US Open: Swiatek si prende anche New York. Jabeur inizia a lottare troppo tardi

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US Open: Swiatek si prende anche New York. Jabeur inizia a lottare troppo tardi

Terzo Slam in carriera per la n.1 Iga Swiatek: domina il primo set e vince al tiebreak il secondo. La tunisina paga l’eccessiva pressione e perde la seconda finale major consecutiva

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Iga Swiatek - US Open 2022 (foto Twitter @rolandgarros)
 

[1] I. Swiatek b. [5] O. Jabeur 6-2 7-6(5)

Partita migliore non poteva esserci, almeno sulla carta: numero 1 e numero 2 (da lunedì) in campo come, nel tennis femminile, non accadeva da tanto troppo tempo. Ons Jabeur e Iga Swiatek rappresentano quello che di meglio in ambito WTA si può desiderare per una finale. Figurarsi una finale Slam. A trionfare è la numero 1 al mondo che ha battuto per 6-2, 7-6(5),  in 1 h e 51 minuti di gioco la tunisina e che grazie a questa vittoria porta a 3 il numero degli Slam vinti finora in carriera, dopo i due Roland Garros conquistati nel 2020 e nel 2022. La ragazza polacca succede nell’albo d’oro alla sorprendente inglese Emma Raducanu che nel 2022 però non ha saputo davvero confermare quel risultato. Il dubbio che questo possa ripetersi per Iga Swiatek proprio non c’è. Ben altra solidità la sua.

Il match ha sempre visto un sostanziale predominio della polacca che, grazie ad un servizio quasi impeccabile, e ad una solidità costruita colpo dopo colpo da fondocampo, ha tolto il ritmo e il tempo alla sua avversaria incapace di quelle variazioni di gioco che l’hanno portata fino alla finale. Solo nel secondo parziale, nonostante l’iniziale svantaggio di 3-0, la tunisina ha ritrovato le redini del proprio gioco, portando il match fino al tie break finale, dove però Swiatek ha piazzato nel finale l’allungo vincente. La Swiatek ha vinto 7 tornei quest’anno, come non aveva più fatto nessuna donna dopo Serena William. Ha vinto anche tutte le ultime 10 finali, dopo aver perso la primissima. E lo ha fatto cedendo in 10 finali un solo set. Chiude l’anno con quasi 10.000 punti, 9.560, con la Jabeur seconda con 4.496. La tunisina però paga il fatto di non aver potuto sommare i 1200 punti della finale di Wimbledon, quest’anno non assegnati. Però chi vincerà fra Alcaraz e Ruud raggiungerà meno di 7.000 punti e questo fa capire quanto ben diverso sia stato nel corso dell’anno il dominio della Swiatek, seppure concretizzatosi principalmente nella prima metà della stagione, quando sulla terra battuta ha lasciato le briciole alle avversarie. L’ultima tennista a vincere due Slam nello stesso anno era stata Angelique Kerber 6 anni fa. Naomi Osaka ha vinto 2 US Open ma in anni non consecutivi. E Serena Williams nel 2014 l’ultima a vincere l’US Open da n.1 del seeding.

Per Jabeur è la prima finale a New York e si vede. È infatti un parziale di 12 punti a 2 a favore di Swiatek a segnare i primi tre game del set che vedono la polacca aggressiva e concentrata, costruirsi bene il punto da fondocampo per poi chiudere entrando con i piedi in campo. Semplicemente ingiocabile la polacca, semplicemente negli spogliatoi la tunisina. In soli 10 minuti è già 3-0. Serve una scossa, serve una reazione che arriva nel quarto game vinto da Jabeur nonostante un doppio fallo, il secondo, sul 40-0 e un errore di dritto che sembravano poter rimettere in pista Iga. È la scossa del match che riesce finalmente a farle prendere in mano il pallino del gioco: due lungolinea, uno di dritto e uno di rovescio e un dritto incrociato danno alla tunisina due palle del controbreak. È la seconda ad essere quella buona con un vincente di dritto, anche questo in lungolinea, che rimette i binari del match sul servizio delle giocatrici e regala un match equilibrato agli spettatori dell’Arthur Ashe. Sul 3-2 è Jabeur a servire per un pareggio che sembrerebbe scritto, vista l’inerzia del match. Ma, come spesso accade, ci sono momenti all’interno dei match in cui, soprattutto se si è la numero 1 al mondo, si ha voglia e la forza di cambiare l’andamento della gara: il nuovo break della polacca testimonia come sia lei a voler tenere le redini del gioco, salendo nuovamente di livello e regalando un incrociato di rovescio e uno di dritto, che la rimettono avanti nel punteggio e nella gestione del match. È il primo vero momento di svolta dell’incontro : in questo contesto il 5-2 è logica conseguenza di un divario che è rappresentato dai valori espressi in campo. Valori sbilanciati totalmente in favore di Swiatek danno alla polacca, in pressione costante, un nuovo break, che questa volta vuol dire anche set. Un 6-2 che ha nel punteggio lo specchio di quanto visto sull’”Arthur Ashe”: Swiatek per la maggior parte del tempo ingiocabile, se non per i due game vinti dalla tunisina, chiude il set con il 90% di prime palle in campo, il 63% di punti con la prima di servizio e con il 54% di punti in risposta. Se ci si stesse domandando come mai, questi numeri tolgono ogni dubbio.

