sarà più facile per me giocare queste partite.

D: Che cosa hai provato quando ti sei sdraiata sul campo alla fine del match? Ti piacciono un po’ di più le palline adesso?

Iga Swiatek: “Questa è una domanda trabocchetto! Sinceramente non lo so, credo di essere in grado di adattarmi alle diverse situazioni. Certamente ci è voluto del tempo, probabilmente è per questo che a Toronto e a Cincinnati non sono andata bene. Qui, specialmente nella seconda settimana, non faceva così tanto caldo, anche se chiaramente questo non può dipendere da me… Alla fine della partita ero veramente sollevata perché non avrei giocato un altro set. Certo ho disputato tante altre battaglie, ma in una finale, con tutto lo stress psicofisico e qualche altro match intenso che ho giocato durante il torneo, emergono sensazioni diverse. Sono contenta per non essermi messa a piangere in modo troppo evidente“.

D: Hai menzionato in precedenza alcune distrazioni causate dal pubblico nelle ultime due settimane. A che cosa ti riferivi esattamente?

Iga Swiatek: “Non voglio dire che fossero propriamente distrazioni, però ho incontrato così tanti VIP, da Lindsey Vonn a Seal. Dopo averlo visto ho pensato che, anche se avessi perso, avevo già vinto il torneo solo per essermi fatta una foto con lui. Credo siano cose che possono accadere soltanto a New York“.

D: Hai un record incredibile nelle finali. Da queste parti si dice “Pressure is a Privilege”, cioè che la pressione è un privilegio. Come ti approcci alla competizione? C’è anche una parte di gioia in quel processo?

Iga Swiatek: “Non credo ci siano momenti particolarmente felici o gioiosi. Ci pensavo giusto il giorno prima della finale, cercando di godermelo, ma non ce l’ho assolutamente fatta. Deve piacerti l’adrenalina, così come l’intera esperienza in sé. Io, però, sono più quel tipo di persona che si crea dei dubbi. Comunque, quando scendo in campo mi dimentico di tutto, cerco di concentrarmi soltanto su ciò che può farmi vincere dei punti. Se gioco bene e vinco tanti punti lo stress si abbassa man mano. Sento semplicemente che sul campo posso fare il mio lavoro e ne sono particolarmente felice. È comunque difficile pensarla così per tutto l’arco della stagione. Sicuramente a Toronto e a Cincinnati ho avuto molti più dubbi.

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