Non cambia lo spartito all’inizio del secondo set. A scappare avanti è subito la polacca che parte bene al servizio, confermando i numeri del primo set e scalfendo le residue resistenze della sua avversaria convertendo la seconda di due palle break giocando un passante di rovescio preambolo alla chiusura a rete. Rapidità, concretezza, lucidità delle scelte da una parte, smarrimento misto a rassegnazione dall’altra. Sono gli occhi a parlare più di ogni altra parte del corpo. Il 3-0 non può che essere il risultato logica conseguenza di una partita che non c’è. Ma dopo ben sette game vinti consecutivamente vinti da Swiatek, che sembrava potessero diventare otto sul 15-40 e due palle break, Jabeur decide di scuotersi, tornando ai suoi livelli e riconquistando, merito di due vincenti, un game che sembrava perso. E come nel primo set arriva la scossa nel quinto game conquistato dalla tunisina che prova, anche stavolta a rimettersi in partita grazie al break del 3-2. Quello che succede dopo è puro romanzo del tennis: la polacca sembra mettere il punto esclamativo nuovamente sul set, grazie ad un rovescio impeccabile, ad un dritto ficcante che trova angoli inesplorati del campo e ad un ritmo costante che toglie il fiato a Jabeur conquistando così un 4-2 che però, a differenza del primo set, non è lo scatto definitivo verso il traguardo ma solo un passaggio della gara. La tunisina infatti riesce a trovare ancora la forza per rimettere in piedi il set e il match trovando il break che vale il 4-3, che vale l’essere ancora in partita. Il 4 pari infatti è cosa fatta. Ora è un’altra partita. Una partita che vede nel nono game il momento che sarebbe potuto essere quello decisivo con Jabeur per ben tre volte nella possibilità del break che vorrebbe dire sorpasso e servire per il set, ma tre errori ne fanno svanire ogni velleità di sorpasso che invece riesce a Swiatek, brava a vincere un game che sembrava perso. Servendo per restare nel match il peso è tutto sulle spalle di Jabeur che, però dimostra di non essere più la giocatrice di qualche game prima; con una discreta sicurezza tiene il servizio che vale il 5-5. Nel momento decisivo della partita si vive di lampi in campo e di situazioni estemporanee in un verso o nell’altro, vincenti e gratuiti. La posta in palio è alta e il tie break in queste circostanze è il giudice supremo in grado di trovare una risposta definitiva all’andamento del set. Prima però si passa da un Championship point annullato da Jabeur grazie ad una prima formidabile nella sua efficacia. Ci si arriva con Jabeur in fiducia e Swiatek meno sicura dei suoi punti forti, uno su tutti la gestione delle palle da fondocampo. Ma il tie break, si sa, è un match nel match: 4-2 Swiatek, sembra finita. Poi sul 4-3 in favore della polacca due errori gravi della numero 1 al mondo, un dritto in rete ed un rovescio che atterra oltre la linea, portano il punteggio sul 5-4 per Jabeur. Insomma la ragazza tunisina è a due punti dal terzo set, ma in quel momento la Swiatek tira un dritto formidabile lungolinea e raggiunge il 5 pari e lì arrivano due errori consecutivi della Jabeur, il secondo sul secondo Championship point per Iga e questa volta sul suo servizio. Nello scambio, il dritto di Jabeur è lungo, Swiatek può sorridere lasciandosi cadere a terra e assaporando il gusto di una vittoria che dopo Parigi le porta il terzo titolo Slam, il primo sul cemento.

Voglio ringraziare il pubblico, ce l’ho messa tutta ma Iga non mi ha reso la vita semplice e ha meritato la vittoria – ha detto Jabeur durante la premiazione – Non è che le voglia così bene in questo momento, ma è la sua giornata! Sono state due settimane fantastiche, essere di nuovo in finale dopo Wimbledon significa molto per me. Continuerò a lavorare duro per far sì che, prima o poi, possa arrivare a conquistare uno Slam. È uno dei miei obiettivi, cerco di essere sempre un’ispirazione anche davanti a così tante campionesse. Voglio ringraziare così tanto il mio team e il presidente della federazione. Vogliamo che più ragazzi vengano a giocare questo torneo. Credo e spero che questo sia l’inizio di tante belle cose.

Sinceramente non mi aspettavo molto arrivando a questo torneo – ha esordito la neo campionessa Swiatek – Non era facile dopo aver vinto il Roland Garros, è stato un torneo molto difficile. È un posto folle, c’è tanto baccano e ci sono tantissime tentazioni in città. Sono però orgogliosa di me stessa per essere riuscita a gestire al meglio tutte le emozioni. Voglio fare anche i complimenti a Ons, stai disputando una stagione meravigliosa. Abbiamo una bella rivalità, ci saranno tante altre sfide tra di noi e sono sicura che ne vincerai molte. Congratulazioni a te e al tuo team, tutto quello che fate è straordinario. Credo di dover tornare a casa per capire che cosa significhi vivere così tante emozioni e, in un certo qual modo, scrivere la storia del tennis polacco. Ringrazio ancora questo stadio. Specialmente in questo momento dobbiamo stare uniti, sono felice di poter forse unire qualcuno grazie a questo sport. So che in Polonia il tennis continua a crescere sempre di più, noi facciamo del nostro meglio per essere d’esempio. Per quanto riguarda il mio team… WOW! Sapete quanto sia stato difficile e mi dispiace che, a volte, io non sia facile da gestire. Voi siete più intelligenti di me, io sono spesso testarda e senza di voi non sarei così preparata.

Una vittoria meritata, un successo che certifica la completezza si una giocatrice che è tornata quella della scorsa primavera, quella capace di vincere Indian Wells e Miami sempre sul cemento e sempre sul suolo americano. Suolo che le ha regalato un successo ancora più importante, forse quello che la sdogana definitivamente nel ruolo di dominatrice.

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